Masaccio

pittore italiano (1401-1428)

Masaccio, soprannome di Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai (1401 – 1428), pittore italiano.

Masaccio, autoritratto in un affresco della Cappella Brancacci

Citazioni su Masaccio

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  • Dicesi che sentendo la morte sua, Filippo di Ser Brunellesco disse: "Noi abbiamo fatto in Masaccio una grandissima perdita". (Giorgio Vasari)
  • Dopo questo [Giotto] l'arte ricadde, perché tutti imitavano le fatte pitture, e così andò declinando, insino a tanto che Tommaso fiorentino, scognominato Masaccio, mostrò con opra perfetta come quegli che pigliavano per altore altro che la natura, maestra de' maestri, s'affaticavano invano. (Leonardo da Vinci)
  • Fu Masaccio optimo imitatore di natura, di gran rilievo universale, buono componitore e puro sanza ornato, perché solo si decte all'imitazione del vero e al rilievo delle figure: fu certo buono et prospectivo quanto altro di quegli tempi, et di gran facilità nel fare, essendo ben giovane, che morì d'anni ventisei. (Cristoforo Landino)
  • Giotto rinato, che ripiglia il lavoro al punto dove la morte lo fermò; che immediatamente fa suo quanto era stato trovato durante la sua assenza; che approfitta delle nuove condizioni e delle nuove richieste: — immaginate questo miracolo, e capirete Masaccio. (Bernard Berenson)
  • L'arte di Masaccio ha, potremmo dire, del miracoloso: non ha preparazione anteriore, quando se ne tolga l'accennato ritorno alla contenuta composizione giottesca, qualche contatto col naturalismo lombardesco di Masolino[1], e una imprecisabile derivazione da Donatello nell'impostare le figure che hanno la solenne saldezza della statuaria, e nel modellare i nudi, studiati anatomicamente, come nel Battesimo e nella Cacciata dal Paradiso terrestre, che di contro al Peccato di Masolino fa palpitare vere carni sul giuoco dei muscoli. (Nello Tarchiani)
  • Masaccio, anche se ha non so quale grandiosità e solennità classica, si ricollega direttamente a Giotto nell'esprimer la vita, è di Giotto l'immediato e il solo continuatore. (Nello Tarchiani
  • Masaccio morì in giovane età, non ancora trentenne, nella piena forza del suo mirabile ingegno; v'è chi dice forse avvelenato da qualche rivale geloso della fama di lui. (Evelyn Franceschi Marini)
  • Nel «Tributo a Cesare»[2] sono stupendamente compendiate le qualità pittoriche del Masaccio: la nobiltà del disegno, la maestosità delle figure, l'unità della composizione, la misura prospettica e l'intensità psicologica. Il Vasari definì moderno lo stile di questo artista geniale e solitario, che spianò la via a tutta la pittura toscana successiva. (Indro Montanelli e Roberto Gervaso)
  • Se Masolino rappresenta la soavità e la grazia originale e un po' bizzarra nella pittura, Tommaso di S. Giovanni, meglio conosciuto col soprannome di Masaccio, ne raffigura il vigore ed il verismo. (Evelyn Franceschi Marini)
  • Solo nel continuatore di Masolino, in Masaccio, [i pittori fiorentini] trovarono l'innovatore che gli scultori avevano avuto in Donatello. (Nello Tarchiani)
  • Un fuoco ardeva in lui perché fu giovane. Masaccio non fu mai altro che giovane. (John Spike)
  • La grandezza dell'opera di Masaccio, diminuita forse soverchiamente dalla critica della metà dello scorso secolo, torna oggi, in grazia di più severe indagini, a levarsi a più alta misura di gloria: a quella misura onde il suo nome già volava, presso gli antichi, alto sopra tutti gli altri. Il giudizio dell'opera sua che Cristoforo Landino, il chiosatore di Dante, riferisce di Lorenzo il Magnifico: le alte parole di lode onde Leon Battista Alberti celebra Masaccio, dicendo che nelle ossa di lui come in quelle del Ghiberti, del Brunelleschi e di Donatello era passato lo spirito degli antichi, sono documenti significativi di riverente ammirazione.
  • Masaccio, col giuoco potente delle luci e delle ombre, come Giotto, plasmava.
    La forza innovatrice di Masaccio sta difatti in questa ripresa delle originali tradizioni di Giotto, smarrita o quasi nei suoi successori. E da Masaccio come da fonte viva attingono tante generazioni di artefici da Filippo Lippi a Raffaello, specialmente la dignità e la semplice severità delle forme e la potenza dei rilievi.
  • Masaccio, giovine nato di popolo, e di costumi e di vita semplice e negletto – ond'ebbe sfigurato il suo nome – fu l'artefice figlio del popolo, che da questo derivò la vita e la forza possente.
  1. Masolino da Panicale, considerato tradizionalmente il maestro di Masaccio.
  2. Affresco della cappella Brancacci nella basilica di Santa Maria del Carmine a Firenze.

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