Cecilio Folli

medico modenese

Cecilio Folli (Modena, 1º agosto 1614Venezia, 1682) è stato un medico italiano cittadino della Repubblica di Venezia.

Cecilio Folli

Biografia

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Discendente da una casata modenese di Fanano[1] nota per annoverare diversi praticanti la professione medica, rimase in tenera età orfano del padre Ercole, caduto durante il conflitto noto come guerra di Gradisca[1] che era stato capitano della Serenissima e di una Ludovica. Cresciuto con lo zio Giambattista, anch'egli eminente medico[1] che ottenne anche la carica protomedico alla Sanità a Venezia, che lo instradò ben presto all’apprendimento delle materie scientifiche cui si appassionò anche per l’epidemia di peste che si propagò nell'estate 1630 in laguna.[1]

Tra le proposte per argina il diffondersi del morbo lo zio, come il collega medico G. degli Aromatari, propose di attuare rigide misure profilattiche per limitare la contagiosità,[1] avversate dal Collegio dei medici, ma che ottennero risultati e alla fine furono accettarti e condivisi dalla cominità scientifica.[1]

Della collaborazione con lo zio, Folli fece un dettagliato al magistrato della Sanità; il resoconto degli eventi occorsi durante la pestilenza fu pubblicato nel 1509 a Venezia col titolo Vero racconto di tutto quello è occorso l'anno 1630 nel contagio pestilente che disertò l'inclita città di Venezia.[1]

In seguito Folli frequenta l'università di Padova conseguendo la laurea in filosofia e medicina. Si rivelerà portato soprattutto per l'anatomia e la fisiologia. Abbandonata la città patavina, nel 1636 ottiene l'incarico di pubblico anatomico a Venezia,[1] dove tre anni dopo pubblica il suo primo trattato scientifico rilevante: Sanguinis a dextro in sinistrum cordis ventriculum defluentisfacilis reperta via, cui non vulgaris in lacteas nuper patefactas venas animadversio praeponitur.[1]

Nel testo l'oggetto dello studio, con l'ausilio di tavole anatomiche, è la circolazione sanguigna,[1] che il Folli arricchisce con l’analisi delle conoscenze del tempo. Contesta la teoria attribuita al collega Realdo Colombo della "piccola circolazione".[1] Analizzando una salma, studia la malformazione patologica dell'adulto dovuta alla mancata chiusura del foro di Botallo negli atri cardiaci,[1] che causa il mescolamento di sangue arterioso e venoso. Altre considerazioni riguardano la circolazione sanguigna a livello di capillare. Si intesta anche la scoperta delle vene lattee, oggi note anche vasi chiliferi capillari presenti nei villi intestinali, nella specie umana,[1] che il collega Gaspare Aselli aveva trovato negli animali.[1]

Nel successivo saggio Discorso anatomico nel quale si contiene una nuova opinione circa la generazione, et uso della pinguedine con altri principii hippocratici continua a trattare di quest'ultimo argomento. Si sofferma in particolare sulla natura del grasso una sostanza ricavata dalla digestione degli alimenti. Secondo Folli esistono quattro tipi di grasso: la pinguetudine, l'’adipe, il sevo e il midollo osseo,[1] che divergerebbero tra loro per densità. Il grasso giungerebbe fino alle cellule dalla circolazione sanguigna come nutriente che si formerebbe dall'umor latteo.[1] La Nova auris intemae delineatio un breve opuscolo pubblicato a Venezia nel 1645 ebbe un riscontro molto positivo.[1] Si trattava di uno studio approfondito dell'orecchio medio ed esterno corredato da una tavola con rafigurazione molto dettagliate dell'organo uditivo.[1] Tra le immagini presenti quelle che interessano il martello, ossicino presente nell’orecchio medio riscuoterà un notevole interesse.[1] L'opuscolo che aveva come naturale destinatario, al celebre anatomista danese Thomas Bartholin (italianizzato in Tommaso Bartolini) cui fu recapitato, dimostra i cordiali rapporti di collaborazione tra i due scienziati.[1] Un'altra missiva inviata al Bartolini contiene un ulteriore dissertazione in anatomia relativa a diversi organi è l'Observationes quaedam anatomicae del 1864.[1]

La notorietà di questi trattati favorirà la carriera del Folli: prima nominato protomedico alla Sanità, incarico prima esercitato dallo zio, per poi accedere al Collegio dei medici, prima come membro e poi col prestigioso titolo di priore (dal 1652 al 1671).[1] Su sua proposta a Venezia a san Giovanni dell'Orio fu eretto il teatro anatomico[1] che fu inaugurato nel 1671, costruzione andata distrutta nel 1800 a causa dei un incendio in cui andarono perduti anche la documentazione d'archivio e l'annessa biblioteca. Nella rovina dovuta al rogo della struttura non si salvò il busto a lui dedicato.[1]

Non si hanno notizie certe in merito alla data di morte del medico, sulla statua andata distrutta era indicato l'anno 1682. L'ultima annotazione che lo riguarda è del 12 luglio dell'anno precedente.[1] La fama del Folli tra gli studiosi contemporanea fu notevole ed è testimoniata dai rapporti che intrattenne con i più insigni colleghi. Membro dell'Accademia degli Incogniti, Folli si è dilettato anche in campo letterario. Le sue opere furono però firmate con pseudonimi e quindi rimangono ignote.[1]

  • Vero racconto di tutto quello è occorso l'anno 1630 nel contagio pestilente che disertò l'inclita città di Venezia, Venezia;
  • Sanguinis a dextro in sinistrum cordis ventriculum defluentisfacilis reperta via, cui non vulgaris in lacteas nuper patefactas venas animadversio praeponitur;
  • Discorso anatomico nel quale si contiene una nuova opinione circa la generazione, et uso della pinguedine con altri principii hippocratici, Venezia, 1644;
  • Nova auris intemae delineatio, Venezia, 1645;
  • Observationes quaedam anatomicae.
  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Antonella Pagano, Cecilio Folli, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 23 gennaio 2024.

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