Aldous Huxley

scrittore britannico

Aldous Leonard Huxley (1894 – 1963), scrittore britannico.

Aldous Huxley nel 1954

Citazioni di Aldous Huxley

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  • Abbiamo scoperto che esiste un'endocrinologia di entusiasmo e disperazione.[1]
  • Ci sarà, in una delle prossime generazioni, un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici, in quanto verranno sviati dalla volontà di ribellarsi per mezzo della propaganda o del lavaggio del cervello, o del lavaggio del cervello potenziato con metodi farmacologici. E questa sembra essere la rivoluzione finale.
There will be, in the next generation or so, a pharmacological method of making people love their servitude, and producing dictatorship without tears, so to speak, producing a kind of painless concentration camp for entire societies, so that people will in fact have their liberties taken away from them, but will rather enjoy it, because they will be distracted from any desire to rebel by propaganda or brainwashing, or brainwashing enhanced by pharmacological methods. And this seems to be the final revolution.[2]
  • Datemi genitori migliori e vi darò un mondo migliore.[3]
  • [Su Francisco Goya] E così continua il resoconto, orrore dopo orrore.[4]
  • Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna.
That men do not learn very much from the lessons of history is the most important of all the lessons that history has to teach.[5]
  • La cosa più tremenda che può capitare a un profeta è quella di scoprire che aveva torto, ma quella immediatamente successiva è scoprire che aveva ragione.[6]
  • La coerenza è contraria alla natura, contraria alla vita. Le uniche persone assolutamente coerenti sono i morti.
Consistency is contrary to nature, contrary to life. The only completely consistent people are dead.[7]
  • Morte... è l'unica cosa che non siamo riusciti a volgarizzare del tutto.
Death is the only thing we haven't succeeded in completely vulgarizing.[8]
  • L'esperienza non è ciò che accade a un uomo: è cio che un uomo fa con quel che gli accade.[9]
  • L'uomo che vuole essere sempre coerente nel suo pensiero e nelle sue decisioni morali, o è una mummia ambulante, o, se non è riuscito a soffocare tutta la sua vitalità, un monomaniaco fanatico.[10]
  • Posso provare simpatia per i dolori delle persone, ma non per i loro piaceri: c'è qualcosa di curiosamente noioso nella felicità di qualcun altro.
I can sympathize with people's pains, but not with their pleasures. There is something curiously boring about somebody else's happiness.[11]

Foglie secche

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La piccola città di Vezza sorge alla confluenza di due torrenti che dalle Alpi Apuane scendono in due profonde vallate. Turbolenti, come se ricordassero ancora la loro sorgente alpina, i due corsi d'acqua riuniti attraversano tutta la città, e il silenzio a Vezza è il sussurrare continuo di acque correnti. Poi, poco a poco il fiumiciattolo muta carattere; la valle si allarga e, lasciati indietro i monti, le acque, ora placide come un canale olandese, scorrono lentamente attraverso i prati della pianura costiera fino a mescolarsi con quelle del Mediterraneo. Un promontorio ardito si leva come un cuneo tra le due valli e domina Vezza. Quasi sulla cima della collina, circondata da lecci e alti cipressi che sorgono neri dagli olivi vaporosi, c'è una grande casa. Una facciata solenne e regolare, con una fila di venti finestre, guarda sulla città al di sopra degli olivi e dei cipressi disposti a terrazze. Dietro e sopra la facciata si vedono masse irregolari di costruzioni che scalano il pendio, e il tutto è dominato da una torre alta e sottile che s'allarga in cima nelle caditoie a strapiombo alla maniera di torri italiane. È il palazzo estivo dei Cybo Malaspina, un tempo principi di Massa Carrara, duchi di Vezza e marchesi, conti e baroni di vari altri paesi delle immediate vicinanze.

Citazioni

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  • E poi, signor Chelifer, disse, non piace troppo, ai miei colleghi del consiglio e a me, non piace troppo quello che dite nel vostro articolo "La coniglicoltura e la sua lezione all'umanità". Può essere vero che gli allevatori sono riusciti a produrre conigli domestici di un peso quattro volte superiore a quello sei conigli selvatici e con un cervello la metà più piccolo – può essere vero. Anzi, è vero. Ed è un notevole successo, signor Chelifer, molto notevole davvero. Ma non è una buona ragione per sostenere, come voi fate, signor Chelifer, che il lavoratore ideale, quello che gli eugenisti dovrebbero cercare di ottenere, sia un uomo otto volte più forte del lavoratore di oggi, dotato soltanto di un sedicesimo della sua capacità mentale. Non che io e i miei colleghi discordiamo completamente da quanto dite, signor Chelfier; lungi da ciò! Ogni benpensante deve riconoscere che il lavoratore moderno è troppo evoluto. Ma dobbiamo ricordarci, signor Chelifer, che molti dei nostri lettori appartengono proprio a quella classe.
  • Il denaro non dà alcuna soddisfazione se si deve lavorare per ottenerlo, poiché se si lavora non si ha il tempo per spenderlo.
  • Il classicismo in letteratura è intollerabile perché implica troppe norme restrittive; è intollerabile in amore perché ne implica troppo poche.

Giallo cromo

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Su quel tronco di linea non era mai passato nessun diretto. I treni – quei pochi che vi passavano – si fermavano a tutte le stazioni. Denis sapeva a memoria i nomi di quelle stazioni: Bole, Tritton, Spavin, Delawarr, Knipswich per Timpany, West Bowlby e, finalmente, Camlet a fiume. A Camlet egli scendeva, lasciando che il treno continuasse a trascinarsi indolente, Dio solo sa dove, verso il cuore verdeggiante dell'Inghilterra.

Citazioni

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  • L'eccentricità... è la giustificazione di tutte le aristocrazie. Essa giustifica le classi agiate, la ricchezza ereditata, i privilegi, le donazioni e altre ingiustizie dello stesso genere.
  • L'amore vero essendo infinito ed eterno, non può essere consumato che nell'eternità.
  • L'amore è incompatibile con la vita. Il desiderio di due cuori che si amino veramente, non è vivere insieme, ma morire insieme.
  • Le folle consentono ad ascoltare il filosofo per divertirsi, nello stesso modo che ascolterebbero un suonatore di cornamusa o un ciarlatano.
  • Ogni volta che ha dovuto scegliere tra l'uomo ragionevole e il pazzo, il mondo ha sempre seguito il pazzo senza esitare. Perché il pazzo lusinga quello che è fondamentale nell'uomo, le passioni e gli istinti; la filosofia non si rivolge che a ciò ch'è superficiale e superfluo: la ragione.

I diavoli di Loudun

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  • Vi sono molte persone per cui odio ed ira rappresentano un maggiore utile di appagamento immediato anziché l'amore. Congenitamente aggressivi, essi diventano adrenalinomani e incoraggiano deliberatamente le piú brutte passioni per il piacere della scossa che ricevono dalle ghiandole endocrine psichicamente stimolate. Sapendo che un'autoaffermazione finisce sempre con l'evocare altre ed ostili autoaffermazioni, essi coltivano diligentemente la loro ferocia. E, immancabilmente, si trovano presto nel folto della mischia. Ma la battaglia è ciò di cui essi godono; perché mentre combattono la chimica del sangue, essa li fa sentire più intensamente se stessi. "Sentendosi bene", essi sostengono naturalmente di agire bene. L'uso dell'adrenalina viene razionalizzato come giusta indignazione e infine, come il profeta Jonah, essi sono convinti fermamente di far bene ad arrabbiarsi. (I; p. 22)
  • Pronunciate da un buon attore – ed ogni grande predicatore, ogni avvocato o politico di successo è, tra le altre cose, un attore consumato – le parole possono esercitare un potere quasi magico sugli ascoltatori. A causa dell'essenziale irrazionalità di questo potere, l'oratore pubblico anche meglio intenzionato, probabilmente fa più male che bene. Quando un oratore, con la sola magia delle parole e di una voce d'oro, persuade il suo pubblico della giustizia di una causa falsa, ne rimaniamo terribilmente impressionati. Dovremmo provare la stessa costernazione ogni qual volta osserviamo gli stessi inopportuni artifici usati per persuadere la gente della giustizia di una buona causa. La convinzione inculcata può essere desiderabile, ma queste basi sono intrinsecamente false, e coloro che usano gli stratagemmi oratorii per istillare convinzioni anche giuste sono colpevoli di favorire gli elementi meno apprezzabili della natura umana. Esercitando il disastroso dono della parola, essi approfondiscono il trance quasi ipnotico in cui vivono la maggioranza degli esseri umani e da cui è scopo e fine di ogni vera filosofia, di ogni religione genuinamente spirituale, di liberarli. Non solo, ma non vi può essere effettiva oratoria senza supersemplificazione. E non si può supersemplificare senza deformare i fatti. Anche quando fa del suo meglio per dire la verità, l'oratore di successo è ipso facto un bugiardo. E la maggioranza degli oratori di successo, è appena necessario aggiungerlo, non cercano neppure di dire la verità; essi cercano di suscitare simpatia per i loro amici e antipatia per gli opponenti. (I; pp. 23-24)
  • La predicazione è un'arte, ed in questa, come in tutte le altre arti, i cattivi esecutori superano di gran lunga quelli buoni. (I; p. 24)
  • La fedeltà partigiana è socialmente disastrosa; ma per gli individui essa può essere molto redditizia, piú redditizia sotto molti aspetti, anche della concupiscenza e dell'avarizia. Libertini e accumulatori di danaro difficilmente riescono a sentirsi orgogliosi della loro attività, ma la partigianeria è una passione complessa la quale permette a coloro che vi si abbandonano di ricavare il massimo vantaggio da entrambi i mondi. Dato che fanno queste cose per amore di un gruppo il quale è per definizione buono ed anche sacro, essi possono ammirarsi e disprezzare i vicini, possono cercare il potere e il danaro, possono godere i piaceri dell'aggressione e della crudeltà, non soltanto senza sentirsi colpevoli, ma con una luce positiva di virtù conscia. La fedeltà al gruppo trasforma questi piacevoli vizi in atti di eroismo. I partigiani sono consapevoli di sé, non come peccatori o criminali, ma come altruisti ed idealisti. E con qualche riserva, lo sono. L'unico guaio è che il loro altruismo è meramente egotismo promosso di grado, e che l'ideale, per cui essi sono pronti spesso a dare la vita, non è altro che la razionalizzazione di interessi corporati e passioni di parte. (I; pp. 25-26)
  • Ma ora si rendeva conto che innamorarsi non era lo stesso che amare. Innamorarsi era una specie di fantasia e ciò di cui ci si innamorava era solo un'astrazione. Quando si amava, si amava un'esistenza completa e la si amava con tutto il proprio essere, con l'anima e con ogni fibra del corpo, con l'io e con quest'altro scoperto ora estraneo ed inferiore, oltre ed entro l'io. Ella era tutta amore e solo amore. Non esisteva altro che l'amore: niente altro. (I; p. 39)
  • L'assedio era stato noioso, la conquista senza gloria, il godimento successivo solo moderato. (I; pp. 40-41)
  • Per gli intelletti addestrati nella legge, la verità legale è la stessa cosa della verità senza riserve. (II; p. 43)
  • "Il mondo" è l'esperienza dell'uomo come si presenta all'io e come dall'io viene modellata. È quella vita meno ricca che viene vissuta secondo i dettami dell'io isolato. È la natura denaturata dagli occhiali deformanti dei nostri appetiti e delle nostre reazioni. È il finito divorziato dall'Eterno. È la molteplicità isolata dalla sua Base non-dualistica. È il tempo percepito come tante cose condannate una dopo l'altra. È un sistema di categorie verbali che sostituisce i particolari misteriosi e incommensurabilmente belli che costituiscono la realtà. È una nozione etichettata "Dio". È l'Universo equiparato alle parole del nostro vocabolario utilitario. (III, 1; pp. 68-69)
  • L'introspezione, l'osservazione e la storia del comportamento umano nei tempi passati e in quelli presenti ci dicono chiaramente che il bisogno di autotrascendenza è quasi altrettanto diffuso e, qualche volta, altrettanto potente quanto il bisogno di autoaffermazione. Gli uomini desiderano intensificare la coscienza di essere ciò che essi considerano "se stessi", ma desiderano anche – e lo desiderano, molto spesso, con irresistibile violenza – la coscienza di essere qualcun altro. Insomma, essi bramano di uscire da se stessi, di oltrepassare i limiti di quel minuscolo universo-isola entro il quale ogni individuo si trova confinato. Questo desiderio di autotrascendenza non è identico al desiderio di sfuggire al dolore fisico o morale. In molti casi, è vero, il desiderio di sfuggire la pena rinforza il desiderio di autotrascendenza. Ma questo può esistere senza l'altro. Se così non fosse, gli individui sani e fortunati, i quali (nel linguaggio psichiatrico) «si sono adattati alla vita in maniera eccellente», non sentirebbero mai il bisogno di uscire da se stessi. Mentre lo fanno. Anche tra coloro che la natura e la ricchezza hanno più generosamente dotati, troviamo e non infrequentemente, un orrore profondamente radicato di se stessi, un'ansia appassionata di liberarsi della piccola ripugnante identità alla quale sono stati condannati proprio dalla perfezione del loro "adattamento alla vita". Chiunque, uomo o donna, che sia felice (secondo i criteri del mondo) oppure disgraziato, può arrivare, improvvisamente o gradatamente, a ciò che l'autore della Nuvola dell'Inconoscibile chiama "la conoscenza e la sensazione nude del tuo proprio essere". Questa immediata consapevolezza di sé produce uno struggente desiderio di andare al di là dell'io isolato. (III, 2; pp. 71-72)
  • Oscuramente noi sappiamo veramente chi siamo. Da ciò il dolore di dover sembrare ciò che non siamo, e da ciò l'appassionato desiderio di superare i limiti di questo io che ci imprigiona. L'unica autotrascendenza liberatrice è attraverso l'altruismo e la docilità all'ispirazione (in altri termini, l'unione col Figlio e con lo Spirito Santo) nella coscienza di quell'unione col Padre in cui, senza conoscerla, abbiamo sempre vissuto. Ma l'autotrascendenza liberatrice è più facile a descriversi che a raggiungersi. Per coloro i quali sono trattenuti dalle difficoltà di una ascesa, vi sono altre alternative meno ardue. L'autotrascendenza non è affatto invariabilmente verso l'alto. Infatti, in molti casi, essa è una scappatoia sia verso il basso in uno stato al di sotto della personalità, oppure orizzontalmente in qualche cosa di più vasto dell'io, ma non più alto, non essenzialmente diverso. Noi cerchiamo sempre di mitigare gli effetti della caduta collettiva nell'isolamento dell'io, con un'altra caduta strettamente privata nell'animalità e nel disordine mentale, oppure con qualche altra autodispersione più o meno stimabile nell'arte o nella scienza, nella politica, nel lavoro o nel divertimento. Inutile dire, questi surrogati dell'autotrascendenza verso l'alto, queste fughe in surrogati subumani o meramente umani della Grazia, sono nella migliore ipotesi insoddisfacenti e nella peggiore, disastrosi. (III, 2; p. 77)
  • Una poesia che rappresenti l'uomo isolato dalla natura, lo rappresenta inadeguatamente. E analogamente una spiritualità che cerchi di conoscere Dio solo nelle anime umane, e non contemporaneamente nell'universo non-umano al quale in effetti siamo indissolubilmente legati, è una spiritualità che non può conoscere la pienezza dell'essere divino. (III, 3; p. 88)
  • E Montaigne conclude con una delle sue sentenze che merita di esser scolpita sull'altare di ogni chiesa, sul banco di ogni magistrato, sulle mura di ogni sala di conferenze, di ogni senato o parlamento, di ogni ufficio governativo e camera di consiglio. «Dopo tutto» (meglio se le parole figureranno al neon, o in lettere cubitali!) «dopo tutto significa dare alle proprie congetture una ben alta valutazione, arrostire un uomo vivo sulla base di esse.» (V; p. 133)
  • (Dalla storia dello spiritismo appare molto chiaro che la frode, specialmente la pia frode, è perfettamente compatibile con la fede). (V; p. 136)
  • In ogni dato tempo e luogo certi pensieri sono assolutamente impensabili. Ma parallelamente a questa radicale impensabilità di certi pensieri non si osserva la stessa impossibilità radicale di provare certe emozioni o compiere le azioni ispirate da tali emozioni. In tutti i tempi si può provare ogni specie di sentimento ed agire conformemente, sebbene qualche volta con grande difficoltà e contro la disapprovazione generale. Ma sebbene gli individui possano sempre sentire e fare tutto ciò che per temperamento e per costituzione sono portati a sentire e a fare, essi non possono pensare circa le loro esperienze se non nello schema di riferimenti che, in quel particolare tempo e luogo sia diventato evidente. L'interpretazione avviene nei termini dello schema di pensiero prevalente, e questo schema di pensiero condiziona in certo qual modo l'espressione degli impulsi e delle emozioni, ma non può mai completamente inibirli. (VII, 1; p. 158)
  • [...] bisogna essere sempre estremamente prudenti nel credere ai credenti. (VII, 2; p. 185)
  • In uno dei suoi aspetti, la civiltà può essere definita come un sistematico rifiuto agli individui di certe occasioni di comportamento barbaro. In anni recenti abbiamo scoperto che quando, dopo un periodo di rifiuto, queste occasioni vengono ancora una volta offerte, uomini e donne, apparentemente non peggiori di noi, si sono dimostrati disposti ed anche ansiosi di approfittarne. (VIII; p. 198)
  • Il potere di operare miracoli non sta nell'origine della reliquia, ma nella sua reputazione, comunque acquisita. Sempre attraverso la storia, una certa percentuale di esseri umani può recuperare felicità e salute per mezzo di qualsiasi cosa praticamente, che sia stata diffusa attraverso una buona pubblicità: da Lourdes alla stregoneria, dal Gange alla medicina ufficiale, dal braccio taumaturgico di S. Francesco Saverio a quelle "ossa di porco" che il venditore di indulgenze di Chaucer portava in giro in un bicchiere, perché tutti le vedessero e le adorassero. (VIII; p. 220)
  • Noi partecipiamo ad una tragedia; alla commedia guardiamo solo. L'autore tragico si sente nei suoi personaggi; e altrettanto, dalla parte opposta, fa il lettore o l'ascoltatore. Ma nella commedia pura non vi è identità tra il creatore e la creatura letteraria, tra lo spettatore e lo spettacolo. L'autore guarda, giudica e registra, dall'esterno; e dall'esterno il pubblico osserva ciò che egli ha registrato, giudica come egli ha giudicato e, se la commedia è abbastanza buona, ride. La commedia pura non resiste per molto tempo. Questa è la ragione per cui tanti dei maggiori scrittori comici hanno adottato la forma impura, in cui vi è costante transizione dall'esteriorità all'interiorità e viceversa. In un momento non facciamo che vedere e giudicare e ridere; un momento dopo, siamo spinti a simpatizzare ed anche a identificarci con uno che, qualche secondo prima, era un mero oggetto. Ogni figura comica è potenzialmente un Amiel o un Bashkirtseff; e ogni tormentato autore di confessioni o di giornali intimi può essere visto, se lo desideriamo, come figura comica. (XI; p. 276)
  • Il linguaggio è lo strumento del progresso dell'uomo fuori dell'animalità, e il linguaggio è la causa della deviazione dell'uomo dall'innocenza animale e dalla conformità animale alla natura delle cose nella pazzia e nella stregoneria. Le parole sono insieme indispensabili e fatali. Trattate come ipotesi valide, le proposizioni circa il mondo sono strumenti per mezzo dei quali noi siamo in grado progressivamente di comprendere il mondo. Trattate come verità assolute, come dogmi da ingoiare, come idoli da adorare, le proposizioni circa il mondo deformano la nostra visione della realtà e ci conducono ad ogni specie di comportamento inappropriato. (XI; p. 296)
  • Senza comprendere il bisogno, profondamente radicato dell'uomo, di autotrascendenza, né la sua stessa riluttanza naturale ad intraprendere la faticosa ascesa e la sua ricerca di qualche falsa liberazione, sia inferiore che laterale alla sua personalità, non possiamo sperare di spiegare il nostro particolare periodo storico o in realtà la storia in genere, la vita come era vissuta in passato e come è vissuta oggi. (Appendice; p. 307)
  • L'alcool non è che una delle molte droghe impiegate dagli esseri umani come vie d'uscita dall'io isolato. Dei narcotici, stimolanti e stupefacenti naturali non ve n'è uno, credo, le cui proprietà non siano state conosciute da tempo immemorabile. L'indagine moderna ci ha dato una schiera di nuovi ritrovati sintetici; ma circa i veleni naturali ha soltanto sviluppato metodi migliori per estrarre, concentrare e ricombinare quelli già conosciuti. Dal papavero al curaro, dalla coca Andean alla canapa indiana e all'agarico siberiano, ogni pianta o erba o fungo capace, se ingerito, di intorpidire o eccitare o provocare visioni, sono stati da lungo tempo scoperti e sistematicamente impiegati. Il fatto è molto significativo poiché sembra provare che, sempre e dovunque, gli esseri umani hanno sentito la radicale insufficienza della loro esistenza personale, l'infelicità di essere il loro io isolato e non qualcosa di diverso, qualcosa di più grande, qualcosa per dirla con Wordsworth «molto più profondamente diffusa». (Appendice; 1960, pp. 307-308)
  • In molte comunità civilizzate la pubblica opinione condanna la deboscia e l'uso delle droghe come contrarie all'etica. E alla disapprovazione morale si aggiunge l'ostruzionismo del fisco e la repressione legale. L'alcool è colpito da forti tassazioni, la vendita dei narcotici è proibita dovunque e certe pratiche sessuali sono considerate delittuose. Ma quando passiamo dall'uso delle droghe e dalla sessualità elementare alla terza grande via di autotrascendenza discendente, troviamo, da parte dei moralisti e dei legislatori, un atteggiamento molto diverso e molto più indulgente. Ciò sembra tanto più sorprendente in quanto il "delirio di massa", come potremmo chiamarlo, è più immediatamente pericoloso per l'ordine sociale, rappresenta una minaccia più drammatica a quella leggera crosta di convenienza, ragionevolezza e mutua tolleranza, che costituisce una civiltà, sia dell'alcool che della deboscia. (Appendice; p. 309)
  • Lasciata a se stessa, una società generalmente manovra in modo da venire a patti con il suo veleno preferito. La droga è un parassita sul corpo politico, ma un parassita il cui ospite (parlando metaforicamente) ha forza e ragione sufficienti per tenerlo sotto controllo. E lo stesso avviene per la sessualità. Nessuna società che basasse le sue pratiche sessuali sulle teorie del marchese di Sade potrebbe possibilmente sopravvivere; ed infatti nessuna società è arrivata mai a fare una cosa simile. Anche i più liberi paradisi della Polinesia hanno le loro regole e i loro regolamenti, i loro imperativi e comandamenti categorici. Contro l'eccessiva sessualità, come contro l'eccessivo uso di droghe, le società sembrano capaci di proteggersi con un certo grado di successo. La loro difesa contro il "delirio di massa" e le sue conseguenze spesso disastrose è, in troppi casi, molto meno adeguata. (Appendice; p. 310)
  • Il fatto di essere uno di una moltitudine esonera un uomo dalla coscienza di essere un io isolato e lo trasporta più giù in un regno meno che personale, dove non vi è alcuna responsabilità, dove non vi è giusto o sbagliato, né bisogno di pensare o giudicare o discernere, vi è solo un forte e vago senso di comunione, solo un eccitamento condiviso, un'alienazione collettiva. E l'alienazione è insieme più prolungata e meno faticosa di quella indotta dalla deboscia; il mattino dopo meno deprimente di quello che segue l'autoavvelenamento da alcool o da morfina. Inoltre, al "delirio di massa" ci si può abbandonare non soltanto senza rimorsi di coscienza, ma veramente, in molti casi con un positivo ardore di cosciente virtù. Infatti, lungi dal condannare la pratica dell'autotrascendenza discendente attraverso l'ebbrezza di gregge, i capi di Chiesa e di Stato hanno attivamente incoraggiato la pratica sempre che potesse essere usata per favorire i propri scopi. Individualmente e in gruppi coordinati e legati da un fine, i quali costituiscono una sana società, uomini e donne manifestano una certa capacità di pensiero razionale e libera scelta alla luce di princípi etici. Riuniti in folle, gli stessi uomini e le stesse donne si comportano come se non possedessero né ragione né libero arbitrio. L'ebbrezza di massa li riduce a una condizione di irresponsabilità interpersonale e antisociale. Drogati dal veleno misterioso che ogni gregge eccitato secerne, essi cadono in uno stato di altissima suggestionabilità, simile a quello che segue un'iniezione di sodio amytal o l'induzione, con qualsiasi mezzo, di un leggero trance ipnotico. In questo stato essi crederanno qualsiasi assurdità che possa essere loro urlata, eseguiranno qualsiasi comando o esortazione, per quanto insensati, pazzi o criminali. Per gli uomini e per le donne sotto l'influenza del "veleno di gregge" «qualunque cosa dico tre volte è vera» e qualunque cosa dico trecento volte è Rivelazione, è il mondo di Dio direttamente ispirato. Ecco perché i detentori dell'autorità – preti e governanti – non hanno mai inequivocabilmente proclamato l'immortalità di questa forma di autotrascendenza discendente. Infatti, il "delirio di massa" suscitato dai membri dell'opposizione ed in nome di princípi eretici è stato sempre denunziato dagli uomini al potere. Ma il "delirio di massa" sollevato dagli agenti governativi, il "delirio di massa" in nome dell'ortodossia, è tutta un'altra cosa. In ogni caso in cui può essere usata per favorire gli interessi di coloro che controllano la Chiesa e lo Stato, l'autotrascendenza discendente per mezzo dell'ebbrezza di gregge è trattata come qualcosa di legittimo, ed anche altamente desiderabile. (Appendice; pp. 310-311)
  • I cerimoniali religiosi e politici sono graditi alle masse come opportunità di ubriacature o "avvelenamento di gregge", e dai loro governanti come opportunità per introdurre suggestioni in menti che hanno cessato momentaneamente di essere capaci di ragione o di libero arbitrio. (Appendice; p. 312)
  • Una folla è l'equivalente sociale di un cancro. (Appendice; p. 312)
  • Trovarsi in una folla è il migliore antidoto conosciuto al pensiero indipendente. Da qui l'obiezione radicata nei dittatori alla "mera psicologia" e alla vita privata. (Appendice; p. 313)
  • Droghe, sessualità elementare ed "ebbrezza di massa", queste sono le tre vie piú popolari per l'autotrascendenza discendente. (Appendice; p. 313)
  • Coloro che combattono, non per Dio in se stessi, ma contro il diavolo negli altri, non riescono mai a migliorare il mondo, ma lo lasciano com'era, o qualche volta peggiore di com'era prima che cominciasse la crociata.

Il mondo nuovo

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Prefazione

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  • Il rimorso cronico, su questo concordano tutti i moralisti, è un sentimento assai indesiderabile. Se vi siete comportati male, pentitevi, rimediate come meglio potete e prefiggetevi di comportarvi meglio la prossima volta. Non rimuginate mai sulle vostre malefatte. Rotolare nel letame non è il modo migliore per ripulirsi. (p. 215)
  • Anche l'arte ha la sua moralità, e molte delle regole di questa moralità sono le stesse dell'etica comune, o perlomeno analoghe. (p. 215)
  • Ma Il mondo nuovo è un libro sul futuro e, qualunque siano le sue qualità artistiche o filosofiche, un libro sul futuro ci può interessare solo se si ha l'impressione che le sue profezie possano plausibilmente avverarsi. (p. 217)
  • Sade considerava se stesso l'apostolo della rivoluzione veramente rivoluzionaria, al di là della mera politica e della mera economia: la rivoluzione nei singoli uomini, nelle donne e nei bambini, i cui corpi dovevano d'ora in avanti diventare proprietà sessuale comune a tutti, e dalle cui menti bisognava eliminare ogni decoro naturale, ogni inibizione faticosamente acquisita della civiltà tradizionale. Tra il sadismo e la rivoluzione davvero rivoluzionaria non c'è, naturalmente, alcun legame necessario o inevitabile. Sade era un squilibrato, e gli obiettivi più o meno consapevoli della sua rivoluzione erano il caos e la distruzione universali. (pp. 218-219)
  • Il governo dei manganelli e dei plotoni di esecuzione, della carestia artificiale, dell'imprigionamento in massa e della deportazione di massa, non solo è inumano (nessuno se ne preoccupa più di tanto ai giorni nostri), ma è palesemente inefficiente, e in un'epoca di tecnologia avanzata l'inefficienza è un peccato mortale. Uno Stato totalitario davvero efficiente sarebbe quello in cui l'onnipotente potere esecutivo dei capi politici e il loro corpo manageriale controllano una popolazione di schiavi che non devono essere costretti ad esserlo con la forza perché amano la loro schiavitù. (pp. 220-221)
  • I maggiori trionfi della propaganda sono stati compiuti non facendo qualcosa, ma astenendosi dal farlo. Importante è la verità, ma ancor più importante, da un punto di vista pratico, è il silenzio sulla verità. (p. 221)

[Dalla prefazione all'edizione del 1946 de Il mondo nuovo, traduzione di Alessandro Maurini.]

Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l'entrata principale le parole: "Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale" e in uno stemma il motto dello Stato mondiale: "Comunità, Identità, Stabilità".
L'enorme stanza al pianterreno era rivolta a nord. Fredda, nonostante l'estate che sfolgorava al di là dei vetri, nonostante il caldo tropicale della stanza stessa; una luce fredda e sottile entrava dalle finestre, cercando avidamente qualche manichino drappeggiato, qualche pallida forma di mummia accademica, ma trovando solamente il vetro, le nichelature e la tetra lucentezza della porcellana di un laboratorio.

Citazioni

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  • Perché un'idea generale dovevano pure averla, per compiere il loro lavoro intelligentemente; e tuttavia era meglio che ne avessero il meno possibile, se dovevano riuscire più tardi buoni e felici membri della società. Perché, come tutti sanno, i particolari portano alla virtù e alla felicità; mentre le generalità sono, dal punto di vista intellettuale, dei mali inevitabili. Non i filosofi, ma i taglialegna e i collezionisti di francobolli compongono l'ossatura della società. (p. 6)
  • Questo è il segreto della felicità e della virtù: amare ciò che si deve amare. Ogni condizionamento mira a ciò: fare in modo che la gente ami la sua inevitabile destinazione sociale. (Direttore; p. 16)
  • Non si può imparare una scienza finché non si sa di che cosa si tratta. (p. 24)
  • Voi tutti ricordate, suppongo, quel bellissimo e ispirato detto del Nostro Ford: "La storia è tutta una sciocchezza". (Governatore; p. 30)
  • «E sapete che cosa era il "focolare domestico"?»
    Scossero il capo.
    [...]
    «Casa, casa, poche stanze, troppo abitate, soffocanti, da un uomo, da una donna periodicamente incinta, da un'orda di ragazzi e ragazze di tutte le età. Niente aria, niente spazio; una prigione insufficientemente sterilizzata; oscurità, malattie e cattivi odori.» (p. 32)
  • «Ma ognuno appartiene a tutti gli altri» concluse, ricordando il proverbio ipnopedico. (p. 35)
  • Non c'è civiltà senza stabilità sociale. Non c'è stabilità sociale senza stabilità individuale. (Governatore; p. 37)
  • Più sono i rattoppi, minore è il benessere. (p. 44)
  • Le parole possono essere paragonate ai Raggi X; se si usano a dovere, attraversano ogni cosa. Leggi, e ti trapassano. (Helmoltz; p. 59)
  • Quando la gente si mostra sospettosa con te, cominci ad essere sospettoso nei suoi riguardi. (Bernard; p. 59)
  • Ciascuno lavora per tutti. Non si può fare a meno di nessuno. Perfino gli Epsilon sono utili. (p. 62)
  • Bottiglia mia, sei tu che ho sempre amato! | Bottiglia mia, perché fui travasato? | Azzurri son i cieli nel tuo seno, | È il tempo dentro te sempre sereno. | Poiché non esiste bottiglia nel creato, | O bottiglietta mia, simile a te. [canzone] (p. 64)
  • Ford, noi siam dodici; oh! raccoglici in uno, | Come gocce dentro il Fiume Sociale; | E fa' che corra rapido ognuno | Come la tua macchina trionfale. (Primo inno di solidarietà; p. 67)
  • Supremo Essere, Amico Sociale, vieni, | Annichilimento di Dodici-in-Uno! | Vogliamo la morte perché in essa ciascuno | Inizia una vita di giorni sereni. (Secondo inno di solidarietà; p. 67)
  • Senti che viene l'Essere Supremo! | Orsù, gioisci, e muori alfin beato! | Sciogliti al suono del tamburo estremo! | Perch'io in te e tu in me sei trasformato. (Terzo inno di solidarietà; p. 68)
  • Orgy porgy, Ford e allegria, | Bacia le ragazze e fanne un'Unità. | Ragazzi e ragazze in pace e sintonia | Orgy porgy vi dà la libertà. [canzone] (p. 70)
  • Non rimettete mai a domani il piacere che potete godere oggi. (Lenina; p. 77)
  • Quando l'individuo sente, la Comunità è in pericolo. (Lenina; p. 77)
  • La civiltà è sterilizzazione. (p. 97)
  • Kiathla tsilu silokwe silokwe silokwe. Kiai silu silu, tsithl. [formula magica] (p. 107)
  • Un uomo può sorridere e risorridere ed essere uno scellerato. (p. 107)
  • "A, B, C, Vitamina D" canticchiava tra sé lavorando. "Il grasso è nel fegato, il merluzzo è nel mare." (p. 109)
  • Se uno è diverso, è costretto a stare solo. Si è trattati in modo bestiale. (John; p. 111)
  • Si dice "per sempre", nel linguaggio degli Indii, una cosa che non si può rompere. (John; p. 113)
  • Più le qualità di un uomo sono notevoli, più grande è il suo potere di traviare gli altri. (Direttore; p. 120)
  • Meglio il sacrificio di uno solo che la corruzione di molti. (Direttore; p. 120)
  • Stringimi fino a farmi male, accarezzami | Baciami fino a che io cada in coma: | Stringimi, accarezzami, avvinghiami; | L'amore è buono come il soma. [canzone] (Lenina; p. 135)
  • Una delle funzioni principali di un amico consiste nel subire (in una forma più dolce e simbolica) i castighi che desidereremmo infliggere, ma non possiamo, ai nostri nemici. (p. 145)
  • Comitato di ieri | Ronza, ma un tamburo spezzato, | Mezzanotte nella Città, | Fluttua nel vuoto; | Labbra serrate, visi addormentati, | Ogni macchina a riposo, | I luoghi muti e in disordine | Dove la folla è stata, | Tutti i silenzi lieti, | Tristi (sonori o profondi) | Parlano, ma con la voce | Di chi, io non so. | L'assenza, dico, di Susanna, | L'assenza di Egeria | Delle loro braccia e rispettivi seni, | Labbra e, ah, glutei, | Formano, lentamente, una presenza; | Di chi? E, io domando, di quale, | Per quanto assurda essenza, | Questa, non è che il niente, | Ciononostante popolerà | la notte fonda molto meglio | Di ciò con cui noi copuliamo | Perché sembra essere così triste? (poesia di Helmholtz; p. 147)
  • Un medico al giorno toglie il male di torno. (Henry; p. 151)
  • Come è bella l'umanità! O mirabile mondo nuovo... [canzone] (p. 171)
  • Non si possono fare delle macchine senza acciaio, e non si possono fare delle tragedie senza instabilità sociale. (Governatore; p. 179)
  • La felicità effettiva sembra sempre molto squallida in confronto ai grandi compensi che la miseria trova. E si capisce anche che la stabilità non è neppure emozionante come l'instabilità. E l'essere contenti non ha nulla d'affascinante al paragone di una buona lotta contro la sfortuna, nulla del pittoresco di una lotta contro la tentazione, o di una fatale sconfitta a causa della passione o del dubbio. La felicità non è mai grandiosa. (Governatore; p. 180)
  • La popolazione ottima è modellata come un iceberg; otto noni al di sotto della linea d'acqua, un nono sopra. (Mustafà Mond; p. 182)
  • Tutta gente che, per una ragione o per l'altra, ha preso troppo coscienza del proprio io individuale per adattarsi alla vita in comune. Tutta gente che non è soddisfatta dell'ortodossia, che ha delle idee indipendenti, sue proprie. Tutti coloro, in una parola, che sono qualcuno. Quasi quasi la invidio, signor Watson. (Governatore; p. 185)
  • Un uomo invecchia, ha in sé il sentimento radicale della debolezza, dell'atonia, del malessere che accompagna il progredire dell'età e, provandolo, immagina di essere ammalato, calma i propri timori con l'idea che la sua condizione penosa sia dovuta a qualche causa particolare, dalla quale, come da una malattia, spera di guarire. Vane immaginazioni! La malattia è la vecchiaia ed è un'orribile malattia. Dicono che è la paura della morte e di ciò che segue alla morte che fa volgere gli uomini alla religione quando avanzano gli anni. Ma la mia propria esperienza mi ha dato la convinzione che, senza alcun terrore o effetto d'immaginazione, il sentimento religioso tende a svilupparsi a misura che noi invecchiamo; a svilupparsi perché le passioni essendosi calmate, l'immaginazione e la sensibilità essendo diventate meno eccitate o eccitabili, la nostra ragione è meno turbata nel suo esercizio, meno offuscata dalle immagini dei desideri e dalle distrazioni che solevano assorbirla; allora Dio emerge come da una nuvola; la nostra anima lo sente, lo vede, si volge verso di lui, sorgente d'ogni luce; si volge naturalmente e inevitabilmente; e poiché tutto si dissolve nel mondo delle sensazioni, la vita e la gioia hanno cominciato ad abbandonarci, l'esistenza fenomenica non è più sostenuta dalle impressioni esterne ed interne, noi sentiamo il bisogno di appoggiarci a qualche cosa che resta, a qualche cosa che non ci ingannerà, una realtà assoluta ed eterna. Sì, noi ci volgiamo inevitabilmente a Dio; perché il sentimento religioso è così puro, così dolce al cuore questa esperienza, che ci compensa di tutte le altre perdite. (pp. 190-191)
  • Lei mi ricorda un altro di quei vecchi compari chiamato Bradley. Costui definiva la filosofia come l'arte di trovare una cattiva ragione a ciò che si crede d'istinto. Come se si credesse qualche cosa d'istinto! Si credono le cose perché si è stati condizionati a crederle. Il trovare delle cattive ragioni a ciò che si crede per effetto d'altre cattive ragioni, questa è la filosofia. La gente crede in Dio perché è stata condizionata a credere in Dio. (Governatore; p. 192)
  • Non si può avere una civiltà durevole senza una buona quantità di amabili vizi. (Governatore; p. 194)
  • La civiltà non ha assolutamente bisogno di nobiltà e di eroismo. Queste cose sono sintomi d'insufficienza politica. (Governatore; p. 194)
  • Le primule e i paesaggi, fece notare, hanno un grave difetto: sono gratuiti. L'amore per la natura non fa lavorare le fabbriche. Si decide di abolire l'amore per della natura, almeno nelle classi inferiori; di abolire l'amore della natura, ma non la tendenza ad adoperare i mezzi di trasporto. Era infatti essenziale che si continuasse ad andare in campagna, anche se la si odiava. Il problema consisteva nel trovare una ragione economicamente migliore della semplice passione per le primule e i paesaggi. Ed era stata debitamente trovata. "Noi condizioniamo le masse ad odiare la campagna" concluse il Direttore. "Ma contemporaneamente le condizioniamo ad amare ogni genere di sport all'aria aperta. Nello stesso tempo facciamo sì che tutti gli sport all'aria aperta rendano necessario l'uso di apparati complicati. In questo modo si consumano articoli manufatti e si adoperano i mezzi di trasporto.
  • Oh, è una ragazza meravigliosa: stupendamente pneumatica. (III)[12]

Quella sera lo sciame degli elicotteri che arrivavano ronzando da Hog's Back formava una nuvola oscura lunga dieci chilometri. La descrizione dell'orgia collettiva della notte precedente era apparsa su tutti i giornali.
«Selvaggio!» chiamarono i primi arrivati, mentre discendevano dagli apparecchi. «Signor Selvaggio!»
Non ricevettero risposta.
La porta del faro era socchiusa. L'aprirono ed entrarono, in un crepuscolo di imposte accostate. Attraverso un arco, all'altra estremità della stanza, videro il principio della scala che saliva ai piani superiori. Proprio sotto la chiave della volta penzolavano un paio di piedi.
«Signor Selvaggio!»
Lentamente, molto lentamente, come due aghi di bussola che non abbiano premura, i piedi si voltarono verso destra, nord, nordest, est, sudest, sud, sudovest; poi si fermarono, e dopo qualche secondo ritornarono, sempre senza fretta, verso sinistra. Sud, sudovest, sud, sudest, est...

Il sorriso della Gioconda

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«La signorina Spence scende subito, signore.»
«Grazie» disse Hutton, senza voltarsi. La cameriera di Janet Spence era così brutta (brutta quasi per fare dispetto, come a lui ogni volta pareva), di una bruttezza così maligna e indisponente, che non poteva tollerarne la vista più del necessario. La porta si chiuse dietro di lei. Rimasto solo, Hutton si alzò e cominciò a passeggiare per la stanza, osservando attentamente gli oggetti a lui familiari che l'adornavano.
Fotografie di statue greche, fotografie del Foro Romano, riproduzioni colorate di capolavori dell'arte italiana, tutte cose assai note e di gusto indiscutibile.

Citazioni

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  • Per una oscura legge psicologica, parole e azioni che, prese da sole, sono serie, diventano comiche appena si copiano.
  • Se l'imitazione è una parodia voluta, è tanto più buffa quanto più è esatta.
  • Un'imitazione caricaturale, esagerata, di qualcuno che conosciamo non è altrettanto divertente quanto quella che quasi non si può distinguere dall'originale.
  • Una cattiva imitazione è buffa solo quando è intesa come adulazione e quando non riesce molto bene.

L'isola

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«Attenzione» incominciò a gridare una voce, e fu come se a un tratto un oboe fosse divenuto capace di esprimersi. «Attenzione» ripeté la voce, nello stesso tono monotono, acuto e nasale. «Attenzione.»
Giacendo là come un cadavere sulle foglie morte, con i capelli arruffati, la faccia grottescamente sudicia e coperta di lividi, i vestiti laceri e infangati, Will Farnaby si destò con un sussulto. Molly lo aveva chiamato. Era l'ora di alzarsi. Era l'ora di vestirsi. Non doveva far tardi in ufficio.

Citazioni

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  • Per l'insensato nulla è più esasperante del buon senso. (p. 99)
  • L'uomo è una macchina, il cervello secerne il pensiero come il fegato secerne bile. (p. 172)
  • Lasciato solo, Will sedette sotto il ventilatore applicato al soffitto e continuò a leggere gli Appunti sul bene e sul male.
    Non possiamo liberarci con la ragione della nostra fondamentale irrazionalità. Possiamo soltanto imparare l'arte di essere irrazionali in modo ragionevole.
    A Pala, dopo tre generazioni di riforma, non esiste nulla di simile a greggi di pecore, né esistono Buoni Pastori che tosano e castrano; non vi sono mandrie di bovini e di porci né mandriani patentati, monarchi o militari, capitalisti o rivoluzionari, per marchiare, richiudere nei recinti e macellare. Esistono soltanto associazioni volontarie di uomini e donne incamminati sulla via della piena umanità. Motivi musicali o sassolini, processi o oggetti concreti? "Motivi musicali" rispondono il buddismo e la scienza moderna. "Sassolini" dicono i filosofi classici dell'Occidente. Il buddismo e la scienza moderna pensano al mondo in termini musicali. L'immagine che viene alla mente leggendo i filosofi dell'Occidente è quella di un mosaico bizantino, rigido, simmetrico, composta da milioni di tessere e saldamente cementato alle pareti di una basilica senza finestre. (p. 199)
  • La cosa senza la quale non possiamo svilupparci e divenire esseri umani completi è, troppo spesso, quella stessa che ci impedisce di svilupparci. (p. 199)
  • Un'esperienza elevata è perfettamente compatibile con un'espressione simbolica inferiore. (p. 199)
  • Il sì non è che una finzione, non è che pensiero positivo. Le realtà, le realtà fondamentali e ultime, sono sempre no. Lo spirito? No! L'amore? No! I sensi, il significato, il conseguimento? No! (p. 271)
  • Mangiare, bere, morire: tre manifestazioni fondamentali della vita universale e impersonale. Gli animali vivono questa esistenza impersonale e universale senza conoscerne la natura. La gente comune ne conosce la natura, ma non la vive e, anche se vi pensa seriamente, si rifiuta di accettarla. Le persone illuminate la conoscono, la vivono e l'accettano completamente. Mangiano con una differenza, bevono con una differenza e muoiono con una differenza. (p. 271)
  • Vent'anni dopo, un altro ecclesiastico era stato assunto per ripetere la stessa strana litania sulla bara di Molly: "Se alla maniera degli uomini io mi sono battuto con animali ad Efeso, in qual modo ciò mi avvantaggia dato che i morti non risorgono? Mangiamo e beviamo, poiché domani moriremo." (p. 271)
  • Il credere nella vita eterna non ha mai aiutato nessuno a vivere nell'eternità. Né, s'intende, il non credere. (p. 272)
  • Siamo entrambi vittime della stessa pestilenza del Ventesimo secolo. No, questa volta non si tratta della Morte Nera; ma della Vita Grigia.

Le porte della percezione

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Fu nel 1886 che il farmacologo tedesco Ludwig Lewin pubblicò il primo studio sistematico del cacto al quale successivamente fu dato il suo nome. L'Anthlonium Lewinii era nuovo per la scienza. Per le religioni primitive, per gli indiani del Messico e per gli americani sudoccidentali, era un amico di vecchissima data. In effetti era molto più di un amico. Secondo uno dei primi visitatori spagnoli del Nuovo mondo, "essi mangiano una radice che chiamano Peyotl, e che venerano come se fosse una deità". Perché la venerassero come una deità apparve chiaro quando eminenti psicologi come Jaensch, Havelock Ellis e Weir Mitchell cominciarono i loro esperimenti con la mescalina, il principio attivo del peyotl.

Citazioni

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  • Noi viviamo insieme, agiamo e reagiamo gli uni agli altri; ma sempre, in tutte le circostanze, siamo soli. I martiri quando entrano nell'arena si tengono per mano; ma vengono crocifissi soli. Allacciati, gli amanti cercano disperatamente di fondere le loro estasi isolate in una singola autotrascendenza; invano. Per la sua stessa natura, ogni spirito incarnato è condannato a soffrire e godere in solitudine. Sensazioni, sentimenti, intuiti, fantasie, tutte queste cose sono personali e, se non per simboli e di seconda mano, incomunicabili. Possiamo scambiarci informazioni circa le esperienze, mai però le esperienze stesse. Dalla famiglia alla nazione, ogni gruppo umano è una società di universi-isole. (1980, pp. 10-11)
  • La maggioranza dei consumatori di mescalina sperimentano solo la parte celestiale della schizofrenia. La droga porta inferno e purgatorio solo a coloro che abbiano avuto di recente l'itterizia, oppure che soffrano di depressioni periodiche o di ansietà cronica. Se, come le altre droghe molto più potenti al paragone, la mescalina fosse notoriamente tossica, il prenderne sarebbe sufficiente, per se stesso, a provocare l'ansietà. Ma la persona sana di mente sa in anticipo che, per quanto la riguarda, la mescalina è completamente innocua, che le sue conseguenze svaniranno dopo otto o dieci ore, senza lasciare residui e di conseguenza senza ansia di rinnovare la dose. Fortificato da questa conoscenza, egli si accinge all'esperimento senza timore, in altri termini senza alcuna predisposizione a trasformare un'esperienza strana, e fuori dell'umano in maniera senza precedente, in qualcosa di spaventoso, qualcosa di effettivamente diabolico. (1980, pp. 61-62)
  • Sentii d'un tratto che le cose andavano troppo oltre. Troppo oltre, anche se andavano in una bellezza più intensa, in un significato più profondo. Il timore, come lo analizzo in retrospettiva, era di essere sopraffatto, di disintegrarmi sotto la pressione di una realtà più grande di quanto una mente abituata a vivere la maggior parte del tempo in un minuscolo mondo di simboli potesse sopportare. (1980, p. 62)
  • Che l'umanità in genere sarà mai in grado di fare a meno dei Paradisi Artificiali, sembra molto improbabile. La maggior parte degli uomini e delle donne conduce una vita, nella peggiore delle ipotesi così penosa, nella migliore così monotona, povera e limitata, che il desiderio di evadere, la smania di trascendere se stessi, sia pure per qualche momento, è, ed è stato sempre, uno dei principali bisogni dell'anima. L'Arte e la Religione, i carnevali e i saturnali, la danza e l'oratoria, sono serviti tutti, come disse H. G. Wells, da Brecce nel Muro. E per l'uso privato e quotidiano vi sono sempre stati gli stupefacenti chimici. Tutti i sedativi e i narcotici vegetali, tutte le sostanze euforiche che crescono in piante, gli stupefacenti che si sviluppano in bacche o si estraggono dalle radici, tutti, senza eccezione, sono stati conosciuti e sistematicamente usati dagli esseri umani da tempo immemorabile. E a questi modificatori naturali della coscienza, la scienza moderna ha aggiunto la sua parte di sostanze sintetiche, il cloralio, per esempio, e la benzedrina, i bromuri e i barbiturici. (1980, pp. 70-71)
  • Quando mi alzai e presi a camminare, potei farlo del tutto normalmente, senza falsare i contorni degli oggetti. Lo spazio era sempre là, ma aveva cessato di predominare. La mente si interessava, soprattutto, non di misure e collocazioni, ma di essere e significato. E con l'indifferenza per lo spazio venne una indifferenza ancora più completa per il tempo. (2002, p. 16)
  • Sto pensando a cosa Adamo ha visto il giorno della sua creazione – il miracolo momento per momento di un'esperienza completamente nudo.
I was seeing what Adam had seen on the morning of his creation — the miracle, moment by moment, of naked existence. (p. 160-61)

Passo di danza

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  • La libertà? Ma se non esiste! Non c'è libertà a questo mondo; solamente gabbie dorate. (p. 41)
  • Non c'è tempo d'interessarsi a tutto. Ci si può soltanto interessare a ciò che ne vale la pena. (p. 73)
  • Come potete conoscere tutto dell'amore se prima non l'avete fatto con tutte le donne possibili? (p. 78)
  • Tanto più alta è l'arte, tanto più bassa è la morale. (p. 106)
  • Chi crede che in un dipinto non vi sia altro che forma plastica è come chi immagina che nell'acqua non vi sia altro che idrogeno. (p. 106)
  • Alpi eteree di neve e d'ambra,
    Carni giunoniche, seni alabastrini
    Scolpiti dall'incerte mani del vento...
    (p. 107)

Proper Studies

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  • Definito in termini psicologici, un fanatico è un uomo che compensa consciamente un dubbio segreto.
Defined in psychological terms, a fanatic is a man who consciously over-compensates a secret doubt. ("The Substitutes for Religion, The Religion of Sex")
  • I fatti non cessano di esistere solo perché noi li ignoriamo.
Facts do not cease to exist because they are ignored.
  • Quella secondo la quale tutti gli uomini sono eguali è un'affermazione alla quale, in tempi ordinari, nessun essere umano sano di mente ha mai dato il suo assenso.
That all men are equal is a proposition which at ordinary times no sane individual has ever given his assent.

Punto contro punto

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  • Caricature e parodie sono le critiche più penetranti. (cap. XXVIII)
  • Che cosa ne sappiamo che la terra non sia l'inferno di qualche altro pianeta? (cap. XVII)
  • Il lavoro non ha niente di più rispettabile dell'alcol, e ottiene esattamente lo stesso scopo: distrarre, indurre l'individuo a dimenticarsi di sé. (cap. XVII)
  • Non esiste un surrogato del talento. L'assiduità e ogni altra virtù non sono sufficienti. (cap. XIII)
  • Se cercate la voce "Intelligenza" nei nuovi volumi dell'Encyclopaedia Britannica, vedrete che viene suddivisa in tre categorie: umana, animale e militare. (VII)
  • Svariate scuse sono sempre meno convincenti di una sola. (cap. I)
  • Un libro brutto costa altrettanta fatica di un libro bello; lo crea con la stessa sincerità l'anima dell'autore. (cap. XIII)

Ritorno al mondo nuovo

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Nel 1931, quando scrivevo Il mondo nuovo, ero convinto che ci fosse ancora tempo, e parecchio. La società totalmente organizzata, il sistema scientifico delle caste, l'abolizione del libero arbitrio mediante il condizionamento metodico, la soggezione resa accettabile grazie alla felicità indotta chimicamente, a dosi regolari, l'ortodossia martellata in capo alle gente coi corsi notturni di insegnamento ipnopedico: tutte cose a venire, certo, ma non nei tempi miei, e nemmeno nei tempi dei miei nipotini. Non ricordo con esattezza in che anno erano collocati i fatti di Mondo nuovo; nel sesto o settimo secolo d.F. (dopo Ford) all'incirca.

Citazioni

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  • 1984, di George Orwell era un'ottima proiezione nel futuro di un presente che conteneva lo stalinismo, e di un passato prossimo che aveva visto il fiorire del nazismo. Il nuovo mondo fu scritto prima che Hitler salisse al potere in Germania, e quando il tiranno russo non si era ancora avviato sulla sua strada. (p. 238)
  • La società descritta in 1984 è una società controllata quasi esclusivamente dal castigo e dal timore di esso. Nel mondo immaginario della mia favola il castigo è raro e di solito mite. (p. 239)
  • Il controllo sulle società continuerà a esercitarsi dopo che l'uomo è venuto al mondo; mediante il castigo, come accadeva in passato, e in misura sempre maggiore mediante metodi più efficienti di premio e di manipolazione scientifica. (p. 239)
  • Per ciò che riguarda le masse della umanità, quella a venire non sarà l'Era Spaziale; sarà l'Era della Sovrappopolazione. Potremmo dire, parodiando una vecchia canzone:
    Lo spazio di cui tanto sei ricco
    Basterà ad accendere il fuoco
    O penserà lo gnomo dello spazio
    A girare lo spiedo?
    (p. 242)
  • Quanto più cresce la popolazione e preme sulle risorse disponibili, tanto più si fa precaria la situazione economica d'una società che subisca tale prova. (p. 243)
  • La costituzione democratica è un mezzo per impedire che singoli governanti cedano alle tentazioni, oltremodo pericolose, che nascono quando troppo potere si concentra in troppe poche mani. (p. 245)
  • La libertà, come tutti sappiamo, non fiorisce in un paese che sta sempre sul piede di guerra, o che si prepara a combattere. Una crisi permanente giustifica il controllo su tutto e su tutti, da parte del governo centrale. (p. 246)
  • Nella seconda metà del ventesimo secolo noi non organizzammo sistematicamente la riproduzione; e il nostro sregolato capriccio non solo tende a sovrappopolare il pianeta, ma anche, sicuramente, a darci una maggioranza di umani di qualità biologicamente inferiori. Ai brutti tempi andati di rado sopravviveva un bambino che avesse qualche spiccato, o lieve, difetto ereditario. Oggi invece, grazie all'igiene, alla farmacologia moderna e alla coscienza sociale, quasi tutti i bambini venuti al mondo giungono a maturità e si moltiplicano. Date le condizioni oggi dominanti, ogni progresso della medicina sarà frustrato da un corrispondente aumento del tasso di sopravvivenza degli individui che dalla nascita portano con sé una qualche insufficienza genetica... Una società siffatta fino a quando potrà conservare le sue tradizioni di libertà individuale e di governo democratico? Fra cinquanta o cento anni i nostri bambini daranno una risposta a questa domanda. (p. 247)
  • Noi ci troviamo di fronte un fastidiosissimo problema morale. Noi sappiamo che la bontà dei fini non giustifica l'uso dei mezzi cattivi. Ma che dire delle situazioni – così frequenti oggi – in cui mezzi buoni danno risultati finali che si rivelano cattivi? (pp. 248-249)
  • Per esempio: andiamo in un'isola tropicale, con l'aiuto del DDT sterminiamo la malaria e, nello spazio di due o tre anni, salviamo centinaia di migliaia di vite. È ovviamente un bene. Ma centinaia di migliaia di esseri umani così salvati, e i milioni che da loro vengono al mondo, noi non possiamo vestirli, alloggiarli, istruirli, nemmeno nutrirli a sufficienza con le risorse disponibili nell'isola. Non c'è più la morte rapida della malaria; ma la fame rende la vita insopportabile, il sovraffollamento diviene la regola, la morte lenta per inedia minaccia tante vite di più. E che dire degli organismi insufficienti per condizione congenite, che la medicina e i servizi sociali oggi salvano e lasciano proliferare? Aiutare gli infelici è bene, indubbiamente. Ma non meno indubbiamente è male trasmettere interi ai nostri posteri i risultati di mutazioni negative; come è un male la progressiva contaminazione di fondo genetico a cui dovranno attingere i membri della nostra specie. Siamo presi fra le corna di un dilemma morale: per trovare la soluzione occorrerà tutta la nostra intelligenza, tutta la nostra buona volontà. (p. 249)
  • L'equivalente politico di una teoria scientifica o di un sistema filosofico compiuto è la dittatura totalitaria. (p. 254)
  • L'equivalente economico di una ben composta opera d'arte è la fabbrica che va avanti sempre liscia, con gli operai perfettamente adattati alle macchine. (p. 254)
  • La "volontà d'ordine" può trasformare in tiranno chi voleva solamente spazzar via la confusione. La bellezza dell'ordine serve di giustificazione al dispotismo. (p. 254)
  • Una società democratica è tale se si riconosce che del potere spesso si abusa, e che quindi lo si può affidare ai funzionari solo in quantità limitata e per tempo limitato. (p. 312)
  • Ovuli biologicamente superiori, fertilizzati da spermatozoi biologicamente superiori, si decantavano nelle categorie alfa, beta e alfa+.

Incipit di alcune opere

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Dopo molte estati

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Avevano stabilito tutto per telegramma: Geremia Pordage doveva cercare un autista negro in uniforme grigia con un garofano all'occhiello; l'autista negro doveva cercare un Inglese di mezza età, che portava in mano le Opere poetiche di Wordsworth. Sebbene la stazione fosse affollata, si trovarono senza difficoltà.[13]

Il banchetto di Tillotson

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In color tortora e perle, Eleonor Marsden centellinava il suo sherry secco e, con una maestria da consumata padrona di casa, dirigeva la conversazione. E che conversazione![13]

La catena del passato

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Le istantanee s'erano annebbiate quasi come ricordi.[13]

  1. Da Letteratura e scienza, 1963. Citato in AA.VV., Il libro della biologia, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2022, p. 96. ISBN 9788858039595
  2. Da una conferenza tenuta nel 1961 alla UCSF School of Medicine di San Francisco; (EN) citato in Archive.org. (EN) Citato anche in David Livingstone, Transhumanism: The History of a Dangerous Idea, Sabilillah Publications, 2015, p. 179.
  3. Citato in Onorato Orsini, La Fiera Letteraria, 23 febbraio 1967, p. 19.
  4. Da The Complete Etchings of Goya, 1947; citato in AA.VV., Il libro dell'arte, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 233. ISBN 9788858018330
  5. (EN) Da A Case of Voluntary Ignorance, in Collected Essays (1958).
  6. Da Moksha, traduzione di Mariagiulia Castagnone, Mondadori, 2018.
  7. (EN) Da Do What You Will (1929).
  8. (EN) Da Eyeless in Gaza (1936).
  9. Citato in Focus, n. 108, p. 204.
  10. Da Do What You Will. Citato in Focus, n. 95, p. 154.
  11. (EN) Da Limbo (1920).
  12. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  13. a b c Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Aldous Huxley, Foglie secche (Those Barren Leaves, 1925), traduzione di Floriana Bossi, Mondadori, Milano, 1969.
  • Aldous Huxley, Giallo cromo (Crome Yellow, 1921), traduzione di Cesare Giardini, Mondadori, Milano, 1972.
  • Aldous Huxley, I diavoli di Loudun (The Devils of Loudun, 1952), traduzione di Lidia Sautto, Mondadori, Milano, 1960.
  • Aldous Huxley, Il mondo nuovo, in Il mondo nuovo – Ritorno al mondo nuovo (Brave New World, 1932; Brave New World Revisited, 1958), traduzione di Lorenzo Gigli (riveduta da Paola Levante) e Luciano Bianciardi (riveduta da Luciana Bianciardi), Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-64961-8
  • Aldous Huxley, Il sorriso della Gioconda, traduzione di Luigi Barzini Jr. ed Emilio Ceretti, Mondadori, Milano, 1981.
  • Aldous Huxley, L'isola (Island, 1962), traduzione di Bruno Oddera, Mondadori, Milano, 1977.
  • Aldous Huxley, Le porte della percezione, in Le porte della percezione – Paradiso e Inferno (The Doors of Perception, 1954; Heaven and Hell, 1956), traduzione di Lidia Sautto, postfazione e bibliografia di Grazia e Renato Boeri, Mondadori, Milano, 1980. ISBN 978-88-04-17392-2
  • Aldous Huxley, Le porte della percezione, in Le porte della percezione – Paradiso e Inferno (The Doors of Perception, 1954; Heaven and Hell, 1956), traduzione di Lidia Sautto, Mondadori, Milano, 2002.
  • Aldous Huxley, Passo di danza (Antic Hay, 1923), traduzione di Luciano Foà, Dall'Oglio, Milano, 1963.
  • Aldous Huxley, Punto contro punto, traduzione di Maria Grazia Bellone, Adelphi, Milano, 2021. ISBN 9788845984624
  • Aldous Huxley, Ritorno al mondo nuovo, in Il mondo nuovo – Ritorno al mondo nuovo (Brave New World, 1932; Brave New World Revisited, 1958), traduzione di Lorenzo Gigli e Luciano Bianciardi, Mondadori, Milano, 2005.

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