Ortensio (Cicerone)

opera perduta di Marco Tullio Cicerone

Ortensio (Hortensius seu De philosophia liber) è un dialogo perduto di Marco Tullio Cicerone, scritto nel 45 a.C.

Ortensio
Titolo originaleHortensius seu De philosophia liber
Altri titoliHortensius
AutoreMarco Tullio Cicerone
1ª ed. originale45 a.C.
Generedialogo filosofico
Lingua originalelatino
ProtagonistiCicerone, Ortensio

Il titolo dell'opera è stato dedicato all'oratore Quinto Ortensio Ortalo, prima storico avversario e di seguito grande amico di Cicerone, pur non condividendo alcune idee. Infatti Cicerone voleva diffondere la filosofia nel mondo romano mediante gli scritti greci di Aristotele (il dialogo prende spunto dalla sua opera Protrettico, cosicché i lettori latini potessero avere una visione più limpida e positiva della vita).

I protagonisti del dialogo erano appunto Cicerone, Lutazio Catulo, Lucullo e Ortensio, il primo dei quali esortava i suoi amici a ricredersi sulle sue idee contro lo studio della filosofia.

La testimonianza di Sant'Agostino

modifica

Agostino d'Ippona, meglio noto come Sant'Agostino, lascia una testimonianza dell'esistenza dell'Ortensio nelle sue Confessioni, scritte nel 398. Quando aveva diciassette anni, era stato mandato a studiare retorica a Cartagine. Fu intorno al suo diciannovesimo anno di età che nella scuola gli capitò di leggere appunto il dialogo Hortentius,[1] che avrebbe condotto Agostino ad amare moltissimo lo studio della filosofia latina e soprattutto quella classica di Cicerone.[2]

Il contenuto sopravvissuto

modifica

Nelle Confessioni Sant'Agostino cita uno dei punti più importanti del dialogo tra Cicerone ed Ortensio. Il secondo ritiene che filosofare sia inutile perché non giova per niente al benessere umano. Infatti l'uomo deve dedicare la vita non solo alla ricerca del piacere spirituale, ma anche e soprattutto alla gioia fisica. A questo punto interviene Marco Tullio ribattendogli che nulla è più piacevole e appagante della sapienza e del pensiero filosofico. Infatti egli, citando anche Platone, ritiene che alcuni particolari princìpi del mondo e dell'universo non siano spiegabili mediante l'uso del corpo, ma si possono comprendere solo usando la ragione. E chiede lui: "Cosa farebbe allora l'uomo se si è perso solo nel piacere fisico?"

Ponendo molte proposizioni interrogative nel discorso, Cicerone spiega ad Ortensio che l'uomo solo grazie all'intelletto riesce a sollevarsi dalla misera condizione in cui si trovano le creature, gli animali e le piante, per poter essere superiore in tutto e che soprattutto questa facoltà del pensare bisogna molto coltivarla studiando le grandi opere dei famosi filosofi dell'antica Grecia.

  1. ^ Agostino Trapè, Vita di Agostino, § 2.3.
  2. ^ Agostino rievoca così la sua personale scoperta dell'Ortensio:

    «E già, secondo il consueto ordine degli studi, mi era venuto in mano un libro di un certo Cicerone, la cui lingua è oggetto di universale ammirazione: cosa che non si può dire del suo spirito. Ma quel suo libro contiene un'esortazione alla filosofia: Ortensio, è intitolato. Ed è proprio quel libro che ha mutato il mio modo di sentire: ha convogliato verso di Te, mio Signore, tutte le mie suppliche e mi ha fatto nascere altre ambizioni, altri progetti. Erano all'improvviso senza alcun valore tutte quelle speranze della mia vanità: e nel mio cuore divampò un'incredibile passione per l'immortalità della sapienza. Cominciava il risveglio che mi avrebbe ricondotto a Te. Quel libro io non lo usai per affinare il mio linguaggio, cioè per l'acquisto cui parevano destinati i soldi di mia madre: avevo diciott'anni, e mio padre era morto due anni prima. [...] Che incendio, mio Dio, che incendio questo in cui mi struggevo di levarmi in volo per ritornare a Te, via dalle cose terrene, e non sapevo cosa volevi fare di me! Sta presso di Te la Sapienza. Ma l'amore della sapienza ha il nome greco di filosofia, e per quel nome mi accendevo, leggendo.»

Bibliografia

modifica
  • M. Tullio Cicero, Hortensius, a cura di Alberto Grilli, Milano, Istituto Editoriale Cisalpino, 1962.
  • E. Rawson, L'aristocrazia ciceroniana e le sue proprietà, in M.I. Finley (a cura di), La proprietà a Roma, Bari, Laterza, 1980.
  • D. L. Stockton, Cicerone. Biografia politica, Milano, Rusconi Libri, 1984, ISBN 8818180029.
  • Wilfried Stroh, Cicerone, Bologna, Il Mulino, 2010, ISBN 9788815137661.
  • Giusto Traina, Marco Antonio, Laterza, 2003, ISBN 8842067377.
  • S. C. Utcenko, Cicerone e il suo tempo, Editori Riuniti, 1975, ISBN 883590854X.
  • Joseph Vogt, La repubblica romana, Bari, Laterza, 1975.

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàVIAF (EN176143184 · GND (DE4270463-7 · BNF (FRcb16599531j (data) · J9U (ENHE987007581080905171
  NODES
Note 2
os 34