Santi induisti
I santi induisti sono persone vissute in India e di religione induista, la cui santità viene riconosciuta in base a determinate caratteristiche.
Definizione
modificaIl termine "santo", sebbene in origine appartenente ad un contesto cristiano, è stato adottato dagli stessi indiani per tradurre una serie di termini che si riferiscono a concetti dell'Induismo analoghi a quelli della santità cristiana, soprattutto in Bengala, dove questo termine è stato preso in prestito dalla lingua inglese che in questa regione viene parlata dalla metà del XVIII secolo. I termini nelle lingue locali considerati sinonimi di "santo" sono: sadhu (f. sadhvi) cioè "uomo buono e virtuoso", sannyasin (f. sannyasini) ovvero " rinunciante", sant vale a dire "vero", bhakta che sta per "devoto", yogi (f. yogini) "praticante lo yoga", sadhaka (f. sadhika) "praticante della disciplina", tantrika "praticante del tantra", jivanmukta "liberato in vita", siddha "perfezionato con la pratica spirituale", bhairavi "donna che incarna la Shakti", avadhuta "che ha raggiunto lo stadio più alto di vita spirituale".
Nell'Induismo una persona può essere riconosciuta santa senza bisogno di una canonizzazione ufficiale o processo simile ma è riconosciuta tale in base alla devozione popolare di cui è oggetto dopo la morte (ma spesso anche in vita). Il carattere di santità di un essere umano (uomo o donna) viene desunto in base ad alcuni segni (miracoli e stati di estasi) che indicano una vicinanza della persona alla divinità.[1]
Secondo Swami Sivananda, un santo è colui che vive in Dio, che è libero da egoismo, piaceri e dispiaceri, vanità, cupidigia, bramosia e rabbia, che è dotato di mente equilibrata, misericordia, tolleranza, giustezza e amore cosmico, e che possiede una sapienza divina[2].
Il nome di un santo induista generalmente comprende anche degli appellativi onorifici come mahatma, paramahamsa, swami o il prefisso śrī o srila prima del nome.
Alvar
modificaGli Alvar ("coloro che sono immersi nel dio") sono dodici santi-poeti di lingua tamil (tra i quali una donna, Andal), di varia estrazione sociale e di fede Vaishnava vissuti fra il VI e il IX secolo. Gli Alvar vagavano di tempio in tempio nell'India meridionale, cantando le lodi a Visnù e convertendo masse di gente al suo culto, arginando al tempo stesso la crescita del Giainismo e del Buddhismo in quelle regioni.[3]
Questi sono i nomi dei dodici Alvar e il loro luogo di provenienza: [4][5][6][7]
- Poygai Alvar (Kanchipuram)
- Bhudam Alvar (Kadal Mallai)
- Pey Alvar (Mylapore)
- Thirumalisai Alvar (Thirumazhisai)
- Nammāḻvār (Azhwar Thirunagari (Kurugoor))[8]
- Madhurakan Alvar (Tirukkoyilur)
- Periyāḻvār (Srivilliputhur)
- Andal (Srivilliputhur)
- Tondaraddipodi Alvar (Thirumandangudi)
- Tiruppan Alvar (Uraiyur)
- Tirumangai Alvar (Thirukurayalur)
- Kulasekara Alvar (Thirvanjikkolam)
Nayanar
modificaAll'incirca contemporanei degli Alvar furono i Nayanar ("guida" o "maestro"[9]), santi di fede Shivaita attivi nel Tamil Nadu tra i secoli V e X e le cui agiografie sono raccolte nel Periyapuranam, scritto nel XIII secolo. Anch'essi come gli Alvar furono poeti e musicisti, compositori di inni devozionali in onore di Shiva raccolti nel Tevaram ad opera di Nambi Anar Nambi e utilizzati come musica sacra nei templi dell'India meridionale; i più notevoli dei Nayanar furono Gnanasambandar, Appar e Sundaramurti. Anche il poeta Manikkavasagar, compositore degli inni raccolti nel Tiruvasagam, viene spesso associato ai Nayanar anche se probabilmente visse in un periodo di poco successivo al loro.[10]
I Nayanar sono 63 anche se si ritiene che questo sia piuttosto un numero simbolico di derivazione giainista[11]; i loro nomi sono[12]:
- Sundaramurthi Nayanar (o Sundaramurti)
- Tiru Neelakanta Nayanar (vasaio[13])
- Iyarpahai Nayanar
- Ilayankudi Mara Nayanar
- Maiporul Nayanar
- Viralminda Nayanar
- Amaraneedi Nayanar
- Eripatha Nayanar
- Enadinatha Nayanar
- Kannappa Nayanar
- Kungiliya Kalaya Nayanar
- Manakanchara Nayanar
- Arivattaya Nayanar
- Anayar Nayanar
- Murthi Nayanar
- Muruga Nayanar
- Rudra Pasupathi Nayanar
- Tiru Nalai Povar Nayanar (o Nandanar, Nanthanaar[14], Athanuur[15])
- Tiru Kurippu Thonda Nayanar
- Chandesvara Nayanar
- Tiru-Navukkarasar Nayanar (noto anche come Appar)
- Kulacchirai Nayanar
- Perumizhalai Kurumba Nayanar
- Karaikal Ammaiyar
- Appuddi Nayanar
- Tiruneelanakka Nayanar
- Nami Nandi Adigal
- Tiru Jnana Sambandar (o Gnanasambandar)
- Eyarkon Kalikama Nayanar
- Tiru Mula Nayanar
- Dandi Adigal Nayanar
- Murkha Nayanar
- Somasira Nayanar
- Sakkiya Nayanar
- Sirappuli Nayanar
- Siruthonda Nayanar
- Cheraman Perumal Nayanar
- Gananatha Nayanar
- Kootruva Nayanar
- Pugal Chola Nayanar
- Narasinga Muniyaraiyar
- Adipattha Nayanar
- Kalikamba Nayanar
- Kalia Nayanar[16]
- Satti Nayanar
- Aiyadigal Kadavarkon Nayanar
- Kanampulla Nayanar
- Kari Nayanar
- Ninra Seer Nedumara Nayanar
- Mangayarkarasiyar
- Vayilar Nayanar
- Munaiyaduvar Nayanar
- Kazharsinga Nayanar
- Seruthunai Nayanar
- Idangazhi Nayanar
- Pugazh Tunai Nayanar
- Kotpuli Nayanar
- Pusalar Nayanar
- Nesa Nayanar
- Kochengat Chola Nayanar
- Tiru Neelakanta Yazhpanar
- Sadaya Nayanar
- Isaijnaniyar
Sant
modificaNel medioevo si formò un gruppo di santi-poeti induisti noti con il nome di sant, termine che deriva dal sanscrito sat che significa "verità", "realtà" e che dunque significa in origine "colui che conosce la verità" o "che ha fatto esperienza della Realtà Ultima"; ha dunque significato ed etimologia diversi dal termine latino "sanctus" col quale può sembrare apparentemente correlato.
I sant sono classificabili in due gruppi: uno di fede Vaishnava e di lingua maratha, attivo nel Maharashtra dal XIII al XVIII secolo, devoto al dio Vitthala o Vithoba a Pandharpur; l'altro devoto a Nirguna, il dio supremo che pervade l'universo, attivo nell'area di lingua hindi, in Punjab e in Rajasthan dal XV secolo in poi.
Il gruppo del Maharashtra, i cui santi principali sono Jnaneshvar, Namdev, Eknath e Tukaram, ha formato una tradizione nota come Varkari, con una catena di trasmissione (parampara) di circa 50 sant in 500 anni.
Il gruppo del Nord, invece, non formò mai una tradizione unitaria ma al contrario si frammentò in molte tradizioni facenti capo a singole figure di sant, mentre altri sant non fondarono né si affiliarono mai ad alcuna tradizione particolare, pur continuando a far parte di questo gruppo. I santi più notevoli del gruppo del Nord sono Kabīr, Nanak e Dadu, fondatori di tradizioni ancora esistenti: Kabir Panth, Sikh Panth e Dadu Panth.[17]
Santi moderni
modificaQuesti sono i nomi dei più importanti santi induisti moderni[18]:
Note
modifica- ^ Hallstrom, p. 88-90.
- ^ Swami Sivananda, Lives of Saints, S. P. League, 1944.
- ^ Flood, p. 131.
- ^ Mukherjee, p. 15.
- ^ (EN) Divyadesam Online.com, About 12 Alwars, su divyadesamonline.com. URL consultato il 27 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2007).
- ^ (EN) Ramanuja.org, The Alvar Saints, su ramanuja.org. URL consultato il 27 ottobre 2008.
- ^ (EN) Jyotsna Kamat, The Alvars, su kamat.com. URL consultato il 27 ottobre 2008.
- ^ Word Document
- ^ Heehs, p. 305
- ^ Hoiberg e Ramchandani, vol. 4, p. 104.
- ^ Singh, p. 1357 Archiviato il 31 luglio 2013 in Internet Archive..
- ^ (EN) Sri Swami Sivananda, Sixty-three Nayanar Saints, su dlshq.org. URL consultato il 27 ottobre 2008.
- ^ Hindu Saint Tiruneelakanda Nayanar
- ^ Nanthanaar, who the gods showered with flowers[collegamento interrotto]
- ^ Nanaalai Article at Shaivam.org
- ^ Nayanar
- ^ Fonte della sezione "Sant": Schomer, pp. 2-6.
- ^ Heehs, p. 415
Bibliografia
modifica- Gavin D. Flood, An Introduction to Hinduism, Cambridge University Press, 1996, ISBN 0521438780.
- Lisa Lassell Hallstrom, Mother of Bliss, Oxford University Press US, 1999, ISBN 019511647X.
- Peter Heehs, Indian Religions, Londra, C. Hurst & Co. Publishers, 2002, ISBN 1850654964.
- Dale Hoiberg, Indu Ramchandani, Students' Britannica India: India, Bombay, Popular Prakasham, 2000, volume 4, ISBN 0852297602.
- Linda Johnsen, Daughters of the Goddess: The Women Saints of India, Saint Paul (Minnesota), Yes International Publishers, aprile 1994, ISBN 093666309X.
- Sujit Mukherjee, A Dictionary of Indian Literature, Hyderabad, Orient Blackswan, 1998, ISBN 8125014535.
- Karine Schomer, The Sant Tradition in Perspective, in Karine Schomer e W. H. McLeod (a cura di),Sant Mat: Studies in a Devotional Tradition of India, Delhi, Motilal Banarsidass Publ., 1987, ISBN 8120802772.
- Nagendra Kumar Singh, Encyclopaedia of Hinduism, Nuova Delhi, Anmol Publications PVT. LTD., 1997, ISBN 8174881689.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santi induisti
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Vishal Agarwal, Hindu Deities, Sages and Saints Who were not Brahmins, su vishalagarwal.voiceofdharma.com. URL consultato il 30 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2008).
- (EN) Sudheer Birodkar, Kshatriyas as Protectors of Cows, su hindutva.org. URL consultato il 30 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 29 dicembre 2008).
- (EN) G. N. Raina, Ancient and Modern Ascetics in Kashmir, su ikashmir.net. URL consultato il 30 ottobre 2008.
- (EN) Shaivam.org, Great Shaivite Devotees, Saints and Sages Nanaalai Article at Shaivam.org, su shaivam.org. URL consultato il 30 ottobre 2008.