Uomo di medicina

guaritore tradizionale e leader spirituale dei nativi nordamericani e di altri popoli indigeni o aborigeni

"Uomo di medicina" o "donna di medicina" sono locuzioni, calchi delle espressioni inglesi medicine man o medicine woman, usate per descrivere guaritori tradizionali e leader spirituali dei nativi nordamericani e di altri popoli indigeni o aborigeni. Gli antropologi e gli storici delle religioni tendono a preferire il termine "sciamano", un termine specifico per indicare un mediatore spirituale dei popoli tungusi della Siberia.[2]

Sciamano Yup'ik dell'Alaska mentre esorcizza gli spiriti del male che si sono insediati in un ragazzo malato. Nushagak, Alaska, anni Novanta del XIX secolo.[1]
Nesjaja Hatali, "uomo di medicina" della tribù Navajo, circa 1904

L'"uomo" e la "donna di medicina" nel Nord America

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Ruolo nella società nativa

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La funzione principale di questi "anziani di medicina" (che non sono necessariamente sempre di sesso maschile) è di assicurare l'aiuto del mondo degli spiriti, incluso quello del Grande Spirito (Wakan Tanka nel linguaggio dei Lakota, appartenenti al gruppo Sioux), a beneficio dell'intera comunità. L'"uomo di medicina" in lingua lakota è chiamato pʿejúta wicʿaša[3] ovvero wicʿaša wakan o wapʿíya wicʿaša.

Talora l'aiuto cercato può riguardare la cura di malattie fisiche, talvolta quella di malattie psichiche, altre volte ancora l'obiettivo è quello di promuovere l'armonia tra gruppi umani o tra umani e natura. Così, il termine "uomo/donna di medicina" non è del tutto appropriato ma semplifica enormemente e distorce anche la rappresentazione della gente, il cui ruolo nella società è complementare a quello del capo.

Per essere riconosciuto come persona che adempie questa funzione di collegamento tra il mondo naturale e quello spirituale a beneficio della comunità, un individuo deve essere convalidato nel suo ruolo dal parere di quella comunità. Uomini e donne di medicina acquisiscono le loro conoscenze da altri sciamani o da un singolo maestro.

Contesto culturale

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Un "uomo di medicina" Ojibway che prepara un rimedio erboristico.

Il termine "gente di medicina" (medicine people) è comunemente usato nelle comunità native nordamericane. Per esempio, quando Arwen Nuttall (Cherokee) del National Museum of the American Indian scrive: "La conoscenza posseduta dal medicine people è un privilegio e sovente rimane all'interno di particolari famiglie."[4]

 
Porta aperta, detto anche "il Profeta" o "il profeta degli Shawnee".

I nativi nordamericani tendono a essere abbastanza riluttanti a discutere di questioni mediche o di medicina popolare con i non-nativi. In alcune culture, la gente non discute mai di simili argomenti con i nativi di altre tribù. In numerose tribù, inoltre, gli anziani sciamani non si aspettano si faccia loro pubblicità in alcun modo. Come Nuttall scrive: "Domande a un nativo su credenze o cerimonie religiose sono spesso viste con sospetto".[4] Un esempio appropriato su questo aspetto era il laccio di medicina Apache, o Izze-kloth, la cui funzione e le cui modalità d'uso da parte degli anziani sciamani Apache erano un mistero per gli etnologi del XIX secolo, perché "gli Apache considerano tali lacci talmente sacri che agli stranieri non è consentito vederli, tanto meno toccarli e parlare di essi."[5]

 
Il celebre Alce Nero (Hehaka Sapa in lingua lakota), pʿejúta wicʿaša degli Oglala, ritratto con sua figlia e sua moglie tra il 1890 e il 1910.

La versione del 1954 del Webster's New World Dictionary of the American Language, rifletteva la inadeguata percezione di base di quelle persone che usavano a quel tempo il termine "Uomo di medicina": "un uomo che si presume abbia poteri soprannaturali di curare malattie e controllare gli spiriti". In effetti, ogni definizione finiva con non spiegare appropriatamente ciò che erano questi "medici popolari" per le loro comunità, riferendo invece il consenso di osservatori socialmente e psicologicamente estranei che tentavano di categorizzare questi individui. Il termine "uomo/donna di medicina", come il termine "sciamano", sono criticati dai nativi nordamericani, come pure da altri specialisti del campo della storia delle religioni e dell'antropologia culturale.

L'espressione "uomo/donna di medicina" è altresì usato da europei per riferirsi a guaritori tradizionali africani, anche noti come "stregoni" o "Uomo/donna feticisti".

  1. ^ Fienup-Riordan, Ann. (1994), Boundaries & Passages: Rule and Ritual in Yup'ik Eskimo Oral Tradition, Norman, Oklahoma, University of Oklahoma Press, p. 206.) Nushagak, sita sulla Baia di Nushagak del mare di Bering nel SE dell'Alaska, fa parte del territorio degli Yup'ik dell'Alaska centrale, parlanti la lingua Yup'ik dell'Alaska centrale.
  2. ^ Smith, C. R. "Shamanism." Archiviato il 12 febbraio 2012 in Internet Archive. Cabrillo College. (retrieved 28 June 2011)
  3. ^ Bruce Ingham, English-Lakota Dictionary, Richmond, Surrey, Curzon, 2001, p. 163a.
  4. ^ a b National Museum of the American Indian. Do All Indians Live in Tipis?, Washington DC, Smithsonian Institution, 2007. ISBN 978-0-06-115301-3.
  5. ^ Smithsonian Institution, Bureau of American Ethnology, Annual report of the Bureau of American Ethnology to the secretary of the Smithsonian Institution, Issue 9, Government Printing Office, United States Government, 1892.
    «... There is probably no more mysterious or interesting portion of the religious or 'medicinal' equipment of the Apache Indian, whether he be medicine-man or simply a member of the laity, than the 'izze-kloth' or medicine cord ... the Apache look upon these cords as so sacred that strangers are not allowed to see them, much less handle them or talk about them ...»

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