Relitto di Uluburun

Il relitto di Uluburun è un relitto dell'età del bronzo databile alla fine del XIV secolo a.C.,[1] scoperto al largo di Uluburun, a circa 10 km a sud-est di Kaş, in Turchia sud-occidentale.[2] Il relitto fu visto la prima volta nell'estate del 1982 da Mehmed Çakir, un cercatore di spugne locale originario di Yalikavak, un villaggio nei pressi di Bodrum.

Modello in legno

Dal 1984 al 1994 i susseguirono sul luogo undici campagne di recupero, ognuna delle quali lunga dai tre ai quattro mesi, per un totale di 22 413 immersioni, riuscendo a portare alla luce uno dei più spettacolari reperti dell'età del bronzo emersi dal mar Mediterraneo.[2]

Scoperta

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Il relitto fu scoperto nell'estate del 1982, quando Mehmet Çakir riportò a galla dei "biscotti metallici con le orecchie" riconosciuti poi come particolari lingotti dell'età del bronzo. I cercatori di spugne turchi venivano spesso contattati dall'Institute of Nautical Archaeology (INA) per poter identificare antichi relitti durante le loro immersioni.[3] I ritrovamenti di Çakir allertarono Oğuz Alpözen, direttore del museo di Bodrum di Archeologia Subacquea, tanto da inviare una squadra di esplorazione per localizzare il relitto. La squadra riuscì a recuperare numerosi lingotti di rame a soli 50 metri dalla costa di Uluburun.[4]

Rotta apparente

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Grazie alle prove raccolte, si può ipotizzare che la nave fosse salpata da Cipro o da un porto in Siria o Palestina. La nave di Uluburun era senza dubbio diretta alla parte occidentale di Cipro, ma la sua destinazione finale può essere determinata solo dagli oggetti presenti a bordo al momento del naufragio.[5] È stato quindi ipotizzato che fosse diretta a Rodi, al tempo un importante centro di smistamento per l'Egeo.[6]

Datazione

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Peter Kuniholm dell'Università Cornell fu incaricato della datazione dendrocronologica in modo da ottenere una datazione assoluta per la nave. I risultati hanno datato il legno al 1305 a.C., ma non essendo sopravvissuto nessun pezzo di legno è impossibile determinare con sicurezza l'esatta data, e si può ipotizzare che la nave sia affondata intorno a quella data.[7] Basandosi sulle ceramiche ritrovate, sembra che la nave di Uluburun affondò verso la fine del periodo Amarna, e non prima del tempo di Nefertiti, visto che a bordo è stato trovato uno scarabeo in oro col suo nome.[8] Sintetizzando, si ritiene che la nave sia affondata alla fine del XIV secolo a.C.

Gli oggetti a bordo della nave provengono da Europa e Africa settentrionale, dalla Sicilia e la Sardegna alla Mesopotamia, e sono stati prodotti da circa nove o dieci diverse culture.[6] La presenza di questo carico indica che l'Egeo della tarda età del bronzo era impegnato in commerci internazionali anche col Vicino Oriente.[9]

Il vascello

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Replica in dimensioni reali presso il museo di Bodrum di Archeologia Subacquea

I resti dell'Uluburun e il contenuto del suo carico indicano che la nave era lunga tra i 15 e i 16 metri. Si sa che è stata costruita col metodo del "prima lo scafo" con giunzioni a tenone e mortasa in simili a quelli greco-romani dei secoli successivi.[10]

Sebbene lo scafo sia stato dettagliatamente esaminato, non sono stati individuati reperti del suo telaio. La chiglia appare rudimentale, forse più una piattaforma che una vera e propria chiglia. La dendrocronologia ha permesso di stabilire che la nave fu costruita con tavole e chiglia in legno di cedro del Libano e quercia.[11] Il cedro del Libano è un albero indigeno delle montagne del Libano, della Turchia meridionale e della parte centrale di Cipro.[12] la nave trasportava 24 ancore di pietra. La pietra è di un tipo quasi completamente sconosciuto nell'Egeo, ma spesso utilizzata nelle mura dei templi siro-palestinesi e di Cipro. Rami secchi e sterpaglie servivano per proteggere lo scafo dal contatto con i metalli trasportati.[8]

L'Institute of Nautical Archaeology (INA) iniziò gli scavi nel luglio del 1984, sotto la direzione prima del suo fondatore George F. Bass e poi del vicepresidente Cemal Pulak dal 1985 al 1994.[13] Il relitto si trovava tra i 44 e i 52 metri di profondità su un piano roccioso in pendenza pieno di banchi di sabbia.[14] Metà del personale che aiutò negli scavi era accampato nella parte sud-orientale del promontorio che fu probabilmente colpito dalla nave, mentre gli altri vivevano a bordo del Virazon, la nave di ricerca dell'INA in quel periodo. La mappatura del sito fu fatta tramite triangolazione con metri flessibili e quadrati di metallo per facilitare l'orientamento degli operai.[15] Quando gli scavi furono completati nel settembre 1994, tutti gli sforzi si concentrarono sulla conservazione del relitto, sullo studio, e sulla raccolta di campioni per le analisi nel laboratorio dell'Istituto d'archeologia marina in Turchia.

  1. ^ Pulak, 2005, p. 34
  2. ^ a b Pulak, 1998, p. 188
  3. ^ (Bass, 1986 p.269)
  4. ^ (Bass, 1986)
  5. ^ Pulak, 1988, p. 36
  6. ^ a b Pulak, 2005, p. 47
  7. ^ Pulak, 1998, p. 214
  8. ^ a b Pulak, 2005, p. 46
  9. ^ Pulak, 1998, p. 220
  10. ^ (Pulak, 1998 p.210).
  11. ^ (Pulak, 1998 p. 213)
  12. ^ (Pulak, 2005 p.43)
  13. ^ (Pulak, 2005 p. 35)
  14. ^ (Pulak, 1998 p.189)
  15. ^ (Bass, 1986 p.272)

Bibliografia

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  • Pulak, Cemal. Discovering a Royal Ship from the Age of King Tut: Uluburun, Turkey. In "Beneath the Seven Seas", George F. Bass, 34-47. New York, Thames & Hudson Inc., 2005.
  • Pulak, Cemal. The Bronze Age Shipwreck at Ulu Burun, Turkey: 1985 Campaign. American Journal of Archaeology, Vol.92, No.1 (gen., 1988):1-37.
  • Pulak, Cemal. The Uluburun Shipwreck: an Overview. "The International Journal of Nautical Archaeology", 27.3 (1998): 188-224.
  • Bass, George F. A Bronze Age Shipwreck at Ulu Burun (Kas): 1984 Campaign. "American Journal of Archaeology", Vol. 90, No. 3 (lug., 1986): 269-296.
  • Bass, George F. et al. The Bronze Age Shipwreck at Ulu Burun: 1986 Campaign. "American Journal of Archaeology", Vol. 93, No.1 (gen., 1989): 1-29.
  • Mumford, Gregory D. Mediterranean Area. The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt. Ed. Donald B. Redford. Oxford University Press, Inc. 2001, 2005.
  • Nicholson, Paul T., Caroline M. Jackson, Katherine M. Trott. The Ulu Burun Glass Ingots, Cylindrical Vessels and Egyptian Glass. Journal of Egyptian Archaeology, Vol.83 (1997): 143-153.
  • Payton, Robert. The Ulu Burun Writing-Board Set. Anatolian Studies, Vol.41 (1991): 99-106.
  • Ward, Cheryl. Pomegranates in Eastern Mediterranean Contexts during the Late Bronze Age. World Archaeology, Vol.34, No.3 (Feb., 2003): 529-541.

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