Brigata paracadutisti "Folgore"

Grande unità aviotrasportata dell'Esercito Italiano
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{{unità militare

| Nome                             = Brigata paracadutisti "Folgore"
| Immagine                         = CoA of the Folgore Brigade.svg
| Didascalia                       = Stemma della Brigata.
| Categoria                        = esercito
| Attiva                           = 1º gennaio 1963 - oggi
| Nazione                          = Italia (bandiera) Italia
| Servizio                         =  Esercito Italiano
| Tipo                             = Aviotruppe
| Ruolo                            = Paracadutisti
| Descrizione_ruolo                = 
| Dimensione                       = Brigata
| Struttura_di_comando             = Comando Forze Operative Nord
| Reparti_dipendenti               = * Centro addestramento paracadutismo
| Descrizione_reparti_dipendenti   = 
| Guarnigione                      = Livorno
Pisa
Pistoia
Siena
Legnago
Bracciano
Grosseto | Descrizione_guarnigione = Comando | Equipaggiamento = | Descrizione_equipaggiamento = | Soprannome = "La Folgore" | Patrono = San Michele Arcangelo | Motto = Come Folgore dal cielo... Come Nembo di tempesta | Colori = | Descrizione_colori = | Marcia = Come folgore dal cielo | Mascotte = | Battaglie = Seconda guerra mondiale
Guerra in Kosovo
Guerra civile somala
Prima guerra del Golfo
Seconda guerra del Golfo
Guerra in Afghanistan
Guerra civile in Libia
Guerra civile in Libano
Guerra civile siriana | Anniversari = 23 ottobre 1942 (El Alamein) | Decorazioni = vedi qui | Onori_di_battaglia = | Comandante_corrente = Generale di brigata Federico Bernacca | comandante_precedente = | Descrizione_comandante_corrente = | Comandanti_degni_di_nota = Ferruccio Brandi
Alberto Li Gobbi
Franco Monticone
Bruno Loi
Marco Bertolini
Carmine Masiello
Roberto Vannacci

Nel 1947 i reduci delle divisioni della Folgore furono riuniti nel Centro di Paracadutismo a Roma, che nel 1950 venne trasferito a Viterbo. Il 16 giugno 1957 il Centro venne trasferito a Pisa, poiché la città era anche sede della 46ª brigata aerea, l’unica brigata dell’Aeronautica militare dotata di aerei da trasporto e da lancio. [1]

Il CAPAR da quella data ha sede alla caserma “Gamerra” di Pisa. Nel dicembre 1963 diviene Centro Addestramento Paracadutisti alle dipendenze della brigata, ma il 1º aprile 1964 viene chiamata Scuola Militare di Paracadutismo (Smipar) passando alle dipendenze dell'Ispettorato di Fanteria. Dal 1º gennaio 1983 la Scuola torna alle dipendenze della Brigata Paracadutisti "Folgore", e dal 1999 riprende l'attuale denominazione.

È una struttura di livello reggimentale articolata e complessa. Rilascia le qualifiche di paracadutista militare a tutto il personale che presta servizio presso le aviotruppe delle Forze armate italiane.

La Bandiera d’Istituto del Capar è decorata con Medaglia di Bronzo al Valore dell’Esercito.

Struttura

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Il comandante dal settembre 2021 è il Colonnello Gianni Copponi.

L'organizzazione del CAPAR comprende:

  • Comando
    • Segreteria Personale e Benessere
    • Ufficio Addestramento e Lanci
    • Ufficio Logistico
    • Ufficio Amministrazione
  • Reparto alla Sede
  • Compagnia Comando e Servizi
  • Battaglione Addestrativo “Poggio Rusco”
  • Battaglione Avio

Inoltre è sede anche del:

Sezione di Paracadutismo Sportivo

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Presso il Centro Addestramento Paracadutismo ha sede la Sezione di Paracadutismo del Reparto Attività Sportive (RAS) del Centro Sportivo Esercito, dove si allenano gli atleti militari dell'Esercito per le attività di paracadutismo sportivo. Le discipline praticate sono la "Precisione in Atterraggio", lo "Stile" in caduta libera e le "Formazioni in Caduta Libera", il "Paraski", il "Vertical Formation Skydiving" e lo "Speed".

Questa sezione agonistica è stata fondata negli anni sessanta. Ha da subito partecipato alle più importanti manifestazioni e competizioni di paracadutismo sportivo, in ambito sia militare sia civile. La sua storia comincia nel 1962 quando due ufficiali dell'allora Scuola Militare di Paracadutismo, Ottavio Guidolin e Carlo Negretti, tornano dalla Francia dopo aver frequentato un corso di paracadutismo con la tecnica della "caduta libera". Uno dei vantaggi di questa evoluzione aviolancistica fu di passare a velature direzionabili. Sotto l'impulso di un ufficiale dalla forte personalità, il maggiore Gaetano Argento, si formò un nutrito gruppo di appassionati. Fu così che questi paracadutisti, tra i quali il maggiore Piero Goffis, cominciarono a esibirsi in numerosi lanci di manifestazione su tutto il territorio nazionale.

Nel frattempo, in ambito civile, il paracadutismo sportivo prendeva piede e si disputavano sempre più gare a livello nazionale e internazionale. Presto l'Aero Club d'Italia individuò tra i militari possibili atleti da far partecipare a tali competizioni. Fino a quel momento l'Esercito non possedeva ancora una propria squadra "ufficiale" di paracadutismo sportivo. Intorno al 1970, l'allora tenente colonnello Piero Goffis, ufficiale determinato ed entusiasta, viene a sapere che presso il Centro Sportivo Esercito di Roma si stavano creando nuove sezioni per rappresentare l'Esercito nei diversi sport. Goffis incontra i suoi comandanti e con grande soddisfazione annuncia la nascita della Sezione di Paracadutismo Sportivo dell’Esercito, di cui sarà il primo comandante.

Equipaggiamento

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Nome Calibro Tipo Nazionalità
Extrema Ratio Fulcrum Bayonet E.I. Baionetta   Italia
Extrema Ratio coltello Nimbus Coltello da combattimento   Italia
Beretta 92FS 9×19 mm Parabellum Pistola semiautomatica   Italia
MP5 9×19 mm Parabellum Pistola mitragliatrice   Germania
Franchi SPAS-15 Calibro 12 Fucile a canna liscia da combattimento   Italia
Benelli M4 Super 90 Calibro 12 Fucile a canna liscia da combattimento   Italia
Beretta ARX160 5,56×45 mm NATO Fucile d'assalto   Italia
Colt M4 5,56×45 mm NATO Fucile d'assalto   Stati Uniti
FN Minimi Para 5,56×45 mm NATO Mitragliatrice leggera   Belgio
Beretta ARX200 7,62×51 mm NATO Fucile da battaglia   Italia
Sako TRG-42 .338 Lapua Magnum Fucile di precisione   Finlandia
Beretta GLX160 40×46 mm Lanciagranate   Italia
Panzerfaust 3 110 mm Lanciarazzi anticarro   Germania
Spike Missile anticarro   Israele
OD 82/SE Bomba a mano   Italia

Incidenti e fatti d'arme

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Alcuni gravi incidenti o fatti d'arme hanno segnato la storia della brigata, in esercitazioni come in missioni operative o di pace. Tra questi:

 
Aeroporto di Mogadiscio, 16 settembre 1993. Le salme dei parà Rossano Visioli e Giorgio Righetti, caduti nell'agguato al porto nuovo di Mogadiscio, ricevono gli onori militari prima del rimpatrio.
  • Il 25 giugno 1967 la strage di Cima Vallona, dove una bomba piazzata da terroristi altoatesini a Sega Digon di Comelico Superiore uccise il capitano dei Carabinieri del battaglione paracadutisti "Tuscania" Francesco Gentile e due incursori del reggimento "Col Moschin", il sottotenente Mario Di Lecce e il Sergente Olivo Dordi. Un altro incursore del Col Moschin, sergente Marcello Fagnani, rimase ferito gravemente[3].
  • Il 9 novembre 1971 la tragedia della Meloria, in cui un Lockheed C-130 della Royal Air Force parte di una formazione di dieci aerei da trasporto che carichi di truppe si recava a Villacidro in Sardegna si schiantò sul mare nella zona degli scogli della Meloria; l'aereo era contrassegnato col gesso sulla fiancata dal numero progressivo 4, ed era in volo a bassissima quota per motivi tattici; morirono 46 militari italiani del I reggimento paracadutisti e 6 membri dell'equipaggio inglese; inoltre un incursore del reggimento Col Moschin, il sergente maggiore Giannino Caria, morì durante le ripetute immersioni tese al recupero dei corpi alle quali aveva volontariamente partecipato, e verrà insignito della medaglia d'oro alla memoria; il nome in codice col quale l'aereo era noto era "Gesso 4" per le modalità sopra descritte[4].
  • Il 2 luglio 1993, la battaglia del Check Point Pasta a Mogadiscio, Somalia, durante la missione di pace UNOSOM II. A seguito di un agguato preparato da miliziani somali, e dopo un violento scontro a fuoco che coinvolse blindati ed elicotteri d'attacco, tre italiani morirono, tra cui due paracadutisti[5]
  • Il 15 settembre 1993, l'agguato al porto nuovo di Mogadiscio, Somalia, durante la missione di pace UNOSOM II. Due parà italiani morirono sotto il fuoco di alcuni cecchini.[6]

Aspetti controversi

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Gli abusi durante l'operazione Restore Hope

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Restore Hope.

Nel 1997 suscitò scalpore la pubblicazione di una foto, datata intorno al 1993 e scattata durante l'operazione Restore Hope nel campo di Johar, nella quale un sottufficiale della brigata era colto nell'atto di collocare due elettrodi, composti dai fili di un telefono da campo, sui genitali di un cittadino somalo che si trovava in stato di arresto. Il militare, condannato in primo grado nel 2000, fu prosciolto per intervenuta prescrizione, mentre un suo commilitone, che aveva scelto il patteggiamento, fu condannato in via definitiva.[7]

Successivamente il settimanale Panorama dette conto di alcune presunte violenze commesse dai militari italiani a danno di diversi cittadini somali. I successivi accertamenti permisero però di appurare l'assoluta infondatezza delle notizie pubblicate, mentre il militare che le aveva riferite agli organi di stampa confessò di aver mentito per fini personali[8].

Lo scalpore suscitato dalle notizie pubblicate da Panorama indusse a istituire una commissione parlamentare d'inchiesta (la commissione Gallo, dal nome del suo presidente, Ettore Gallo) che assunse varie testimonianze. La commissione, pur riconoscendo singoli episodi di violenza perpetrati a danno di alcuni miliziani somali, ritenne inattendibili numerosi testimoni, giudicando non solo come non veritiere, ma anche come "inverosimili", molte dichiarazioni testimoniali. In particolare, era stato coinvolto un alto ufficiale della brigata con l'accusa di aver seviziato e ucciso un tredicenne somalo presso l'ambasciata italiana a Mogadiscio: la Commissione provò la mendacità della dichiarazione accusatoria (peraltro, resa da un civile che, in gioventù, aveva frequentato l'Accademia navale di Livorno e dalla quale era stato a suo tempo allontanato per motivi di salute, con la diagnosi di "note neurotoniche nevrasteniche"); anche il processo ordinario si concluse con l'assoluzione dell'imputato, da un lato appurando la falsità della dichiarazione, dall'altro stigmatizzando come i vertici militari non avessero collaborato alle indagini "per negligenza o altro".

Furono intanto convocati in Italia alcuni civili somali, che rendessero dichiarazioni utili alle indagini[9]. Proprio in tale occasione, uno dei cittadini somali, Ahmed Ali Rage, detto "Gelle", riconobbe un suo connazionale, Hashi Omar Hassan, anch'egli convocato in Italia, quale esecutore del duplice omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin; peraltro, Ali Rage si rese irreperibile nel corso del processo a carico di Hassan, con la conseguenza che le sue dichiarazioni, precedentemente rese a carico di Hassan, poterono essere utilizzate ai fini del giudizio, senza contraddittorio e senza esame incrociato.[10] In relazione a questo episodio, buona parte della stampa ha ventilato l'ipotesi di un depistaggio di Stato,[11] specie dopo che Ali Rage, contattato da alcuni giornalisti, ebbe affermato di essere stato indotto ad accusare Hassan e di essere stato pagato per mentire.[12] Più in generale, la vicenda Alpi-Hrovatin sarebbe stata stigmatizzata dal sostituto procuratore di Roma, Giuseppe Pititto, allorché le indagini furono avocate dal procuratore Salvatore Vecchione[13].

Gli episodi di nonnismo e il caso Scieri

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Nonnismo.

All'interno dell'unità militare si sono verificati alcuni episodi di nonnismo; tra questi, si ricorda il decesso di Emanuele Scieri, avvenuto per una caduta da una torre di asciugatura dei paracadute del CAPAR nell'agosto del 1999.[14][15]

Poco dopo l'accaduto, vennero presentate alcune interrogazioni parlamentari, come, ad esempio, quelle da parte dei deputati Sandro Delmastro delle Vedove[16] e Athos De Luca all'allora Ministro della difesa Carlo Scognamiglio. Sebbene le prime indagini rivelassero che il giovane siracusano fosse morto da tre giorni circa,[17][18] nessun testimone fu mai trovato, e il caso fu inizialmente considerato come un suicidio.[19] Le indagini della Procura della Repubblica di Pisa si conclusero con un'archiviazione. Il 4 novembre 2015 venne istituita un'apposita commissione parlamentare d'inchiesta la cui istituzione era stata sollecitata anche da diversi Consigli Comunali tra cui i Consigli Comunali di Siracusa e Pisa;[20][21] al termine dei lavori – nel settembre 2017 – la commissione ha presentato alla procura di Pisa una richiesta motivata di riapertura delle indagini, che era già stata disposta autonomamente dalla Procura poco prima.[22] Nel 2018 sono state iscritte nel registro degli indagati tre persone: l'ipotesi è quella di omicidio volontario per omissione.[23][24] Dopo la riesumazione della salma, il 3 giugno 2019 è stata ripetuta l'autopsia presso l'Istituto di medicina legale dell'Università degli Studi di Milano. Si giunse alla formulazione dell'ipotesi di omicidio volontario per la quale furono indagati tre ex militari di leva che all'epoca erano di stanza presso la "Gamerra".[25] Nel luglio 2019 è stato iscritto anche il comandante di allora della brigata Enrico Celentano: le ipotesi di reato sono favoreggiamento e false informazioni al pubblico ministero;[26] il 12 maggio 2020 la Procura Militare di Roma ha chiuso le indagini sulla vicenda emettendo un avviso di conclusione indagini per il reato di "Violenza ad inferiore mediante omicidio pluriaggravato, in concorso".[27][28] Il 15 giugno la Procura di Pisa conclude le indagini contestando il reato di omicidio volontario. Il 24 febbraio 2021 la Cassazione risolve il conflitto di giurisdizione emerso tra le due procure a vantaggio della giurisdizione ordinaria.

Le missioni di mantenimento della pace

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Il Presidente Pertini (al centro) in visita ai militari italiani in Libano nel 1983

La Brigata è stata impiegata in numerose missioni di "peacekeeping" negli anni recenti.

  • Libano (1982-1984), ITALCON, una delle prime missioni internazionali di pace.
  • Iraq, Kurdistan iracheno (1991), un gruppo tattico paracadutisti opera nel quadro della missione di soccorso umanitario "ITALPAR Airone", ridenominata successivamente "ITALFOR Airone".
  • Sicilia (1992), la brigata fornisce effettivi all'operazione Vespri Siciliani per il controllo del territorio e la difesa di obiettivi sensibili.
  • Somalia (28 dicembre 1992 - 3 settembre 1993), operazione "Restore Hope" (ITALFOR Ibis).
  • Bosnia ed Erzegovina (a partire dal 1996), missione IFOR poi SFOR.
  • Kosovo, missione KFOR.
  • Albania (1997), partecipazione alla forza di pace FMP.
  • Timor Est (1999)
  • Afghanistan (luglio 2003 - febbraio 2004), missione Enduring Freedom
  • Iraq (aprile - settembre 2005), operazione Antica Babilonia.
  • Sudan, missione Leone.
  • Libano (aprile 2007), operazione Leonte 2 sotto egida dell'ONU (risoluzione 1701), a seguito della guerra tra Israele e Hezbollah dell'estate del 2006.
  • Afghanistan (aprile - ottobre 2009), la Brigata paracadutisti schiera il Comando e le Task Forces del Regional Command West e il contingente italiano in Kabul. Nel corso della missione i paracadutisti sono impegnati in operazioni contro i guerriglieri talebani rimanendo coinvolti in diversi conflitti a fuoco e attentati con IED sepolte nel terreno o autobomba. Il 17 settembre 2009, un attentatore suicida, alla guida di un'auto imbottita con 150 kg di esplosivo, si è fatto esplodere contro un convoglio di ritorno dall'aeroporto di Kabul, causando la morte di sei paracadutisti che si trovavano sui due blindati Lince coinvolti nell'esplosione.[29] I paracadutisti della Folgore sono stati i primi Italiani a essere videoripresi in combattimento in Afghanistan (6 ottobre 2009), grazie al giornalista Rai Nico Piro. Immagini mai viste prima e discordanti con l'etichetta di missione di pace data alla missione italiana in Afghanistan. Il video della battaglia di Parmakan è stato ripubblicato da diversi siti di informazione[30][31], quotidiani[32] e rilanciato dall'agenzia di stampa ANSA e APCOM[33].
  • Afghanistan (aprile - ottobre 2011), Comando e Task Forces del Regional Command West.
  • Iraq, Kurdistan iracheno (2015), Operazione "Prima Parthica".

Onorificenze

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«187º Reggimento paracadutisti "Folgore"»
— Khost (Afghanistan), 15 giugno 2003 - 15 settembre 2003
«9º Reggimento paracadutisti d'assalto "Folgore"»
— Alto Adige/Sudtirolo in operazioni anti terrorismo (1967-1971), Sardegna in operazioni anti terrorismo (1992), Libano (1982-1984), Iraq e Turchia (1991), Somalia (1992-1993)
«9º Reggimento paracadutisti d'assalto "Folgore"»
— Prima guerra mondiale
«185ª Divisione paracadutisti "Folgore"»
— Depressione di El Qattara, 4 novembre 1942
«185º Reggimento artiglieria paracadutisti "Folgore"»
— Africa Settentrionale, 22 luglio - 12 ottobre 1942
«186º Reggimento paracadutisti "Folgore"»
— Africa Settentrionale, 22 luglio - 12 ottobre 1942
«187º Reggimento paracadutisti "Folgore"»
— Africa Settentrionale, 22 luglio - 12 ottobre 1942
«9º Reggimento paracadutisti d'assalto "Folgore"»
— Somalia, 27 dicembre 1992 - 7 settembre 1993
«9º Reggimento paracadutisti d'assalto "Folgore"»
— Col Moschin, 15 giugno 1918; Col della Berretta, 20 ottobre 1918
«9º Reggimento paracadutisti d'assalto "Folgore"»
— Colli al Volturno, Guardiagrele, Cingoli, Musone, Esino, 11 febbraio - 25 luglio 1944
«9º Reggimento paracadutisti d'assalto "Folgore"»
— Guerra per la liberazione d'Italia, 20 marzo - 30 aprile 1945
«183º Reggimento paracadutisti "Nembo"»
— Tossignano, marzo-aprile 1945; Case Grizzano, 19 aprile 1945; zona di Poggio Rusco, 23 aprile 1945
«183º Reggimento paracadutisti "Nembo"»
— Somalia, 21 maggio 1993 - 7 settembre 1993
«9º Reggimento paracadutisti d'assalto "Folgore"»
«186º Reggimento paracadutisti "Folgore"»
— Somalia, 27 dicembre 1992 - 8 giugno 1993
«187º Reggimento paracadutisti "Folgore"»
— Somalia, 27 dicembre 1992 - 8 giugno 1993
«185º Reggimento paracadutisti "Folgore"»
— Somalia, 29 aprile 1993 - 7 settembre 1993
«187º Reggimento paracadutisti "Folgore"»
— Sarajevo, Bosnia ed Erzegovina, 3 luglio 1996 - 24 marzo 1997
«186º Reggimento paracadutisti "Folgore"»
— Dakovica, Belo Polje, Decane, Bica, Grabac (Kosovo), 17-18 marzo 2004
«183º reggimento paracadutisti "Nembo"»
— Disastro del Vajont, ottobre 1963
«8º Reggimento genio guastatori paracadutisti "Folgore"»
— Valli Santerno, Senio, Sillaro, marzo-aprile 1945; C. Grizzano, 19 aprile 1945
«183º reggimento paracadutisti "Nembo"»
— Filottrano, 9 luglio 1944
«183º Reggimento paracadutisti "Nembo"»
— Terremoto del Friuli, 6-15 maggio 1976
«8º Reggimento genio guastatori paracadutisti "Folgore"»
— Terremoto del Friuli, 6-15 maggio 1976
«Centro Addestramento Paracadutismo»
— Territorio Nazionale ed Estero 1949 - 2017
«183º Reggimento paracadutisti "Nembo"»
— Filottrano, 8-9 luglio 1944

Riepilogo medaglie della Brigata Folgore

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  Brigata paracadutisti "Folgore"
Numerico Medaglia
3 Cavaliere dell'Ordine militare d'Italia
4 Medaglia d'oro al Valore Militare
1 Medaglia d'oro al valore dell'esercito
4 Medaglia d'argento al valor militare
7 Medaglia d'argento al valor dell'esercito
1 Medaglia d'argento al valore civile
2 Medaglia di bronzo al valor militare
3 Medaglia di bronzo al valor dell'esercito
1 Croce di guerra al valore militare
  1. ^ Centro Addestramento di Paracadutismo, su brigatafolgore.net.
  2. ^ Esercito.difesa.it
  3. ^ 25 Giugno 1967: Cima Vallona, su brigatafolgore.com, 7 luglio 2012. URL consultato l'8 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2012).
  4. ^ 9 Novembre 1971: il dramma di “Gesso 4”, su brigatafolgore.net. URL consultato il 12 febbraio 2024.
  5. ^ 2 Luglio 1993, La Battaglia del Check Point Pasta, su brigatafolgore.net. URL consultato il 12 febbraio 2024 (archiviato il 4 luglio 2012).
  6. ^ ASSASSINATI DAI CECCHINI, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 4 giugno 2018.
  7. ^ la Repubblica/cronaca: Torture in Somalia condannato Ercole, su repubblica.it. URL consultato il 6 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2011).
  8. ^ Somalia-gate, l'unico scandalo è la bufala, su BRIGATAFOLGORE.NET. URL consultato il 12 febbraio 2024.
  9. ^ Scandalo Somalia, parlano le vittime da archiviostorico.corriere.it, 12 gennaio 1998
  10. ^ Alpi-Hrovatin, il caso | Ilariaalpi.it Archiviato il 30 luglio 2012 in Internet Archive..
  11. ^ Famiglia Cristiana, caso Alpi a Chi l'ha visto., su famigliacristiana.it. URL consultato il 1º agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2016).
  12. ^ Omicidio Ilaria Alpi, tutti i dubbi sul processo: il superteste ritratta, l'autista era inaffidabile, su repubblica.it. URL consultato il 1º agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2016).
  13. ^ Famiglia Cristiana, Il mistero dell'indagine "sottratta"
  14. ^ Gianluca Monastra, Sette casi di nonnismo "I parà minimizzano", su repubblica.it, 27 agosto 1999.
  15. ^ Caso Scieri è giallo su testimonianza choc, su repubblica.it, 30 marzo 2000.
  16. ^ Interrogazione per punire Ciancarella, su casoscieri.altervista.org. URL consultato il 2 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2016).
  17. ^ Corrado e Isabella Scieri: "Continuiamo a chiedere giustizia per Emanuele", su casoscieri.altervista.org, 28 ottobre 2007. URL consultato il 2 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2016).
  18. ^ Emanuele, avvocato in caserma, su corriere.it, 9 febbraio 2008. URL consultato il 2 novembre 2014.
  19. ^ Il caso del parà Scieri. A tredici anni dalla morte ancora nessuna verità da ipsanotizie.it, 13 agosto 2012 Archiviato il 2 febbraio 2014 in Internet Archive.
  20. ^ Camera dei deputati, XVII legislatura, su camera.it. URL consultato il 27 luglio 2017 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2017).
  21. ^ Commissione Parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri, su documenti.camera.it. URL consultato il 12 maggio 2020 (archiviato il 12 maggio 2020).
  22. ^ La Nazione, 27/09/2017, Caso Scieri, paracadutista morto in caserma. "Le indagini vanno riaperte", su lanazione.it. URL consultato il 27 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2017).
  23. ^ Copia archiviata, su iltirreno.gelocal.it. URL consultato il 28 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2018).
  24. ^ Emanuele Scieri, svolta 19 anni dopo: “Fu omicidio volontario, lasciato agonizzante a terra”. 3 indagati, ex militare arrestato da ilfattoquotidiano.it, 2 agosto 2018., su ilfattoquotidiano.it. URL consultato il 29 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2018).
  25. ^ CARLO BARONI, Caso Scieri, prorogate le indagini, su La Nazione, 1559328817983. URL consultato il 4 giugno 2019.
  26. ^ Omicidio Scieri, indagato l’ex generale che diceva: «La “comunione” dei militari? Bere un cocktail di escrementi umani» da open.online, 5 luglio 2019
  27. ^ "Parà Scieri ucciso", chiuse indagini, su ansa.it.
  28. ^ Gianluca Pace, Emanuele Scieri, la procura militare: ucciso da tre caporali, su blitzquotidiano.it, 12 maggio 2020. URL consultato il 12 maggio 2020 (archiviato il 12 maggio 2020). Ospitato su ANSA.it.
  29. ^ Attentato a Kabul, colpiti due nostri blindati: morti 6 parà della Folgore - Corriere della Sera Archiviato il 22 settembre 2009 in Internet Archive..
  30. ^ Herat, la Folgore sotto attacco, su Repubblica TV - Repubblica, 6 ottobre 2009. URL consultato il 3 maggio 2024.
  31. ^ “L'attacco ai parà in Afghanistan”[collegamento interrotto] Corriere TV, 6 ottobre 2009.
  32. ^ Cento talebani uccisi sabato, ma Obama ripensa la strategia - Il Sole 24 ORE, su st.ilsole24ore.com. URL consultato il 3 maggio 2024.
  33. ^ nicopiro, La battaglia di Parmakan, su TASHAKOR, 6 ottobre 2009. URL consultato il 3 maggio 2024.

Voci correlate

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