Shoggoth

Mostro letterario creato da H. P. Lovecraft

Uno shoggoth (occasionalmente shaggoth[1]), nell'universo creato dallo scrittore H. P. Lovecraft, è un mostro immaginario appartenente al Ciclo di Cthulhu. All'inizio fu menzionato nel sonetto XX ("Night-Gaunts") dei Funghi di Yuggoth, scritto nel 1929-30, e comparve nei romanzi brevi: Alle montagne della follia (1936), La maschera di Innsmouth (1931) e La cosa sulla soglia (1933).

Uno shoggoth, creatura mostruosa descritta nel romanzo Alle montagne della follia
"Shoggoth" (2002) da "Il Bestiario di H.P. Lovecraft / H.P. Lovecraft's Bestiary", di Adriano Monti - Buzzetti
Illustrazione in bianco e nero di uno shoggoth

Aspetto fisico

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«it was a terrible, indescribable thing vaster than any subway train – a shapeless congeries of protoplasmic bubbles, faintly self-luminous, and with myriads of temporary eyes forming and un-forming as pustules of greenish light all over the tunnel-filling front that bore down upon us, crushing the frantic penguins and slithering over the glistening floor that it and its kind had swept so evilly free of all litter.»

La descrizione definitiva degli shoggoth deriva dalla storia sopraccitata. In essa, Lovecraft li descrive come enormi creature simili ad un'ameba di un catramoso aspetto esterno, con apparenti occhi “fluttuanti” multipli. Essi sono descritti come "protoplasmi", mancanti di qualsiasi forma predefinita, mentre sono in grado di formare arti ed organi a volontà. La taglia d'uno shoggoth medio è di 15 piedi, sebbene la storia menzioni alcuni di taglia più grande. Gli shoggoth sono considerati una delle cose più terribili presenti nei Miti. L'arabo pazzo, Abdul Alhazred, trovò terrificante la sola idea della loro esistenza.

Origine e storia

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Gli shoggoth furono creati dagli Antichi. Essendo amorfi, essi potrebbero assumere qualsiasi forma di cui hanno bisogno, rendendoli molto versatili con il loro ambiente acquatico. Nonostante siano in grado di comprendere il linguaggio degli Antichi, non hanno una reale consapevolezza ed in passato vennero controllati tramite una suggestione ipnotica.

Altri collegamenti

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A parte l'apparizione più importante nell'avventura Alle montagne della follia, gli shoggoth sono comparsi anche in altre storie del Ciclo di Cthulhu, spesso come servitori o prigionieri di potenti culti ed entità. Sono conosciuti per ripetere continuamente la parola "Tekeli-li"[2], un urlo che era usato dai loro antichi padroni. Il tipico grido "Tekeli-li! Tekeli-li!" è una parola inventata nel finale del romanzo "The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket" di Edgar Allan Poe. Viene fatta pronunciare da un abitante di un arcipelago sconosciuto vicino al polo sud, nel racconto l'uomo, perso in un mare opalescente, grida questa parola prima di spirare dalla paura.

  1. ^ Questa grafia comparve nell'originale Arkham House stampato per La cosa sulla soglia (1937), ma il manoscritto definitivo mostra la grafia come "shoggoth". (Burleson, H.P. Lovecraft, A Critical Study, footnote #14, p. 195)
  2. ^ Questo verso è un riferimento al romanzo di Edgar Allan Poe "The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket", che è citato in Nelle montagne della follia. (Pearsall, "Poe, Edgar Allan", The Lovecraft Lexicon, p. 332)

Bibliografia

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  • Burleson, Donald R. (1983). H. P. Lovecraft, A Critical Study. Westport, CT / London, England: Greenwood Press.
  • Harms, Daniel (1998). Shoggoths. The Encyclopedia Cthulhiana (2nd ed. ed.). Oakland, CA: Chaosium. pp. 273–4.
  • Lovecraft, Howard P. (1985) [1931]. At the Mountains of Madness. in S. T. Joshi (ed.). At the Mountains of Madness and Other Novels (7th corrected printing ed.). Sauk City, WI: Arkham House. Definitive version.
  • Pearsall, Anthony B. (2005). The Lovecraft Lexicon (1st ed. ed.). Tempe, AZ: New Falcon Pub.

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