Cittadella di Ancona

Fortezza della città di Ancona, Italia

La Cittadella o Fortezza[1] di Ancona è una grande opera militare rinascimentale, opera di Antonio da Sangallo il Giovane, uno dei padri del fronte bastionato all'italiana, ossia delle fortificazioni a prova di cannone. Sorge sulla cima del colle Astagno, in posizione panoramica, affacciata sulla città e sul porto. È parte del rione di Capodimonte. A livello giovanile è conosciuta con il nome di Casematte[2].

Cittadella o Fortezza di Ancona
La forbice d'ingresso
dopo il restauro del 2024
Ubicazione
Stato Repubblica di Ancona
Stato Pontificio (bandiera) Stato Pontificio
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
RegioneMarche
CittàAncona
IndirizzoVia della Cittadella
Coordinate43°36′48.56″N 13°30′31.02″E
Informazioni generali
TipoCittadella
StileRinascimentale
Costruzione1532-1538
CostruttoreAntonio da Sangallo il Giovane
Materialelaterizi
Condizione attualeParzialmente restaurata
Proprietario attualeRegione Marche
VisitabileParzialmente (area del segretariato dell'Iniziativa Adriatico Ionica)
Informazioni militari
Funzione strategicaFortezza
Azioni di guerra1799, 1849, 1860
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

La Fortezza, che occupa un'area di 13.000 mq ed ha un perimetro di circa un chilometro[3], confina a sud-est con il Parco della Cittadella, che da essa prende il nome.

Descrizione

modifica
 
Mappa della Fortezza e denominazione dei cinque bastioni - in grigio l'area della sede del segretariato dell'Iniziativa Adriatico Ionica
 
Il Bastione Gregoriano prende nome da papa Gregorio XVI che lo fece ricostruire, come testimoniato dalla lapide e dallo stemma papale.
 
Il mastio visto dal maneggio del Parco della Cittadella
 
Panorama dall'armeria

La Fortezza di Ancona, situata sulla sommità del colle Astagno a 100 metri sul mare, ha la forma di una stella pentagonale, irregolare per adattarsi all'orografia del terreno. Questa forma ha una valenza simbolica: il numero 5 è collegato all'idea della mano e quindi a quella di potenza, ed è ricorrente nelle piante delle fortificazioni rinascimentali[4][5].

I bastioni

modifica

I cinque bastioni hanno le denominazioni elencate di seguito, a partire dall'ingresso e procedendo in senso antiorario[5].

  • Bastione della Campana - è diretto verso il porto ed era collegato da una cortina muraria alla Porta di Capodimonte, sino al XVIII secolo l'ingresso principale della città per chi proveniva da nord. Appena dopo la liberazione della città dall'occupazione nazista, per agevolare l'ingresso dei veicoli degli Alleati, vennero demolite sia la porta, sia il tratto di mura in questione, di cui rimane però traccia dell'ammorsatura all'esterno del bastione. Singolarità di questo bastione è il saliente doppio, al cui centro si apre una troniera doppia; questa caratteristica è tipica della tipologia "a campana", da cui il bastione prende il suo nome[6]
  • Bastione Gregoriano - prende il nome dal papa che lo fece ricostruire: papa Gregorio XVI (1765 – 1846); l'intervento si era reso necessario perché l'opera era stata quasi completamente demolita per ordine del comando austriaco che occupava la città in epoca napoleonica. L'intervento di ricostruzione terminò nel 1841, come si legge nella lapide ancor oggi visibile sulle mura, sovrastata dallo stemma del papa. Il bastione originario, di dimensioni più limitate, era denominato "Cavaliere a basso". La cortina che collega il Bastione del Giardino a quello Gregoriano è detta "cortina a scalone" e su essa si innestano le mura del campo trincerato, al cui interno si estende il Parco della Cittadella.
  • Bastione del Giardino - è il più grande e si spinge all'interno del campo trincerato, ora occupato dal Parco della Cittadella. A sud del bastione si trova il maneggio "Cavalieri della Cittadella".
  • Bastione della Guardia - è diretto verso Piazza Grande (ora del Papa), piazza principale della città tra il XV e il XIX secolo; originariamente era denominato "Bastione della Gran Guardia". Sul suo fianco destro è situato l'ingresso alla Fortezza, originariamente raggiungibile attraverso un ponte levatoio. Sul fianco del bastione della Guardia è situato l'ingresso della fortificazione e l'edificio del corpo di guardia, da cui la struttura prende il suo nome.
  • Bastione della Punta - è collegato dalla cinta muraria cittadina alle fortificazioni di Monte Cappuccini. Nel XVII secolo assunse i nomi di "Barberino" (dal cognome di papa Urbano VIII, sotto il cui pontificato l'opera fu modificata allungandola[6]) e "Sant'Andrea".

L'area centrale

modifica

Al centro della Fortezza si apre la piazza d'armi, a pianta quadrangolare, con tre lati edificati e il quarto aperto su un vasto panorama sul porto, sul colle del duomo e su quello del faro[7].

Nel settore sud-occidentale si erge la Torraccia (o Belvedere), su cui sorgeva sino all'inizio degli anni duemila il pennone della bandiera; da essa si domina un vastissimo panorama a 360 gradi sul golfo di Ancona, sul porto e sui rioni più antichi della città, sino alla periferia e a Monte Conero; in lontananza si vedono gli Appennini verso sud-ovest e il monte San Bartolo, nei pressi di Pesaro, verso nord-ovest. Dopo la liberazione della città dall'occupazione tedesca, in seguito alla battaglia di Ancona, sul pennone venne issata la bandiera della Polonia, ossia quella del II Corpo polacco, autore della liberazione insieme alle truppe del Corpo Italiano di Liberazione e ai partigiani della Brigata Maiella[8].

Nel punto d'innesto tra il Bastione del Giardino e la cortina a scalone, si erge il mastio, un tempo punto di massima altezza della fortificazione, originariamente coronato da merlature e troniere. Il mastio è affiancato da un edificio che ospitava nel piano più alto una vasta armeria del periodo postunitario, con migliaia di fucili, accolti da rastrelliere, ancora conservate; l'aspetto di questo edificio non è quello originario: la facciata a bugnato è stata realizzata nel periodo napoleonico e l'armeria dell'ultimo piano è stata aggiunta in epoca post-unitaria[9]. Dall'armeria è visibile un ampio panorama sul centro cittadino, che spazia dal porto al Duomo, al Faro, a Monte Cardeto.

Il mastio è collegato alla Torraccia da un'alta cortina marciaronda, sostenuta da archi a sesto acuto, resto delle precedenti fortificazioni medievali[5].

I cunicoli

modifica
 
Mappa dei cunicoli
 
Il cunicolo del Bastione Gregoriano che conduce all'aperto

Nel sottosuolo della Fortezza e delle sue immediate vicinanze si dipana una rete di cunicoli, che si estende su più livelli collegati da rampe; la funzione originaria era quella di consentire ai soldati di raggiungere le casematte, le feritoie, le riserve d'acqua potabile e le varie postierle (qui denominate "sortite"). Sono quasi tutti voltati a botte. Antiche targhe recano i nomi dei vari cunicoli e permettevano ai soldati di orientarsi nel dedalo di percorsi sotterranei. Dall'esterno sono visibili le feritoie, di cui sono muniti lunghi tratti dei cunicoli, e le troniere delle casematte.

I cunicoli si articolano in vari sistemi, descritti brevemente di seguito e illustrati nella mappa a fianco[5].

  • Cunicoli del Bastione Gregoriano. L'accesso si trova poco a sud della Torraccia. Si estendono su due piani: il superiore comprende tre casematte ed è collegato al sottostante da una scalinata, a cui si accede attraverso un secolare portone di quercia; il piano inferiore, visibile dal sovrastante attraverso un'apertura circolare simile ad un pozzo, è caratterizzato da lunghe file di feritoie.
  • Cunicoli del Bastione del Giardino. L'ingresso si trova alla base del mastio. Anch'essi si articolano in due piani e anche in questo caso nel piano più basso si aprono lunghe file di feritoie. In questo bastione non ci sono casematte. Sono presenti due lunghi ambienti coperti a botte ribassata, un tempo utilizzati come depositi di armi e caratterizzati dalla presenza di gradoni laterali. Il lungo cunicolo della cortina a scalone collega questi sotterranei a quelli del Bastione Gregoriano. Sono presenti due postierle che conducono nell'adiacente campo trincerato.
  • Cunicoli del Bastione della Campana. L'ingresso si trova in corrispondenza della gola del bastione. Essi sono caratterizzati dalla presenza di due casematte affiancate, che condividono un'unica cannoniera doppia, diretta verso il porto; sono presenti anche due ulteriori casematte. Un lungo cunicolo passa al di sotto delle mura e continua sotto terra all'esterno della fortificazione, seguendo il perimetro del Bastione della Guardia e arrivando infine ad una stanza dalla pianta lenticolare, che accoglie due cisterne d'acqua. A metà percorso si trova un bivio da cui parte un cunicolo che conduce ad una "sortita", o porta di soccorso, occultata nel terreno ad una certa distanza dalle mura, in mezzo al bosco di Capodimonte.
  • Cunicoli del Bastione della Punta. L'ingresso si trova alla base del muro di contenimento della piazza d'armi centrale. Essi sono collegati ai cunicoli del Bastione della Campana mediante il sotterraneo esterno alle mura descritto sopra. Originariamente erano collegati anche ai cunicoli del Bastione del Giardino, tramite un passaggio chiuso in epoca imprecisata. Hanno lo scopo di raggiungere le due casematte che proteggono la tenaglia tra il Bastione della Guardia e quello della Punta.
  • Cunicoli dell'armeria. Sono isolati da tutti gli altri e sono caratterizzati da volte a vela; il loro ingresso è interno all'edificio dell'armeria e la loro funzione era quella di deposito.
  • Galleria d'ingresso. È la larga scala sotterranea che serve da ingresso principale alla fortificazione; corre sotto il corpo di guardia, ora sede del segretariato dell'Iniziativa adriatico ionica, ed esce all'aperto in corrispondenza del lato corto meridionale di quest'edificio. Originariamente si raggiungeva dall'esterno attraverso un ponte levatoio, di cui sono ancor presenti gli alloggiamenti per i cardini, l'argano ligneo originario e i tubi di passaggio per le catene che ne permettevano il movimento. È collegata alla casamatta che proteggeva l'ingresso, munita anche di una feritoia di estremo soccorso, puntata verso la testa di chi si trova davanti al portone.
 
L'ingresso, sul fianco del Bastione della Guardia
 
L'ingresso visto di fronte, sopra al quale sono poste due lapidi: quella sottostante è quella posta nel momento dell'inizio dei lavori di costruzione (costruenda). Vi si legge il nome di papa Clemente VII, quello del cardinale Benedetto Accolti e la data MDXXXIII; la lapide superiore si riferisce invece al restauro di papa Gregorio XVI.
Sopra all'arco d'ingresso sono visibili i passaggi per le catene che permettevano il movimento del ponte levatoio.
 
Un tratto della cinta muraria cittadina del Trecento, riutilizzato dal Sangallo nella cortina marciaronda che collega il mastio con la Torraccia.
Sono visibili alcune piante di violacciocca e di bocca di leone, specie rupicole che si adattano a vivere sulle antiche mura
 
Galleria d'ingresso: vista verso l'esterno
 
Una cannoniera
 
Galleria d'ingresso: vista verso l'interno

L'origine

modifica

La Cittadella di Ancona venne eretta a partire dal 1532 dall'architetto Antonio da Sangallo il Giovane[10], autore anche delle coeve Fortezza da Basso di Firenze (1534-1537) e Rocca Paolina di Perugia (1540-1543). Queste tre fortificazioni furono alla base dell'affermazione della politica di papa Clemente VII nell'Italia centrale, che mirava a cancellare le ultime città ancora autonome. Il papa cercava in questo modo di reagire al sacco di Roma, che aveva indebolito il suo prestigio e il suo potere economico.

Le tre fortificazioni citate hanno una notevole importanza nella storia dell'architettura militare, in quanto furono fra i primi esperimenti di fronte bastionato all'italiana, ovvero di mura in grado di resistere alle armi da fuoco; infatti queste opere di Antonio da Sangallo il Giovane servirono da esempio per le successive fortificazioni in tutta Italia ed Europa. Negli stessi anni, Sangallo progettò anche le nuove mura e il bastione che porta il suo nome nella vicina Loreto, a protezione della Basilica della Santa Casa.

Nel progettare la Cittadella, Antonio da Sangallo il Giovane oculatamente riutilizzò quanto poteva delle precedenti mura medievali, che sulla cima del colle Astagno formavano un angolo turrito, i cui lati andavano da una parte verso ovest, congiungendosi a Porta Capodimonte e al porto, e dall'altra verso nord-est, sino al Colle dei Cappuccini. Le strutture medievali furono utilizzate nella costruzione del mastio, della cortina marciaronda tra questo e la Torraccia e nella cortina tra il Bastione del Giardino e quello della Punta[11][12].

L'incarico di realizzare la Cittadella era stato dato ad Antonio da Sangallo il Giovane da Papa Clemente VII. Il pontefice aveva infatti proposto al libero comune di Ancona di costruire la fortificazione a spese dello Stato della Chiesa, con l'intento dichiarato di sventare gli attacchi delle navi corsare turche, che allora imperversavano nel Mediterraneo. Il consiglio degli anziani di Ancona, allora repubblica autonoma, accettò la proposta, non sospettando il doppio fine del papa, ossia quello di impossessarsi a tradimento della città. Infatti, il 19 settembre 1532, ciò che era stato già realizzato della nuova fortificazione, già guarnito di soldati, fu utilizzato da papa Clemente VII come cavallo di Troia, che portò alla fine della Repubblica marinara di Ancona e alla sua caduta sotto il diretto controllo dello Stato pontificio.

Una volta terminata la costruzione, i cinque bastioni della Cittadella per decenni tennero sotto tiro il centro della città e tutte le vie di accesso, al fine di reprimere i possibili tentativi di ribellione da parte dei cittadini e di impedire l'arrivo di eventuali alleati. Ciononostante, alcuni giovani esponenti della nobiltà anconetana provarono a organizzare il ripristino delle libertà perdute, e cinque di essi[13] vennero arrestati, imprigionati, torturati e uccisi; i corpi decapitati di tre di loro furono gettati in Piazza Grande con torce accese ai piedi, a monito per tutta la cittadinanza[14][15]. Lo scopo di reprimere gli attacchi ottomani non era però solo un inganno perpetrato al fine di conquistare la città a tradimento, senza spargimento di sangue: il pericolo di incursioni turche era tristemente reale.

La costruzione del campo trincerato

modifica

Tra il 1560 e il 1575, pochi anni dopo il completamento dell'opera, venne realizzato un campo trincerato nell'area adiacente al lato sud-orientale della Cittadella, su progetto di Francesco Paciotto e di Jacopo Fontana; il direttore dei lavori fu Pellegrino Tibaldi. La decisione di realizzare il campo trincerato fu dovuta alla rapida evoluzione delle armi da fuoco, la cui gettata aumentava progressivamente.

Questa fortificazione ha una pianta allungata da nord-ovest a sud-est e, come la Cittadella, comprende cinque bastioni: a sud il Bastione delle Grazie e quello di S. Giacomo, che affiancano la tenaglia d'ingresso, a nord il Bastione Stamira, oggi compreso nell'area del distretto militare, ad est il Bastione di San Ciriaco e ad ovest il Bastione Ottone, che oggi ospita il maneggio; al centro del campo trincerato si allunga un cavaliere in terra.

Il Bastione del Giardino si trovò completamente incluso nella nuova opera fortificata, pur mantendendo la sua importanza strategica, grazie ad alcune modifiche nel posizionamento delle bocche da fuoco. Il Bastione del Giardino, il lato sud-orientale del Bastione della Punta e la cortina compresa tra i due bastioni divennero confine tra le due fortificazioni. Il campo trincerato accoglie dagli anni settanta del Novecento il Parco della Cittadella.

 
Pozzo della cisterna delle acque piovane e feritoie a protezione dell'ingresso

Nel periodo napoleonico e in quello risorgimentale, la Fortezza giocò un ruolo importante nel corso di vari assedi alla città. Essi sono elencati di seguito.

  • Assedio del 1799, sostenuto dai francesi, che occupavano Ancona, contro le forze austro-russo-turche; durò un mese e fu preceduto da due mesi di combattimenti in campo aperto. Terminò con la sconfitta francese. Gli austriaci allora occuparono la città e iniziarono la demolizione della Cittadella, che li aveva costretti a tre mesi di combattimenti. La demolizione fu provvidamente interrotta da papa Gregorio XVI quando già il bastione del cavaliere a basso era stato quasi completamente atterrato.
  • Assedio del 1849, sostenuto dai patrioti risorgimentali che difendevano la città contro le truppe austriache; durò ventisei giorni e vide contrapposti 4.000-5.000 italiani a difesa della città e più di 11.000 austriaci assedianti, coadiuvati da una flotta di sette navi che bloccavano il porto. Terminò con il bombardamento incessante della città e della Cittadella, che portarono alla resa dei patrioti italiani; il comandante austriaco concesse ai patrioti l'onore delle armi.
Nel 1899, in occasione del cinquantenario dell'assedio, Ancona venne insignita della medaglia d'oro come Benemerita del Risorgimento nazionale per l'eroismo e l'attaccamento agli ideali di libertà e di indipendenza dimostrati nel 1849[16]
La presa di Ancona da parte delle forze sarde portò all'unificazione delle Marche e dell'Umbria, fatto che a sua volta permise di collegare le regioni del Nord con quelle del Sud. L'anno successivo, 1861, fu così possibile la proclamazione del Regno d'Italia[17].
 
Il rancio dei soldati nei vari giorni della settimana, dipinto sulle pareti dell'edificio principale; rischia di scomparire per distacco dell'intonaco.
 
Le rastrelliere ottocentesche all'interno dell'armeria

Dopo L'Unità d'Italia

modifica

Ancona entrò nel Regno di Sardegna nel 1860, confluito nel Regno d'Italia nel 1861; in quest'anno il re Vittorio Emanuele II la dichiarò "piazzaforte di prima classe del regno". Nel seguì un periodo di febbrile attività edificatoria, per rendere la città imprendibile da terra e da mare. Tra le altre cose, era necessaria una grande armeria, per contenere le migliaia di fucili necessari a difendere la città. Per la sua costruzione fu scelta la Cittadella e in particolare l'edificio cinquecentesco che si affacciava sulla piazza d'armi centrale: esso venne sopraelevato, e nel nuovo piano fu realizzata una vastissima sala con rastrelliere lignee destinate ad accogliere 25.000 fucili[9]. Ancor oggi le rastrelliere necessarie a sostenere le armi si sono conservate, e la veduta del loro insieme è assai suggestiva. La sopraelevazione ottocentesca supera in altezza il mastio, a cui si affianca; esso dunque non svetta più sugli altri edifici, come aveva fatto per più di tre secoli.

A livello cittadino, tra gli interventi più notevoli del periodo della piazzaforte di prima classe ci fu la costruzione di una nuova e più ampia cinta muraria nel settore orientale. In particolare, il nuovo tratto di mura collegò il bastione San Giacomo della tenaglia del campo trincerato, la Lunetta di Santo Stefano e Forte Cardeto, cingendo un'area doppia rispetto a quella che sino a quel momento era stata l'estensione della città. Inserite nella nuova compagine difensiva, la Cittadella e l'adiacente campo trincerato continuarono a svolgere un ruolo strategico sino ai primi anni del Novecento; con la Seconda guerra mondiale, l'avvento dei bombardamenti aerei rese obsolete tutte le fortificazioni bastionate, che avevano dominato la difesa per circa cinquecento anni.

 
Foto che testimonia l'estremo degrado in cui versava l'antico argano ligneo dell'ingresso della Cittadella, che permetteva l'alzarsi e l'abbassarsi del ponte levatoio; è stato poi finalmente restaurato.
 
Interno dell'edificio principale, ancora da restaurare

L'abbandono

modifica

In seguito al terremoto del 1972, la poderosa fortificazione, che era ancora adibita ad usi militari, venne abbandonata; seguirono più di tre decenni di incuria, durante i quali le strutture vennero danneggiate dalla mancanza di manutenzione e dai vandali, mentre l'area acquisiva un valore naturalistico particolare, con la nascita spontanea di specie della macchia mediterranea nelle aree non edificate e di capperi sulle antiche mura.

Negli anni settanta il campo trincerato adiacente alla Fortezza passò dal demanio militare al comune e al suo interno fu inaugurato il Parco della Cittadella, che allora era il più vasto parco urbano di Ancona; il nome del parco si riferisce al fatto che esso inizialmente comprendeva anche la confinante Cittadella, a cui si poteva accedere attraverso una scala di tubi Innocenti. La Cittadella divenne così per la prima volta accessibile alla cittadinanza. Dopo alcuni anni, a causa del mancato restauro delle sue strutture, la Fortezza divenne inagibile e pertanto la scala che la collegava con il parco venne prima chiusa e poi smontata, lasciando al completo degrado l'antica fortificazione rinascimentale.

Nonostante la rimozione della scala e la chiusura dell'unico ingresso, la Fortezza e i suoi cunicoli erano comunque esplorati dai ragazzi della città, che in vari modi riuscivano comunque ad entrare. Essi l'avevano denominata "le Casematte"[2]. La denominazione deriva dalla frequenza con cui ricorre il termine "casamatta" nelle antiche targhe di segnalazione, che servivano di orientamento ai soldati nella rete di cunicoli; i ragazzi della città, leggendo tali targhe, ne trassero il nome di tutta la fortificazione[18]. A livello popolare e giovanile la Fortezza è ancor oggi chiamata "le Casematte".

Nel 2003 la Cittadella fu acquistata dalla Regione Marche, che ne è l'attuale proprietaria; fu una svolta che permise finalmente di pensare al restauro e ad una nuova destinazione del monumento rinascimentale.

La rete dei cunicoli, ben conosciuta dagli esploratori abusivi e ampiamente descritta nei testi nel frattempo editi[12], era semisconosciuta a livello istituzionale, tanto che nel corso dei lavori di restauro del 2024 si parlò della "scoperta" di cunicoli e camere ipogee[19].

Triste segno di quanto le istituzioni ignorassero le testimonianze storiche della Cittadella, e della conseguente scarsa considerazione che ad esse riservavano, fu il progetto regionale del 2008, che prevedeva di realizzare all'interno dell'armeria una sala convegni, eliminando le rastrelliere ottocentesche presenti, monumentale documentazione del periodo in cui Ancona era piazzaforte di prima classe del Regno d'Italia[20].

 
Mappa che mostra la distinzione tra la Cittadella o Fortezza e il Parco della Cittadella, che si estende nel campo trincerato.

Errori di denominazione

modifica

Il nome corretto del monumento, sulle carte e nel secolare uso popolare, è semplicemente Cittadella o Fortezza, senza altre specificazioni[21].

Quando però finalmente iniziarono i restauri, le istituzioni e i giornali, dimentichi del nome reale del monumento e pensando che il termine "Cittadella" indicasse il parco adiacente, cominciarono ad indicare l'antica fortificazione con i nomi di Fortezza Sangallo o Rocca Sangallo, scorretti storicamente e mai usati[22]; a volte è stata chiamata rocca della Cittadella, come se la Cittadella fosse qualcosa d'altro e il monumento in oggetto fosse la sua rocca [23]. Tra l'altro, il termine "rocca" è improprio, in quanto si riferisce a fortificazioni pienamente medievali o di transizione tra quelle medievali e quelle rinascimentali, mentre la Cittadella di Ancona è pienamente rinascimentale. Erano stati anche posti alcuni cartelli indicatori che riportavano le diciture errate. Addirittura è stata utilizzata anche l'espressione rocca San Gallo[24], storpiando il nome del progettista.

Questi errori di denominazione sono da attribuire al lungo periodo di abbandono che ha subito il monumento, durato dal 1973 al 2008.

Come mostrato nella mappa a fianco, la Cittadella non va confusa con l'omonimo Parco della Cittadella[2], che occupa il limitrofo Campo Trincerato, sempre del Cinquecento, ma costruito qualche decennio dopo; il parco deve la sua denominazione al fatto che negli anni settanta del Novecento, come già accennato, esso e la Cittadella erano stati collegati tramite una scala e li si consideravano perciò entrambi parte del parco appena inaugurato.

 
Stati membri dell'Iniziativa Adriatico-Ionica.
 
Le bandiere degli stati membri dell'Iniziativa Adriatico-Ionica, sopra all'ingresso.
 
L'ingresso e, sulla destra, la feritoia che lo difendeva

Sede del Segretariato permanente dell'Iniziativa Adriatico Ionica

modifica
  Lo stesso argomento in dettaglio: Iniziativa Adriatico Ionica.

Il 19 giugno 2008 la Fortezza di Ancona è divenuta sede del Segretariato permanente dell'Iniziativa Adriatico Ionica, emanazione del Ministero degli Esteri e ed organizzazione internazionale che promuove la collaborazione tra Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro, Serbia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, San Marino e Grecia, al fine di favorire il processo di integrazione nell'Unione Europea dei paesi membri.

Dovendo diventare sede di un tale organismo, la Cittadella è stato oggetto di un restauro importante, che ha interessato parte del bastione della Guardia, compresa la galleria d'ingresso[25]. È stato finalmente restaurato, inoltre, il pluricentenario argano in legno che serviva per alzare il ponte levatoio[2].

Restauro

modifica

Nel 2018, a dieci anni dall'insediamento della sede del segretariato dell'Iniziativa Adriatico Ionica, la Cittadella versava in uno stato di degrado sempre più avanzato, tranne la parte già restaurata del Bastione della Guardia. Ciò portò il sindaco della città a firmare un'ordinanza con la quale dichiarò inagibile tutto il complesso, tranne la piccola parte sulla quale si era già intervenuti. Furono installate anche delle reti paramassi, per impedire che eventuali crolli delle mura potessero provocare danni nelle strade sottostanti[26][25].

Nel luglio del 2020, il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli dichiarò che la Regione si sarebbe fatta carico del "recupero e riqualificazione del complesso della Cittadella di Ancona", compreso il "complesso e affascinante reticolo di cunicoli sotterranei", in base a quanto previsto dal Piano Operativo “Cultura Turismo” gestito dal Ministero dei Beni Culturali. Per il primo lotto era previsto un finanziamento di tre milioni di euro; esso avrebbe dovuto comprendere il restauro del Bastione della Campana, del Bastione Gregoriano, del marciaronda e della Torraccia; le tappe sarebbero dovute essere queste: procedure di gara avviate entro il 30 giugno 2021, progettazione entro il 2020 e termine lavori entro il 2023[25][27].

Solo nel marzo del 2023, con la giunta regionale presieduta da Francesco Acquaroli, sono però iniziati i lavori di restauro e di consolidamento delle mura esterne, attualmente in avanzata fase di realizzazione. Il finanziamento statale è di circa 4 milioni di euro, e quello messo a disposizione della giunta regionale è di ulteriori 3 milioni di euro. Ciò consentirà di restaurare anche alcuni edifici, diversi cunicoli e tutte le mura di cinta; ulteriori lavori interessanno successivamente l'intero complesso monumentale. Le associazioni naturalistiche, in occasione dell'inizio dei lavori di restauro, hanno chiesto rispetto per il patrimonio arboreo nel quale il monumento è inserito[28].

Immagini di settori già restaurati
  1. ^ "Fortezza" è il nome storicamente e popolarmente corrente della fortificazione.
  2. ^ a b c d Cittadella, su isedicifortidiancona.com. URL consultato il 7 novembre 2024.
  3. ^ Documento della Regione Marche
  4. ^ C. Mazzetti, G. Bucciarelli, F. Pugnaloni, Il Lazzaretto di Ancona, un’opera dimenticata, Editore Cassa di Risparmio di Ancona, 1978.
  5. ^ a b c d Mezzetti Carlo, Pugnaloni Fausto, Dell'architettura militare: l'epoca dei Sangallo e la Cittadella di Ancona, Edizioni Errebi - Ancona 1984;
  6. ^ a b Fabio Mariano, Architettura nelle Marche - dall'età classica al liberty, Firenze, Nardini editore, 1995.
  7. ^
  8. ^ Giuseppe Campana e Raimondo Orsetti (a cura di), Ancona 1944 - Immagini dei fotografi di guerra inglesi e polacchi, Regione Marche - Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione delle Marche, 2004.
  9. ^ a b Fabio Barigelletti, Dentro la Cittadella, Regione Marche, ediz. Nuove Ricerche, Ancona, 2004. ISBN 1000000450378
  10. ^ Il Sangallo fu forse affiancato nella progettazione da Antonio Labacco e Bartolomeo de Rocchi, nel 1532-1539. Successivamente operarono alla Cittadella e nell'adiacente campo trincerato alcuni tra i migliori architetti militari del Cinquecento: nel 1534 Pierfrancesco Fiorenzuoli, nel 1538-1540 Girolamo Marini, nel 1550-1555 e di nuovo nel 1571 Giovanbattista Pelori, nel 1570 Francesco Paciotto, nel 1562 Francesco Lavarelli, nel 1567 Giacomo Fontana e nel 1570 Pellegrino Tibaldi. Si veda: Fabio Mariano, Architettura nelle Marche - dall'età classica al liberty, Firenze, Nardini editore, 1995.; Massimo Coltrinari, L'ultima difesa pontificia di Ancona, 7-29 settembre 1860: La piazzaforte, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2012, p. 105, ISBN 9788861348882.
  11. ^ Fabio Barigelletti, Dentro la Cittadella, Regione Marche, ediz. Nuove Ricerche, Ancona, 2004 (p. 17-18). ISBN 1000000450378
  12. ^ a b
    • Carlo Mezzetti e Fausto Pugnaloni, Dell'architettura militare: l'epoca dei Sangallo e la Cittadella di Ancona, Edizioni Errebi - Ancona 1984;
    • Fabio Mariano, Architettura militare del '500 in Ancona. Dal Sangallo al Fontana. Con la trascrizione del Codice Vaticano latino 13325 di Giacomo Fontana (1588/89), presentazione di Werther Angelini, Ed. Quattroventi, Urbino 1990. ISBN 8839201734.
  13. ^ Si tratta di Marco Antonio Antiqui, Leonardo di Pier Sante Bonarelli, Giovanni Battista Benincasa, Romano Giacchelli, Andrea Buscaratti. Si veda: Carisio Ciavarini, Sommario della storia di Ancona raccontata al popolo anconitano, Ancona, 1867.
  14. ^ Carisio Ciavarini, Sommario della storia di Ancona raccontata al popolo anconitano, Ancona, 1867, pp. 153-159.
  15. ^ Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978), voce Bernardino Castellari
  16. ^ Regio decreto n. 178 del 18 maggio 1899 col quale viene concessa alla città di Ancona la medaglia d'oro in ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza negli episodi militari del 1849, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 118 del 20 maggio 1899. Si veda il sito dell'Istituto del Nastro Azzurro, pagina, 170º Anniversario – L'Assedio di Ancona del 1849
  17. ^ Massimo Coltrinari, L'ultima difesa pontificia di Ancona, su books.google.it.
  18. ^ Gunter Spiegelmann & Marco Benedettelli, Casematte, su argonline.it. URL consultato il 4 novembre 2024.
  19. ^ La fortezza della Cittadella ripulita. Spuntano cunicoli e camere ipogee: "Tesori rimasti nascosti per secoli", su ilrestodelcarlino.it. URL consultato il 4 novembre 2024.
  20. ^ Emanuele Garofalo, La Rocca Sangallo perde pezzi, su cronacheancona.it. URL consultato il 15 novembre 2024.
  21. ^
    • Mappa storica (JPG), su visitancona.com. URL consultato il 4 novembre 2024.
    • Carlo Mezzetti e Fausto Pugnaloni, Dell'architettura militare: l'epoca dei Sangallo e la Cittadella di Ancona, Edizioni Errebi - Ancona 1984.
  22. ^ Fortezza Sangallo, su comune.ancona.it. URL consultato il 6 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2013).
  23. ^ L'errata denominazione è presente anche in alcune pagine dei siti ufficiali della regione Marche e del Comune di Ancona (in cui è chiamato Rocca della Cittadella). Si veda: Nel sito ufficiale dell'Iniziativa Adriatico-Ionica, e nelle pagine più recenti del sito ufficiale del Comune di Ancona, invece, il monumento è correttamente indicato con il nome "Cittadella". Si veda:
  24. ^ Emanuele Garofalo, Macroregione, adesso si fa sul serio, in Mondo Lavoro, n. 7, novembre 2016, anno XXIII (p. 114)
  25. ^ a b c Badaloni Giovanna, Oltre il muro. Verso nuovi scenari di valorizzazione e riuso della Cittadella di Ancona, a cura di Cardaci, A., Picchio, F., Versaci, A., ReUSO 2024. Documentazione, restauro e rigenerazione sostenibile del patrimonio costruito. Atti del Convegno Internazionale ReUSO 2024. Documentation, Restoration and Reuse of Heritage - 12th Edition. Bergamo, 29-31 ottobre 2024, Alghero, Publica, pp. 726-737. ISBN 9788899586454.
  26. ^ Sito Cronache Ancona, 25 maggio 2018, articolo Cittadella a pezzi
  27. ^ Sito ufficiale della Regione Marche, Luca Ceriscioli : Interventi a favore di Ancona, una sommatoria di positività
  28. ^

Bibliografia

modifica
  • Carlo Mezzetti, Pugnaloni Fausto, Dell'architettura militare: l'epoca dei Sangallo e la Cittadella di Ancona, Edizioni Errebi - Ancona 1984;
  • Fabio Mariano, Architettura militare del '500 in Ancona. Dal Sangallo al Fontana. Con la trascrizione del Codice Vaticano latino 13325 di Giacomo Fontana (1588/89), presentazione di Werther Angelini, Ed. Quattroventi, Urbino 1990. ISBN 8839201734
  • Glauco Luchetti, Ancona città fortificata, Libreria Fogola, Ancona, 1996.
  • Fabio Barigelletti, Dentro la Cittadella, Regione Marche, ediz. Nuove Ricerche, Ancona, 2004. ISBN 1000000450378
  • Fabio Barigelletti, I sedici forti di Ancona: un eccezionale patrimonio da riscoprire, Remel, 2005.
  • Massimo Coltrinari, L'ultima difesa pontificia di Ancona, 7-29 settembre 1860: La piazzaforte, Roma, Edizioni Nuova Cultura, Anno 2012, p. 105. ISBN 9788861348882.
  • Badaloni Giovanna, Oltre il muro. Verso nuovi scenari di valorizzazione e riuso della Cittadella di Ancona. In: Cardaci, A., Picchio, F., Versaci A. (Eds.), ReUSO 2024. Documentazione, restauro e rigenerazione sostenibile del patrimonio costruito. Atti del Convegno Internazionale ReUSO 2024. Documentation, Restoration and Reuse of Heritage - 12th Edition. Bergamo, 29-31 ottobre 2024. Publica, Alghero, 2024, pp. 726-737. ISBN 9788899586454

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
  NODES
orte 33