Etruscologia

studio della civiltà etrusca

L'etruscologia è lo studio della civiltà, dell’arte e della lingua etrusca.

Frontespizio di De Etruria Regali nell'edizione del 1723
Copertina della quarta edizione (1957) di Etruscologia di Massimo Pallottino

Gli Etruschi, pur essendo una civiltà letterata artefice della diffusione dell'alfabeto in tutta l'Italia centrale e settentrionale, non hanno lasciato testimonianze letterarie. Tutti i testi della letteratura etrusca, comprese le Tuscae historiae di cui un piccolo passo è ricordato da Censorino, sono andati perduti o distrutti,[1] così come sono state smarrite le traduzioni latine. È arrivato fino a noi un corpus di circa 13 000 iscrizioni in lingua etrusca di carattere prevalentemente religioso, raccolte nel Corpus Inscriptionum Etruscarum (CIE) e nel Thesaurus linguae Etruscae (TLE). Esistono inoltre in forma di editio minor il Testimonia Linguae Etruscae (TLE) curato da Massimo Pallottino e l'Etruskische Texte (ET) curato da Helmut Rix. Il Corpus Speculorum Etruscorum (CSE) invece raccoglie tutti gli specchi bronzei etruschi.

L'imperatore Claudio, amante della civiltà etrusca, suo appassionato studioso, e sposato con la etrusca Plauzia Urgulanilla, compose un'opera monumentale sugli Etruschi scritta in greco e suddivisa in venti libri dal titolo Τυρρηνικά (traslitterazione: Tyrrhenikà). Ma anche la monumentale opera di Claudio risulta perduta in epoca medievale[2].

Importanti informazioni storiche sugli Etruschi ci vengono fornite dagli storici greci e romani, anche se in modo frammentato, contraddittorio e non organico: Erodoto, Ellanico di Lesbo, Livio, Dionigi di Alicarnasso. La maggioranza delle informazioni si ricavano così dalle numerose fonti archeologiche, presenti in buono stato di conservazione in tutti i territori che costituiscono ancora oggi l'antica Etruria.

Lo studioso e storico scozzese Thomas Dempster è considerato uno dei primi etruscologi. Al servizio del granduca di Toscana Cosimo II, Dempster scrisse De Etruria Regali Libri Septem in latino. La pubblicazione dell'opera di Dempster, che non ottenne l'imprimatur del granduca, avvenne solo molti anni più tardi, tra il 1723 e il 1726, grazie a Thomas Coke. La stampa di De Etruria Regali diede inizio all'interesse degli inglesi per gli Etruschi nel '700 che coinvolse studiosi italiani e stranieri e degenerò presto nel fenomeno chiamato etruscheria.

A partire dalla seconda metà del Novecento, l'archeologo Massimo Pallottino diede un forte impulso all'etruscologia, come disciplina autonoma rispetto agli studi della civiltà romana e greca. Oltre a Pallottino, etruscologi di spicco, passati e presenti, sono stati Ranuccio Bianchi Bandinelli, Mauro Cristofani, Giovanni Colonna, Giulio Giglioli, Giovannangelo Camporeale, Dominique Briquel, Jacques Heurgon e Larissa Bonfante.

modifica

Dal momento che gli Etruschi ebbero una decisiva influenza sulla nascita e sviluppo della civiltà romana, molti etruscologi sono anche studiosi di storia, archeologia e cultura dell'antica Roma.

La rivista scientifica principale è Studi Etruschi, pubblicata annualmente dall'Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici con sede a Firenze. Più recente è la rivista statunitense Etruscan Studies: Journal of the Etruscan Foundation, che ha cominciato la pubblicazione nel 1994.

Lista dei più importanti etruscologi

modifica

In ordine cronologico per nascita:

Antichità

modifica

1500 - 1799

modifica

XIX secolo

modifica

XX secolo

modifica
1900
1910
1920
1930
1940
1960
  1. ^ "Le Tuscae historiae sono andate distrutte. Perduti sono andati i venti volumi Tyrrhenikà scritti dall'imperatore Claudio. Per le notizie ci serviamo di alcuni classici greci e romani e naturalmente di quello che è emerso dagli scavi." in Valeriano Cecconi, Profili di città etrusche: Chiusi, Chianciano, Montepulciano, Tellini, 1980, p. 38.
  2. ^ Mario Torelli, Gli Etruschi, Bompiani, Milano 2000, p. 25.

Bibliografia

modifica

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 9364 · LCCN (ENsh85045469 · GND (DE4219655-3 · BNF (FRcb119694789 (data) · J9U (ENHE987007557935705171
  NODES
Note 2