Pietro Nardini

compositore e violinista italiano

Pietro Nardini (Livorno, 12 aprile 1722[1][2]Firenze, 7 maggio 1793) è stato un compositore e violinista italiano.

Pietro Nardini

Biografia

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Le attività a Livorno

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Si sa poco dei suoi precoci studi a Livorno, ma non sono da escludere lezioni con influenti didatti come i violinisti Antonio Del Bravo, Francesco Galeotti e Francesco Puccini o l’organista di San Giovanni Battista, Leonardo Cini.[3][4] A 12 anni si recò a Padova per studiare con Giuseppe Tartini[5][3] e già a 14 figura come strumentista dello stato lucchese per le Feste di Santa Croce.[5] Non si sa quanto questi incarichi inficiarono sul suo apprendistato padovano con Tartini, ma è certo che i soggiorni dal maestro si protrassero fino al 1740[3], anno in cui la sua posizione a Lucca si fece più alta (divenne capo strumentista).[3][6] Fu certamente maestro di Filippo Manfredi a Livorno[3] (mentre meno sicuro è il suo rapporto didattico con Giuseppe Cambini[5] e Gaetano Brunetti[7]), nell'ambito di un intenso periodo di insegnamento (c'è notizia di almeno una decina di suoi allievi)[8] e di concerti pubblici e privati che lo vide coinvolto come star emergente del violino[9]: periodo di cui, però, ci sono rimaste scarse evidenze documentarie.[10] Alcuni ritengono che in quest'epoca viaggiò molto in Europa[9], altri indicano invece una sua permanenza pressoché uniforme a Livorno, città comunque ricca di stimoli, dove negli stessi anni lavoravano anche Charles-Antoine Campion (suo futuro capo alla corte di Firenze) e i librettisti Giovanni De Gamerra e Marco Coltellini.[10]

Il lavoro in Europa e il Quartetto toscano

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In ogni caso, le attività svolte in questo lasso di tempo culminarono con la sua presenza, a Vienna nel 1760, alle feste per il matrimonio del futuro Giuseppe II con Isabella di Borbone-Parma.[5][9] Il successo a Vienna lo fece assumere da Niccolò Jommelli a Stoccarda[9], dove rimase tre anni (1762-1765) e dove fu ascoltato da un entusiasta Leopold Mozart.[5][3][11] Al termine di brevi permanenze a Brunswick, Dresda e di nuovo Vienna (tra il marzo 1765 e il maggio 1766)[9][3][11] torna a Livorno, ed è in questo periodo la sua probabile partecipazione al leggendario Quartetto toscano, formazione composta anche da Luigi Boccherini, Manfredi e Cambini, di cui però non ci sono evidenze storiche certe.[12][13]

A Firenze

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Nel 1770 divenne direttore delle musiche alla corte di Firenze, dove rimase per il resto della sua vita.[5][9][11] Là collaborò con grandi musicisti (suo principale alla cappella di corte era la sua vecchia conoscenza livornese Campion e il sovrintendente alla musica era Eugène de Ligniville)[14], insegnò (almeno una trentina i suoi allievi a Firenze[15][11], tra cui Václav Pichl[16][17], Giovanni Francesco Giuliani[18], Bartolomeo Campagnoli[19] e Francesco Vaccari[20]), e incontrò il plauso di molti facoltosi e influenti ascoltatori: uno dei più estasiati fu Charles Burney[21][5][9], il quale inaugurò la leggenda che vuole Nardini presente al capezzale dell'amato maestro Tartini nel 1770, voce non suffragata da alcuna prova documentaria.[3] Grazie al lavoro fiorentino si esibì a Napoli (alla corte di Ferdinando I delle Due Sicilie a Posillipo[3][9]), Pisa (nel 1784 per una visita di Giuseppe II[9]) e a Roma, dove suonò per l'incoronazione di Corilla Olimpica all'Accademia di Arcadia (società in cui venne incluso egli stesso, con il nome di Terpandro Lacedemone).[3][11] Di Corilla divenne intimo amico (si scambiarono molte lettere e nel testamento Nardini le lasciò un prezioso astuccio d'oro)[3] e forse anche grazie a lei ottenne il benvolere delle accademie fiorentine (suonò per gli Ingegnosi e per gli Armonici), a cui seguì anche quello delle alte cariche diplomatiche (partecipò alle feste private di molti ambasciatori)[3][22], forse favorito dalla sua probabile affiliazione alla Massoneria.[23] Smise di suonare alla soglia dei 70 anni nel 1790[24], ma rimase impiegato della cappella fino alla morte.[25] Venne sepolto nel Chiostro di Sant'Antonino a San Marco e la sua salma fu trasferita in un ossario a Trespiano nel 1969.[3] Agli inizi dell'Ottocento fu scolpito un cenotafio in suo onore da posizionare in Santa Croce: prima posto accanto al busto di Antonio Cocchi, fu spostato, per fare posto al Monumento a Vittorio Alfieri di Canova, nella Cappella Capponi e poi di nuovo nel Chiostro dei Morti e infine nella Galleria dei sepolcri romantici dove si trova attualmente.[26]

Stile e fortuna

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Ammirato dai contemporanei come l'erede numero uno di Tartini, fu amato per la dolcezza di fraseggio (Schubart lo definì «il violinista dell'amore»[27]), e per la preferenza data alla cantabilità e all'espressività invece che al vuoto virtuosismo.[3][11] L'accostamento con Tartini ha penalizzato una lettura critica onesta del suo lavoro, spesso etichettato come semplice estensione, o pura imitazione, di quello del maestro.[3] Solo di recente si sono evidenziate le sue originalità armoniche e formali e si sono studiate a fondo le sue poche, ma molto interessanti, composizioni non violinistiche (per esempio le sue sonate per flauto).[3][9]

Opere e fonti

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La sua opera è quasi tutta violinistica (molti concerti, soli, duetti, sonate, romanze)[11], a parte alcune ouvertures (in cui è evidente l'influsso di Jommelli[9]), 6 quartetti, 8 trii, alcuni duetti per viola, un concerto per viola d'amore[28], 6 sonate per flauto[9], 4 composizioni per clavicembalo[29] e un inno per Sant'Anna a due voci rimastoci in un'unica copia manoscritta alla Biblioteca Palatina di Parma.[30]

Autografi

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A tutt'oggi non ci è pervenuto alcun autografo certo di Nardini.[31] Antichi cataloghi bibliotecari segnano come autografe quattro composizioni che però tra loro non hanno corrispondenze calligrafiche.[31] Tali composizioni sono[31]:

  • un inno Anna spes vitae alla Biblioteca Palatina di Parma datato 1786;
  • la parte del violino principale di un concerto violinistico, datata 1795, appartenuta a un allievo fiorentino di Nardini, collezionata da Masseangelo Masseangeli tramite Ferdinando Giorgetti, oggi all'Accademia Filarmonica di Bologna;
  • un Cantabile di una sonata, ricco di abbellimenti, al Conservatorio di Firenze;
  • un catalogo veneziano indica come autografo incerto un intero manoscritto miscellaneo alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, che però contiene solo una composizione di Nardini.[32][31]

Si ritiene comunque che gli autografi possano nascondersi tra le molte copie manoscritte pervenuteci, soprattutto in quelle conservate a Firenze, Padova e Genova, quelle che, a una disamina calligrafica, sembrano somigliarsi di più.[31][33]

Copie manoscritte

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In Italia

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Padova è la città che conserva il maggior numero di opere di Nardini in copie manoscritte (43 manoscritti), divise tra la Biblioteca Antoniana e quella del Conservatorio "Cesare Pollini".[34] Seguono Genova (39 manoscritti conservati al Conservatorio, nel Fondo Antico e nel Dono Delius), Firenze (28 manoscritti al Conservatorio Cherubini) e Napoli (14 copie nella biblioteca di San Piero a Majella).[35] 9 manoscritti sono nel Conservatorio di Bergamo, 7 nell'Istituto Brera di Novara, nel Fondo Noseda del Conservatorio di Milano[36][37] e nella città di Modena (tra la Biblioteca Estense e l'Istituto Vecchi/Tonelli).[35] Un numero minore di copie sono ad Ancona, Bologna, Campobasso, Roma, Venezia (le su elencate copie alla Marciana e altre al Conservatorio), Pistoia (Archivio Capitolare), Brescia (Conservatorio), l'inno a Sant'Anna citato alla Biblioteca di Parma, e una sonata per flauto e due violini nel Fondo musicale Venturi di Montecatini Terme.[38] Risulta strano che a Firenze, città di maggiore attività di Nardini, sia rimasta così poca sua musica: si ritiene che nelle vicissitudini della collezione granducale, molto complesse dall'Ottocento e soprattutto dall'Unità in poi, possano essere andate perdute la maggior parte dei documenti musicali, oppure che gran parte dei prodotti nardiniani siano rimasti negli archivi privati dei discendenti dei nobili committenti.[39]

All'estero

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La fortuna di Nardini è testimoniata dalle molte copie presenti all'estero: Vienna è la città che ne possiede il maggior numero di fuori d'Italia (divise tra la Gesellschaft der Musikfreunde e la Österreichische Nationalbibliothek).[40] Seguono, per numero di copie possedute, Seitenstetten (al Benediktinerstift), Londra (British Library e Royal Academy of Music), Washington (Library of Congress), Praga (Biblioteca del Conservatorio), Dresda (Sächsische Landesbibliothek/Staats- und Universitätsbibliothek SLUB)[41], Parigi (Biblioteca Nazionale Francese, Collezione Meyer, Mediateca Berlioz), Bruxelles (Koninklijk Conservatorium), Härnösand (Murberget Länsmuseet Västernorrland)[42] e Berlino (Musikabteilung del Preußischer Kulturbesitz della Staatsbibliothek zu Berlin).[43] Copie manoscritte singole di opere di Nardini si trovano anche a Dubrovnik, Lipsia, Beroun, Lund, Uppsala[44], Basilea e Zurigo.[45]

Edizioni a stampa

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Nardini ebbe rapporti con editori soprattutto londinesi (Walsh, Bremner, Cox, Thompson, Fougt) e amsterdamesi (Hummel), poi anche con i parigini Decombe e Le Duc, e il fiorentino Giuseppe Poggiali. La maggior parte delle prime edizioni nardiniane sono nel Regno Unito, soprattutto a Londra (British Library) e Cambridge (Rowe Music Library del King's College). Seguono, per numero di prime edizioni conservate, la Library of Congress di Washington, la Biblioteca Nazionale Francese, il Musikabteilung del Preußischer Kulturbesitz della Staatsbibliothek zu Berlin, la Österreichische Nationalbibliothek, la Biblioteca del Conservatorio di Bruxelles, la Musik- och teaterbiblioteket di Stoccolma e la Bayerische Staatsbibliothek.[45][46][47] La sua immensa fortuna è testimoniata dalla grande presenza di suoi pezzi in moltissime antologie di letteratura strumentale violinistica e flautistica stampate già a partire dall'ultimo Settecento (da editori come Bremner, Decombe, Stewart, Hummel, Wornum, Longman) e dal primo Ottocento (da Janet & Cotelle, Ysaÿe, Simrock, Breitkopf e Peters), in edizioni spesso ristampate anche nel Novecento.[47]

Schema delle principali edizioni stampate fino al primo decennio dell'Ottocento

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Titolo Luogo Editore Datazione Note
6 soli per violino e basso London John Walsh intorno al 1761 Scheda, su RISM.

quello in fa maggiore è stato ristampato da Duckwort tra il 1777 e il 1780, vedi Scheda, su RISM.

Minuetto per 2 violini e basso Edinburgh Stewart intorno al 1761 Catalogo, p. 102
6 duetti (op. 2) London John Walsh intorno al 1762 Scheda, su SBN.
2 lessons per cembalo London Robert Bremner 1763 Catalogo, p. 102
6 sonate per flauto London Robert Bremner Scheda, su RISM.
14 minuetti London John Cox tra il 1751 e il 1764 Scheda, su RISM.
6 concerti (opp. 1-8) Amsterdam Hummel, Marchant & Imprimeur de Musique Scheda, su RISM.
6 duetti per viola London Charles & Samuel Thompson tra il 1763 e il 1776 Scheda, su RISM.
6 concerti (op. 1) Amsterdam Hummel, Marchant & Imprimeur de Musique circa 1765 Scheda, su RISM.

Scheda, su SBN.

Scheda, su IMSLP.

6 sonate (op. 5) London Henry Fougt circa 1769 Scheda, su RISM.

Digitalizzazione di una copia a Copenaghen, su IMSLP.

2 duetti per violino London Longman Lukey & Co. tra il 1769 e il 1775 Catalogo, p. 102
6 trii per due flauti o violini e basso London Robert Bremner intorno al 1770 Scheda, su IMSLP.
Duetto per violino e violoncello London Wornum tra il 1772 e il 1777 Catalogo, p. 105
6 sonate per violino e basso (op. 2) Berlin, Amsterdam Hummel, Grand Magazin de Musique tra il 1774 e il 1776[48] Scheda, su RISM.

Stampato anche a Firenze, nella stamperia Allegrini Pisoni & C. intorno al 1774, vedi Scheda, su RISM. Scheda, su SBN. Catalogo, pp. 586-587

Duetto per violino e violoncello London Welcker tra il 1777 e il 1780 Catalogo, p. 104
Duetti per 2 violini Paris Le Duc intorno al 1781 Catalogo, p. 101
6 quartetti Firenze Giuseppe Poggiali circa 1782 Scheda, su RISM.

Scheda, su SBN.

Minuetto per cembalo Edinburgh Corri tra il 1780 e il 1790 Catalogo, p. 103
2 movimenti di sonata per violino e basso London Fentum tra il 1781 e il 1784 Catalogo, p. 103
6 duetti per violino Paris forse Imbault, o Decombe, o Louis intorno al 1795 Catalogo, p. 102

Scheda, su IMSLP.

6 sonate per violino Paris Decombe (incisore Michot) tra il 1795 e il 1801 Scheda, su RISM.
7 sonate per violino Paris Decombe 1804-1805 Scheda, su RISM.

Scheda, su SBN.

6 sonate per violino e basso edizione conservata a Bergamo, vedi Scheda, su SBN.
Cavatine Scheda, su RISM.

Lettere

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Sono sopravvissute in tutto meno di una decina di lettere di Nardini, spedite a destinatari quali Padre Martini, Corilla Olimpica, Giovanni Cristofano Amaduzzi, Joseph Otter e Joseph Hoffmann, scritte tra il 1740 e il 1793, conservate a Bologna (Museo internazionale e biblioteca della musica e Accademia Filarmonica), Vienna (Österreichische Nationalbibliothek e Gesellschaft der Musikfreunde), Savignano sul Rubicone (Accademia dei Filopatridi), Parigi (Biblioteca Nazionale Francese) e Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbiliothek).[49]

Edizioni moderne

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Nardini non ha mai abbandonato le antologie e le edizioni musicali integrali, e molti suoi pezzi sono stati inclusi nei cataloghi di Schott, Ricordi, Curci, International e Carisch già dal primo Novecento.[47]

Discografia

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Nardini è protagonista nel mercato discografico dedicato allo strumentismo barocco. Già nel 1956 Peter Rybar incide un suo concerto per violino (in mi minore) con il Musikkollegium Winterthur diretto da Clemens Dahinden per la Westminster[50], e da allora quel concerto è stato inciso più volte: da Nikola Petrovic e i Masterplayers diretti da Richard Schumacher negli anni '70[51], e da Pinchas Zukerman nel 1978, accompagnato da membri della Los Angeles Philharmonic, in un disco della CBS.[52] Ma anche altri pezzi hanno suscitato interesse discografico: nel 1962, André Rieu include il concerto in la maggiore di Nardini in un disco sulla musica barocco-classica italiana per Teldec, con Hermann Krebbers al violino, accompagnato dalla Amsterdamer Kammerorchester[53]; e nel 1971, Goncal Comellas registra la sonata per violino e cembalo in re maggiore con il pianista Miguel Zanetti.[54] Il 15 e 16 aprile 1999, nella Sala del Capitolo di San Francesco a Pisa, Carlo Ipata e gli AuserMusici registrano per Agorà un disco interamente dedicato a Nardini, con due concerti per flauto (in sol maggiore e in re maggiore, con solista lo stesso Ipata), e due ouvertures.[55] Da allora i dischi di sola musica nardiniana sono aumentati: nel 2006, l'ensemble Ardi cor mio registra a Livorno (nello studio Spazi Sonori) molta musica per archi di Nardini per l'etichetta Brilliant[56]; e nel 2010, i Musica Solare dedicano un disco alla produzione flautistica di Nardini, con trii e sonate, distribuito da Musicaphon.[57] Nel 2020 è stata pubblicata una registrazione su strumenti originali della raccolta dei duetti per due viole da NovAntiqua Records.[58]

  1. ^ Enciclopedia Treccani, s.v. Pietro Nardini.
  2. ^ Tuttavia, Carlo Gervasoni in Nuova teoria di musica ricavata dall'odierna pratica, ossia Metodo sicuro e facile in pratica per ben apprendere la musica, a cui si fanno precedere varie Notizie storico-musicali. Opera di Carlo Gervasoni milanese, Parma, Stamperia Blanchon, 1812, p. 187 scrive: «NARDINI PIETRO insigne suonatore, compositore e maestro di violino, nato a Fibiana villaggio vicino a Monte Lupo in Toscana nell'anno 1722».
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Antonella D'Ovidio, Nardini, Pietro (sub voce), in Dizionario biografico degli italiani, vol. 77, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012, consultabile on-line su Treccani.it.
  4. ^ Marri, p. 2.
  5. ^ a b c d e f g Guido Salvetti, Nardini, Pietro (sub voce), in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, diretto da Alberto Basso, serie II: Le biografie, vol. 5: ME-PIA, Torino, UTET, 1988, p. 326.
  6. ^ Marri, p. 4.
  7. ^ Catalogo, pp. 136-138.
  8. ^ Catalogo, pp. 136-146.
  9. ^ a b c d e f g h i j k l Mariateresa Dellaborra, Nardini, Pietro (sub voce), in The New Grove of Music and Musicians. Second Edition, edited by Stanley Sadie, executive editor John Tyrrell, vol. 17: Monnet to Nirvana, London, Macmillan, 2001-2002, pp. 638-639.
  10. ^ a b Catalogo, p. 26.
  11. ^ a b c d e f g Christine Siegert, Nardini, Pietro (Antonio Pasquale) (sub voce), in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Allgemeine Enzyklopädie der Musik begründet von Friedrich Blume, a cura di Ludwig Finscher, serie I: Personenteil, vol. 12: Mer-Pai, Kassel-Basel-London-New York-Praha, Bärenreiter/Stuttgart-Weimar, Metzler, 2004, colonne 912-914.
  12. ^ Sul Quartetto toscano vedi Giuseppe Cambini [Cambini in Paris], Ausführung der Instrumentalquartetten, in «Allgemeine musikalische Zeitung», VI/47 (22 agosto 1804), Leipzig, Breitkopf & Härtel, 1804, colonne 781-783 (digitalizzazioni disponibili su Internet Archive e su Google Books); Gino Roncaglia, Di Giovanni Giuseppe Cambini. Quartettista Padre, in «La rassegna musicale», VI/5 (settembre 1933), Torino, Fedetto, 1933, pp. 267-274; Gino Roncaglia, Appunti di storia musicale. Ancora di Giovanni Giuseppe Cambini, in «La rassegna musicale», VII/2 (marzo 1934), Torino, Fedetto, 1934, pp. 131-133: Gino Roncaglia, G. G. Cambini quartettista romantico, in «La rassegna musicale», VII/6 (novembre 1934), Torino, Fedetto, 1934, pp. 423-432; Alfredo Bonaccorsi, Di alcuni Quintetti di G.G. Cambini, in «La rassegna musicale», XX/1 (gennaio 1950), Torino, Fedetto, 1950, pp. 32-36: Gino Roncaglia, Giovanni Giuseppe Cambini quartettista, in Adelmo Damerini e Gino Roncaglia (a cura di), Musiche italiane rare e vive da Giovanni Gabrieli a Giuseppe Verdi. Per la XIX settimana musicale, 22-30 luglio 1962, Siena, Ticci, 1962, pp. 183-194; Fausto Torrefranca, Avviamento allo studio del quartetto italiano, in «L'approdo musicale», 23 (1966), numero monografico su Torrefranca a cura di Alfredo Bonaccorsi, Roma, ERI, 1966, pp. 15-18; Dieter Lutz Trimpert, Die Quatuors concertants von Giuseppe Cambini, Tutzing (Baviera), Schneider, 1967; Chappell White, Jean Gribenski, Amzie D. Parcell, voce Cambini, Giuseppe Maria (Gioacchino), in The New Grove of Music and Musicians. Second Edition, edited by Stanley Sadie, executive editor John Tyrrell, vol. 4: Borowski to Canobbio, London, Macmillan, 2001-2002, pp. 858-861; Daniel Heartz, Music in European Capitals: The Galant Style (1720-1780), New York, Norton, 2003; Marcello De Angelis, Introduzione a Claudio Paradiso (a cura di), Il cavalier Ferdinando Giorgetti musicista romantico a Firenze, Roma, Società Editrice di Musicologia, 2015, p. 10.
  13. ^ Catalogo, pp. 33-34.
  14. ^ Sulla complessa struttura della cappella fiorentina vedi Stefania Gitto, Le musiche di Palazzo Pitti al tempo dei granduchi Asburgo-Lorena. Storia della collezione musicale granducale, in «Annali di storia di Firenze», VI (2011), Firenze, Firenze University Press, 2011, pp. 121-154, consultabile on-line Archiviato il 2 dicembre 2017 in Internet Archive.; e Duccio Pieri, Il marchese Eugenio de Ligniville. Sovrintendente alla musica della Real Camera e Cappella, in «Philomusica. Rivista del dipartimento di filologia musicale», V/1 (2006), Pavia, Pavia University Press, 2006, consultabile on-line.
  15. ^ Catalogo, pp. 146-201.
  16. ^ Scheda biografica di Pichl, su Note di Carta.
  17. ^ Pichl ha dedicato al maestro Cento Variazioni sulla scala del Basso fermo per esercizio del Violino, pubblicato come op. 11 da Giuseppe Poggiali a Firenze. Vedi scheda dell'edizione, su SBN.
  18. ^ Scheda biografica di Giuliani, su Note di Carta.
  19. ^ Catalogo, pp. 151-157.
  20. ^ Catalogo, pp. 198-201.
  21. ^ Charles Burney, The Present State of Music in France and Italy, London, Becket & Co., 1773, trad. it. di Enrico Fubini: Viaggio musicale in Italia, Torino, EDT, 1979.
  22. ^ Catalogo, p. 44 cita concerti di Nardini presso le ville del conte Cowper e del conte John Tylney.
  23. ^ Catalogo, pp. 71-74.
  24. ^ Catalogo, p. 59.
  25. ^ Catalogo, p. 65.
  26. ^ Catalogo, p. 66.
  27. ^ Christian Friedrich Daniel Schubart, Ideen zu einer Ästhetik der Tonkunst [1784-1785], Wien, Degen, 1806, p. 61, cfr. digitazione di questa edizione alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera.
  28. ^ Catalogo, pp. 413-416.
  29. ^ Catalogo, pp. 438-440.
  30. ^ Catalogo, p. 453.
  31. ^ a b c d e Catalogo, p. 226.
  32. ^ Scheda della miscellanea autografa incerta di Venezia, su SBN.
  33. ^ Copie facsimilari di due manoscritti genovesi, contenenti concerti e sonate per flauto, sono state edite dalla SPES di Firenze nel 1987. Vedi Elenco facsimili, su Sito ufficiale SPES. Scheda di un'edizione, su SBN. Scheda di un'edizione, su SBN.
  34. ^ Catalogo, p. 104.
  35. ^ a b Catalogo, pp. 103-104.
  36. ^ Manoscritto nardiniano a Milano, su SBN.
  37. ^ Sonata manoscritta nardiniana a Milano, su SBN.
  38. ^ La sonata è nel documento segnato A11 nella prima ricognizione di Raymond Meylan, La collection Antonio Venturi, Montecatini Terme (Pistoia), Italie, in «Fontes artis musicae», n. 5 (1958), Kassel, Bärenreiter, 1958, pp. 21-44, presente fisicamente nella Biblioteca Comunale a Villa Forini-Lippi a Montecatini, ma non incluso nel catalogo di Hiroko Kishimoto (a cura di), Il Fondo musicale Venturi nella Biblioteca comunale di Montecatini Terme: catalogo, Firenze, Giunta Regionale Toscana/Milano, Editrice Bibliografica, 1989. Vedi anche Catalogo, p. 436.
  39. ^ Catalogo, pp. 106, 226-227. Sulla storia della collezione granducale vedi Stefania Gitto, La collezione musicale di Palazzo Pitti I: il catalogo del 1771, in «Fonti musicali italiane», 17 (2012), Lucca, LIM, 2012, pp. 175-192; Stefania Gitto, La collezione musicale di Palazzo Pitti II: il «Catalogo della libreria di S.A.R. il Granduca di Toscana» Ferdinando III (ca. 1799), in «Fonti musicali italiane», 19 (2014), Lucca, LIM, 2014, pp. 23-47.
  40. ^ Catalogo, p. 101.
  41. ^ Alcuni manoscritti di Dresda sono digitalizzati, vedi Scheda di 12 sonate a Dresda, su RISM. E Digitalizzazione delle 12 sonate a Dresda, su SLUB.
  42. ^ Scheda di un manoscritto a Härnösand, su Europeana.
  43. ^ Le copie di Berlino sono poche, ma quasi tutte digitalizzate, vedi, per esempio, i 110 capricci su RISM e la loro digitalizzazione sul sito ufficiale del Preußischer Kulturbesitz; oppure una sonata per l'allievo Sommerfeld arrangiata da Gaetano Campo.
  44. ^ Parti manoscritte digitalizzate, su IMSLP.
  45. ^ a b Catalogo, pp. 101-106.
  46. ^ «Cerca «Nardini, Pietro», su RISM. URL consultato il 24 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2018).
  47. ^ a b c Cerca «Nardini, Pietro», su SBN.
  48. ^ Catalogo, p. 101.
  49. ^ Catalogo, pp. 206-212.
  50. ^ Scheda del disco, su Discogs.
  51. ^ Scheda del disco, su Discogs.
  52. ^ Scheda del disco, su Discogs.
  53. ^ Scheda del disco, su Discogs.
  54. ^ Scheda del disco, su Discogs.
  55. ^ Scheda del disco, su Discogs.
  56. ^ Scheda del disco, su Discogs.
  57. ^ Scheda del disco, su Discogs.
  58. ^ Recensione del disco sul quotidiano "La Nazione", su lanazione.it.

Bibliografia

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  • Charles Burney, The Present State of Music in France and Italy, London, Becket & Co., 1773. Traduzione italiana di Enrico Fubini: Viaggio musicale in Italia, Torino, EDT, 1979.
  • Jean-Paptiste [sic] Rangoni, Essai sur le gout de la musique avec le caractère des trois célèbres joueurs de violon Messieurs Nardini, Lolli, & Pugnani, Livorno, Stamperia Tommaso Masi & C., 1790. Digitalizzazione su Google Books.
  • Raimondo Leoni, Elogio di Pietro Nardini, Firenze, Gaetano Cambiagi, 1793. Scheda, su Gaspari on line.
  • Giuseppe Cambini [Cambini in Paris], Ausführung der Instrumentalquartetten, in «Allgemeine musikalische Zeitung», VI/47 (22 agosto 1804), Leipzig, Breitkopf & Härtel, 1804, colonne 781-783 (digitalizzazioni disponibili su Internet Archive e su Google Books).
  • Christian Friedrich Daniel Schubart, Ideen zu einer Ästhetik der Tonkunst, [1784-1785], Wien, Degen, 1806. Digitalizzazione, su Bayerische Staatsbibliothek.
  • Arnaldo Bonaventura, Musicisti livornesi, Livorno, Belforte, 1930.
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  • Claudio Sartori, Pietro Nardini, violinista dell'amore, in Adelmo Damerini, Gino Roncaglia (a cura di), Musiche italiane rare e vive da Giovanni Gabrieli a Giuseppe Verdi. Per la XIX settimana musicale, 22-30 luglio 1962, Siena, Ticci, 1962, pp. 283-287.
  • Nikolaus Delius, Die Flötekonzerte von Pietro Nardini, in Rien de Reede (a cura di), Concerning the Flute, Amsterdam, Broekmans & Van Poppel, 1984, pp. 75-79.
  • Eduard Melkus, Die Einflüsse der italienischen Violinisten auf das Wiener Musikleben zur Zeit Maria Theresias, in Roswitha Vera Karpf (a cura di), Musik am Hof Maria Theresias, München-Salzburg, Emil Katzbichler, 1984, pp. 148-159.
  • Guido Salvetti, Nardini, Pietro (sub voce), in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, diretto da Alberto Basso, serie II: Le biografie, vol. 5: ME-PIA, Torino, UTET, 1988, p. 326.
  • Mariateresa Dellaborra, Pietro Nardini violinista e compositore del '700, in «Comune notizie», IX/4 (1992), Livorno, Comune di Livorno, 1993, pp. 39-50.
  • Federico Marri (a cura di), Pietro Nardini violinista e compositore. Atti del Convegno, Livorno, 12 febbraio 1994, Livorno, Debatte, 1996.
  • Nikolaus Delius, I duetti per flauto di Nardini e la «scuola flautistica» a Firenze, in Marri, pp. 35-51.
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  • Mariateresa Dellaborra, Pietro Nardini: l'opera per flauto. Un sorprendente itinerario nel repertorio del «violinista dell'amore», in «Nuova rivista musicale italiana», VII/3 (2003), Torino, ERI, 2003, pp. 345-379.
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  • Antonella D'Ovidio, Nardini, Pietro (sub voce), in Dizionario biografico degli italiani, vol. 77, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012, consultabile on-line su Treccani.it.

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