Cimitero monumentale di Torino

Principale cimitero della città Torino

Il cimitero monumentale di Torino - precedentemente conosciuto come cimitero generale[2] - è il più grande cimitero della città di Torino, tra i primi in Italia per numero di defunti (oltre 400.000[3]).

Cimitero monumentale di Torino
Entrata del cimitero
TipoCivile
Confessione religiosaMista
Stato attualeIn uso
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
CittàTorino
Costruzione
Periodo costruzione1827-1829
Data apertura5 novembre 1829
Area600.000 m2 (60.0 ha)[1]
ArchitettoGaetano Lombardi
Mappa di localizzazione
Map

Situato a Regio Parco (a nord-est rispetto al centro storico), è posto a ridosso del parco Colletta, poco a monte della confluenza della Dora Riparia nel Po.

La parte antica del cimitero si sviluppa a partire dall'ingresso principale di corso Novara ed è di forma ottagonale. Essa contiene numerose tombe storiche e 12 km di porticati, arricchiti da sculture di pregio artistico, da cui il nome di "cimitero monumentale".

Nel corso degli anni vi sono stati successivi ampliamenti del corpo storico centrale in direzione del parco Colletta. Al cimitero è annesso un tempio crematorio edificato nel 1882, il secondo in Italia dopo quello di Milano (1876).

La costruzione del Monumentale fu deliberata nel 1827 dal consiglio dei decurioni, antenato del moderno consiglio comunale, in sostituzione del cimitero di San Lazzaro (fuori di Porta di Po) e del cimitero di San Pietro in Vincoli (fuori di Porta Palazzo). La proposta e il finanziamento dell'opera avvennero su impulso del filantropo marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo, che nel 1828, con la donazione di 300.000 lire sabaude, permise l'acquisto del terreno e l'edificazione del primo nucleo. Il progetto fu elaborato dall'ingegnere Gaetano Lombardi. La prima pietra fu posata dall'allora sindaco di Torino Luigi Francesetti di Mezzenile il 17 maggio 1828 e il 6 novembre 1829 il Cimitero apriva al pubblico con l'inumazione delle prime salme[4]. Il problema più rilevante da affrontare fu l'infiltrazione d'acqua della vicina Dora Riparia, questione che fu risolta deviando il corso del fiume e rettificandone il tracciato meandriforme[5], sebbene i lavori del progetto del 1889 furono eseguiti soltanto nel 1930.

Il Cimitero Monumentale viene progressivamente ampliato: la prima ampliazione è progettata dall'ing. Carlo Sala, la terza e la quinta dall'ing. Carlo Ceppi,[6] fino ad arrivare all'ottava ampliazione.

In data 27 ottobre 2015 il comune di Torino ha intitolato il piazzale di entrata al cimitero proprio a Carlo Tancredi Falletti di Barolo per ricordare il decisivo contributo dato alla costruzione dello stesso[7].

Monumenti

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Il Cimitero Monumentale è un vero e proprio museo a cielo aperto di scultura, architettura e decorazione, con tombe e monumenti eretti in stile bery, neoclassico, eclettico, art-deco. Numerosissimi i punti di interesse storico ed artistico. Tra le tante tombe monumentali, risultano di particolare rilievo la Tomba Denina Sineo, la Tomba Pongiglione e la Tomba del Grande Torino[8], ma soprattutto l'imponente Mausoleo Tamagno.

Personalità sepolte al Monumentale

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  1. ^ lastello.it, https://lastello.it/blog/cimiteri-piu-grandi-italia/.
  2. ^ The Monumental Cemetery of Turin, su significantcemeteries.org.
  3. ^ Gian Paolo Ormezzano, Una passeggiata nella città perduta, nel quotidiano La Stampa del 1º novembre 2001, p. 47.
  4. ^ Manuela Vetrano, Torino silenziosa - il monumentale si racconta, Editrice il Punto - Piemonte in Bancarella, 2017.
  5. ^ Dora, tratto inalveato
  6. ^ Andrea Bocco, Annalisa Dameri e Silvia Gron, Il territorio della Confluenza - Viaggio nella Circoscrizione 7, Torino, Città di Torino - Circoscrizione 7, 2004.
  7. ^ Il nuovo Piazzale Carlo Tancredi Falletti di Barolo a Torino
  8. ^ Torino: Cimitero Monumentale
  9. ^ Luca Castelli, Un anno senza Ezio Bosso: una lapide al Monumentale per la sua «musica libera», su Corriere della Sera, 13 maggio 2021. URL consultato il 24 luglio 2021.
  10. ^ L’ultimo saluto a Ezio Bosso un anno dopo la morte causa Covid, su La Repubblica, 13 maggio 2021. URL consultato il 5 settembre 2024.

Bibliografia

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Voci correlate

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