Funes (Italia)
Funes (in tedesco Villnöß[6], in ladino Funes) è un comune italiano di 2 566 abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige. Con la località principale San Pietro, sede comunale, comprende le località di Tiso, San Valentino, San Giacomo, Colle e Santa Maddalena che si trovano nell'omonima valle (in tedesco Villnößtal), percorsa dal rio Funes. Appartiene anche alle Perle delle Alpi e rientra di diritto nei comuni dolomitici.
Funes comune | |
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(IT) Funes (DE) Villnöß | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Trentino-Alto Adige |
Provincia | Bolzano |
Amministrazione | |
Sindaco | Peter Pernthaler (SVP) dal 10-5-2015 (2º mandato dal 22-9-2020) |
Lingue ufficiali | Italiano, Tedesco |
Territorio | |
Coordinate | 46°38′34.31″N 11°40′52.95″E |
Altitudine | 1 109[1] m s.l.m. |
Superficie | 81,38 km² |
Abitanti | 2 566[3] (31-8-2020) |
Densità | 31,53 ab./km² |
Frazioni | Colle (Coll), Pardell, San Giacomo (St. Jakob), San Pietro (St. Peter) (sede comunale), Santa Maddalena (Sankt Magdalena), San Valentino (St. Valentin), Tiso (Teis) |
Comuni confinanti | Bressanone, Chiusa, Laion, Ortisei, San Martino in Badia, Santa Cristina Valgardena, Velturno |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 39040 |
Prefisso | 0472 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 021033 |
Cod. catastale | D821 |
Targa | BZ |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[4] |
Cl. climatica | zona F, 4 264 GG[5] |
Nome abitanti | (IT) funesini (DE) Villnösser[2] |
Patrono | SS. Pietro e Paolo |
Cartografia | |
Posizione del comune di Funes nella provincia autonoma di Bolzano | |
Sito istituzionale | |
Geografia fisica
modificaLa valle di Funes si dirama, tra Bressanone e Chiusa, e da Chiusa (523 m s.l.m.) verso est, fino all'ultimo centro abitato, Santa Maddalena (St. Magdalena, 1 339 m s.l.m.) uno dei punti d'accesso al parco naturale Puez-Odle.
Sulla parete meridionale dell'inizio vallata si trova il paese di Gudon, con il castel Summersberg, un edificio risalente al 1270, formato inizialmente da una torre quadrangolare. Oggi quest'edificio dà un'idea fedele di una tipica prigione giudiziaria del tardo medioevo, ricordando i processi agli anabattisti e ai luterani[7]. Sempre a Gudon, si trova un piccolo museo che conserva alcuni attrezzi agricoli, oggi anche caduti nel dimenticatoio.
Per arrivare nella vallata vi è principalmente un'unica strada, che nei primi tratti attraversa una gola stretta e profonda, di pareti di porfido o di filladi quarzifere. La valle, e quindi la strada, si inizia ad allargare dopo il centro abitato di San Pietro, dove si iniziano anche a scrutare le prime cime dolomitiche: le Odle di Eores a nord-est e le cime delle Odle di Funes a sud-est. Inoltre nelle Odle di Funes, si possono andare a distinguere alcune cime: la Grande Fermeda e la Piccola Fermeda, il Sass Rigais, la Furchetta e la Torre di Campill. Le Odle sono infatti il maggior punto panoramico, che accompagna tutta la vallata nel suo lato meridionale: il Sass Rigais e la Furchetta, con i loro 3 025 m s.l.m., sono le cime più alte della catena.
Esiste anche una strada secondaria che mette in collegamento la vallata con la valle di Eores e il passo delle Erbe. Da questa strada parte il Sentiero attrezzato Günther Messner.
La neve, d'inverno, ricopre spesso e volentieri questa valle. Il turismo è fiorente, grazie alla tranquillità del luogo e alla possibilità di sciare, ciaspolare (meta ambita risulta il Col di Poma) e slittare (due sono le principali piste che partono da malga Zannes: una per malga Gampen e l'altra per la malga delle Odle).
Origini del nome
modificaIl toponimo è attestato dal 1070 come "Volnescis, Volnesse, Valnez, Vulnez" e probabilmente è di origine preromana, da un originario *folnés.[8] In un documento storico del 1058 apparve per la prima volta il nome di Funes.
L'origine del toponimo tedesco Villnöß è probabilmente dalla parola ladina Villes nöes, che significa grosso modo "casolari nuovi", cioè "nuovo villaggio".
Storia
modificaDella preistoria, vale a dire prima del 5000 a.C., poco o nulla si sa sulla valle di Funes. Dell'età della pietra, invece, sono stati rinvenuti fagelli con punte di selci. Dopo tale epoca, nella cosiddetta protostoria, in Val di Funes si diffusero le coltivazioni agricole e l'allevamento del bestiame. Dell'età del bronzo e dell'età del ferro sono stati fatti ritrovamenti principalmente nelle frazioni di San Pietro e di Tiso.
L'insediamento umano stabile di Funes fu compiuto prima dai Reti, che vennero latinizzati dai Romani, dopo la loro conquista, a costituire la lingua romancia, e poi dai Germani, e questa colonizzazione può essere rilevata in altre valli dolomitiche[9]. Funes apparteneva originariamente alla parrocchia di Albes, insieme a Laion, Gudon, Val Gardena e Colfosco. Nel villaggio principale di San Pietro nel 1029 fu eretta una chiesa, e la località aveva inoltre un suo proprio pastore di anime. La frazione di Tiso è stata menzionata stata la prima volta nel 1157 come Tisis, ed anche di tale località c'erano diverse grafie della sua denominazione topografica: Tys, Tays, Theiss e Thaiss.
Intorno al 1500 d.C., si consolidò, a causa dei molti immigrati bavaresi o baiuvari, com'erano detti al tempo, la lingua tedesca che diede così origine al dialetto di Funes, in cui però molte parole possono essere derivate anche dal romancio. Nel 1505 Funes fu staccata da Albes ed ottenne il primo parroco.
Il comune di Funes è stato istituito nel 1810, congiuntamente ai comuni di Gudon e Tiso, sotto il dominio bavarese, e l'Austria confermò poi tale autonomia comunale nel 1817. Gudon e Tiso vennero unificate nel 1854, per poi essere di nuovo separate quindici anni più tardi, e Tiso rimase un comune autonomo fino al 1929, che fu però riunito come frazione a Funes. Il maso Ranuihof, di proprietà dei conti von Enzenberg, è un raro esempio di una tenuta agricola e venatoria settecentesca, riccamente adornata di affreschi. Nel 1988 è stata restaurata a cura della Fondazione Messerschmitt.[10]
Durante il corso della prima guerra mondiale la val di Funes non fu particolarmente toccata. Tuttavia sulla dorsale della montagna, dal rio Funes al monte Cappello (Haube), furono erette alcune strutture fortificate; in particolare nella frazione di Tiso furono erette alcune trincee e bunker per controllare la sottostante Val d'Isarco da cui eventuali invasori avrebbero potuto risalire. Durante la seconda guerra mondiale le stesse strutture vennero riutilizzate, ma non più per scopi militari, ma come riparo per la popolazione durante i bombardamenti da parte degli alleati.[11]
Stemma
modificaLo stemma rappresenta tre pile rovesciate d'argento su sfondo azzurro; le tre punte simboleggiano il gruppo delle Odle in testa alla Valle di Funes. Lo stemma è stato adottato nel 1967.[12]
Monumenti e luoghi d'interesse
modificaArchitetture religiose
modifica- Chiesa di San Valentino (1303), in stile romanico, con affreschi del XV e XVI secolo e trittico del XVI secolo.
- Chiesa di San Giovanni in Ranui (1744), in stile barocco con un ciclo di affreschi; per la sua pittoresca posizione risulta essere uno dei soggetti più fotografati dell'Alto Adige.
- Chiesa di Santa Maddalena (XIV secolo), in stile gotico e barocco con affreschi del 1928.
- Chiesa di San Giacomo al Passo (XVI secolo), in stile gotico e barocco, con polittico del 1517, probabilmente opera di Ruprecht Potsch e Philipp Diemer.
- Chiesa di San Pietro e Paolo (1795), sede parrocchiale, in stile barocco, con affreschi di Joseph Schöpf e pala d'altare di Matthias Pussjäger.
- Chiesa del Sacro Cuore (XIX secolo), in stile neogotico.
- Chiesa di San Bartolomeo (XV secolo), in stile gotico.
Società
modificaEvoluzione demografica
modificaAbitanti censiti[13]
Ripartizione linguistica
modificaLa sua popolazione nel 2011 è risultata per il 97,69% appartenente al gruppo linguistico tedesco, per l'1,99% appartenente al gruppo linguistico italiano e per lo 0,32% appartenente al gruppo linguistico ladino.[14]
Cultura
modificaMusei
modificaPresso la frazione di Tiso, si trova il museo mineralogico di Tiso (Mineralienmuseum Teis), nota località in quanto vi si sono ritrovati dei minerali in quarzo e ametista definiti le "geodi di Tiso".
Il museo è nato dalla passione di un collezionista, Paul Fischnaller nato nel 1934, che assieme alla moglie Anna ha dedicato la sua vita alla ricerca di minerali e cristalli.[15]
L'esposizione museale fa ammirare ai suoi visitatori molti reperti provenienti da Tiso, ma anche dalla Svizzera, dalla Valle d'Aosta e dal Monte Bianco.
A Santa Maddalena è aperto dal dicembre del 2009 il nuovo Museo e Centro Visite del Parco Puez Odle. Il museo, situato in un edificio a due piani architettonicamente interessante e funzionale ha la missione di favorire le conoscenze del patrimonio geologico, biologico e culturale delle valli intorno al gruppo Puez-Odle. Le sezioni principali sono divise in tre spazi espositivi:[16]
- "Toccare le montagne", dedicato alla geologia delle Dolomiti;
- "Meraviglie della natura", dedicato alle diverse specie biologiche dell'ambiente dolomitico e alpino;
- "Conquistare le montagne", dedicato all'alpinismo e particolarmente alla personalità di Reinhold Messner, cresciuto in Val di Funes.
Il museo è caratterizzato da un approccio laboratoriale, particolarmente adatto alle giovani generazioni, che hanno modo di toccare, provare, guardare da vicino, usare, confrontare ciò che viene mostrato. Inoltre nel "Cinema della montagna" vengono proiettati film sui parchi naturali dell'Alto Adige, seguendo una programmazione giornaliera e settimanale diversa.[16]
Economia e trasporti
modificaFunes per la sua attenzione a favorire il turismo sostenibile e la mobilità dolce fa parte del consorzio delle Perle delle Alpi.[17]
Amministrazione
modificaIl capoluogo della valle è San Pietro (1.125 m s.l.m.) con la chiesa parrocchiale dedicata all'omonimo santo.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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2005 | 2015 | Robert Messner | SVP | Sindaco | |
2015 | in carica | Peter Pernthaler | SVP | Sindaco |
Note
modifica- ^ Comune di Funes
- ^ AA. VV., Nomi d'Italia. Origine e significato dei nomi geografici e di tutti i comuni, Novara, Istituto geografico De Agostini, 2006, p. 285.
- ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 agosto 2020 (dato provvisorio).
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
- ^ Giuliano Gasca Queirazza Funes, in Dizionario di toponomastica, Storia e significato dei nomi geografici italiani. Torino, UTET, 2010, p. 340. ISBN 88-02-07228-0
- ^ Hans Fink, Die "Lutherische Kirche" in Villnöß, in «Der Schlern», 61, 1987, pp. 640ss.
- ^ AA.VV., "Nomi d'Italia". Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2004
- ^ Copia archiviata, su funes.eu. URL consultato il 6 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2015).
- ^ Werner Köfler, Adelige Jagdhöfe in Tirol (Messerschmitt-Stiftung, 4), Innsbruck-Vienna-Bolzano, Tyrolia-Athesia, 1989. ISBN 3-7022-1702-9
- ^ Informazioni estratte da tabelle turistiche poste in loco.
- ^ (EN) Heraldry of the World: Villnöss-Funes Archiviato il 6 agosto 2011 in Internet Archive.
- ^ Statistiche I.Stat ISTAT URL consultato in data 28-12-2012.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it. - ^ Determinazione della consistenza dei tre gruppi linguistici della Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige (PDF), su astat.provinz.bz.it. URL consultato il 27 giugno 2019.
- ^ Sito ufficiale del museo
- ^ a b Sito del Centro Visite Parco Puez Odle
- ^ Sito ufficiale Perle delle Alpi, su alpine-pearls.com. URL consultato il 2 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2017).
Bibliografia
modifica- (DE) Josef Tarneller, Edgar Moroder, Eisacktaler Höfenamen: von Deutschnofen über das Schlerngebiet, Gröden und Villnöss bis Theis sowie von Felthurns bis Wangen, Lana, Tappeiner, 1984. ISBN 88-7073-027-1
- (DE) Karl Gruber, Kirchenführer von Villnöß, Lana, Tappeiner, 2001.
- (DE) Anselm Pernthaler, Beiträge zur Geschichte der Gemeinde Villnöss, Chiusa, 1910.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Funes
- Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Funes
Collegamenti esterni
modifica- Sito ufficiale, su funes.eu.
- Funes, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Fùnes/Villnöss, su sapere.it, De Agostini.
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