La cosa più bella

frammento di Saffo

La cosa più bella è il titolo dato ad una lirica pressoché completa[1] di Saffo, citata come Fr. 16 Voigt.

Busto di Saffo conservato nei Musei capitolini a Roma

Preservazione

modifica

Il frammento 16 di Saffo venne rinvenuto e pubblicato dagli archeologi Bernard Pyne Grenfell (artefice della maggior parte dei ritrovamenti degli scritti di Saffo) e Arthur Surridge Hunt: il testo della poesia era scritto sul Papiro Ossirinco 1231, un manoscritto del II secolo d.C. del Libro I di un'edizione alessandrina dell'opera di Saffo.

Nel 2014, i papirologi Dirk Obbink, Simon Burris e Jeffrey Fish hanno ritrovato e aggiunto alcune parole inedite al testo già noto del poema. Quest'ultimo scritto dovrebbe risalire tra la fine del II e l'inizio del III secolo, ed è stato pubblicato per la prima volta nel 2014. Tale papiro, quasi perfettamente intatto, conteneva anche cinque strofe del celebre Carme dei fratelli, sempre della poetessa.

(GRC)

«Ο]ἰ μὲν ἰππήων στρότον, οἰ δὲ πέσδων,
οἰ δὲ νάων φαῖσ’ ἐπ[ὶ] γᾶν μέλαι[ν]αν
ἔ]μμεναι κάλλιστον, ἔγω δὲ κῆν’ ὄτ-
τω τις ἔραται.

πά]γχυ δ’ εὔμαρες σύνετον πόησαι
π]άντι τ[οῦ]τ’, ἀ γὰρ πολὺ περσ[κέθοισ]α
κάλ]λος [ἀνθ]ρώπων Ἐλένα [τὸ]ν ἄνδρα
τὸν] [πανάρ]ιστον

καλλ[ίποι]σ’ ἔβα ‘ς Τροίαν πλέο[ισα
κωὐδ[ὲ πα]ῖδος οὔδε φίλων το[κ]ήων
πάμπαν] ἐμνάσθ[η], ἀ[λλὰ] παράγαγ’ αὔταν
Κύπρις ἔραι]σαν

[εὔθυς εὔκ]αμπτον γὰρ [ἔχοισα θῦμο]ν
[ἐν φρέσιν] κούφως τ[ὰ φίλ΄ ἠγν]όη[ε]ν̣
ἄ με] νῦν Ἀνακτορί[ας ὀνὲ]μναι-
σ’ οὐ ] παρεοίσας,

τᾶ]ς [κ]ε βολλοίμαν ἔρατόν τε βᾶμα
κἀμάρυχμα λάμπρον ἴδην προσώπω
ἢ τὰ Λύδων ἄρματα [κἀν ὄπλοισι]
πεσδομ]άχεντας.»

(IT)

«Alcuni di cavalieri un esercito, altri di fanti,
altri di navi dicono che sulla nera terra
sia la cosa più bella, mentre io ciò che
uno ama.

Tanto facile è far capire
questo a tutti, perché colei che di molto superava
gli uomini in bellezza, Elena, il marito
davvero eccellente

lo abbandonò e se ne andò a Troia navigando,
e né della figlia, nè dei cari genitori
si ricordò più, ma tutta la sconvolse
Cipride innamorandola.

E ora ella, che ha mente inflessibile,
in mente mi ha fatto venire la cara
Anattoria, che non mi è
vicina.

Potessi vederne il seducente passo
e il lucente splendor del volto
più che i carri dei Lidi e, in armi,
i fanti.»

Analisi

modifica

Struttura poetica

modifica

La poesia sopracitata è costituita da venti versi, anche se è incerto se la poesia originale finisse al verso 20 oppure continuasse con un'altra strofa. In quest'ultimo caso tale testo risulterebbe perciò mutilo.

Così come altre poesie contenute nel Libro I delle opere di Saffo, il frammento 16 è scritto in strofe saffiche, ossia è suddiviso in strofe di quattro versi ciascuna. I primi tre di ogni strofa sono caratteristici versi endecasillabi saffici, mentre il quarto è costituito da un adonio di cinque sillabe.[2]

Saffo, per enunciare la sua predilezione dell'amore su qualsiasi bene materiale, si serve del cosiddetto Priamel, ossia un'elencazione di concetti al cui termine è presente quello prediletto dall'autore.[3]

La poesia segue una struttura circolare, poiché inizia con un exemplum, costituito dalle mitiche vicende Elena e Paride, e nella strofa conclusiva ritorna a tale argomento per chiudere la poesia.

Significato e commento

modifica

Saffo in questa poesia enuncia una opinione di tipo generale, ossia quale possa essere la cosa più bellaː ai beni materiali essa oppone l'amore. E lo fa riferendo un assunto mitico esemplare, quello di Elena che, innamorata, abbandonò un ottimo marito e l'intera famiglia. Infine, dopo aver concluso che Afrodite è una dea a cui non si può resistere, Saffo chiude con una vicenda più privata, una nota di nostalgia per la sua Anactoria lontana, che la poetessa preferirebbe a qualsiasi bene materiale.[4]

Anactoria

modifica

L'Anactoria citata nel frammento 16 è probabilmente la stessa menzionata nella Suda come allieva di Saffo. L'oratore Massimo di Tiro parla di Anactoria, così come di altre due allieve Atti e Girinna, come di una ragazza "che Saffo amò come Socrate amò Carmide e Fedro e sopra tutti Alcibiade".

Nella poesia, Anactoria è assente, anche se dai versi finora rinvenuti non viene esplicitato il perché. Un suggerimento è che abbia lasciato il tiaso e di conseguenza anche Saffo per sposarsi. Lo storico e filologo Christopher Brown sostiene che la descrizione dell'αμαρυχμα di Anactoria ("lo scintillio radioso del suo viso"[5]) suggerisce la χαρις ("grazia", "fascino") di una tipica "ragazza nubile" in età da matrimonio, e che è probabile che Anactoria sia tornata nella sua città natale per sposarsi.[6] Eric Dodson-Robinson aggiunge anche che la poesia potrebbe essere stata eseguita proprio a un matrimonio (il che renderebbe il componimento un epitalamio), con Anactoria che rappresenta la sposa che lascia la sua famiglia e i suoi amici per trasferirsi nella casa dello sposo.[7]

Al contrario, il greco George Koniaris ha smentito tali ipotesi, sostenendo che non vi è nessuna ragione speciale per credere che Anactoria abbia lasciato Saffo per un uomo. Il filologo classico Glenn Most a tal proposito suggerisce che l'assenza della ragazza potrebbe non essere dovuta a nessun particolare motivo, nulla che non sia temporaneo.[8][9]

  1. ^ Solo la IV strofa è mutila.
  2. ^ The Anactoria Poem, su poemanalysis.com.
  3. ^ Tipica della poesia gnomica.
  4. ^ Nei vv. 19-20 si fa riferimento ai Lidi, proverbiali per la loro ricchezza fin dall'epoca di Gige.
  5. ^ (EN) Ria Banerjee, Poems for Life: The Anactoria Poem (Fragment 16) by Sappho – Part II, su Glittering Dandelions, 19 febbraio 2024. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  6. ^ Christopher Brown, Anactoria and the Χαϱίτων ἀμαϱύγματα: Sappho fr. 16, 18 Voigt, in Quaderni Urbinati di Cultura Classica, vol. 32, n. 2, 1989, pp. 7–15, DOI:10.2307/20546993. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  7. ^ Eric Dodson-Robinson, Helen's "Judgment of Paris" and Greek Marriage Ritual in Sappho 16, in Arethusa, vol. 43, n. 1, 2010, pp. 1–20. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  8. ^ (EN) David Konstan, Sappho 16 and the Sense of Beauty, in Eugesta. Revue sur le genre dans l'Antiquité - Journal of Gender Studies in Antiquity, n. 5, 1º gennaio 2015, DOI:10.54563/eugesta.716. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  9. ^ The Anactoria Poem, su The Poetry Foundation. URL consultato il 29 ottobre 2024.

Voci correlate

modifica
  NODES
Note 2