Castle Bravo

test nucleare statunitense

Castle Bravo è il nome in codice assegnato al test nucleare in atmosfera effettuato da parte degli Stati Uniti d'America che ebbe luogo il 1º marzo 1954 nell'atollo di Bikini[1], con la detonazione di un dispositivo a fusione termonucleare con combustibile solido, con una potenza di circa mille volte superiore alle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki al termine della seconda guerra mondiale.

Fotografia del fungo atomico provocato dalla bomba

A seguito delle problematiche emerse, furono vietati a livello mondiale i successivi test in atmosfera.

Problematiche del test

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Responsabile dell'innesco era l'esperto John C. Clark, direttore scientifico e supervisore dell'operazione Alvin Graves (già superstite dell'incidente Demon core) e capo militare il generale maggiore Perry W. Clarkson. L'esplosione eccedette di quasi tre volte la potenza prevista, a causa delle proprietà all'epoca sconosciute del litio-7, ampiamente presente nell'ordigno[2]. La bomba aveva come combustibile una miscela di circa il 40 per cento di litio-6, che doveva far innescare la reazione di fusione termonucleare a catena, e del 60 per cento di, appunto, litio-7, che veniva considerato inerte in quanto era nota solo la cattura neutronica con conseguente decadimento in berillio. Tuttavia se l'isotopo litio-7 viene colpito da neutroni molto energetici l'atomo composto è instabile e decade molto velocemente in una particella alfa, un nucleo di trizio e un altro neutrone, con il risultato di fornire combustibile non previsto alla reazione.[2]

La bomba era di tipo "trifase"; infatti 10 dei 15 megatoni furono dovuti al compressore di uranio naturale utilizzato nel dispositivo, cui fu dato il nome "shrimp" (gambero). La differenza con l'enorme dispositivo "Mike" (operazione "Ivy"), oltre alle relative ridotte dimensioni (che permettevano il trasporto nella stiva di un bombardiere B-52 o nella testata di un missile Titan I), era nel tipo di carburante per la fusione termonucleare (l'idruro di litio) e nell'involucro, in alluminio anziché in acciaio.

Il "fungo atomico" prodotto da Bravo raggiunse un'altezza di quasi 15 km ed un diametro di circa 12 km nel giro di neanche un minuto; dopo dieci minuti, l'altezza arrivò a 40 km e il diametro a 100 km. Il fallout radioattivo, amplificato dal fatto che Bravo fu fatto esplodere praticamente al suolo, a causa di venti sfavorevoli (rilevati ma non considerati un fattore decisivo per annullare o posticipare il test) raggiunse i vicini atolli di Rongrik e Rongelap e anche un peschereccio giapponese, il Daigo Fukuryu Maru, che si trovava fuori dalla zona considerata pericolosa.

Tracce di radioattività causate dal test Bravo furono rilevate in Australia, India, Giappone e parte degli USA occidentali e dell'Europa.

Castle Bravo fu la quinta esplosione nucleare più potente della storia. Essa infatti fu superata dalla cosiddetta "Bomba Zar" (un ordigno dalla potenza stimata in circa 50 Mt), esplosa il 30 ottobre 1961, dal Test 219 (circa 24,2 Mt) esploso nel 1962, e da due ulteriori test tenutisi il medesimo anno, la cui potenza è stimata uguale o poco superiore ai 20 Mt, tutti detonati dall'Unione Sovietica sull'isola Novaja Zemlja (Mar Glaciale Artico).

Conseguenze sugli abitanti

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Gli abitanti degli atolli di Rongrik e Utirik, sottovento rispetto a Bikini, non furono evacuati anzitempo, come era stato fatto per i test precedenti, e gli abitanti, raggiunti dal fallout radioattivo, ne subirono le conseguenze.

Responsabilità civile e penale

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Risarcimenti

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Nel 1975 iniziò il processo con il quale i governanti delle Isole Marshall chiedevano agli Stati Uniti i danni del loro operato sul territorio dei tre atolli. Non è stato ancora del tutto accertato se l'incidente avvenne in modo del tutto accidentale o se, come sostiene la Repubblica delle Isole Marshall, fosse stato programmato dagli Stati Uniti per studiare gli effetti che le radiazioni avrebbero avuto su ecosistema e persone. Effettivamente sembra che gli statunitensi sapessero già prima di detonare la bomba che i venti avrebbero portato le radiazioni sui due atolli di Rongrik e Utirik, per mezzo degli stessi meteorologi americani che si trovavano su di essi e che furono esposti alle radiazioni. Immediatamente dopo la detonazione, quando le radiazioni si stavano dirigendo su tali atolli, la nave antiradiazioni della marina americana avrebbe avuto il tempo di caricare a bordo la popolazione che vi abitava, ma ricevette l'ordine di allontanarsi immediatamente dal luogo. La vicenda è stata ricostruita nel documentario Half Life del regista australiano Dennis O'Rourke.

Il 25 aprile 2014 il governo delle Isole Marshall ha agito in giudizio davanti alla Corte internazionale di giustizia contro nove paesi (tra cui gli Stati Uniti) inadempienti agli obblighi di disarmo nucleare precedentemente assunti[3].

  1. ^ (EN) 1 MARCH 1954 - CASTLE BRAVO. Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization.
  2. ^ a b Serhij Plochij, Atomi e cenere. Dall'atollo di Bikini a Fukushima, storia di sei disastri nucleari, cap.1 Ceneri bianche. Atollo di Bikini, 2024, trad. Roberto Serrai, Mondadori, ISBN 978 88 04 76474 8
  3. ^ Guido Olimpio, Le Marshall ferite fanno causa ai giganti della bomba atomica, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera. Archivio storico, 27 aprile 2014. URL consultato il 28 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2014).

Bibliografia

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  • Serhij Plochij, Atomi e cenere. Dall'atollo di Bikini a Fukushima, storia di sei disastri nucleari, cap.1 Ceneri bianche. Atollo di Bikini, 2024, trad. Roberto Serrai, Mondadori, ISBN 978 88 04 76474 8

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