L'aurignaziano indica una cultura paleolitica che si diffuse in Europa, e in piccola parte anche nel sud-ovest asiatico, tra 47.000 e 35.000 anni fa.[1]

Diffusione della cultura Aurignaziana.

Il nome deriva da quello del sito di riferimento situato a Aurignac, nel dipartimento dell'Alta Garonna, nel sud-ovest della Francia.

A questa cultura appartiene anche una delle antiche raffigurazioni di arte figurativa, la Venere di Hohle Fels, ritrovata nel settembre 2008 in una cava presso Schelklingen, un comune situato nel land del Baden-Württemberg, nel sud della Germania.[2][3]

L'Aurignaziano fu preceduto dal Musteriano e seguito dal Gravettiano.

Etimologia e introduzione

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Il concetto di cultura aurignaziana fu introdotto nel 1867 da Gabriel de Mortillet in occasione dell'allestimento espositivo al Musée des Antiquités Nationales a Saint-Germain-en-Laye, poco lontano da Parigi.[4]

L'etimologia di Aurignaziano deriva dalla località tipo, un riparo nella zona di Aurignac, nel dipartimento dell'Alta Garonna, nel sud-ovest della Francia, dove nel 1860 Édouard Lartet aveva ritrovato artefatti litici e reperti realizzati con ossa animali.[5]

La datazione radiometrica dei reperti organici li posiziona tra 37.000 e 27.500 anni fa (datazione non calibrata).[6] Una recente ricalibrazione delle curve di datazione sposta l'inizio a un periodo compreso tra 40.000 o 47.000 anni fa,[7] con un limite inferiore fino a 31.000 anni fa.[8]

Nel 1906 l'archeologo e antropologo francese Henri Breuil ripropose l'introduzione dell'Aurignaziano nella strutturazione delle culture paleolitiche[9][10] e nel 1912 propose una sua ulteriore suddivisione in tre fasi:[11]

  • Aurignacien ancien (Aurignaziano antico o inferiore)
  • Aurignacien typique (Aurignaziano tipico o medio)
  • Aurignacien supérieur (Aurignaziano superiore)
 
Siti aurignaziani selezionati dalla banca dati ROAD (CC BY-SA 4.0 ROCEEH)

Descrizione

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L'Aurignaziano è la prima cultura umana ad aver lasciato tracce di elaborata attività artistica. Immagini di cavalli selvatici della Grotta Chauvet.
 
Raschietto da Aurignac (Francia).

L'Aurignaziano è un grande complesso, caratterizzato per quanto riguarda l'industria litica dalla produzione di supporti laminari, lamellari e microlamellari e dalla confezione di strumenti e armature (piccole punte e lamelle a ritocco erto, prevalentemente marginale) specifici, che si differenziano dalla produzione litica musteriana. Con l'Aurignaziano compaiono i primi manufatti di forma ben definita (punte di zagaglie, punteruoli, spatole, zappe) ricavati da materiali duri d'origine animale. Nell'Aurignaziano compaiono anche oggetti ornamentali, riti funerari complessi, oggetti decorati, manifestazioni d'arte figurativa. L'insieme delle evidenze archeologiche suggerisce anche attività non utilitarie.

In Europa il passaggio dal Musteriano all'Aurignaziano è sempre brusco nelle regioni in cui l'Aurignaziano compare precocemente; in aree marginali invece si interpongono complessi di transizione. Alla nuova tecnologia che le industrie esprimono, s'accompagnano anche modificazioni che interessano il modo di vita, le strutture abitative, l'economia, gli aspetti spirituali della cultura: tutto ciò si accorda con l'ipotesi della sostituzione di una popolazione con un'altra, piuttosto che con l'ipotesi di un insieme di processi adattativi paralleli. La stessa difficoltà di riconoscere nell'Aurignaziano iniziale o nell'Aurignaziano antico dei complessi omogenei, distribuiti entro aree geografiche definite o legati a determinati ambienti, pare confermare l'ipotesi della sostituzione.

Il primo Aurignaziano compare precocemente nelle regioni mediterranee, mentre in quelle più occidentali e più settentrionali si sviluppa il Castelperroniano; l'Aurignaziano antico si diffonde in seguito verso nord, sempre separato dal Castelperroniano da una sorta di confine. Il divario cronologico tra gli ultimi Neanderthaliani, associati al Castelperroniano, e i primi resti moderni associati all'Aurignaziano antico, è breve: troppo breve perché giustifichi i processi evolutivi ipotizzati dalla tesi multiregionale. Ma vi sono solidi argomenti per ritenere che l'Uomo moderno sia associato non solo all'Aurignaziano antico ma anche al primo Aurignaziano.

L'Aurignaziano: Caratteristiche, Diffusione, Evoluzione

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L'Aurignaziano si presenta come una grande entità tassonomica, ben caratterizzata sotto l'aspetto dell'industria litica e dell'industria su materiali duri d'origine animale. La scheggiatura è rivolta alla produzione di supporti laminari e in alcune facies anche di supporti lamellari e microlamellari; i nuclei sono di forma carenoide, piramidale, prismatica. L'industria litica comporta bulini a biseau carenato, bulini busqués, grattatoi frontali piatti su lama aurignaziana, grattatoi ogivali e a muso, grattatoi carenati, pezzi scagliati; alcune facies sviluppano una produzione di armature su supporti lamellari e microlamellari. Dal palco dei cervidi sono state ricavate punte di zagaglia, punteruoli, zappe.

L'Aurignaziano è ampiamente diffuso nell'Europa occidentale, nei paesi del Mediterraneo centrale, nell'Europa media, nella Penisola balcanica, nelle regioni dell'Europa orientale.

Nell'evoluzione dell'Aurignaziano vanno distinte più fasi:

  • una fase protoaurignaziana, alla quale possono essere riferiti i ritrovamenti anteriori a 34 000 anni fa, limitati ad alcune regioni, che sembrano suggerire le direttrici della diffusione dell'Uomo moderno in Europa;
  • una fase classica, alla quale possono essere riferiti i ritrovamenti dell'Aurignaziano antico e dell'Aurignaziano evoluto, che possono essere collocati tra 34 000 e 27 000 anni fa;
  • una fase tarda, alla quale vanno attribuiti i ritrovamenti databili tra 27 000 e 20 000 anni fa, cioè di un'età nella quale si è già sviluppato il Gravettiano.

In tutte le fasi dell'Aurignaziano si incontrano industrie con numerose armature lamellari e microlamellari. Nell'Europa meridionale, nelle regioni del Mediterraneo occidentale, nel Veneto e nella Bassa Austria, lo strumentario lamellare sembra assumere un significato di indicatore cronologico, in quanto il suo grande sviluppo si ha nella fase protoaurignaziana e precede la comparsa dell'Aurignaziano antico classico. Tale strumentario in alcuni insiemi è costituito, oltre che da lamelle a ritocco erto marginale alterno o inverso (lamelle Dufour), anche da piccole punte a dorso, ottenute mediante ritocco erto marginale diretto o alterno o anche mediante ritocco erto profondo. Le analisi funzionali hanno potuto stabilire che le armature lamellari e microlamellari venivano impiegate principalmente come punte di armi da getto, e secondariamente per costruire strumenti compositi utilizzati per tagliare, raschiare o per altre funzioni. In altre regioni le facies a lamelle Dufour non hanno lo stesso significato cronostratigrafico.

L'Aurignaziano in Italia

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In Italia il Protoaurignaziano di tipo mediterraneo compare attorno a 40 000 anni fa nel Veneto e in Liguria e si sviluppa successivamente in queste regioni e nel Sud della Penisola. [senza fonte]

Nel sito archeologico di Grotta di Fumane in provincia di Verona, è stato ritrovato un dente datato a circa 41 000 anni fa che, sottoposto ad analisi del DNA, si è dimostrato appartenuto ad un uomo moderno, uno dei più antichi resti umani ritrovati in un contesto di reperti di tipo protoaurignaziano.[12]

Al Riparo Mochi lo strumentario lamellare comporta esclusivamente lamelle Dufour. Le punte a base fenduta compaiono già in alcune sequenze protoaurignaziane e sono presenti in contesti litici confrontabili con l'Aurignaziano antico “classico” in alcuni depositi dei Balzi Rossi di Grimaldi. La forma più antica presenta sezione piatta e due lati obliqui, convergenti verso la punta. L'industria aurignaziana antica del Circeo si distingue per la materia prima utilizzata, costituita da piccoli ciottoli di selce spiaggiati, che ha indotto Blanc a proporre la denominazione Circeiano.[senza fonte]

  1. ^ P. Mellars, Archeology and the Dispersal of Modern Humans in Europe: Deconstructing the Aurignacian, Evolutionary Anthropology, vol. 15 (2006), pp. 167–182.
  2. ^ Paul Mellars,Origins of the female image. Nature 459, 176-177 (14 May 2009) doi:10.1038/459176a
  3. ^ A female figurine from the basal Aurignacian of Hohle Fels Cave in southwestern Germany (PDF), su nature.com, Nature, 14 maggio 2009.
  4. ^ Gabriel de Mortillet: Essai d'une classification des cavernes et des stations sous abri fondée surles produits de l'industrie humaine. Materiaux pour l'histoire de l'Homme 5, 1869, Paris, pag. 172-179.
  5. ^ Édouard Lartet, Henry Christy: Reliquiae Aquitanicae, being contributions to the Archaeology and Palaeontology of Perigord and the adjoining provinces of Southern France. London, 1865–1875.
  6. ^ J. O. Zilhão, F. d'Errico (editors): The Chronology of the Aurignacian and of the Transitional Technocomplexes. Dating, Stratigraphies, Cultural Implications. 14. UISPP-Congress Lutezia 2001. Lisbona 2003.
  7. ^ Tom Higham et al.: The earliest evidence for anatomically modern humans in northwestern Europe., Nature, vol. 479, 2011, pag. 521–524. DOI10.1038/nature10484
  8. ^ Reimer P.J. et al.: IntCal09 and Marine09 radiocarbon age calibration curves, 0–50,000 years cal BP. Radiocarbon 51, 2009, pag. 1111–1150 (PDF).
  9. ^ Henri Breuil, La question aurignacienne. Étude critique de stratigraphie comparée. Revue Préhistorique, 6/7, 1906), pag. 1–47
  10. ^ Henri Breuil, Les gisements presolutréens du type d'Aurignac. Coup d'oeil sur le plus ancien âge duRenne. Congrès International d'Anthropologie et d'Archéologie Préhistorique, XIII, 1907, pag. 323–349
  11. ^ Henri Breuil, Les subdivisions du Paléolithique supérieur et leur signification. Congrès Internationald'Anthropologie et d'Archéologie Préhistorique, Geneve, 1912, pag. 6–78
  12. ^ (EN) S. Benazzi, F. Negrino, M. Peresani, S. E. Bailey, S. Sawyer, D. Panetta, G. Vicino, E. Starnini, M. A. Mannino, P. A. Salvadori, M. Meyer, S. Pääbo, J.-J. Hublin, V. Slon e S. Talamo, The makers of the Protoaurignacian and implications for Neandertal Extinction, in Science, vol. 348, n. 6236, 2015, pp. 793-796.

Bibliografia

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  • Jean Guilaine, Guida alla preistoria, Roma, Gremese, 2004, ISBN 88-8440-292-1.
  • (EN) Margherita Mussi, Earliest Italy: An Overview of the Italian Paleolithic and Mesolithic, New York, Springer, 2001, ISBN 0-306-46463-2.

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