Angizia

figura mitologica
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Angizia (in latino Angitia, da angue[m] ovvero passaggio stretto come un serpente, elemento che le conferisce un carattere di divinità ctonia[1]; in marso Anctia[2]; in peligno Anaceta[3]) era una divinità adorata dai Marsi, dai Peligni e da altri popoli osco-umbri, associata al culto dei serpenti.

Supposta statua in terracotta della dea Angizia del III secolo a.C. (Museo Paludi di Celano)
 
Veduta frontale della supposta statua di Angizia
 
Riproduzione di una statuetta in bronzo che fu inclusa nella collezione Torlonia
 
Rappresentazione di Angizia in una moneta della gens Gellia (dettaglio)

Identificata da alcuni studiosi come figlia del semidio Eeta e sorella di Circe e Medea[4], trova la sua più antica citazione nelle fonti, peraltro assieme al medesimo popolo dei Marsi, ad opera di Gn. Gellio (richiamato da Plinio) che ne riporta le origini mitiche, collegate alla stirpe del semidio Eeta, Angizia, Circe[5]. Non stupisce allora trovare rappresentazione della dea su denarii gellii, se sarà ancora un Gellio, secoli più tardi, questa volta Aulo, a rammentare il legame con Circe. Poiché i serpenti erano spesso collegati con le arti curative, Angizia era probabilmente una dea della guarigione, per certi versi paragonabile ad una Potnia theròn "signora degli animali"[6]. I Marsi, che la consideravano più una maga che una dea, le dovevano la conoscenza dell'uso delle erbe curative, specie quelle contro i morsi di serpente. Le venivano attribuiti altri poteri, come quelli di uccidere i serpenti con il solo tocco.

Dai romani veniva talvolta associata alla Bona Dea[7].

L'antica diffusione della devozione alla dea Angizia in vaste zone dell'Italia centro meridionale e la tradizione di cerimonie che si svolgono a metà primavera in diverse contrade sono rivelatrici di un rito propiziatorio della fertilità[8].

Era nota come Anctia fra i Marsi e Anagtia presso i Sanniti, mentre ad Aesernia, presso la contemporanea Isernia, le veniva riservato l'appellativo di diiviia. I Peligni la chiamavano Anaceta o Anceta: a Corfinium esisteva il culto fra le donne ed era invocata con l'attributo di Keria, voce che richiama il latino Cerere il cui culto a Roma era abbinato a quello della terra e della fertilità.

È suggestiva la corrispondenza della dea italica alla divinità iranica Anahita o Anchita, compagna di Mitra, e alla dea assira Ištar, anch'essa dea della fecondità[9]. Se Angitia, Anagtia, Anceta, Anaceta, Anahita sono, come appare, denominazioni della stessa divinità, ne consegue che condividono il significato del nome. Anahita vuol dire "colei che viene in soccorso, che sta accanto"[10]; sarebbe costituito dalle componenti accadiche an (accanto, per, verso) e aḫitu (fianco, lato)[11].

 
Scorcio fotografico del sito di Lucus Angitiae a Luco dei Marsi

«Le primavere marsiche
riscintillan ne i palpiti
del giovin sole vivido
a dissonnar le vipere…»

Il bosco sacro che secondo Virgilio era dedicato alla dea Angizia si trova nei pressi del sito archeologico di Lucus Angitiae alle porte della contemporanea Luco dei Marsi[4][13][14].

La singolare cerimonia dello Spirito Santo che si svolge a Luco dei Marsi nel giorno di Pentecoste prevede, indizio rivelatore, l'imprescindibile presenza degli zampognari con sosta presso i ruderi del tempio italico di Anxa, nome romano derivato dal toponimo in lingua marsa Actia, a cui sarebbe connesso anche il nome della dea Angizia[15][16].

Nel museo Antinum di Civita d'Antino è esposta una stele funeraria dedicata alla dea marsa[17]. A Cocullo, il primo giovedì di maggio si svolge la festa dei serpari, ora dedicata a san Domenico, che sarebbe derivata da una reminiscenza del culto pagano di Angizia[18][19]. Numerose le ricorrenze religiose in altri luoghi della Marsica e dell'Abruzzo con pratiche all'aperto e presso le tante chiese dedicate alla Madonna delle Grazie e alla Madonna della Neve che richiamano il culto della divinità italica della fecondità[20][21].

La squadra di calcio di Luco dei Marsi è stata denominata Angizia Luco[22].

Silius Italicus, nelle Punicae (libro VIII, 495-501) scrive:

Angitia, figlia di Eeta, per prima scoprì le male erbe,
così dicono, e maneggiava da padrona
i veleni e traeva giù la luna dal cielo;
con le grida i fiumi tratteneva e,
chiamandole, spogliava i monti delle selve.

Varie le versioni del mito che la associano talvolta a Medea, altre a Ecate. L'evidenza archeologica ci restituisce una Angizia in trono con il volto di Gorgone.[23]

Santuario

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Lucus Angitiae.

Il toponimo del bosco sacro presso il santuario di Angizia (Lucus Angitiae) sopravvive nel nome della cittadina di Luco dei Marsi.

  1. ^ Pietro Maccallini, La dea Angizia, il suo bosco sacro e l'inghiottitoio della Petogna, su pietromaccallini.blogspot.com, Blogspot, 29 novembre 2010. URL consultato il 21 gennaio 2019.
  2. ^ Francesco Proia, La donna fucense, ruolo e prestigio delle dominae nella Marsica, su marsicalive.it, Marsica Live, 18 gennaio 2019. URL consultato il 21 gennaio 2019.
  3. ^ Giacomo Devoto, Gli antichi Italici, 2ª ed., Firenze, Vallecchi, 1951., p. 168.
  4. ^ a b Lucus Angitiae, su regione.abruzzo.it, Regione Abruzzo. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2016).
  5. ^ Giuseppe Pinto, Storia della medicina in Roma al tempo dei re e della repubblica, Tip. Artero e comp., 1879. URL consultato il 26 novembre 2024.
  6. ^ Angizia arcaica dea dei serpenti, su romeandart.eu. URL consultato il 26 agosto 2021.
  7. ^ Culto di Angizia, su romanoimpero.com. URL consultato il 28 luglio 2021.
  8. ^ Trojano, 2000, pp. 104-105.
  9. ^ Antonino Pagliaro, Anahita, su treccani.it, Treccani. URL consultato il 4 marzo 2017.
  10. ^ Santellocco, 2004, pp. 8-15.
  11. ^ Semerano, 1984, pp. 285-328.
  12. ^ Santellocco, 2004, p. 12.
  13. ^ Virgilio, 36aC-19aC, v. 759.
  14. ^ Ardath Lili Sekhet Babalon, Simbolismi ed evoluzioni della Grande Dea, su arcadia93.org. URL consultato il 4 marzo 2017.
  15. ^ Grossi
  16. ^ Monica Santellocco, La festa solenne dello Spirito Santo, su terremarsicane.it, Terre Marsicane, 18 maggio 2016. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2017).
  17. ^ Amalia Faustoferri, Quaderni di Archeologia d'Abruzzo - 4/2012, ed. All'insegna del Giglio, 2016, p. 251.
  18. ^ Giallongo, 2012, p. 190.
  19. ^ Cocullo (Aq) e i suoi serpenti, su terraecuore.net, 3 maggio 2013. URL consultato il 4 marzo 2017.
  20. ^ Raffaele Santini, Il culto e la festa della Madonna della Neve, su corrierepeligno.it, Corriere Peligno, 3 agosto 2014. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2015).
  21. ^ Elena Cerasetti, San Domenico dei serpari, su piuturismo.it, 23 febbraio 2015. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2017).
  22. ^ Nasce la nuova Angizia Luco, su abruzzocalciodilettanti.it, 19 luglio 2016. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2016).
  23. ^ Gaius Silius Italicus, Le Puniche di C. Silio Italico, V. Maisner, 1878. URL consultato il 7 settembre 2024.

Bibliografia

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  • Angela Giallongo, La donna serpente. Storie di un enigma dall'antichità al XXI secolo, Bari, Dedalo, 2012, SBN RAV1977482.
  • Giuseppe Grossi, La città di Angitia il Lucus Angitiae e le origini di Luco dei Marsi, Luco dei Marsi, G.A., 1981, SBN AQ10056333.
  • Attilio Francesco Santellocco, Marsi: storia e leggenda, Luco dei Marsi, Touta Marsa, 2004, SBN AQ10071275.
  • Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea, Firenze, Leo S. Olschki, 1984, SBN UBO0094196.
  • Lucio Trojano, I Marsi, a cura di Gianmaria Polidoro, Rocca San Giovanni, BLS Banca di Lanciano e Sulmona, 2000, SBN PBE0052101.
  • Publio Virgilio Marone, Eneide, 36aC-19aC.

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