Numerosi gruppi e movimenti politici degli anni 1930-40 integrarono nel proprio nome il termine Front (fronte), sottolineando in questo modo il loro carattere combattivo. La nozione di frontismo si è così imposta in campo storiografico per caratterizzare queste formazioni di Estrema destra molto eterogenee, che nacquero improvvisamente e che, prima di scomparire, conobbero fusioni e scissioni. All'origine del frontismo sviz. vi furono, sul piano interno il crescente disagio per la Crisi economica mondiale e per i dissidi fra partiti di destra e di sinistra, su quello esterno la seduzione esercitata dai successi del Fascismo e del Nazionalsocialismo. Mentre la crisi politica sviz. lasciava presagire un fallimento della civiltà liberale, i nuovi regimi all'estero sembravano annunciare una "svolta epocale": durante la "primavera dei fronti", nel 1933, vennero diffusi appelli a un cambiamento di sistema e a un rinnovo del quadro politico.
Caratteri programmatici, sociologici e politici
Sul piano programmatico i fronti propugnavano concetti nazionalistici e restauratori: intendevano sostituire la lotta di classe con la coesione nazionale (Anticomunismo), la democrazia parlamentare con uno Stato autoritario unito sotto la guida di un uomo forte, la libera economia di mercato con un ordinamento corporativo che integrava le diverse categorie professionali (Corporativismo, Stato corporativo). All'antimarxismo dei fronti la destra borghese guardò inizialmente con una certa simpatia; gli ambienti catt.-conservatori ne apprezzarono invece l'antiliberalismo. Nel frontismo si distinguevano due correnti: una più moderata, che si mantenne relativamente distante dai movimenti esteri affini, e una più radicale, dipendente (anche sul piano finanziario) dalla Germania o dall'Italia, che in alcuni casi si rese colpevole di alto tradimento e accettò l'idea di una Svizzera satellite del Reich nella "nuova Europa" hitleriana; entrambe le tendenze erano antisemite e in parte razziste (Antisemitismo).
Dal punto di vista sociologico, gli aderenti al frontismo, relativamente poco numerosi, appartenevano a quasi tutte le classi sociali (operai, impiegati e contadini, piccola borghesia rurale e urbana, acc. e ufficiali, artigiani, industriali, disoccupati) e fasce d'età (dai giovani entusiasti romantici a individui più maturi di entrambi i sessi); il nucleo idealista traeva origine dal movimento studentesco zurighese e dai convegni univ. di matrice liberale.
Le org. frontiste sviz. coltivavano uno stile politico prossimo a quello dei loro modelli. I loro capi trasformavano in agitazione l'attivismo focoso dei seguaci. La volontà di imporsi si esprimeva in sfilate di massa caratterizzate dal culto della bandiera, della divisa e delle armi, in dimostrazioni al chiuso e all'aperto in cui veniva scandito Harus con il braccio destro alzato per salutare il capo, si cantavano inni di lotta e si tenevano discorsi incendiari, carichi di odio e ricchi di minacce e ultimatum. Queste pratiche risvegliavano gli istinti primitivi della violenza; il linguaggio crudo, le violazioni del diritto e le risse causate dalle squadre di picchiatori armate di canne d'acciaio (Harste) degenerarono in scontri di strada, per esempio a Zurigo nel novembre del 1934 con la polizia, in occasione di sei dimostrazioni frontiste contro il cabaret Pfeffermühle e lo Schauspielhaus, o a Sciaffusa nel giugno del 1935 con i socialisti, dopo che i frontisti avevano subissato di urla il sindaco Walther Bringolf. Le org. non esitarono a commettere atti terroristici, come nel gennaio del 1934, quando colpirono l'appartamento di un redattore del quotidiano zurighese Volksrecht con un attentato dinamitardo.
Il successo politico rimase marginale. Dopo alcuni successi iniziali (nel 1933 raccolsero il 27% dei voti a Sciaffusa in occasione dell'elezione suppletiva per il Consiglio degli Stati e ottennero dieci seggi su 125 nel consiglio com. di Zurigo grazie all'unione delle liste con partiti borghesi), i movimenti frontisti non tardarono a dissolversi. Le elezioni nazionali del 1935 - le uniche cui partecipò - fruttarono al movimento due seggi su 187 al Consiglio nazionale (per Zurigo e per Ginevra), mentre in altri quattro cant. non ottenne alcun mandato. Sempre in quell'anno fallì il tentativo frontista di sconvolgere il sistema politico con una revisione totale della Costituzione fed.; stesso esito ebbe nel 1937 la proposta di abolire le logge massoniche.
All'origine del fallimento vi furono spec. gli eccessi sul piano dello stile e dei contenuti politici, l'imitazione pedissequa di simboli e comportamenti dittatoriali dei Paesi vicini, le rivalità interne e la conseguente forte frammentazione dell'estrema destra.
Nell'estate del 1940 la brillante campagna della Wehrmacht nell'Europa occidentale rianimò momentaneamente il frontismo che, sentendosi riabilitato dall'andamento della guerra, si appellò agli Svizzeri perché si allineassero alla "Nuova Europa" dominata dalle potenze dell'Asse e si liberassero dei politici e dei giornalisti ostili alle potenze vittoriose. Tendenze analoghe perseguì la Petizione dei 200 del 15.11.1940, cofirmata da alcuni frontisti, che chiedeva alle autorità di prendere misure contro gli organi di stampa che osteggiavano l'allineamento alla nuova situazione di potere in Europa; richiesta peraltro non presa in considerazione dal Consiglio fed. Le ultime org. frontiste scomparvero dalla scena politica nell'estate del 1943.
Le organizzazioni estremiste
La prima org. frontista sviz. fu la Schweizer Heimatwehr: fondata nel 1925 a Zurigo e di tendenza nazionalconservatrice e antisemita, durante la crisi agraria prese piede fra i piccoli contadini e nelle fasce agricole montane dell'Oberland bernese. Il gruppo, che per breve tempo fraternizzò con il fascismo it., scomparve in pratica con il 1936; le sue tesi a favore dei piccoli contadini vennero riprese dai Giovani contadini.
Il movimento più importante nella Svizzera ted. fu il Fronte nazionale (1930-43), dal 1933 unito alla Neue Front (Fronte nuovo); il suo capo, Rolf Henne, fece della propria ideologia nazionalsocialista una sorta di culto, da cui peraltro si allontanò il suo successore, Robert Tobler. La Nationalsozialistische Eidgenössische Arbeiterpartei (NSEAP, partito nazionalsocialista conf. dei lavoratori), fondata nel 1931 e guidata dall'oriundo ted. Theodor Fischer, aveva come proprio modello il partito nazista ted.; nel 1933 la maggior parte dei suoi membri aderì al Fronte nazionale.
A Ginevra, l'Unione nazionale, diretta da Georges Oltramare e vicina a Mussolini, fra il 1932 e il 1939 si attestò sul 10% dei voti; considerata la più acerrima nemica dei socialisti, faceva parte dell'alleanza dei partiti borghesi (Entente nationale). Dopo l'arrivo di Hitler al potere, quindi a un decennio di distanza dalla marcia fascista su Roma, Arthur Fonjallaz fondò nella capitale it. la Federazione fascista sviz. (1933-36), che restò un gruppuscolo esiguo e privo di influenza.
Nel 1933 Ernst Leonhardt ed Emil Sonderegger uscirono dal Fronte nazionale e crearono un partito ancora più estremista, il Volksbund (Unione del popolo) o Nationalsozialistische Schweizerische Arbeiterpartei (NSSAP, partito nazionalsocialista sviz. dei lavoratori), cui fece seguito la Schweizerische Gesellschaft der Freunde einer autoritären Demokratie (Soc. sviz. degli amici della democrazia autoritaria, 1938-40). Sonderegger si dimise dal Volksbund già nel 1934, ma la sua successiva Volksfront (Fronte del popolo, 1934-36) fu tanto insignificante quanto il Nationaldemokratischer Schweizerbund (Unione nazionaldemocratica sviz., 1935-42) di René Sonderegger, un solitario che simpatizzò in misura crescente per Hitler.
Altre scissioni del Fronte nazionale si susseguirono negli anni: se nel 1936 Ernst Hofmann creò la Eidgenössische Soziale Arbeiter-Partei (ESAP, partito sociale e conf. dei lavoratori), di tendenza nazionalsocialista e finanziata soprattutto da industriali dei settori chimico e alimentare, nel 1938 i nazionalfrontisti Hans Oehler e Alfred Zander fondarono il Bund treuer Eidgenossen nationalsozialistischer Weltanschauung (BTE, Lega dei fedeli Conf. con una concezione nazionalsocialista del mondo). Nel 1940 entrambe le org. confluirono nella Nationale Bewegung der Schweiz (NBS, Movimento nazionale sviz.), pilotata dalla Germania. Il 10 settembre di quell'anno suoi rappresentanti, ricevuti dal pres. della Conf., Marcel Pilet-Golaz, orientarono il governo "sui loro obiettivi politici"; due mesi dopo quell'incontro, disapprovato dalla destra come dalla sinistra, il gruppo fu sciolto dal Consiglio fed.
In Germania, fra il 1941 e il 1944 il Bund der Schweizer in Grossdeutschland (BSG, Lega degli Svizzeri nella Grande Germania), diretto prima da Otto Lienhard e poi da Hans Frei, fu in concorrenza con il Nationalsozialistischer Schweizerbund (NSSB, Unione nazionalsocialista sviz.), guidato da Franz Burri. Entrambi i movimenti, composti da Svizzeri all'estero, promuovevano l'idea di una Grande Germania unita a scapito dell'indipendenza sviz.; nel dopoguerra i loro attivisti furono condannati dal Tribunale fed. a lunghe pene detentive.
I fronti più moderati
In generale, anche i fronti più moderati ebbero vita breve. La Eidgenössische Front/Eidgenössische Aktion (Fronte fed./Azione fed., 1931-39), nata durante la campagna referendaria contro una legge sull'AVS, assunse tratti aristocratici e fascistoidi sotto la guida del germanofilo Wilhelm Frick. Il movimento Nuova Svizzera (1933-36) dei fratelli Fritz ed Erwin Joss, indirizzato verso i ceti medi, difendeva gli interessi di artigiani e dettaglianti contro grandi magazzini e grossisti. La elitaria Lega per il popolo e la patria (Bund für Volk und Heimat, 1933-36), di cui Peter Dürrenmatt era segr. centrale, lottò contro il socialismo di Stato, il centralismo e lo statalismo, confluendo ben presto nel Redressement national. Il gruppo catt. Das Aufgebot (1933-39) dell'ex socialista Jakob Lorenz si batté a favore di un regime economico corporativo. La Lega nazionale ticinese (1933-38), guidata da Alfonso Riva, riuscì a entrare nel parlamento cant. e in alcuni consigli com., accogliendo aderenti provenienti dalla destra sia radicale sia conservatrice. Solamente la Lega vodese, fondata nel 1933 da Marcel Regamey, è sopravvissuta fino a oggi; i tratti separatistici del suo ultrafederalismo utopico, contrapposto al centralismo della Berna fed., non le impediscono di continuare ad attirare gli ambienti della destra borghese che aspirano a una maggiore autonomia del cant. Vaud.
La nuova destra del dopoguerra
Dopo la seconda guerra mondiale l'estremismo di destra visse una rinascita, a cominciare dal Nuovo ordine europeo fondato nel 1951 dal veterofascista Gaston-Armand Amaudruz; il movimento, che si ispirava all'ideologia razziale nazista, perse importanza negli anni 1970-80. A partire dal 1985 sorsero alcuni gruppi effimeri che si ispiravano al frontismo del periodo interbellico: in Argovia la Neue Nationale Front (Nuovo fronte nazionale, 1985-87), a Winterthur la Neue Front/Eidgenössische Sozialisten (Fronte nuovo/Socialisti conf., 1988-89), a Sciaffusa - in ambienti vicini agli skinheads - la Nationalrevolutionäre Partei der Schweiz (partito nazional-rivoluzionario sviz., 1989-90) e nella Svizzera centrale, infine, la Patriotische Front (Fronte patriottico, 1988-91); quest'ultima, molto efficace sul piano mediatico, era guidata da Marcel Strebel, che alle elezioni del 1991 per il Consiglio nazionale ottenne il 6,4% dei voti nel cant. Svitto. Tutte queste org. si resero protagoniste di atti di violenza (aggressioni contro stranieri, attacchi a centri per richiedenti l'asilo).
Alcuni revisionisti (o negazionisti), che negavano o minimizzavano lo sterminio degli ebrei nella Germania nazista, furono fonte di ulteriori inquietudini. I più noti furono nella Svizzera franc. Mariette Paschoud, una delle rare donne attive nell'estremismo di destra dal 1986, e nella Svizzera ted. Max Wahl, che sostenne tesi revisionistiche nella sua rivista bimestrale Eidgenoss (1975-94, tiratura massima 10'000 copie). Benché privo di importanza sul piano numerico (300-400 aderenti), l'ambiente nazifascista ebbe una certa influenza sul piano politico in quanto il suo nazionalismo esacerbato e la sua Xenofobia estrema ebbero un certo riscontro in alcune frange della pop.; questo contesto permise dopo il 1990 a populisti di destra dell'Unione democratica di centro di conseguire successi in termini propagandistici ed elettorali.
Riferimenti bibliografici
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- W. Wolf, Faschismus in der Schweiz, 1969
- K.-D. Zöberlein, Die Anfänge des deutsch-schweizerischen Frontismus, 1969
- G. Waeger, Die Sündenböcke der Schweiz, 1971
- J. Frischknecht, Schweiz, wir kommen, 1991
- C. Cantini, Les ultras, 1992 (con bibl.)
- U. Altermatt, D. Skenderovic, «Die extreme Rechte», in Rechtsextremismus in der Schweiz, a cura di U. Altermatt, H. Kriesi, 1995, 13-155
- A. Mattioli (a cura di), Intellektuelle von rechts, 1995
- R. Butikofer, Le refus de la modernité, 1996
- D. Dosi, Il cattolicesimo ticinese e i fascismi, 1999, spec. 143-165
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