Dalila Di Lazzaro

attrice e scrittrice italiana (1953-)

Dalila Di Lazzaro, nota anche con lo pseudonimo di Dalila Di Lamar (Udine, 29 gennaio 1953), è un'ex modella, attrice cinematografica e scrittrice italiana.

Dalila Di Lazzaro
Dalila Di Lazzaro nel 1975
Altezza180 cm
Peso67 kg
Occhicelesti
Capellibiondi

Biografia

modifica

Inizia la carriera nel mondo dello spettacolo molto presto per mantenere il figlio Christian, nato il 5 aprile 1969, quando lei aveva solo 16 anni. Inizialmente solo indossatrice, in seguito diviene anche stilista. Inoltre nel 1986 fa da testimonial per il Collirio Octilia nella pubblicità Quando gli occhi parlano[1].

Nel 1972 debutta al cinema nel film western all'italiana Si può fare... amigo, di Maurizio Lucidi con lo pseudonimo di Dalila Di Lamar. Seguono numerose pellicole in ruoli minori, fino al 1974 quando recita nel film, Il mostro è in tavola... barone Frankenstein di Paul Morrissey, fortemente voluta dai produttori Andy Warhol e Carlo Ponti.

 
Dalila Di Lazzaro nel 1975

Dopo essere stata definitivamente lanciata da Alberto Lattuada come attrice protagonista nella pellicola, Oh, Serafina! (1976), anche grazie alla sua altera bellezza, la Di Lazzaro verrà scelta e scritturata in seguito, essenzialmente per il ruolo di femme fatale, girando nel complesso più di trenta film e diverse fiction televisive, divenendo così una protagonista del cinema italiano degli anni settanta, ottanta e novanta. Ha inoltre girato film anche in Francia, Svizzera e Regno Unito.

Nel 2006 ha pubblicato il suo primo libro-autobiografia, dal titolo Il mio cielo, seguito da: L'angelo della mia vita. Piccoli miracoli intorno a me (2008), dedicato al figlio Christian; Toccami il cuore. Amori, sentimenti e passioni della mia vita (2009), il suo secondo romanzo autobiografico; Il mio tesoro nascosto (2011) e Una donna lo sa (2014), un romanzo che tratta della condizione femminile alla luce dei recenti episodi di cronaca di violenza contro le donne. Successivamente ha pubblicato La vita è così (2017), romanzo in cui si affrontano passioni e virtù per uscire dalle crisi.

 
Dalila Di Lazzaro al Festival di Cannes del 2014, al fianco dello sceneggiatore Jeff Domenech

Nuovamente in veste di attrice, partecipa al film del 2013 L'ultima ruota del carro diretto da Giovanni Veronesi, dove interpreta il ruolo di un'arricchita signora veneta, e alle fiction Rodolfo Valentino - La leggenda (2014), regia di Alessio Inturri, trasmessa su Canale 5, dove interpreta la contessa Nina Banzi, e 1992 (2015), regia di Giuseppe Gagliardi, trasmessa su LA7, dove interpreta il ruolo di Amanda.

Vita privata

modifica

Nel 1991 il figlio Christian muore all'età di 22 anni in un incidente stradale sulla via Cassia, a Roma[2][3]. Negli anni successivi la Di Lazzaro sarà anche soggetta a una forma di dolore fisico cronico, in seguito a un incidente motociclistico, avvenuto nel 1997, provocato da una buca in una strada di Roma[4], che le causerà la frattura dell'atlante, costringendola a rimanere immobile nel letto, distesa e convalescente per lungo tempo. Questo infortunio comporterà una battuta d'arresto nella sua carriera di attrice.

È stata per un breve periodo amante di Gianni Agnelli[5] e di Alain Delon, in particolare durante la lavorazione al film Tre uomini da abbattere.[6]

Si è impegnata in iniziative a scopo sociale: durante la Settimana della moda di Milano del 2011, evento organizzato da Camera della Moda, è stata nominata responsabile delle cosiddette "sentinelle anti-anoressia", aventi lo scopo di monitorare le modelle e di segnalare all'assessorato alla salute di Milano i casi patologici o a rischio[7]. È inoltre sostenitrice delle adozioni da parte di genitori non sposati. Si professa cattolica e devota di sant'Espedito[8].

Filmografia

modifica
 
Dalila Di Lazzaro in Frankenstein '80 (1972)
 
Dalila Di Lazzaro con Renato Pozzetto in Oh, Serafina! (1976)

Televisione

modifica

Cortometraggi

modifica
  • Oniricon, regia di Enzo Tarquini (1985)

Pubblicità

modifica

Dalila Di Lazzaro ha anche partecipato come testimonial a due serie della rubrica pubblicitaria televisiva Carosello[9]:

Doppiatrici italiane

modifica

Discografia

modifica

Singoli

modifica
  • Il mio cielo, Edizioni Piemme, 2006.
  • L'angelo della mia vita, Edizioni Piemme, 2008.
  • Toccami il cuore, Edizioni Piemme, 2009.
  • Il mio tesoro nascosto, Edizioni Piemme, 2011.
  • Una donna lo sa, Edizioni Piemme, 2014.
  • La vita è così. Passioni e virtù per uscire dalle crisi, Edizioni Piemme, 2017.
  1. ^ Domenica Live, Dalila Di Lazzaro: "Sogno ancora un figlio da single", su tvzap, 8 novembre 2015. URL consultato il 6 marzo 2019.
  2. ^ Di Lazzaro: "Voglio la verità sulla morte di mio figlio", in la Repubblica, 28 ottobre 1992. URL consultato l'8 settembre 2015.
  3. ^ Monica Coviello, Dalila Di Lazzaro: «Volevo ricordare mio figlio da vivo: all’obitorio mi bendai gli occhi», su Vanity Fair Italia, 29 aprile 2024. URL consultato il 21 agosto 2024.
  4. ^ Il Giorno, 23 dicembre 1998.
  5. ^ 1. Dalila Di Lazzaro ammette: ‘Sì, io e Agnelli eravamo amanti. Era un uomo gaudente e cinico. Sul piano umano non mi ha entusiasmato. Nelle grandi famiglie è così, I sentimenti si frenano, non c’è tempo per gli altri o I figli. Sapete a che pensava lui? 2. Qui l’estratto del libro di Ferruccio De Bortoli che ha rivelato la tresca, su dagospia.com, 7 giugno 2017.
  6. ^ Antonella Rossi, Dalila Di Lazzaro ricorda Alain Delon: «Facevamo l'amore dietro la sua roulotte. Ho provato a rivederlo, ma non ci sono riuscita», su Vanity Fair Italia, 20 agosto 2024. URL consultato il 21 agosto 2024.
  7. ^ Sentinelle anti-anoressia a sfilate Milano, Dalila Di Lazzaro madrina, su Adnkronos. URL consultato il 13 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2014).
  8. ^ Lucio Giordano, Dio si prese mio figlio e Lo abbandonai, ma poi Lo ritrovai con una carezza del Papa, in Dipiù, n. 50, 17 dicembre 2021, pp. 96-100.
  9. ^ Marco Giusti, Il grande libro di Carosello, 2ª ed., Milano, Sperling & Kupfer, 1995, ISBN 88-200-2080-7.
  10. ^ Giusti 1995, p. 247.
  11. ^ Giusti 1995, p. 459.

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàVIAF (EN80292475 · ISNI (EN0000 0000 7823 8458 · SBN UBOV547511 · LCCN (ENno97058305 · GND (DE135843995 · BNE (ESXX1291952 (data) · BNF (FRcb13939495j (data)
  NODES
INTERN 1
Note 2