Apiolae
Apiolae fu una cittadella dei Latini distrutta dal re di Roma Tarquinio Prisco e localizzata a Castel Savello, tra Pavona e Albano Laziale[1].
Apiolae | |
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Localizzazione | |
Stato attuale | Italia |
Località | Castel Savello |
Coordinate | 41°43′24″N 12°38′18″E |
Cartografia | |
Storia
modificaLa cittadella di Apiolae viene riportata sia da Livio[2] che da Plinio[3] come oppidum Latinorum, ovvero come centro fortificato, per Dionigi[4] era una non oscura città Latina, il cui territorio confinava con quello dei Sicani, mentre Strabone[5] la descrive come città dei Volsci. Lo studioso Antonio Nibby considerava Apiolae come la città latina più vicina a Roma, dopo la caduta di Alba Longa.[6]
In seguito all'annessione dei Sicani, per opera dello stesso re Anco Marzio, gli Apiolani si ritrovarono quindi confinanti con gli stessi Romani. Morto il re e decaduto quindi il precedente accordo di pace con Roma, gli Apiolani invasero il vicino territorio romano compiendo saccheggi.[4]
Il nuovo re Tarquinio Prisco, intenzionato a vendicare tali atti, prese d'assedio la cittadella di Apiolae ed una volta conquistata la distrusse, procedendo anche allo smantellamento delle sue mura di difesa.[4] Con il bottino ricavato secondo alcune fonti si sarebbe iniziata l'edificazione del tempio di Giove Capitolino,[3] mentre secondo altri si sarebbe finanziata la celebrazione degli splendidi giochi dei Ludi Romani[7]. La popolazione sarebbe stata trasferita sull'Aventino[senza fonte], mentre secondo il racconto di Dionigi i sopravvissuti furono tratti come schiavi a Roma.[4]
Localizzazione
modificaOggi sul colle di Monte Savello si conservano alcuni blocchi di tufo arcaici inglobati nelle fondazioni del castello medievale dei Savelli ed un cornicione marmoreo con dedica ad Apollo ( (A)POLLINI SANCTO AEDE),[8] pertinente probabilmente ad un tempio dedicato a questa divinità presente in antico sulla cima del colle. Lo stesso toponimo di Apiolae sembra infatti una variante arcaica locale legata ad Apollo.[9]
Altro culto attestato nella zona è quello di Giuturna, sorella di Turno re di Ardea, la quale già riportata da Virgilio nell'Eneide (XII, 870-886), ha lasciato il proprio nome ad una sorgente omonima (oggi sorgente di Secciano) ed al laghetto adiacente, noto infatti come Lago di Giuturna (o di Turno) (oggi laghetto di Pavona).[9]
Critica storica
modificaLa circostanza che Apiolae non compaia in nessuna delle liste delle città scomparse del Lazio arcaico, nonostante fosse nota ai contemporanei e che con il bottino derivato dalla sua conquista, si siano organizzati i Ludi Magni, e si siano anche avviati i lavori per il Tempio di Giove Ottimo Massimo, potrebbe accreditare l'affermazione di Strabone, secondo il quale si trattava di una città volsca.[9]
Note
modifica- ^ Giovanni Maria De Rossi, Apiolae.
- ^ Tito Livio, I, 35, 7.
- ^ a b Plinio, Naturalis historia III, 70.
- ^ a b c d Dionigi di Alicarnasso, III, 49, 1-4.
- ^ Strabone, Geografia V.3.4.
- ^ Nibby, op. cit., p. 211.
- ^ Tito Livio, I, 35.
- ^ Apiolae su Vivavoce
- ^ a b c THE AGE OF TARQUINIUS SUPERBUS CENTRAL ITALY IN THE LATE 6TH CENTURY BC, capitolo Apiolae, Pometia e Cora, Domenico Palombi
Bibliografia
modifica- Tito Livio, Ab Urbe condita libri.
- Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane.
- Gaio Plinio Secondo, Naturalis historia.
- Strabone, Geografia.
- Antonio Nibby, Analisi storico-topografica-antiquaria della Carta de' Dintorni di Roma, 2ª ed., Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1848.
- Giovanni Maria De Rossi, Apiolae (Forma Italiae, Regio I, vol. IX), Roma, De Luca, 1970.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Apiolae. La città più vicina a Roma dopo Albalonga, su Vivavoce.
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