Philippe Agostini

direttore della fotografia, regista e sceneggiatore francese

Philippe Marie Guy Agostini (Parigi, 11 agosto 1910Parigi, 20 ottobre 2001) è stato un direttore della fotografia, regista e sceneggiatore francese.

È stato protagonista del cinéma de papa, «portabandiera di un'eleganza raggelata che cercava la bellezza della stilizzazione, erede ideale del cosiddetto realismo poetico francese».[1]

I figli Yves e Claude hanno proseguito la sua professione.

Biografia

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Formatosi all'École Louis-Lumière, si avvicina al cinema nei primi anni trenta, come operatore di macchina di Georges Périnal.[1] Lavora sui set dei capolavori del realismo poetico francese, con Michel Kelber per Carnet di ballo (1937), diretto da Julien Duvivier, e con Curt Courant per Alba tragica (1939), diretto da Marcel Carné.

Nei primi anni quaranta diventa collaboratore di Claude Autant-Lara e cura le immagini dei primi due lungometraggi di Robert Bresson, La conversa di Belfort (1943) e Perfidia (1945).

Nel dopoguerra si afferma come uno dei più autorevoli direttori della fotografia del cinema francese.[2] Lavora con Carné a Mentre Parigi dorme (1946), mentre per Pattes blanches (1949), diretto da Jean Grémillon, considerato uno dei più raffinati film francesi dell'epoca[2], riceve un premio speciale al Festival di Locarno.

Tra i suoi lavori degli anni cinquanta, spiccano l'estetizzante Il piacere (1952) di Max Ophüls e il noir Rififi (1955) di Jules Dassin. Nel 1956 viene coinvolto nella realizzazione del documentario sottomarino Il mondo del silenzio, diretto da Jacques-Yves Cousteau e Louis Malle.

Nella seconda metà del decennio, il legame sentimentale con l'attrice Odette Joyeux, sposata in seconde nozze[1], segna la fine della carriera come direttore della fotografia e l'inizio di quella da regista e sceneggiatore. Insieme firmano la sceneggiatura del film La sposa troppo bella (1956) diretto da Pierre Gaspard-Huit e interpretato da Brigitte Bardot, adattamento cinematografico di un romanzo scritto dall'attrice stessa. Tra le sue opere da regista, la più celebre è I dialoghi delle Carmelitane (1960), tratto da un'opera teatrale di Georges Bernanos.

Filmografia

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Fotografia

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Sceneggiatura

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  1. ^ a b c Stefano Masi, Dizionario mondiale dei direttori della fotografia, Vol. A-K p. 16
  2. ^ a b Stefano Masi, op. cit., Vol. A-K p. 17

Bibliografia

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  • Stefano Masi, Dizionario mondiale dei direttori della fotografia, Recco, Le Mani, 2007. ISBN 88-8012-387-4 Vol. A-K pp. 16-17

Collegamenti esterni

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