Elena Gianini Belotti

pedagogista e scrittrice italiana (1929-2022)

Elena Gianini Belotti (1929 – 2022), scrittrice, saggista e pedagoga italiana.

Elena Gianini Belotti

Le nuove madri e i nuovi padri

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Lucidamente reazionario, Moebius mostrava di aver intuito che la condizione indispensabile per ottenere dalle donne l'adesione passiva alla funzione riproduttiva, necessaria per garantire la sopravvivenza della società maschile, era di impedire loro l'accesso alla cultura, perché attraverso essa avrebbero fatalmente acquisito gli strumenti di conoscenza e di riflessione che avrebbero consentito loro di scoprire la misura dell'oppressione che la maternità nascondeva.
Le brutali teorie di Moebius oggi ci fanno sorridere, ci sembrano storicamente datate e molto lontane dall'attuale realtà delle donne. Ma non è vero: sono tuttora rintracciabili negli innumerevoli luoghi comuni sulle donne, sedimentate nella coscienza collettiva e pronte a riemergere alla minima provocazione, sempre presenti nei discorsi che gli uomini fanno sulle donne a loro insaputa.

Citazioni

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  • Rispetto al modello di madre idealizzata, forse le donne stanno diventando pessime madri. Ma per la prima volta nella storia stanno diventando autentiche e reali, perché prima di essere madri vogliono essere persone. (p. 139)
  • Gli uomini procedono nella direzione di sempre, quella dell'affermazione nel sociale. Tranne una esigua minoranza, non si domandano neppure cosa perdono a causa della loro mancanza di rapporto con i figli, compiaciuti e paghi del loro ruolo di sostentatori della famiglia. (p. 139)

Dalla parte delle bambine

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Quello che gli pende lo difende
Detto popolare


Il sesso del figlio viene determinato dal padre. Gli spermatozoi appartengono a due categorie: i gimnospermi, provvisti di un cromosoma chiamato X, che daranno vita a una femmina, e gli androspermi, provvisti di un cromosoma denominato Y, che daranno vita a un maschio. Ma soltanto il caso (secondo quanto la scienza è riuscita a provare fino a questo momento), è responsabile della fecondazione dell'ovulo femminile da parte di uno spermatozoo portatore di un cromosoma X o di un cromosoma Y. Nonostante la certezza scientifica della responsabilità paterna nella determinazione del sesso del nascituro, questa nozione sembra stentare molto a farsi strada, perché deve combattere il pregiudizio opposto e profondamente radicato che vede nella donna la responsabile, in bene o in male. "Mia moglie mi ha regalato un bel maschio,", "Mia moglie non è capace di fare un maschio, "Mia moglie non sa fare che femmine."

Citazioni

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  • Mill indica la via più semplice e sicura per giungere a una conoscenza della donna che non sia, come spesso è, il riflesso della visione che l'uomo ha di lei: cioè quella di chiederlo direttamente all'interessata. Ma acutamente osserva che condizione essenziale perché la donna accetti di parlare di sé, di descriversi, di esporsi, è che non si senta subordinata ma uguale. Non può esistere un colloquio autentico tra persone che stiano tra loro in posizione da dominante a dominato, occorre che si sentano pari. Così anche l'uomo, per ascoltare quello che la donna ha da dire su se stessa, deve sentirla uguale a sé. Ma se l'uomo avesse voglia di ascoltare quello che le donne hanno da dire su se stesse, gran parte dei problemi tra i sessi sarebbe già risolta, cosa che è ben lontana dall'essere vera.
  • A tre, quattro anni, quanto lontano cioè può spingersi il ricordo di un individuo, tutto è già compiuto nel suo destino legato al sesso cui appartiene, perché in quel periodo non c'è lotta cosciente contro l'oppressione.
    Le radici della nostra individualità sono profonde e ci sfuggono perché non ci appartengono, altri le hanno coltivate per noi, a nostra insaputa.
  • La cultura alla quale apparteniamo, come ogni altra cultura, si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere. L'obiettivo dell'identificazione di un bambino col sesso cui è stato assegnato si raggiunge molto presto, e non ci sono elementi per dedurre che questo complesso fenomeno abbia radici biologiche.
  • Che cosa può trarre di positivo un maschio dalla arrogante presunzione di appartenere a una casta superiore soltanto perché è nato maschio? La sua è una mutilazione altrettanto catastrofica di quella della bambina persuasa della sua inferiorità per il fatto stesso di appartenere al suo sesso. Il suo sviluppo come individuo ne viene deformato e la sua personalità impoverita, a scapito della loro vita in comune.
    Nessuno può dire quante energie, quante qualità vadano distrutte nel processo di immissione forzata dei bambini d'ambo i sessi negli schemi maschile-femminile così come sono concepiti dalla nostra cultura, nessuno ci saprà mai dire che cosa avrebbe potuto diventare una bambina se non avesse trovato sul cammino del suo sviluppo tanti insormontabili ostacoli posti lì esclusivamente a causa del suo sesso.
  • In una cultura patriarcale, che pone come valori essenziali da una parte la supremazia dell'individuo di sesso maschile e dall'altra l'inferiorità dell'individuo di sesso femminile, è comprensibile che sia rigorosamente vietato mettere in discussione il prestigio dell'uomo perché ciò porterebbe fatalmente allo sgretolamento del suo potere.
  • I pregiudizi sono profondamente radicati nel costume: sfidano il tempo, le rettifiche, le smentite perché presentano un'utilità sociale. L'insicurezza umana ha bisogno di certezze, ed essi ne forniscono. La loro stupefacente forza risiede proprio nel fatto che non vengono ammanniti a persone adulte che, per quanto condizionate e impoverite di senso critico, potrebbero averne conservato abbastanza per analizzarli e rifiutarli, ma vengono trasmessi come verità indiscutibili fin dall'infanzia e non vengono mai rinnegati successivamente. L'individuo li interiorizza suo malgrado, e ne è vittima sia colui che li formula e li mantiene in vita contro l'altro, sia colui che ne viene colpito e bollato.
  • Poiché si vuole che i maschi siano più vivaci, più vitali rispetto alle femmine, che al contrario devono essere tranquille e passive, i movimenti del feto si interpretano in questa chiave. [...] Il gioco delle aspettative, che sono opposte per i due sessi, comincia proprio qui, prima ancora che i bambini nascano, e non avrà mai fine.
  • Quando attribuiamo ad altri sentimenti personali, in genere negativi, facciamo una proiezione. È un meccanismo inconscio di difesa contro impulsi che vengono avvertiti come inaccettabili da parte dell'ego, e non ne sono esenti nemmeno individui molto equilibrati. Ora, la credenza diffusa che il maschio venga partorito con più facilità della femmina, [...] è appunto un meccanismo di proiezione, cioè di attribuzione ad altri dei propri impulsi ostili. La verità è che la femmina è meno desiderata del maschio, anzi spesso non lo è affatto, che il suo valore sociale è ritenuto inferiore a quello del maschio, ma non sta bene esprimere questi sentimenti negativi perché cozzano contro un altro tenace pregiudizio, cioè quello che si debbano amare i bambini. L'assenza di amore per un bambino è avvertita come una colpa grave e intollerabile: allora si rovescia la situazione, e l'ostilità verso la femmina diventa ostilità della femmina verso chi la porta in grembo.
  • Chi ha il potere è ammantato di prestigio, assurge a simbolo, ha il diritto e il dovere di realizzarsi al massimo, da lui ci si aspetta che diventi un individuo, è considerato per quello che sarà.
    Dalla femmina ci si aspetta che diventi un oggetto, ed è considerata per quello che darà. Due destini del tutto diversi. Il primo implica la possibilità di utilizzare tutte le risorse personali, ambientali e altrui per realizzarsi, è il lasciapassare per il futuro, è il benestare per l'egoismo. Il secondo prevede invece la rinuncia alle aspirazioni personali e l'interiorizzazione delle proprie energie perché gli altri possano attingervi. Il mondo si regge proprio sulle complesse energie femminili, che sono lì, come un grande serbatoio, a disposizione di coloro che impiegano le proprie per inseguire ambizioni di potenza.
  • Se ogni figlio fosse visto come un individuo unico, provvisto di potenzialità proprie e al quale offrire il massimo per aiutarlo a svilupparsi nella sua direzione, la questione del sesso perderebbe automaticamente importanza.
  • È molto più difficile e faticoso comprimere energie spesso prepotenti e pretendere che si ripieghino su se stesse per poi atrofizzarsi lentamente, che dar libero a tali energie e anzi stimolarle a realizzare qualcosa di concreto. È più semplice spingere un individuo verso il proprio sviluppo che reprimere l'impulso all'autorealizzazione presente in tutti gli individui a prescindere dal sesso.
    La femmina, inibita nel proprio sviluppo, è costretta a organizzare autodifese per non soccombere, e soprattutto nei casi in cui le energie erano particolarmente vivaci e hanno richiesto massicci interventi repressivi, manifesta tratti caratteriali che non sono affatto tipici del sesso femminile come si pensa, ma sono semplicemente il prodotto della castrazione psicologica opera ai suoi danni.
  • Ogni condizionamento sessuale vive a patto che nell'altro sesso ne venga provocato uno opposto. La superiorità e la forza di un sesso si reggono esclusivamente sulla inferiorità e debolezza dell'altro. Se il maschio si sentirà tale solo se può dominare, inevitabilmente bisognerà pur produrre qualcuno che accetti di essere dominato. Ma se si smette di insegnare al maschio a dominare e alla femmina di accettare e amare di essere dominata, possono fiorire inaspettate e insospettate espressioni individuali molto più ricche, articolate, immaginose dei ristretti e mortificanti stereotipi.
  • I padri dovrebbero occuparsi molto di più e da vicino e fin dai primi giorni dei loro figliolini d'ambo i sessi per dare a questi la visione reale e per niente scandalosa di una effettiva intercambiabilità dei ruoli padre-madre e offrire loro un modello di tenerezza maschile. Non è disciplinando e riducendo l'affettività femminile così come si è sempre ridotta e mutilata quella maschile impedendole di esprimersi liberamente (un uomo non si commuove, non s'intenerisce, non piange, non si dispera) che si può sperare di arricchire gli individui. Non è spingendo le bambine alla competizione e all'imitazione del maschio che si offrirà loro qualcosa in più, ma rispettando e favorendo le scelte di ognuno, indipendentemente dal suo sesso e offrendo a bambini modelli più ricchi, più espressi, più liberi dagli stereotipi imperanti: potranno così realizzarsi in maniera più completa senza essere costretti a sacrificare parti di se stessi valide e preziose.
  • A nessuno piace scoprire di essere considerati individui di seconda categoria. Questa scoperta causa sofferenza, indebolisce la stima di sé, diminuisce l'ambizione, limita l'autorealizzazione, causa invidia per i privilegiati e desiderio di essere come loro. Il continui confrontarsi con i maschi, fruitori di privilegi a loro negati, causa nelle bambine una notevole riduzione della stima di sé, indispensabile per perseguire obiettivi di realizzazione e per combattere le proprie battaglie. Le bambine e le donne soffrono infatti in misura maggiore dei maschi di senso di inferiorità. Più profonda è l'insicurezza, il dubbio del proprio valore, maggiore diventa l'ansia di adeguarsi al modello richiesto, maggiori diventano gli sforzi, l'attenzione per capire cosa gli altri desiderano da noi, per adeguarsi alle loro aspettative: più completo è l'adeguamento, più sicurezza si ha di essere accettati e amati.
  • [Riferito all'insegnare i lavori domestici alle bambine sin dai cinque-sei anni] Non si tratta di un semplice tirocinio per l'apprendimento di certe abilità, ma di un vero e proprio condizionamento perpetrato allo scopo di rendere automatiche certe prestazioni. [...] Gli adulti sanno benissimo che se non si produce un condizionamento nell'età adatta, cioè quella in cui la critica e la ribellione sono improbabili, sarà quanto mai arduo ottenere queste prestazioni più in là. L'ordine familiare e sociale esige che le donne siano consenzienti a sobbarcarsi il compito di addette ai servizi domestici, poiché il loro rifiuto metterebbe in crisi contemporaneamente la casta maschile, condizionata a essere servita, e l'intera struttura sociale, che si rifiuta di sopportare i costi del lavoro domestico femminili e quelli necessari all'impianto di una organizzazione che lo sostituisca.
  • Non potrebbe darsi che i giochi rituali, ripetitivi, costrittivi delle bambine, in cui la loro attenzione si ferma all'acquisizione di abilità raffinate ma circoscritte, siano veri e propri comportamenti fobici a base rituale ossessiva? Che siano un aspetto generalizzato di quel perfezionismo ansioso che prende il posto dell'aggressività compressa e inibita a manifestarsi?
  • La repressione del movimento nel bambino è da interpretare come il rifiuto di accettarlo per quello che è: è più accentuata e costante a carico delle bambine perché si vuole a tutti i costi che aderiscano al modello prefissato. Questo significa che la curiosità e la possibilità di fare esperienze delle bambine sono meno soddisfatte e meno stimolate, e ciò rappresenta un grosso impedimento alla utilizzazione da parte loro degli stimoli offerti dall'ambiente e allo sviluppo dell'intelligenza creativa.
  • Lo sviluppo femminile può essere definito una frustrazione permanente.
  • Quando ci si sente il "secondo sesso" ci vuole molta forza e sicurezza di sé per sostenere la critica di tutti, e allora ci si adegua alle aspettative altrui: si fa, si dice, ci si comporta come gli altri vogliono.
  • In un essere che è stato programmato per essere dominato, l'intelligenza è una qualità così scomoda che si fa tutto il possibile per scoraggiarla sul nascere, per non darle modo di prendere coscienza di sé.
  • Viene celebrata la superiorità dell'intuito femminile perché a chi domina fa molto comodo che i propri desideri siano capiti ancor prima di essere formulati, e soddisfatti da un essere condizionato a considerare i bisogni degli altri prima dei suoi e spesso contro i suoi.
  • L'intuito è una qualità difensiva tipica degli oppressi, tanto è vero che si sviluppa anche negli uomini in situazioni di emergenza nelle quali sia di capitale importanza prevedere le reazioni o l'umore degli altri, come accade ad esempio in prigionia.

Incipit di alcune opere

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Pane amaro

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Sullo sgabello, le spalle curve e rattrappite riparate da un panno sbrindellato, teneva gli occhi chiusi, come se il buio lo proteggesse dall'affronto che subiva. Il fratello Giacomo gli mulinava intorno alla testa un paio di forbici, agguantava una ciocca tra l'indice e il medio, la stirava senza misericordia, quasi a strappargliela dal cranio, e con una sforbiciata raso alla cute gliela troncava di netto. Di quando in quando, sbuffando di insofferenza, lo urtava con malgarbo tra le scapole per costringerlo a raddrizzarsi, il Gildo sussultava, si correggeva ma poi si incurvava di nuovo.

Prima le donne e i bambini

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Da bambina divoravo libri d'avventure nei quali i protagonisti erano solo uomini e tutti correvano rischi terribili.[1]

  1. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, 1973. ISBN 88-07-80961-3
  • Elena Gianini Belotti, Le nuove madri e i nuovi padri in Ritratto di famiglia degli anni '80, Editore Laterza, Bari 1981.
  • Elena Gianini Belotti, Pane amaro, Rizzoli, 2006

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