Francesco Messina Denaro

criminale italiano (1928-1998)

Francesco Messina Denaro, soprannominato "Don Ciccio" (Castelvetrano, 20 gennaio 1928[1]Castelvetrano, 30 novembre 1998[2]), è stato un mafioso italiano, legato a Cosa nostra.

Francesco Messina Denaro

È stato il capo della "cosca" di Castelvetrano e del relativo mandamento, a partire dai primi anni ottanta[3]. Era il padre del noto boss Matteo Messina Denaro.

Biografia

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Sposato con Lorenza Santangelo[4], padre di Rosalia, Bice, Giovanna, Patrizia, Salvatore e Matteo, svolgeva l'occupazione di fattore presso le tenute agricole della famiglia D'Alì, proprietari della Banca Sicula di Trapani (in quegli anni il più importante istituto bancario privato siciliano) e delle saline di Trapani e Marsala[5].

Le prime indagini

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Nel 1957 fu indagato per il clamoroso sequestro-omicidio del notaio Francesco Craparotta e di tale Vito Bonanno: i carabinieri di Castelvetrano lo interrogarono il 16 maggio di quell'anno, ma nel 1964 venne scagionato da ogni accusa[6]. Al 1990 risultava infatti ancora incensurato[6]. In realtà era a capo del mandamento di Castelvetrano dopo la seconda guerra di mafia dei primi anni '80, quando con il mazarese Mariano Agate e con l'alcamese Vincenzo Milazzo fu alleato dei corleonesi contro le famiglie palermitane dei Badalamenti e quelle alcamesi dei Rimi e trapanesi dei Minore.[7]

Nell'ambito del processo per l'omicidio avvenuto nel 1988 di Mauro Rostagno, i pentiti Angelo Siino e Vincenzo Sinacori hanno dichiarato che l'omicidio è stato voluto da Francesco Messina Denaro, il quale avrebbe dato incarico al boss trapanese Vincenzo Virga perché provvedesse all'uccisione di Rostagno.[8] Secondo i collaboratori di giustizia Giovanni Brusca ed Angelo Siino e come ammesso dal figlio Matteo nel corso di un interrogatorio nel 2023, Francesco Messina Denaro si arricchì con il traffico di opere d'arte trafugate dal sito archeologico di Selinunte e sarebbe il mandante del furto dell'Efebo di Selinunte, recuperato dalla polizia a Foligno nel 1968.[9][10]

La latitanza

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Il 23 gennaio 1990 l'allora procuratore capo di Marsala Paolo Borsellino, sulla base delle indagini condotte dal commissario Calogero Germanà[11], chiese la sorveglianza speciale, il divieto di dimora e il sequestro di tutti i beni di "don Ciccio" quale "esponente di primo piano della mafia del Belice", ma il Tribunale di Trapani rigettò la richiesta[6][12]. Nell'ottobre dello stesso anno Borsellino emise un mandato di cattura nei suoi confronti per associazione mafiosa, ma Messina Denaro si diede alla latitanza[6].

Nel maggio 1992 Messina Denaro fu raggiunto da un altro mandato di cattura firmato da Borsellino a seguito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara, il quale accusò anche Antonino Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, di essere affiliato alla locale cosca in cui ricopriva la carica di "consigliere" del capo Francesco Messina Denaro[13][14][15]. Vaccarino querelò Calcara per calunnia ma i giudici prosciolsero il collaboratore di giustizia perché specificarono nelle sentenza del processo che erano «accertati e significativi rapporti tra il Vaccarino e altri esponenti dell'articolazione locale di Cosa Nostra, quali Francesco Messina Denaro [...]»[16], con cui l'ex sindaco aveva costituito una cooperativa agricola[17]; tuttavia nel processo denominato "Alagna Antonino + 30" scaturito dalle accuse di Calcara, Vaccarino venne condannato in via definitiva soltanto per traffico di stupefacenti ma assolto dall'accusa di associazione mafiosa, accusa per la quale Francesco Messina Denaro venne invece condannato a quindici anni di reclusione nello stesso processo[18][17].

Nel 1994 Messina Denaro, insieme al figlio Matteo, fu tra i 74 mandati di custodia cautelare dell'operazione Petrov, scaturita dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Scavuzzo, ma continuò a restare latitante[19]. Nel 1996, sempre insieme al figlio Matteo, venne colpito da un'altra ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'operazione Omega, condotta dai carabinieri con ottanta mandati di cattura e scaturita dalla accuse dei collaboratori di giustizia Antonio Patti, Salvatore Giacalone, Vincenzo Sinacori e Giuseppe Ferro, i quali ricostruirono più di vent'anni di delitti avvenuti nel trapanese[20][21][22].

La morte

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Ricercato da più di otto anni, è morto il 30 novembre 1998, stroncato da un infarto. Per tutta la durata della sua latitanza fu infatti assistito dal medico Vincenzo Pandolfo, originario di Partanna, il quale si consegnò alle autorità nel 2006[23]. Il suo cadavere venne fatto ritrovare, già vestito di tutto punto per il funerale, adagiato lungo il muro di cinta sotto un ulivo nelle campagne tra Castelvetrano e Mazara del Vallo[24][25][26]. Il funerale fu poi vietato per motivi di ordine e sicurezza pubblica. Le sue condizioni fisiche, già piuttosto precarie a causa di una disfunzione renale, erano precipitate per un malore avvenuto almeno 72 ore prima che qualcuno lo facesse ritrovare ai piedi dell’albero. Il giorno 27, infatti, era stato arrestato il figlio Salvatore, funzionario della Banca Sicula, perché sospettato di aver gestito alcuni affari poco chiari della sua famiglia[23]. Il giorno dopo il ritrovamento della salma, il figlio Matteo, all’epoca latitante da cinque anni, affidò il suo necrologio ai giornali siciliani.[27]

  1. ^ Copia archiviata (PDF), su opendatahacklab.org. URL consultato il 2 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 3 agosto 2018).
  2. ^ Morto nel trapanese il boss mafioso Messina Denaro - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 1º dicembre 1998. URL consultato il 15 febbraio 2023.
  3. ^ Una nuova Cosa Nostra Archiviato il 19 ottobre 2013 in Internet Archive. Antimafiaduemila.com
  4. ^ Castelvetrano dopo l’arresto di Messina Denaro: «Se lei fosse il figlio di Hitler non lo difenderebbe comunque suo padre?», su MSN. URL consultato il 6 febbraio 2023.
  5. ^ Matteo Messina Denaro il "Re" di Trapani Archiviato il 19 ottobre 2013 in Internet Archive. Antimafiaduemila.com
  6. ^ a b c d Borsellino e i Messina Denaro, lo 'schiaffo' al giudice, su Agi. URL consultato il 15 settembre 2021.
  7. ^ Giovanni Di Cagno e Gioacchino Natoli, Cosa nostra ieri, oggi, domani: la mafia siciliana nelle parole di chi la combatte e di chi l'ha abbandonata, EDIZIONI DEDALO, 2004, ISBN 978-88-220-6270-3. URL consultato il 26 gennaio 2023.
  8. ^ Mauro Rostagno, processo sotto silenzio, su ilfattoquotidiano.it, 1º marzo 2012. URL consultato il 29 agosto 2012.
  9. ^ Messina Denaro e la passione per le opere d'arte: nel mirino del boss anche il Satiro danzante conservato a Mazara del Vallo, su Corriere della Sera, 20 gennaio 2023. URL consultato l'11 settembre 2023.
  10. ^ Lara Sirignano, Messina Denaro ai pm: «Da latitante giocavo a poker. Mai voluto offendere Falcone», su Corriere della Sera, 8 agosto 2023. URL consultato l'11 settembre 2023.
  11. ^ Audizione del questore Calogero Germanà - Commissione Parlamentare Antimafia - XVII Legislatura (PDF), su documenti.camera.it.
  12. ^ Ergastolo al latitante Messina Denaro: “Fu tra i mandanti delle stragi del ’92”, su lastampa.it, 21 ottobre 2020. URL consultato il 15 settembre 2021.
  13. ^ L'intervista Vincenzo Calcara Archiviato il 19 ottobre 2013 in Internet Archive. Antimafiaduemila.com
  14. ^ VOLEVANO UCCIDERE IL GIUDICE BORSELLINO - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 7 maggio 1992. URL consultato il 15 settembre 2021.
  15. ^ UN CAPOCLAN CHE DIVENNE SINDACO - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 7 maggio 1992. URL consultato il 26 gennaio 2023.
  16. ^ Il pentito Vincenzo Calcara assolto dal reato di calunnia Archiviato il 19 ottobre 2013 in Internet Archive. Antimafiaduemila.com
  17. ^ a b Le grandi manovre Archiviato il 19 ottobre 2013 in Internet Archive. Antimafiaduemila.com
  18. ^ Sentenza di primo grado del processo "Alagna+30", su radioradicale.it.
  19. ^ TALPE FANNO FALLIRE DECINE DI ARRESTI - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 26 marzo 1994. URL consultato il 15 settembre 2021.
  20. ^ MAFIA: OPERAZIONE 'OMEGA' FA LUCE SU 50 OMICIDI, su www1.adnkronos.com, 31 gennaio 1996. URL consultato il 15 settembre 2021.
  21. ^ Mafia trapanese, 33 ergastoli - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 20 maggio 2000. URL consultato il 15 settembre 2021.
  22. ^ Sentenza OMEGA, su progettosanfrancesco.it. URL consultato il 15 settembre 2021.
  23. ^ a b Si costituisce il medico buono - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 5 marzo 2006. URL consultato il 9 aprile 2023.
  24. ^ Messina Denaro l'imprendibile - LASTAMPA.it, su www1.lastampa.it. URL consultato il 26 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2022).
  25. ^ Giacomo Di Girolamo, L'invisibile: Matteo Messina Denaro, Il Saggiatore, 2017, pp. 47-48, ISBN 9788842823278.
  26. ^ Trovato morto il boss Francesco Messina Denaro (PDF), su archivio.unita.news. URL consultato il 22 gennaio 2023 (archiviato il 22 gennaio 2023).
  27. ^ Bruno De Stefano, Tutto suo padre, in I boss che hanno cambiato la storia della malavita, 1ª ed., Roma, Newton & Compton, 2018, p. 301, ISBN 9788822720573.

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