Lactarius sanguifluus
Lactarius sanguifluus è una specie di fungo basidiomicete appartenente alla famiglia Russulaceae. Cresce generalmente in gruppi anche numerosi, nei boschi di conifere, ed è abbondante soprattutto in Europa meridionale. Quando viene ammaccata o tagliata, la sua carne emana abbondante lattice di colore rossastro, che vira lentamente al verdastro all'esposizione con l'aria; da ciò deriva il nome di questa specie fungina e questa caratteristica permette di distinguere L. sanguifluus da altre specie del genere Lactarius, come L. deliciosus. È un fungo commestibile e piuttosto apprezzato culinariamente, in particolare nella cucina catalana.
Lactarius sanguifluus | |
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Due esemplari di Lactarius deliciosus rinvenuti sull'isola di Gotland, in Svezia | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Fungi |
Divisione | Basidiomycota |
Classe | Agaricomycetes |
Sottoclasse | Hymenomycetidae |
Ordine | Russulales |
Famiglia | Russulaceae |
Genere | Lactarius |
Specie | L. sanguifluus |
Nomenclatura binomiale | |
Lactarius sanguifluus (Paulet) Fr., 1838 |
Lactarius sanguifluus Caratteristiche morfologiche | |
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Cappello | |
Imenio | |
Lamelle | |
Sporata | |
Velo | |
Carne | |
Ecologia | |
Commestibilità | |
Etimologia e tassonomia
modificaLa parola sanguifluus (dal latino sanguis, "sangue", e fluus, "flusso")[1] deriva dal colore rosso vinoso secreto dal fungo quando viene sezionato. Nella sua pubblicazione originale del 1811, il micologo francese Jean-Jacques Paulet cita L. sanguifluus sotto il nome in francese di "Rougillon des Toulouzains"; nella pubblicazione Epicrisis Systematis Mycologici del 1838, il micologo svedese Elias Magnus Fries fa comparire il fungo per la prima volta all'interno del genere Lactarius.[2]
Descrizione
modificaIl cappello è convesso, con una depressione centrale, e misura tra i 5 e i 12 cm di diametro.[3] La sua superficie è liscia e leggermente viscosa; i suoi margini sono piegati verso il basso; è di colore marrone/rosato, ma sfuma frequentemente verso l'arancione-ocra, talvolta con macchie grigiastre o color grigio-verde pallido, soprattutto dove la superficie è ammaccata. Le lamelle sono adnate o leggermente decorrenti, tipicamente color rosso pallido, vinoso.[4] Il gambo è cilindrico, alto tra i 2 e i 5 cm e di 1-3 cm di diametro;[3] la sua superficie è color ocra, rosata o tendente al grigio-rosa e presenta talvolta piccole fossette di colore più vivo, tra l'arancio-rossastro e il bruno. La carne è di consistenza variabile, potendo essere resistente o molto friabile, ed è generalmente rossastra nel gambo, color rosso mattone o brunastro sotto la cuticola del cappello. Non presenta odori particolari, mentre il suo sapore varia dal dolce al lievemente amaro.[4]
Distribuzione e habitat
modificaL. sanguifluus è una specie ectomicorrizica che cresce in associazione con i pini su terreni preferibilmente calcarei. Il fungo è ampiamente diffuso nello Stato indiano dell'Himachal Pradesh, dove si trova nelle foreste miste di conifere, generalmente sotto un tipo di felce, Onychium japonicum var. lucidum.[5] In Asia, questo lattario è presente anche in Vietnam[6] e in Cina.[7] È abbondante anche in Europa meridionale, dove cresce tra settembre e novembre (a volte fino a dicembre nelle zone più meridionali del continente). Nei Paesi Bassi è stato rinvenuto in alcune dune calcaree, tendendo a crescere in un luogo più caldo, riparato e soleggiato rispetto alle limitrofe aree boschive di conifere.[8] Sempre in Europa, L. sanguifluus è stato individuato in Germania,[4] Belgio,[9] Cipro,[4] Spagna7, Estonia,[4] Francia,[4] Grecia,[10] Italia,[4] Lussemburgo,[4] Polonia,[4] Russia,[4] Slovacchia, Svezia e Svizzera.[4] In Africa, questa specie è stata rinvenuta in Marocco.
Commestibilità
modificaLactarius sanguifluus è ritenuto essere ottimo commestibile ed è considerato da alcuni autori come il lattario dal sapore migliore.[3] In alcune zone del bacino del Mediterraneo, dove il fungo è largamente utilizzato in cucina, gli sono stati attribuiti nomi popolari, ad esempio rovelló in Catalogna,[11] pignen in Provenza[12] e sanguinello in Romagna.[13] Viene consumato fresco, soprattutto alla griglia condito con salsa persillade,[3] oppure in padella imburrato con un goccio di rum scuro e una piccola aggiunta di panna acida.[14] Può anche essere essiccato o vi si possono realizzare delle conserve.[12]
Note
modifica- ^ (EN) Carleton Rea, British Basidiomycetaceae: A Handbook to the Larger British Fungi, Cambridge, Cambridge University Press, 1922, p. 488.
- ^ (LA) Elias Magnus Fries, Epicrisis Systematis Mycologici, Uppsala, 1838, p. 341.
- ^ a b c d (FR) Guillaume Eyssartier, Pierre Roux, L'indispensable guide du cueilleur de champignons, 2017, p. 92.
- ^ a b c d e f g h i j k (EN) Jacob Heilmann-Clausen, Annemieke Verbeken, Jan Vesterholt, The genus Lactarius, The Danish Mycological Society, 1998.
- ^ (EN) T.N. Lakhanpal, R.P. Bhatt, Kamaraja Kaisth, Lactarius sanguifluus Fr. – an edible mushroom new to India, in Current Science, vol. 56, n. 3, 1987, pp. 148-149.
- ^ (DE) H. Dörfelt, T.T. Kiet, A. Berg, Neue Makromyceten-Kollektionen von Vietnam und deren systematische undökogeographische Bedeutung, in Feddes Repertorium, vol. 115, n. 12, 2004, pp. 161-177, DOI:10.1002/fedr.200311034, ISSN 0014-8962 .
- ^ (ZH) Xianghua Wang, A taxonomic study on some commercial species in the genus Lactarius (Agaricales) from Yunnan Province, China, in Acta Botanica Yunnanica, vol. 22, n. 4, 2000, pp. 419-427.
- ^ (EN) L. Jalink, M. Nauta, R.S. Enzlin, Lactarius sanguifluus new for Netherlands and other nice things, in Coolia, vol. 40, n. 3, 1997, pp. 188-190.
- ^ (NL) Annemieke Verbeken, R. Walleyn, Orange-green milk cap in Belgium, in AMK Mededelingen, vol. 2, 1998, pp. 37-44.
- ^ (EN) Nick Kalogeropoulos, Amalia E. Yanni, Georgios Koutrotsios, Maria Aloupi, Bioactive microconstituents and antioxidant properties of wild edible mushrooms from the island of Lesvos, Greece, in Food and Chemical Toxicology, vol. 55, 2013, pp. 378-385, DOI:10.1016/j.fct.2013.01.010.
- ^ (CA) Jaume Carles i Font, La cuina tradicional dels bolets, 2ª ed., Cossetània Edicions, 2002, ISBN 84-95684-99-3.
- ^ a b (FR) Conseil national des arts culinaires, Provence-Alpes-Côte d'Azur: produits du terroir et recettes traditionnelles, vol. 9, Parigi, Conseil national des arts culinaires, 1995, p. 493, ISBN 2-226-07871-1.
- ^ Graziano Pozzetto, La cucina e i prodotti della Valmarecchia: Da Santarcangelo di Romagna a Casteldelci, Rimini, Panozzo Editore, 2014, ISBN 978-88-7472-248-8.
- ^ (FR) Xavier Carteret, Guide Gisserot des champignons, Parigi, Éditions Jean-Paul Gisserot, 1999, p. 38, ISBN 2-87747-442-9.
Bibliografia
modifica- Antonio Testi, Funghi d'Italia, 6ª ed., Giunti, 2006, pp. 282-283.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lactarius sanguifluus
- Wikispecies contiene informazioni su Lactarius sanguifluus
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Lactarius sanguifluus (Paulet) Fr. 1838, su Index Fungorum. URL consultato il 16 dicembre 2023.