Luigi Giussani

sacerdote e teologo italiano (1922-2005)

Luigi Giovanni Giussani (1922 – 2005), presbitero, teologo e docente italiano.

Don Giussani con gli allievi del liceo Berchet in gita a Portofino nel 1955

Citazioni di Luigi Giussani

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  • È il genio di santa Teresina del Bambin Gesù ad avere scoperto questo. Quella ragazzina neanche colta, perché è entrata giovanissima, aveva intuito questo, il valore dell'istante. Il contenuto dell'istante è una sollecitazione, in un certo senso, che ti danno i dieci o ventiquattro fattori che ti spingono. Se tu aderisci ad essa, fai la volontà di Dio, e questo ti fa crescere. (da Ciò che abbiamo di più caro (1988-1989), Bur, 2011)
  • Noi dobbiamo lottare per la bellezza. Perché senza la bellezza non si vive. E questa lotta deve investire ogni particolare: altrimenti come faremo un giorno a riempire piazza San Pietro? (Esercizi a Varigotti, 1964; citato in Renato Farina, Ratzinger ricorda don Gius, «mio vero amico», Libero, 25 marzo 2007)
  • Egli, Gesù, si rivolge a noi, si fa «incontro» per noi, chiedendoci una cosa sola: non «che cosa hai fatto?», ma «mi ami?». (da Generare tracce nella storia del mondo, Rizzoli, Milano 1998)
  • Oh Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza! (dal messaggio per il pellegrinaggio a Loreto in occasione dei 50 anni del movimento Comunione e Liberazione, 16 ottobre 2004)[1]
  • Senza la Madonna noi non potremmo essere sicuri del futuro, perché la sicurezza del futuro ci viene da Cristo: il Mistero di Dio che si fa uomo. Non sarebbe potuto accadere questo, non si sarebbe potuto neanche ridire, se non avessimo avuto la Madonna. (ibidem)
  • Si vive per amore di qualcosa che sta accadendo ora. (titolo degli Esercizi Spirituali della fraternità di Comunione e Liberazione, Rimini, 2006)
  • Siate attenti alla oggettività del vero e del bello, del nuovo, dell'amoroso, che accompagna la presenza del cristiano del mondo, sempre. Se per un minimo l'uomo cristiano aderisce alla sua fede, porta realmente questa novità. Voi siete nelle condizioni ancora più privilegiate, perché siete stati chiamati a portare il contributo della vostra buona volontà, come aiuto ai vostri compagni e ai vostri amici. (da Una presenza che cambia, Rizzoli)
  • La vita ci è stata data per una creatività. Il tempo è come il tessuto su cui occorre disegnare una creazione. (da L'Avvenimento cristiano, Rizzoli)
  • Nulla è così commovente come il fatto che Dio si sia fatto uomo per accompagnare con discrezione, con tenerezza e potenza il cammino faticoso di ognuno alla ricerca del proprio volto umano. (da Alla ricerca del volto umano, Rizzoli)
  • Solo un'epoca di discepoli può dare un'epoca di genii, poiché solo in chi è prima capace di ascoltare e di comprendere si alimenta una maturità personale che lo rende poi capace di giudicare e di affrontare, fino – eventualmente – ad abbandonare ciò che lo ha alimentato. (da Il rischio educativo, Rizzoli, Milano, 2016, p. 31. ISBN 9788858683835)
  • Ognuno di noi è stato scelto attraverso un incontro gratuito perché si renda egli stesso incontro per gli altri. È dunque per una missione che siamo stati scelti. (da In cammino, supplemento a Il Sabato, n. 41, 10 ottobre 1992)
  • Il cammino del Signore è semplice come quello di Giovanni e Andrea, di Simone e Filippo, che hanno cominciato ad andare dietro a Cristo: per curiosità e desiderio. Non c'è altra strada, al fondo, oltre questa curiosità desiderosa destata dal presentimento del vero. (da Alla ricerca del volto umano, Rizzoli)
  • L'unica condizione per essere sempre e veramente religiosi è vivere sempre intensamente il reale. (da Il senso religioso, Rizzoli)
  • La vera educazione deve essere un'educazione alla critica. (da Il rischio educativo, p. 10)
  • Protagonisti non vuole dire avere la genialità o la spiritualità di alcuni, ma avere il proprio volto, che è, in tutta la storia e l'eternità, unico e irripetibile. (da Certi di alcune grandi cose (1975-1978), Rizzoli, 2012)
  • Quando ascolto la musica di Rachmaninov, così grande nella sua immensa drammaticità – come una liturgia che celebra il Destino –, mi sorprendo a pensare: Rachmaninov esprime quello che sono io, e quello che è l'amico che mi siede accanto, e quello che è l'amica che mi sta di fronte. I concerti del maestro russo, infatti, non sono estranei all'esperienza di una vitalità e di un'umanità vissute con spontaneità: quelle note, forti e drammatiche, rappresentano il cuore del mangiare e del bere, del ridere e del piangere, e della stanchezza che prende fino a farci dormire. Esse dicono la grandezza della nostra presenza nel cosmo. E poi danno pace: a ogni movimento la resistenza impavida della positività delle cose inesorabilmente vince ogni tremore che invade mente e cuore e minaccia di distruggere la parola, la mente, il cuore, tutto annullando nella «notte del mondo».
    La notte del mondo c'è quando nessuno pensa, quando in nessuno brilla la luce che illumina dal profondo del cuore fin l'ultimo orizzonte degli occhi. La profondità del cuore, pur intangibile, indicibile, inattingibile da noi, è l'ultimo orizzonte degli occhi, il contenuto di un'esperienza chi si può fare, che siamo chiamati a fare nella quale si riverberi la resurrezione finale. Ogni giorno siano chiamati a sperimentare questo urto sottile e discreto di resurrezione, così che nelle tenebre del mondo di notte noi vegliamo, mentre tutta la gente non pensa, e perciò è tenebra [...] In mezzo a questa tenebra noi abbiamo uno spunto di luce, una volontà di conoscere, un impeto di bene gratuito, una passione per il bene dell'uomo, una passione per il destino di tutti e quindi per il nostro personale destino.[2]

All'origine della pretesa cristiana

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  • Ed è [...] dal grande storico delle religioni rumeno [Mircea Eliade] che apprendiamo come il simbolo e il mito siano stati vissuti nella storia dell'uomo come i grandi strumenti per eccellenza conoscitivi e rivelativi del mistero, mezzi per superare l'effimero ed immergersi in ciò che è destinato a durare. (1994, p. 215)
  • Il cristianesimo è un avvenimento che è stato annunciato nei secoli e ci raggiunge ancor oggi.
  • Il criterio del bene e del male coincide con il principio delle cose, con l'origine ultima della realtà. La sorgente etica per eccellenza è il divino, il principio del bene coincide con il vero.
  • La libertà dell'uomo si verifica molto di più nell'esperienza dei rapporti con ciò che gli appartiene, che neanche direttamente con se stesso.
  • La moralità è il rapporto tra il gesto e la concezione del tutto in esso implicato.
  • La scelta dell'uomo è: o concepirsi libero da tutto l'universo e dipendente solo da Dio, oppure libero da Dio, e allora diventa schiavo di ogni circostanza.
  • L'esperienza religiosa è la coscienza vissuta della piccolezza dell'uomo, della incommensurabilità del mistero.
  • Non è compito di Gesù risolvere i vari problemi, ma richiamare alla posizione in cui l'uomo può cercare di risolverli.
  • Per ciò stesso che uno vive cinque minuti afferma l'esistenza di un qualcosa per cui ultimamente vale la pena vivere in quei cinque minuti; per ciò stesso che uno prolunga la sua esistenza, afferma l'esistenza di un quid che sia ultimamente il senso per cui vive.
  • La vita si esprime [...] innanzitutto come coscienza di rapporto con chi l'ha fatta e la preghiera è accorgersi che in «questo» momento la vita è «fatta». Stupore devoto, rispetto, soggezione amorosa in questo gesto di consapevolezza: ecco l'anima della preghiera. La realtà come fascino è il primissimo grado di questo atteggiamento mistico, che è il più naturale dell'uomo, l'aspetto più elementare di una nostra consapevolezza. (2007, p. 289)

Dal temperamento un metodo

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  • La bellezza, se è divisa, è una menzogna.
  • La responsabilità verso il proprio temperamento è in ogni cosa e in ogni gesto che si fa... Cosa vuol dire responsabilità verso il proprio temperamento? Vuol dire che il proprio temperamento, traducendo o mediando ad altri una cosa che ha sentito dire, deve essere tutto proteso non ad affermare se stesso, ma ad affermare quello che ha sentito. E perciò, uno deve dimenticare se stesso per affermare quello che ha detto un altro. Deve essere autentico, sincero, distaccato da sé.
  • La volontà è lo sprigionarsi dell'energia infinita che c'è dentro il cuore. Il cuore è un'energia infinita: è sete d'infinito! È un'energia infinita che si pone come esigenza che ha in sé la capacità di riconoscere ciò che le corrisponde, cioè la strada, e di manipolare la realtà secondo il suo destino.
  • Una domanda o è una domanda di vero o è una falsità. Se è una domanda di vero aggiunge bellezza anche alla bellezza più grande.
  • Uno può essere calcolatore proprio all'infinitesimo grado di un suo equilibrio, di una sua sanità e di un suo gusto, ma non può impedire che, presto o tardi, in qualche modo, un fattore non previsto scompagini tutto il suo ordine e lo rovini. Per questo l'unica cosa di cui siamo sicuri è la domanda a Cristo; e, in secondo ordine, ciò che è in funzione diretta di questo, vale a dire l'amicizia, l'amicizia cristiana.

Il senso religioso

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  • Come gli occhi aprendosi non possono non registrare colori e forme, così l'uomo come ragione, per ciò stesso che si mette in moto sollecitato dall'impatto con le cose, afferma l'esistenza di un perché ultimo, totalizzante; è un quid ignoto: il «Dio ignoto». (p. 159)
  • La parola «Dio» non ci confonda perché essa è il termine che nel linguaggio religioso universale identifica questo quid assoluto. Tutto l'andare umano, tutto il tentativo di questa «forza operosa che ci affatica di moto in moto» [Ugo Foscolo, Dei sepolcri, vv. 19-20], è la conoscenza di Dio. (p. 174)
  • Scoprire il mistero, entrare nel mistero sottende l'apparenza, sottende ciò che noi vediamo e tocchiamo, è il motivo della ragione, la sua forza motrice. (p. 174)
  • Al di là delle colonne d'Ercole non v'è più nulla di sicuro, è il vuoto e la pazzia. (p. 175)
  • La realtà nell'impatto con il cuore umano suscita la dinamica che le colonne d'Ercole hanno suscitato nel cuore di Ulisse e dei suoi compagni, i volti tesi nel desiderio di altro. (p. 175)
  • La vita, l'uomo, è lotta, cioè tensione, rapporto – «nel buio» – con l'al di là; una lotta senza vedere il volto dell'altro. Chi giunge a percepire questo di sé è un uomo che se ne va, tra gli altri, zoppo, vale a dire segnato; non è più come gli altri uomini, è segnato. (p. 176)
  • L'uomo, la vita razionale dell'uomo dovrebbe essere sospesa all'istante, sospesa in ogni istante a questo segno apparentemente così volubile, così causale che sono le circostanze attraverso le quali l'ignoto «signore» mi trascina, mi provoca al suo disegno. (p. 176)
  • La natura della ragione è tale che per ciò stesso che si mette in moto intuisce il mistero, l'incommensurabilità del significato totale con la sua possibilità di conoscenza, ma esistenzialmente non tiene se stessa, non regge al suo slancio originale, opera subito una parabola riduttiva. (p. 178)
  • Il mondo è un segno. La realtà richiama a un'Altra. La ragione, per essere fedele alla natura sua e di tale richiamo, è costretta ad ammettere l'esistenza di qualcos'altro che sottende tutto, e che lo spiega. Ma se, per natura l'uomo intuisce l'oltre, per una condizione esistenziale, non ci sta, cade. L'intuizione è come un impeto che cade. (p. 182)
  • La realtà è segno e desta il senso religioso. (p. 182)

L'attrattiva Gesù

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  • C'è un generico che include tutto come orizzonte tutto implicante, e ci può essere un generico che suppone tutto ciò che è dentro perché non lo sa, però lo afferma.
  • È proprio "quasi un nulla" la condizione per iniziare a capire tutto.
  • Gesù è il destino che indica e si propone alla tua libertà nel suo aspetto più infantile, più ingenuo e buono, più elementare, che è il pianto o la domanda.
  • La domanda è già un miracolo. È il primo modo della coerenza, del compimento di sé, della propria libertà.
  • La misericordia è il sinonimo di infinito: l'unica parola che è sinonimo di infinito è la parola misericordia.
  • San Giuseppe è la più bella figura d'uomo concepibile e che il cristianesimo ha realizzato. [...] San Giuseppe ha vissuto come tutti: non c'è una parola sua, non c'è niente, niente: più povera di così una figura non può essere.
  • Tutte le esistenze che conoscete cedono a dire "sì" esclusivamente di fronte alla tenerezza suscitata da una forza amorosa che si propone al cuore dell'io.

L'equilibrio è una unità

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  • L'equilibrio, insieme al miracolo e all'intensità del vivere, è una delle tre caratteristiche del santo.
  • Il primo problema di un atto umano è che sia ragionevole. A questo non sfugge neanche quell'atto umano supremo che è il riconoscere Dio.
  • [una cosa è ragionevole] quando corrisponde alle esigenze costitutive del cuore, che sono le esigenze del vero, del bello, del buono, del giusto.
  • La necessità per essere cattolici è che tutte le affermazioni che l'uomo fa devono essere ragionevoli. Ragionevole è corrispondenza al cuore, alle esigenze costitutive del cuore; corrispondenza al cuore si identifica anche con l'eccezionalità, l'eccezionalità come aspetto di un'esperienza.
  • La pazienza è una parola importante nel vocabolario dell'equilibrio, ma è una delle parole del vocabolario dell'equilibrio.
  • L'equilibrio non è la riduzione ai minimi termini; è la coesistenza tra una forza, che sarebbe deleteria per l'uomo, e una Presenza, che salva da questa distruzione per sua bontà e potenza.
  • L'equilibrio nel potere umano è una bilancia. L'equilibrio nel potere divino è un essere, una vita. Eterna!
  • Se un bambino s'abbandona nelle braccia di suo padre, è in equilibrio, è equilibrato; se vuole mangiare da sé o far da sé, si sbilancia.

[Luigi Giussani, L'equilibrio è una unità, in 30Giorni, marzo 1999]

Perché la Chiesa

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  • [...] una mentalità autenticamente religiosa è proprio ciò che rendeva alla vita nel medioevo più facile l'adesione e la convinzione religiosa stessa: Dio era trattato e concepito per quello che veramente è, vale a dire la sorgente di ogni cosa. (1994, p. 367)
  • [...] la tensione ad affermare il reale secondo lo sguardo di Cristo è il fondamento della pace. Non ci può essere durata di questa pace se non ci si appoggia alla consistenza ultima della realtà, cioè al Mistero che fa le cose, a Dio, al Padre. (1994, p. 527)
  • La pace è una guerra, ma con se stessi. (1994, p. 527)
  • Il cristianesimo non è un pensiero, ma l'annuncio di una Presenza: l'Incarnazione è un fatto accaduto. Senza la Madonna non potremmo intendere nulla del senso religioso, della pretesa cristiana e della Chiesa.
  • Il santo è l'uomo vero, un uomo vero perché aderisce a Dio e quindi all'ideale per cui è stato costruito il suo cuore, di cui è costituito il suo destino.
  • La Chiesa è il prolungamento nella storia, nel tempo e nello spazio, di Cristo.
  • La parola "Chiesa" indica un fenomeno storico il cui unico significato consiste nell'essere per l'uomo la possibilità di raggiungere la certezza su Cristo.
  • Solo un Dio percepito per quello che è, cioè come la consistenza ultima di tutta la vita, è un Dio credibile, perché la convinzione deriva dal legarsi di ogni aspetto dell'esistenza con un valore determinante globale.
  • La cattolicità è dunque una dimensione essenziale della Chiesa, ed esprime fondamentalmente la sua pertinenza all'umano in tutte le variabili delle sue espressioni. (2007, p. 570)
  • Nella concezione cristiana [...] non c'è nulla di pro-fanum, che stia davanti o fuori del tempio, perché tutta la realtà è il grande tempio di Dio: nulla è profano e tutto è «sacro», perché tutto è in funzione di Cristo. (2007, p. 556)
  • Santo è, nel senso più esatto della parola, l'uomo che realizza più integralmente la propria personalità, ciò che deve essere. (2007, p. 556)

Realtà e giovinezza. La sfida

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  • Chi si lascia prendere dallo scetticismo parte con l'ipotesi negativa e, anche se l'approdo è possibile, la sua navicella ruoterà su se stessa.
  • È nel rapporto con Dio che l'io acquista la sua consistenza.
  • Essere giovani vuol dire avere fiducia in uno scopo. Senza scopo uno è già vecchio.
  • Il desiderio del vero non può non diventare domanda, se è desiderio autentico.
  • La felicità è la realizzazione totale e intera di ciò cui aspiriamo, di ciò che desideriamo; è il compito del desiderio che definisce la dinamica del nostro cuore; è l'adempimento dell'esigenza di verità, di giustizia, di bellezza, di amore.
  • La prima giustizia verso la dignità dell'educazione e quindi verso la dignità di una cultura è la libertà di valorizzare la propria tradizione.
  • La ricerca è assurda se non implica l'esistenza di un porto. Per costruire è necessaria un'ipotesi positiva.
  • Pretendere la felicità nella vita è un sogno. Vivere la vita camminando verso la felicità è un ideale.
  • Quanto più un uomo ha il senso del mistero, tanto più si sente piccolo di fronte all'impossibile.
  • Una tra le prime cose che mi hanno persuaso del Cristianesimo è stata la considerazione in cui era tenuta la felicità.

Citazioni su Luigi Giussani

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  • Giussani ha visto bene il fatto che «senza Gesù non c'è Dio», e anche che «senza Chiesa non c'è Gesù», e come questi due aspetti siano strettamente connessi. (Stanley Hauerwas)
  • La cosa più bella è discutere con gente certa, appassionata. E, in questo, Giussani era un vero maestro. (Giulio Giorello)
  • Non ho mai capito che cosa sia esattamente Comunione e Liberazione, né cosa intendesse veramente dire il suo fondatore don Giussani, la cui prosa fiammeggiante e misteriosa è uno dei rebus irrisolti del ventesimo secolo. Per questo leggo diligentemente, e da parecchi lustri, le cronache del meeting di Rimini, cercando di rimediare a questa lacuna. Ma devo ammettere che più leggo, meno capisco. (Michele Serra)
  1. La frase compare inoltre come epigrafe sulla sua lapide nel Cimitero Monumentale di Milano (v. immagine). Per Giussani, si tratta della «frase più importante per tutta la storia della Chiesa; in essa si esaurisce tutto il cristianesimo» (ibidem).
  2. Da Spirto gentil: un invito all'ascolto della grande musica guidati da Luigi Giussani, a cura di Sandro Chierici e Silvia Giampaolo, Rizzoli BUR, Milano, 2011, p. 213. ISBN 978-88-58-62181-3

Bibliografia

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  • Luigi Giussani, All'origine della pretesa cristiana; in Opere 1966-1992, Jaca Book, Milano 1994.
  • Luigi Giussani, Perché la Chiesa; in Opere 1966-1992, Jaca Book, Milano 1994.
  • Luigi Giussani, Realtà e giovinezza. La sfida, SEI, Torino, 1995.
  • Luigi Giussani, L'attrattiva Gesù, Rizzoli, Milano, 1999.
  • Luigi Giussani, All'origine della pretesa cristiana, Rizzoli, Milano, 2001.
  • Luigi Giussani, Dal temperamento un metodo, Rizzoli, Milano, 2002.
  • Luigi Giussani, Perché la Chiesa, Rizzoli, Milano, 2003.
  • Luigi Giussani, All'origine della pretesa cristiana; in L'itinerario della fede, Rizzoli, Milano, 2007.
  • Luigi Giussani, Il senso religioso; in L'itinerario della fede, Rizzoli, Milano, 2007.
  • Luigi Giussani, Perché la Chiesa; in L'itinerario della fede, Rizzoli, Milano, 2007.

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