Regalecidae

famiglia di pesci

I Regalecidae sono una famiglia di pesci ossei marini appartenenti all'ordine Lampriformes[1][2][3].

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Regalecidae
Regalecus glesne
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
ClasseActinopterygii
OrdineLampriformes
FamigliaRegalecidae
Generi

Etimologia

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Il nome comune di «pesce remo» attribuito a queste specie deriva probabilmente dalla forma del corpo, estremamente compresso e allungato, o forse dalla falsa credenza diffusa in passato che sosteneva che questi pesci si spostassero «remando» nell'acqua con le lunghe pinne pelviche[4]. Il nome della famiglia, Regalecidi, deriva dal latino regalis, che significa «regale». Gli occasionali spiaggiamenti di pesci remo dopo le tempeste e il fatto che risalgano in superficie quando sono malati o morti, rende i Regalecidi tra i maggiori indiziati all'origine dei racconti riguardanti i serpenti di mare.

Descrizione

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Un pesce remo arenatosi su una spiaggia delle Bermuda nel 1860. Era lungo 4,9 metri e venne inizialmente descritto come un serpente marino.

Il corpo è compresso lateralmente e nastriforme, molto allungato e di colore argenteo. La pinna dorsale, di colore rosso, si origina sopra gli occhi (relativamente piccoli) e percorre l'intera lunghezza del corpo. Dei circa 400 raggi della pinna dorsale, i primi 10-12 sono allungati, portano lembi di pelle all'estremità e formano una sorta di cresta. Le pinne pelviche sono ridotte ciascuna a un raggio molto allungato. Le pinne pettorali sono estremamente ridotte e situate piuttosto in basso sul corpo. La pinna anale è completamente assente, mentre quella caudale può essere assente o molto ridotta; il corpo termina con una punta sottile. Tutte le pinne hanno solo raggi molli. Hanno una piccola bocca obliqua estremamente protrusibile con denti non visibili. Il corpo è privo di scaglie e la pelle è ricoperta di guanina argentata facilmente abrasibile. In Agrostichthys parkeri la pelle è rivestita da tubercoli ossei. Tutte le specie sono prive di vescica natatoria e hanno un numero variabile di branchiospine[2][3]. In base ad una testimonianza riferita da alcuni ricercatori neozelandesi, si sostiene che il pesce remo possa dare una «scossa elettrica» quando viene toccato[4].

La colorazione è variabile; i fianchi sono quasi sempre ricoperti da strisce irregolari azzurrognole o nerastre e da puntolini e macchioline nere. Queste macchie spariscono rapidamente dopo la morte. R. glesne è di gran lunga la specie più grande della famiglia, con i suoi 8 metri di lunghezza e 272 chili di peso, si tratta comunque di dimensioni eccezionali, la taglia media non supera i 3 metri[5]. In base ad un'osservazione da un batiscafo si è supposto che un esemplare di R. glesne, non misurato, raggiungesse i 17 metri[6][7].

Distribuzione e habitat

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Le specie della famiglia hanno distribuzione globale. Tuttavia, gli incontri in situ con esemplari vivi sono molto rari e quasi tutto quello che conosciamo sulla distribuzione di questi animali è strettamente collegato con le testimonianze delle catture o degli esemplari spiaggiati. Sono animali batipelagici che si possono trovare fino a 1000 metri di profondità[2][3]. Contrariamente ai giovanili gli adulti compaiono solo di rado in superficie, quando sono malati o feriti.

Biologia

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Tutte le informazioni che abbiamo sul comportamento e sull'ecologia dei pesci remo provengono dai rari incontri con i subacquei e dalle catture accidentali.

Comportamento

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Nel 2001 un pesce remo venne filmato vivo e in situ: la creatura di 1,5 metri venne individuata da un gruppo del personale della Marina USA durante l'ispezione di una boa alle Bahamas [1]. Il pesce remo venne visto nuotare allo stesso modo dell'amia, cioè ondulando ritmicamente la pinna dorsale e tenendo il corpo disteso. Alcuni R. glesne sono stati visti nuotare con orientamento verticale, con il lungo asse perpendicolare alla superficie dell'oceano; forse si tratta di una posizione assunta per localizzare il cibo: in questo modo il pesce può sfruttare al massimo la luce che proviene dalla superficie, localizzando meglio le sue prede[5]. Sono in grado di perdere volontariamente l'estremità posteriore del corpo quando attaccati da un predatore, si tratta di un unicum tra i Lampridiformes[2].

Alimentazione

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I pesci remo si nutrono prevalentemente di zooplancton, precisamente di eufausiidi, gamberetti e altri crostacei Catturano anche piccoli pesci pelagici e talvolta meduse.

Riproduzione

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L'oceanodromo Regalecus glesne depone le uova al largo del Messico da luglio a dicembre; si presume che tutte le specie della famiglia non abbiano cure parentali e si limitino a rilasciare in acqua le loro uova galleggianti, dai colori brillanti e lunghe 6 millimetri, che ben presto entrano a far parte dello zooplancton. Le uova si schiudono dopo circa tre settimane e gli avannotti che ne escono, estremamente attivi, iniziano a nutrirsi degli altri membri dello zooplancton. Gli avannotti ricordano molto gli adulti, con le lunghe pinne dorsali e pelviche e la bocca protrusibile[4]. Gli avannotti e i giovani sono stati visti nuotare appena sotto la superficie.

 
Un giovane esemplare di Regalecus glesne

I Regalecidi comprendono due generi con tre specie[8].

  1. ^ (EN) Bailly, N. (2015), Regalecidae, in WoRMS (World Register of Marine Species).
  2. ^ a b c d (EN) Scheda della famiglia Regalecidae, su FishBase. URL consultato il 7 marzo 2024.
  3. ^ a b c *Tortonese E. Osteichthyes, Calderini, 1975
  4. ^ a b c Olney, John E., Encyclopedia of Fishes, a cura di Paxton, J.R. & Eschmeyer, W.N., San Diego, Academic Press, 1998, pp. 157–159, ISBN 0-12-547665-5.
  5. ^ a b (EN) (EN) Regalecus glesne, su FishBase. URL consultato il 07.03.2024.
  6. ^ Bourton, Jody. Giant bizarre deep sea fish filmed in Gulf of Mexico. BBC Earth News
  7. ^ Oarfish Information Page, su nmfs.noaa.gov.
  8. ^ (EN) Lista delle specie appartenenti alla famiglia Regalecidae, su FishBase. URL consultato il 7 marzo 2024.

Bibliografia

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  • Regalecidae in FishBase.
  • Fishes: An Introduction to ichthyology. Peter B. Moyle and Joseph J. Cech, Jr; p. 338. Printed in 2004. Prentice-Hall, Inc; Upper Saddle River, NJ. ISBN 0-13-100847-1

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