Samsu-ditana

XI re babilonese
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Samsu-ditāna (dal cuneiforme sa-am-su-di-ta-na[1] ; 1645 a.C. circa – 1585 a.C. circa) è stato un sovrano babilonese dell'antico periodo babilonese. Fu l'undicesimo e ultimo re degli Amorrei della I dinastia di Babilonia e regnò per 31 anni[i 1][i 2] (dal 1625 al 1595 a.C. secondo la cronologia media, dal 1562 al 1531 a.C. secondo la cronologia bassa). Il suo regno è soprattutto noto per la sua fine, con l'improvvisa caduta di Babilonia a causa dell'invasione degli Ittiti.

Samsu-ditana
Re di Babilonia
In carica1625 a.C. –
1595 a.C.
PredecessoreAmmi-saduqa
SuccessoreI dinastia del Paese del Mare
Nascita1645 a.C. circa
Morte1585 a.C. circa
Casa realeI dinastia di Babilonia

Era il pronipote di Hammurabi. Sebbene il regno babilonese si fosse notevolmente ridotto all'apice raggiunto sotto questo illustre antenato, si estendeva ancora a nord da Babilonia e dall'Eufrate fino a Mari e a Terqa. Per la maggior parte, sembra non essere stato un re bellicoso e che si sia accontentato di governare da Babilonia, poiché nessuno dei nomi degli anni di regno descrive guerre o la costruzione di edifici monumentali[i 3]. Riguardano piuttosto doni agli dei e l'erezione di statue a lui dedicate[2]. Nessuna lapide iscritta a suo nome è sopravvissuta[3]. Un'epopea reale dedicata a Gulkišar, il sesto re della seconda dinastia di Babilonia, la I dinastia del Paese del Mare, descrive la sua inimicizia verso Samsu-ditāna[4].

Samsu-ditāna apparentemente temeva un attacco, come testimoniano i testi tamitu —delle domande oracolari rivolte agli dei Šamaš e Hadad che nominano sette nemici "ribelli"[5]. Tuttavia, non era in grado di impedirlo, poiché lo Stato babilonese era in decadenza: le cariche erano diventate ereditarie, usurpando la prerogativa reale, e si accettavano pagamenti al posto del servizio militare per finanziare una burocrazia ipertrofica[6]. Il colpo di grazia venne da un'incursione del re ittita Muršili I nel 1595 a.C., che portò alla saccheggio e alla completa devastazione di Babilonia[7], come scritto nella Cronaca dei Primi Re[i 4]. L'incursione di Muršili mirava a impadronirsi di bottino e a catturare prigionieri, senza nessuna occupazione duratura, una strategia che aveva precedentemente impiegato contro Halpa (l'antica Aleppo)[8]. Il racconto ittita appare nell'editto di Telipinu, che recita: "Successivamente marciò verso Babilonia e distrusse Babilonia, sconfisse le truppe hurrite e riportò prigionieri e possedimenti di Babilonia a Hattusa"[i 5].

Gli Ittiti rimossero le statue della divinità tutelare babilonese Marduk e della sua consorte Sarpatinum per trasportarle a Ḫani, dove sarebbero rimaste fino al regno del re cassita Agum-Kakrime, circa 24 anni dopo. Di Babilonia rimasero rovine e non fu rioccupata fino all'avvento della dinastia cassita; i documenti provenienti da Tell Muḥammad sono datati dal numero di anni dopo che fu reinsediata, sotto il regno di Šipta’ulzi[9]. È possibile che Samsu-ditana abbia regnato ancora qualche anno dopo l'incursione di Muršili I: i Cassiti si affermarono in questa fase di estrema debolezza e frammentazione del regno babilonese, ma si erano già inseriti fin dai tempi di Samsu-iluna[10].

Iscrizioni

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  1. ^ BM 33332 Lista reale babilonese A i 2.
  2. ^ BM 38122 Lista reale babilonese B II.
  3. ^ (EN) JNES 14, 137-160 (P392115), su CDLI. URL consultato il 13 febbraio 2023.
  4. ^ Cronaca dei Primi Re (ABC 20) tavoletta BM 96152, rovescio, linea 11: ana tar-ṣi mŠamaš-di-ta-na kurḪat-tu-ú ana kurAkkadiki [illlik-ma].
  5. ^ Editto di Telipinu (CTH19), KBo 3.1, KBo 7.15, KBo 12.4.
  1. ^ (EN) Douglas Frayne, Old Babylonian Period (2003-1595 B.C.) RIM The Royal Inscriptions of Mesopotamia, vol. 4, University of Toronto Press, 1990, pp. 436–438.
  2. ^ (EN) Amanda H. Podany, Brotherhood of Kings: How International Relations Shaped the Ancient Near East, Oxford University Press, p. 120.
  3. ^ (EN) A. K. Grayson, Assyrian and Babylonian Chronicles, J. J. Augustin, 1975, p. 234.
  4. ^ (EN) Elyze Zomer, Middle Babylonian Literary Texts from the Frau Professor Hilprecht Collection, Jena, Harrassowitz Verlag, 2019, pp. 3–38.
  5. ^ W. G. Lambert, Babylonian oracle questions, Eisenbrauns, Winona Lake, Ind., 2007, p. 143.
  6. ^ (EN) Dominique Charpin, The History of Ancient Mesopotamia: An Overview, in Jack Sasson (a cura di), Civilizations of the Ancient Near East, Schribner, 1995, p. 817.
  7. ^ (EN) Ernst Alfred Wallis e Budge, A guide to the Babylonian and Assyrian antiquities, Londra, Printed by order of the Trustees, 1922, p. 7. URL consultato il 13 febbraio 2023.
  8. ^ (EN) H. W. F. Saggs, Babylonians, University of California Press, 2000, p. 114.
  9. ^ (EN) L. Sassmannshausen, The adaptation of the Kassites to the Babylonian Civilization, in K. Van Lerberghe e G. Voet (a cura di), Languages and Cultures in Contact at the Crossroads of Civilizations in the Syro-Mesopotamia Realm, Peeters Publishers, 2000, pp. 413–414.
  10. ^ Mario Liverani, Antico Oriente: storia, società, economia, Roma-Bari, Laterza, 2009, p. 602, ISBN 978-88-420-9041-0.

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