Tom DeLay

politico statunitense

Thomas Dale DeLay, detto Tom (Laredo, 8 aprile 1947), è un politico statunitense, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato del Texas dal 1985 al 2006.

Tom DeLay

Membro della Camera dei Rappresentanti - Texas, distretto n.26
Durata mandato3 gennaio 1985 - 9 giugno 2006
PredecessoreRon Paul
SuccessoreShelley Sekula-Gibbs

Leader della Maggioranza della Camera dei Rappresentanti
Durata mandato3 gennaio 2003 - 28 settembre 2005
PredecessoreDick Armey
SuccessoreRoy Blunt

Whip di maggioranza della Camera dei Rappresentanti
Durata mandato3 gennaio 1995 - 3 gennaio 2003
PredecessoreDavid Bonior
SuccessoreRoy Blunt

Dati generali
Partito politicoRepubblicano

Biografia

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Formazione e vita politica

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Nato a Laredo, DeLay studiò alla Baylor University ma venne espulso dopo due anni per comportamento scorretto[1]; si iscrisse quindi all'Università di Houston, dove si laureò in biologia. Non svolse il servizio di leva. Entrato in politica con il Partito Repubblicano, nel 1978 venne eletto all'interno della Camera dei rappresentanti del Texas, la camera bassa della legislatura statale. Anni dopo lo stesso DeLay ricordò questo periodo raccontando di aver avuto una dipendenza da alcolici e di aver avuto relazioni extraconiugali, ma di aver superato le difficoltà grazie alla sua fede cristiana[2]. Nel 1984, quando il deputato Ron Paul lasciò la Camera dei Rappresentanti per candidarsi infruttuosamente al Senato, DeLay si candidò per succedergli e risultò eletto. Negli anni successivi fu riconfermato per altri dieci mandati, rappresentando un distretto estremamente conservatore.

Quando nel 1994 i repubblicani conquistarono la maggioranza alla Camera, DeLay divenne whip di maggioranza. Otto anni dopo, quando Dick Armey andò in pensione, DeLay prese il suo posto come leader di maggioranza. In questa veste, DeLay (soprannominato The Hammer, il martello) fece discutere per i suoi metodi di gestione del dissenso interno al partito: fu infatti criticato per la sua abitudine di intimorire i deputati che gli facevano opposizione interna, minacciandoli di appoggiare i loro avversari nelle successive primarie[3]. Nel settembre del 2004 fu formalmente ammonito dalla Commissione Etica della Camera per aver offerto il suo sostegno pubblico al figlio del deputato Nick Smith (che era candidato alle elezioni per succedere al padre) in cambio del voto favorevole dello stesso Smith in un disegno di legge che DeLay aveva interesse a far approvare[4].

Tom DeLay fu uno dei promotori dell'intervento governativo nel caso Terri Schiavo. Si oppose all'interruzione delle terapie, entrando in polemica con il marito della donna[5]; in un controverso intervento pubblico paragonò la propria vicenda giudiziaria al caso Schiavo[6] e in un'altra occasione si scagliò contro i giudici che avevano deciso sull'interruzione dell'alimentazione artificiale della donna, venendo criticato per essersi espresso in tal modo proprio all'indomani di due episodi di violenza contro due magistrati statunitensi[7]. Fu inoltre accusato di ipocrisia quando la stampa rivelò che anni prima egli stesso aveva acconsentito all'interruzione delle misure di alimentazione artificiale per il padre, che versava in uno stato comatoso dopo un grave incidente[8].

Vicenda giudiziaria

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Nel 2005 DeLay venne indagato per corruzione e illecito finanziario nell'ambito dell'inchiesta su Jack Abramoff. Il deputato rispose alle accuse accusando la magistratura[9][10] ma fu incriminato[11] e lo scandalo che ne conseguì lo portò dapprima a lasciare il suo incarico di capogruppo della maggioranza[12][13] e poi a dimettersi dalla Camera, su pressioni da parte dei vertici del partito[14]. Giudicato colpevole in primo grado e condannato a tre anni di carcere[15], DeLay presentò ricorso presso una corte d'appello del Texas che lo assolse nel 2013[16].

Vita successiva

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Dopo aver lasciato il Congresso, DeLay scrisse un controverso libro di memorie sulla sua vicenda, con introduzione a cura di Rush Limbaugh e prefazione di Sean Hannity: No Retreat, No Surrender: One American's Fight (Nessun ritiro, nessuna resa: la lotta di un americano)[17]. Nel 2009 prese parte come concorrente alla nona edizione di Dancing with the Stars, la versione statunitense di Ballando con le stelle, da cui si ritirò per infortunio alla terza puntata[18].

  1. ^ (EN) 10 Things You Didn't Know About Tom DeLay, su usnews.com, US News & World Report.
  2. ^ (EN) Party Unfaithful, su newyorker.com, The New Yorker.
  3. ^ (EN) DeLay Pulls No Punches In Final Speech to House, su washingtonpost.com, The Washington Post.
  4. ^ Investigation of Certain Allegations Related to Voting on the Medicare Prescription Drug, Improvement, and Modernization Act of 2003 (PDF), su house.gov, U.S. House Committee on Standards of Official Conduct, 30 settembre 2004 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2006).
  5. ^ (EN) DeLay Says He's Not Giving Up Schiavo Fight, su abcnews.go.com, ABC News.
  6. ^ (EN) DeLay Compares Self With Schiavo, su content.time.com, Time.
  7. ^ (EN) Senator Links Violence to 'Political' Decisions, su washingtonpost.com, The Washington Post.
  8. ^ (EN) DeLay's Own Tragic Crossroads, su articles.latimes.com, Los Angeles Times.
  9. ^ Italianizzazione?, su rampini.blogautore.repubblica.it, La Repubblica. URL consultato il 23 settembre 2018.
  10. ^ Mandato di arresto per DeLay finanziatore e amico di Bush, su repubblica.it, La Repubblica. URL consultato il 23 settembre 2018.
  11. ^ Usa, uno scandalo di fondi neri per l'uomo di Bush alla Camera, su repubblica.it, La Repubblica. URL consultato il 23 settembre 2018.
  12. ^ Camera Usa: si dimette DeLay il capogruppo repubblicano, su ilgiornale.it, il Giornale. URL consultato il 23 settembre 2018.
  13. ^ Usa, dilaga lo scandalo Abramoff trema il vertice dei repubblicani, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica. URL consultato il 23 settembre 2018.
  14. ^ Il Paese dove i potenti vanno in galera, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica. URL consultato il 23 settembre 2018.
  15. ^ (EN) DeLay sentenced to 3 years in prison, su statesman.com, Austin American-Statesman. URL consultato il 23 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2014).
  16. ^ (EN) The Hammer's redemption, su politico.com, Politico.
  17. ^ (EN) The Hammer revives an urban myth, su slate.com, Slate.
  18. ^ (EN) Tom DeLay to Quit Dancing with the Stars, su people.com, People.

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Collegamenti esterni

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