Bozza sull'articolo Baraccopoli/Slum

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Una baraccopoli o bidonville (dal francese bidon = bidone e ville = città) è un assembramento più o meno vasto di baracche e casupole costruite per lo più con materiali di recupero alla periferia di grandi agglomerati urbani.
Il sovraffollamento di persone poverissime o che vivono comunque in condizioni socio-economiche molto precarie è una caratteristica ben diffusa tra le baraccopoli di tutto il mondo.
Considerata poi la loro natura illegale o appena tollerata dalle autorità locali, esse mancano di solito di infrastutture primarie quali quelle per l'approvvigionamento di acqua potabile, l'eliminazione dei rifiuti, la distribuzione dell'elettricità e sono spesso edificate su terreni instabili a rischio continuo di crolli sia per cause naturali quanto per attività dell'uomo.

La mancanza di un riconoscimento ufficiale di questi insediamenti spontanei da parte delle autorità locali ha contribuito finora alla scarsa disponibilità di dati ufficiali in merito alle condizioni di vita nelle baraccopoli.

Di recente, il rapporto The Challenge of Slums1, pubblicato ad opera di UN-HABITAT, l'Agenzia dell'ONU per gli insediamenti umani, ha permesso di avere, forse per la prima volta, un quadro globale di questo fenomeno.

Dalla baraccopoli allo slum

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L'esatto termine usato nel rapporto menzionato, redatto in lingua inglese, è la parola slum [slʌm], che sta a rappresentare una complessa varietà di situazioni che in altre lingue sono indicate con specifici nomi locali, e spesso con più di uno per la stessa lingua.
Perciò sebbene il termine slum sia applicato ad una grande varietà di tipologie di insediamento urbano, ciò che le accomuna è il fatto di essere delle aree caratterizzate da isolamento sociale ed economico, proprietà terriera irregolare e condizioni sanitarie e ambientali sotto standard.

Di seguito sono riassunte le considerazioni che la UN-HABITAT ha esposto nel rapporto The Challenge of Slums, per tanto si farà uso del termine inglese slum che, come detto, ha una valenza più generale perciò applicabile anche per descrivere il fenomeno delle baraccopoli.

Cos'è uno slum

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Il termine inglese slum2 comprende il significato tradizionale di aree residenziali che in passato erano rispettabili o persino desiderabili, ma che col tempo si sono deteriorate a causa dell'abbandono degli abitanti originali trasferitisi verso nuove e migliori aree della città.
La condizione delle vecchie case è decaduta e le unità abitative sono state progressivamente suddivise e affittate a gruppi a basso reddito. Un esempio tipico è quello degli slum nei centri di molte città storiche sia di paesi industrializzati che in via di sviluppo (in italiano si può far corrispondere il termine bassifondi).
Comunque, il significato di questo termine è venuto ad includere anche i vasti insediamenti informali che stanno rapidamente divenendo l'espressione più manifesta della povertà urbana. La qualità delle abitazioni in questi insediamenti varia da semplici baracche a strutture permanenti, mentre l'accesso all'acqua, elettricità, servizi igienici ed altre infrastrutture e servizi di base tendono ad essere limitati. Questi tipi di insediamenti, cui corrispondono spesso un'ampia varietà di accordi sulla proprietà, vengono indicati nelle differenti lingue attraverso molteplici nomi (in italiano si potrebbe usare il termine baraccopoli).

Chi è l'abitante di uno slum

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Allo scopo di monitorare adeguatamente il settimo degli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo (Millennium Development Goals o MDG) la UN-HABITAT ha sviluppato, nel 2002, una definizione operativa per l'unità familiare di uno slum.
Essa è definita come un gruppo di individui i quali, vivendo sotto lo stesso tetto, mancano di uno o più dei seguenti elementi:

  1. accesso all'acqua (accesso ad una quantità sufficiente di acqua potabile per l'uso familiare, ad un prezzo sostenibile, disponibile per i membri della famiglia senza che siano soggetti a sforzi estremi)
  2. accesso a servizi igienici (accesso ad un sistema di eliminazione degli escrementi, o nella forma di bagno privato o di bagno pubblico condiviso con un numero ragionevole di persone)
  3. spazio vitale sufficiente (meno di tre persone per stanza di un minimo di 4 metri quadri)
  4. qualità/durata delle abitazioni (strutture adeguate e permanenti edificate in luoghi non pericolosi)
  5. garanzie del possesso (esistenza di documentazioni attestanti la garanzia dello stato di possesso o la percezione o l'esistenza di fatto di una protezione contro gli sfratti).

Questa definizione è operativa nel senso che può essere applicata per estrapolare informazioni utili dai dati raccolti periodicamente a livello nazionale o sub-nazionale nella maggior parte dei paesi attraverso censimenti ed indagini. Nella definizione, perciò, il concetto di abitante di uno slum è stato esplicitamente ridotto, mettendo da parte le condizioni socio-economiche in cui vivono questi abitanti informali, come gli standard di vita, gli aspetti culturali, l'impiego, il reddito ed altre caratteristiche relative all'individuo o alla famiglia.

Qualche numero

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Secondo il rapporto The Challenge of Slums, quasi un miliardo di persone nel mondo (cioè una ogni sei) vivono attualmente negli slum ed è stimato che questo numero possa raddoppiare nei prossimi trenta anni in mancanza dell'applicazione di opportune contromisure atte ad arrestare questa tendenza.

In città dell'Africa, Asia e America Latina, gli abitanti negli slum comprendono oltre il 50% della popolazione totale.

Le stime presentate dal rapporto indicano che nel 2001, 924 milioni di persone, cioè il 31,6% della popolazione urbana mondiale, vivevano negli slum. Nelle regioni in via di sviluppo questa percentuale sale al 43% rispetto al 6% della popolazione urbana nelle regioni sviluppate. Nel 2001, l'Asia contava 554 milioni di persone negli slum (60% del totale mondiale); l'Africa ne aveva 187 milioni (20% del totale mondiale), mentre in America Latina e nella regione caraibica ne erano stimati 128 milioni (14% del totale mondiale). l'Europa e gli altri paesi sviluppati avevano 54 miioni di persone negli slum (6% del totale mondiale).

ed una previsione

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Di seguito è riportata la proiezione della popolazione negli slum nell'intervallo 1990-2020 (basata sulla crescita annuale del periodo 1990-2001)3

a. Popolazione negli slum (migliaia)
1990 2001 2005 2010 2015 2020
Regioni sviluppate
Europa 32.234 33.124 33.368 33.756 34.147 34.543
Altre 18.723 20.934 21.903 23.079 24.318 25.623
Regioni in sviluppo
Africa Settentrionale 21.719 21.345 21.224 21.062 20.901 20.741
Africa Sub-Sahariana 100.973 166.126 199.231 249.885 313.418 393.104
America Latina e Regione Caraibica 110.837 127.404 134.257 143.116 152.56 162.626
Asia Orientale 150.761 194.078 212.368 238.061 266.863 299.15
Asia Centro-Meridionale 207.501 262.441 285.713 317.858 353.62 393.405
Asia Sud-Orientale 48.986 56.799 59.913 64.073 68.521 73.279
Asia Occidentale 29.524 41.356 46.709 54.426 63.418 73.896
Oceania 350 499 568 668 786 924
Totale 721.608 924.107 1.015.255 1.145.984 1.298.552 1.477.291


b. Distribuzione della popolazione negli slum (%)
1990 2001 2005 2010 2015 2020
Regioni sviluppate
Europa 4,47 3,58 3,29 2,95 2,63 2,34
Altre 2,59 2,27 2,16 2,01 1,87 1,73
Regioni in sviluppo
Africa Settentrionale 3,01 2,31 2,09 1,84 1,61 1,40
Africa Sub-Sahariana 13,99 17,98 19,62 21,81 24,14 26,61
America Latina e Regione Caraibica 15,36 13,79 13,22 12,49 11,75 11,01
Asia Orientale 20,89 21,00 20,92 20,77 20,55 20,25
Asia Centro-Meridionale 28,76 28,40 28,14 27,74 27,23 26,63
Asia Sud-Orientale 6,79 6,15 5,90 5,59 5,28 4,96
Asia Occidentale 4,09 4,48 4,60 4,75 4,88 5,00
Oceania 0,05 0,05 0,06 0,06 0,06 0,06
Totale 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00


c. Quadro sintetico per la regione asiatica
1990 2001 2005 2010 2015 2020
Asia (migliaia) 436.771 554.674 604.703 674.418 752.422 839.729
Asia (%) 60,53 60,02 59,56 58,85 57,94 56,84

La vita in uno slum

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Il rapporto The Challenge of Slums mostra come questi luoghi impongono ai loro abitanti la sopportazione di alcune delle più intollerabili condizioni di vita, che frequentemente includono la condivisione di bagni con centinaia di persone, la convivenza in quartieri sovraffollati ed insicuri e la costante minaccia degli sfratti. Gli abitanti di uno slum sono più soggetti a contrarre malattie dovute all'inquinamento dell'acqua, come il colera e la febbre tifoide o quelle opportunistiche che accompagnano l'AIDS. La vita negli slum perciò impone enormi carichi sociali e psicologici sui residenti il che spesso porta a la distruzione delle famiglie e alla esclusione sociale. Anche se è opinione comune che gli slum siano terreno fertile per il crimine, il report mostra che i suoi abitanti siano nei fatti più spesso le vittime che gli esecutori di questi crimini.
Sebbene gli slum non siano degli obbiettivi politici desiderabili in alcuna città, nel rapporto si mostra che la loro esistenza in molte città può avere dei benefici involontari. Per esempio essi sono spesso il primo punto di sosta delle popolazioni che dalla campagna emigrano verso la città; essi forniscono degli alloggi a basso costo tali da poter permetere ai nuovi emigranti di risparmiare sufficiente denaro per la loro eventuale incorporazione nella società urbana.
La maggior parte degli abitanti di uno slum guadagna da vivere in attività informali ma cruciali per molte città, fornendo quindi dei servizi che non potrebbero essere facilmente disponibili tramite l'economia formale. Molte città ed industrie arriverebbero semplicemente a fermarsi senza il lavoro fornito da questa popolazione (il testo è stato tratto da un articolo di Rasna Warah4).

Ecco come viene descritto uno slum di Calcutta nel libro "La città della gioia"5 di Dominique Lapierre:

Su uno spazio di appena tre volte più grande di un campo sportivo si accalcavano più di settantamila abitanti, vale a dire circa diecimila famiglie geograficamente ripartite a seconda della loro religione.[..]

[La Città della gioia] deteneva il triste primato della più alta concentrazione umana del pianeta: centotrentamila abitanti per chilometro quadrato.[..]
L'aria era talmente impregnata di ossido di carbonio e di zolfo che l'inquinamento causava la morte di almeno un membro di ogni famiglia. La canicola pietrificava uomini e bestie per gli otto mesi dell'estate e il monsone trasformava stradine e catapecchie in laghi di fango e di escrementi. Fino a un passato recente, lebbra, tubercolosi, dissenteria e tutte le malattie da carenza riducevano la speranza di vita a uno dei livelli più bassi del mondo.[..]

Ma la Città della gioia era soprattutto un luogo dove imperversava la più estrema miseria economica. Nove abitanti su dieci non avevano una rupia per comprarsi trecento grammi di riso.

Alla radice del problema

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La formazione degli slum è connessa strettamente ai cicli economici, le tendenze nella distribuzione nazionale del reddito, e negli anni più recenti alle politiche nazionali di sviluppo economico. Secondo il rapporto, la natura ciclica del capitalismo, l'aumentata domanda di mano d'opera specializzata contro quella non specializzata e gli effetti negativi della globalizzazione (in particolare i boom e i fallimenti economici che hanno gradualmente aumentato la disugualianza e distribuito nuovo benessere in modo irregolare) hanno contribuito all'enorme aumento degli slum. Nel rapporto si fa notare che, in passato, il sistema economico globale fu responsabile della creazione delle famose aree degli slum nelle città più grandi degli odierni paesi sviluppati e che molto probabilmente lo stesso accadrà di nuovo in quelli in via di sviluppo. Lo sviluppo degli slum è sostenuto dalla combinazione di una rapida migrazione dalle aree rurali verso le città, una vertiginosa crescita della povertà urbana, l'incapacità per i poveri delle città di accedere a prezzi sostenibili a terreni dove stabilire un alloggio e il possesso non garantito delle terre occupate.6

per trovare adeguate soluzioni

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Gli slum sono in gran parte una manifestazione fisica della povertà urbana, un fatto questo che, secondo il rapporto, non è sempre stato ben rinocosciuto dalle passate linee di condotta rivolte esclusivamente o all'estirpazione fisica o all'ammodernamento delle abitazioni. Per questa ragione le future azioni devono andare, secondo il rapporto, oltre la dimensione fisica dello slum, rivolgendosi ai problemi che sono alla base della povertà urbana.
Le tradizionali linee di condotta per gli slum dovrebbero essere perciò integrate con altre più ampie di riduzione della povertà urbana focalizzate sulle persone, che affrontino i vari aspetti della povertà, includendo occupazione, redditi, ricovero, cibo, salute, educazione e l'accesso alle infrastrutture e i servizi urbani di base: fornitura di acqua e di servizi igienici, elettricità, strade d'accesso, gestione dei rifiuti.
L'efficacia di queste linee di azione può essere migliorata attraverso un pieno coinvolgimento dei poveri delle città e di quelle persone tradizionalmente responsabili per la fornitura di alloggi in quelle aree. Sono documentate numerose prove di soluzioni innovative sviluppate dai poveri per migliorare l'ambiente in cui vivono, che hanno portato ad un graduale consolidamento degli insediamenti informali, rendendoli socialmente più coesivi, offrendo maggiori garanzie sul possesso degli alloggi, sviluppando l'ecomonia locale e migliorando il reddito degli abitanti.
Gli autori del rapporto ritengono infine che l'ammodernamento degli slum esistenti è molto più efficace che la rilocazione dei loro abitanti altrove e il successivo abbattimento degli insediamenti negli slum. Quest'ultima soluzione può creare infatti più problemi di quelli che tenta di risolvere. L'eliminazione e la rilocazione distrugge senza necessità una grande quantità di alloggi in cui i poveri delle città posso permettersi di vivere, mentre le nuove case sono spesso ecomonicamente inavvicinabili per essi, con il risultato che le famiglie di sfollati ritornano ad una sistemazione arrangiata in forma di slum.6

Bibliografia

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  1. UN-HABITAT, The Challenge of Slums: Global Report on Human Settlements 2003, UN-HABITAT, 2003, ISBN 18444070379
  2. GUO, Slums of the World: The face of urban poverty in the new millennium?, UN-HABITAT, 2003, ISBN 92-1-131683-9
  3. GUO, Table 4 Slum population projection 1990-2020, UN-HABITAT, 2001
  4. Rasna Warah, Slums and Housing in Africa, UN Pubblications, 2003
  5. Dominique Lapierre, La città della gioia, Mondadori, 1996, ISBN 8804416777
  6. UN-HABITAT Features, Slum Dwellers to double by 2030: Millennium Development Goal Could Fall Short, UN-HABITAT, 2003

Collegamenti esterni

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  NODES
Project 1