Taurasi (vino)
Il Taurasi è un vino a DOCG prodotto nella provincia di Avellino prodotto secondo le regole dettate dal disciplinare[2] di produzione del 1993 di cui al D.M. 11/3/1993, G.U. n. 72/93.
Taurasi | |
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Dettagli | |
Stato | Italia |
Regione | Campania |
Resa (uva/ettaro) | 10,0 t |
Resa massima dell'uva | 70,0% |
Titolo alcolometrico naturale dell'uva | 11,5% |
Titolo alcolometrico minimo del vino | 12,0% |
Estratto secco netto minimo | 22,0 g/l |
Riconoscimento | |
Tipo | DOCG |
Istituito con decreto del | 26/03/1970 |
Gazzetta Ufficiale del | 25/05/1970, n 72 |
Vitigni con cui è consentito produrlo | |
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Consorzio di tutela del vino Taurasi DOCG[1] |
I dati qui riportati vengono conservati per fini storici.
Caratteristiche organolettiche
modifica- colore: rubino intenso, tendente al granato fino ad acquistare riflessi arancioni con l'invecchiamento.
- odore: caratteristico, etereo, gradevole più o meno intenso.
- sapore: asciutto, pieno, armonico, equilibrato con retrogusto persistente.
Vinificazione
modificaIl vino deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno tre anni di cui almeno uno in botti di legno.
Il periodo di invecchiamento decorre dal primo dicembre dell'annata di produzione delle uve.
A scopo migliorativo è consentita l'aggiunta di vino Taurasi più giovane ad identico vino più vecchio, o viceversa, nella misura massima del 15% nel rispetto delle disposizioni CEE in materia.
In tal caso in etichetta dovrà figurare il millesimo (annata) del vino che concorre in misura preponderante.
La resa massima delle uve in vino non deve essere superiore al 70% al primo travaso e non dovrà superare il sessantacinque per cento dopo il periodo di invecchiamento obbligatorio.
Storia
modificaL'Aglianico è quasi sicuramente stato portato in Italia da coloni greci (VII-VI secolo a.C.). Il suo nome un tempo era "hellenico"[3] potrebbe derivare da quello della “polis” Elea (Eleanico) oppure potrebbe essere una traslitterazione nello spagnolo dell'aggettivo Elleanico o Ellenico (cioè greco) divenuto Aglianico durante la dominazione aragonese (XV secolo) per cui la doppia “l” si è trasformata in “gl” seguendo appunto la fonetica spagnola. Esiste un documento del 1167 da cui risulta che gli spagnoli chiamavano “Aglianica” la vite coltivata a Taurasi[4]. Taurasi invece deriva chiaramente da Taurasia, antica città degli irpini distrutta dai romani nel 268 a.C. e che probabilmente corrisponde alla moderna Taurasi[2].
Nei primi anni dell'impero romano nella zona della distrutta Taurasia viene insediata una colonia militare assegnando parte del territorio ai veterani della battaglia di Filippi (42 a.C.) e, com'era uso degli antichi romani, vengono realizzate una serie di opere pubbliche che danno nuovo impulso all'agricoltura in generale ed alla viticoltura in particolare come testimoniano Tito Livio, Plinio il Vecchio, Strabone e Filippo Cluverio.[2]
Nel secolo XIX si assiste ad un altro exploit dei vini irpini poiché la zona resta per un certo periodo di tempo esente dalla fillossera che sta distruggendo i vigneti in europa. Si arriva a ribattezzare «Ferrovia del vino» quella che passa per Taurasi a causa della massiccia esportazione di vini verso l'Italia del nord e l'intera Europa. La produzione dell'epoca è stimata ad oltre 100 000 000 di litri. Nel 1878 si ha un ulteriore impulso con l'apertura, grazie alla forte determinazione di Francesco De Sanctis, dell'Istituto Agrario di Avellino ad indirizzo Enologico che ha concorso a salvaguardare le potenzialità varietali dell'Aglianico, anche attraverso studi sperimentali sulle tecniche enologiche. Nel 1898 lo Strafforello scrive: «Nelle buone annate il vino è assai copioso e molto se ne esporta nelle province limitrofe, principalmente col nomi di vino "Taurasio" ed altri. Il migliore si raccoglie nei Comuni di Taurasi».[2]
Nel 1929 F. Madaluni segnala un'estensione dei vigneti pari a 63 000 ha di cui 2 000 in coltura specializzata. Nel 1934, A.Iannaccone nei "Vini dell'Avellinese": «appare evidente che l'industria vinicola rappresenta un'attività agraria d'importanza grandissima da cui ripente la floridezza economica di numerosi paese della provincia» Però la fillossera arriva anche in questa zona al punto tale che nel 1970, il Catasto Viticolo registra solo 1 800 ha di vigneti consociati e appena 4,8 ha di specializzati. Il segnale della ripresa, che prosegue anche ai giorni nostri (2013), è dato dalla nascita di numerose cantine sociali per la produzione e l'imbottigliamento.[2]
I nuovi impianti, poi, sostituiscono il tradizionale allevamento ad “alberata taurasina” (di scuola etrusca), con i più razionali guyot e Cordone speronato abbassando la resa produttiva fino a 5,0 t/ha, ma esaltando la qualità dei vini prodotti.[2]
La storia del vino "Taurasi" è descritta nel capitolo " vini e vigneti" di Giovanni Borea-Volume VIII della Storia Illustrata di Avellino e dell'Irpinia-Sellino e Barra Editore 1996. Il volume più completo sulla storia del Taurasi DOCG è senz'altro "Rosso dalla Terra" di Nicola Di Iorio, Delta3 editore, Grottaminarda 2015. Precedentemente all'attuale disciplinare questa DOCG era stata:
- Approvata DOC con DPR 26.03.1970
- Approvata DOCG con DM 11.03.1993 G.U. 72 - 27.03.1993
Era previsto anche un Taurasi riserva.
Abbinamenti consigliati
modificaCarni rosse, arrosto di carni, brasati, pollame, selvaggina, formaggi a pasta dura e stagionati.
Zona di produzione
modificaL'intero territorio amministrativo dei comuni di Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant'Angelo all'Esca, San Mango sul Calore, Torre Le Nocelle e Venticano della provincia di Avellino.
Informazioni sulla zona geografica
modificaLa zona di produzione della DOCG Taurasi, abbraccia una serie di rilievi collinari o pedemontani compresi tra i 400 ed i 700 metri slm che accompagnano il corso del Calore e fanno parte della dorsale appenninica.
- «I terreni hanno profili giovani e immaturi e poggiano il più delle volte direttamente sui loro substrati pedogenetici, sia roccia dura e compatta sia rocce tenere argillose e sabbiose.»[2]
Lo scheletro, sia siliceo che calcareo, è scarsamente presente mentre abbonda l'argilla (fino al 50% della terra fine), qualche volta mista a limo e/o sabbia per cui sono presenti terreni pesanti (argillosi, argillo-limosi) e terreni leggeri (sabbio-argillosi)[2]
I terreni presentano altresì le seguenti caratteristiche:
- Reazione: prevalentemente neutra e sub-alcalina con una punta di pH 8,2.
- Calcare totale: in genere buona presenza di calcare
- Humus: generalmente modeste quantità, con sostanza organica compresa tra 10 e 27,0 g/kg, e azoto fra 0,8 e 2,45g/kg. Il rapporto C/N in media è intorno a 10
- Anidride fosforica assimilabile: sebbene il contenuto in fosforo totale sia elevato, quello in fosforo assimilabile è scarso (16-50 mg/kg).
- Ossido di potassio scambiabile: ben rappresentati (valore medio 450-500 mg/kg).
- Magnesio scambiale: abbondanti (110-940 mg/kg). Questo elemento influenza positivamente la lignificazione e le caratteristiche organolettiche dei vini.[2]
L'elevata presenza di argilla preserva i terreni dalla siccità estiva e quindi consente una più regolare maturazione delle uve ed un normale livello di acidità. La ricchezza in potassio e magnesio conferisce ai vini intensità di profumi, buona struttura ed equilibrio.[2]
Il clima è di tipo continentale con forti escursioni termiche e bassa piovosità.
- Temperature: I giorni di sole sono molto elevati così come frequenti sono le gelate primaverili, anche tardive. Le escursioni termiche giornaliere sono, da luglio a settembre, molto accentuate.
- Precipitazioni: La piovosità annua è di 1 100 mm di cui il 70% nel periodo autunno-inverno. Il periodo estivo risulta molto asciutto (6% delle piogge annue).
- Venti: i venti dominanti sono quelli meridionali e sudoccidentali, umidi e tiepidi. Tipiche della zona sono le brezze di versante con direzione Nord-Est nelle ore notturne.
- «Le condizioni termiche, idrometriche ed anemometriche che caratterizzano l'areale sono pressoché ideali per un processo di maturazione caratterizzato da gradualità ed equilibrio tra tenore zuccherino e acidità, consentendo l'ottenimento di produzioni enologiche pregiate.»[2]
Produzione
modificaProvincia, stagione, volume in ettolitri
- Avellino (1990/91) 629,1
- Avellino (1991/92) 852,0
- Avellino (1992/93) 789,1
- Avellino (1993/94) 741,21
- Avellino (1994/95) 1705,74
- Avellino (1995/96) 2135,88
- Avellino (1996/97) 4163,46
Note
modifica- ^ Consorzio di tutela del vino Taurasi DOCG
- ^ a b c d e f g h i j k [1] Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali - Disciplinari di produzione vini
- ^ Da queste origini deriva anche il cognome "Taurasi" legato alla storia e alla nobiltà del borgo.
- ^ La storia del vino "Taurasi" è descritta nel libro "Rosso dalla Terra" di Nicola Di Iorio (Delta3 Editore, 2015 Grottaminarda) e nel capitolo " vini e vigneti" di Giovanni Borea-Volume VIII della Storia Illustrata di Avellino e dell'Irpinia-Sellino e Barra Editore 1996.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Vino Taurasi, su vinotaurasi.it.