Otto Wels

politico tedesco

Otto Wels (Berlino, 15 settembre 1873Parigi, 16 settembre 1939) è stato un politico tedesco. Membro del Partito Socialdemocratico (SPD) dal 1891, ne divenne leader nel 1919 e lo rimase fino al giorno della sua morte. Fu dichiarato apolide dal governo nazista nel giugno del 1933, tre mesi dopo lo scioglimento dell'SPD, e in seguito fu esiliato nel territorio del bacino della Saar, che era ancora un Mandato della Società delle Nazioni. Ricostruì l'SPD in esilio e morì a Parigi nel 1939.

Otto Wels

Presidente del Partito Socialdemocratico di Germania
Durata mandato14 giugno 1919 –
16 settembre 1939
PredecessoreFriedrich Ebert
Philipp Scheidemann
SuccessoreHans Vogel

Dati generali
Partito politicoPartito Socialdemocratico di Germania
FirmaFirma di Otto Wels

Opposizione al Nazismo

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È celebre il suo discorso del 22 marzo 1933[1][2]quando, davanti ad un'assemblea in mano ai nazisti, fu l'unico che prese la parola per denunciare all'opinione pubblica il suicidio del Parlamento che, nella nuova legge di autorizzazione (Decreto dei pieni poteri), rinunciava ai suoi poteri di controllo sull'esecutivo. Nel discorso divenne memorabile la frase rivolta ad Hitler:

«Puoi prendere le nostre vite e la nostra libertà, ma non puoi prendere il nostro onore. Noi siamo indifesi, non senza onore.»

I 96 deputati socialdemocratici votarono contro la legge. I comunisti non erano presenti perché erano stati arrestati dalle forze governative ora al servizio dei nazisti. In realtà, la maggior parte dei deputati comunisti e diversi socialdemocratici erano già in prigione, così diminuirono i voti necessari a Hitler per approvare la legge. Il resto del Reichstag, intimidito o dipendente dai nazisti, votò a favore del decreto. L'adozione di questa legge segnò la fine della democrazia parlamentare in Germania e costituì la base giuridica per la dittatura di Hitler. Poche settimane dopo l'approvazione della legge delega, il governo di Hitler bandì l'SPD, mentre gli altri partiti politici tedeschi si sciolsero spontaneamente per evitare il processo, in modo tale che l'NSDAP divenne l'unico partito legale in Germania.

L'esilio

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Otto Wels in un comizio al Lustgarten nel marzo 1932

Poco prima dello scioglimento dell'SPD, fu sollecitato insieme ad altri funzionari del partito a fuggire dalla Germania, dal momento che le loro vite erano in pericolo. Emigrò prima nel Saarland, poi a Praga dove scelse di continuare la lotta contro il regime nazista formando il SoPaDe, o SPD in esilio. Anni dopo, nel 1938, in occasione della crisi dei Sudeti e l'imminente avanzata tedesca in Cecoslovacchia, fuggì a Parigi, città in cui morì nel settembre 1939, poco dopo l'inizio della seconda guerra mondiale.

  1. ^ Hajo Holborn, A History of Modern Germany: 1840-1945, Volume 3, Princeton University Press, 1982, p. 729, ISBN 978-0-691-00797-7. URL consultato il 6 novembre 2013.
  2. ^ Ian Kershaw, Hitler 1889-1936: Hubris, New, Penguin, 25 ottobre 2001, p. 468, ISBN 978-0-14-013363-9.

Bibliografia

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  • Otto Wels. In: Franz Osterroth: Biographisches Lexikon des Sozialismus. Band 1: Verstorbene Persönlichkeiten. Verlag J. H. W. Dietz Nachf. GmbH, Hannover 1960, S. 328–330.
  • S. Ittershagen: Wels, Otto. In: Geschichte der deutschen Arbeiterbewegung. Biographisches Lexikon. Dietz Verlag, Berlin 1970, S. 477–479.
  • Hans J. L. Adolph: Otto Wels und die Politik der deutschen Sozialdemokratie. 1894–1939. Eine politische Biographie (= Veröffentlichungen der Historischen Kommission zu Berlin beim Friedrich-Meinecke-Institut der Freien Universität Berlin. Bd. 33, ISSN 0440-9663 (WC · ACNP) = Publikationen zur Geschichte der Arbeiterbewegung. Bd. 3). de Gruyter, Berlin 1971 (Zugleich: Berlin, Freie Universität, Dissertation, 1969).
  • Willy Brandt: Die Partei der Freiheit. Reden über August Bebel, Karl Marx, Friedrich Engels und Otto Wels. Verlag Neue Gesellschaft, Bonn-Bad Godesberg 1974, ISBN 3-87831-163-X.
  • Manfred Stolpe: Otto Wels und die Verteidigung der Demokratie. Vortrag im Rahmen der Reihe „Profile des Parlaments“ der Evangelischen Akademie zu Berlin am 14. Februar 2002 (= Gesprächskreis Geschichte. Bd. 45). Friedrich-Ebert-Stiftung, Bonn 2002, ISBN 3-89892-080-1.

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