Margaret Atwood

poetessa, scrittrice e ambientalista canadese

Margaret Eleanor "Peggy" Atwood (1939 – vivente), poetessa e romanziera canadese.

Margaret Atwood nel 2006

Citazioni di Margaret Atwood

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  • Chiedi a uno scrittore di fantascienza e s'inventerà qualcosa. Poco dopo qualcun altro vorrà metterlo in pratica.
Ask a sci-fi writer, they'll invent something. And then sooner or later, somebody might try to do it.[1]
  • Come i fumatori incalliti, che in mancanza di meglio sono disposti a fumare l'imbottitura dei materassi, io sono disposta a leggere qualsiasi cosa.[2]
  • Di nuovo nell'oscurità. Di nuovo nella lunga ombra gettata da Laura.[3]
  • Gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro. Le donne hanno paura che gli uomini le uccidano.[4]
[Men] are afraid women will laugh at them [...] [Women] are afraid of being killed.
  • L'acqua non oppone resistenza. L'acqua scorre. Quando immergi una mano nell'acqua senti solo una carezza. L'acqua non è un muro, non può fermarti. Va dove vuole andare e niente le si può opporre. L'acqua è paziente. L'acqua che gocciola consuma una pietra. Ricordatelo, bambina mia. Ricordati che per metà tu sei acqua. Se non puoi superare un ostacolo, giragli intorno. Come fa l'acqua.[5]
  • Se avessi intenzione di convertirmi a qualche religione probabilmente sceglierei il cattolicesimo perché ha, in definitiva, sante e la Vergine Maria.[6]
  • [...] tutte le storie ambientate nel futuro in realtà parlano del presente.
[...] all stories about the future are actually about the now.[1]
  • Una parola dopo una parola dopo una parola è potere.[7]
Dall'intervista di Enrica Brocardo, Ehi, amebe, tutto bene?, Vanity Fair, 2 giugno 2010
  • Di carne ne mangio poca. È un piccolo pacchetto di proteine troppo costoso per gli equilibri del nostro pianeta. Per allevare bovini serve molto cibo, e non possiamo permettercelo considerato il numero di persone che non ha abbastanza da mangiare. Inoltre gli allevamenti sono una delle cause dell'inquinamento e della deforestazione.
  • Immagini una provetta piena di cibo. A mezzogiorno in punto, lei ci mette dentro un'ameba. Questo organismo unicellulare si divide in due, producendo una cellula gemella ogni minuto così, a mezzanotte, dentro la provetta ci sono solo amebe e niente cibo. A che ora, secondo lei, la provetta era per metà occupata dalle amebe e per l'altra metà dal cibo? Quasi tutti dicono alle sei del pomeriggio, cioè a metà tra mezzogiorno e mezzanotte. Ma la risposta corretta è a mezzanotte meno un minuto. E fino a quel momento le amebe pensavano: "Ehi, va tutto bene". Tra poco ci sarà più gente di quanto la Terra possa sostenere.
  • Essere ottimisti non significa dire: "Andrà tutto bene". Se ci impegneremo, le cose potranno migliorare, e credo che la gente lo farà. [...] Le religioni hanno un ruolo centrale perché tutte, se tornano alle proprie origini, hanno qualcosa da dire sul rapporto tra esseri umani e natura. I leader religiosi dovrebbero essere una fonte di ispirazione per i loro fedeli anche in questo senso.
Da Am I a Bad Feminist?, The Globe and Mail, 13 gennaio 2018
  • Il movimento #MeToo è sintomo di un sistema giuridico inceppato. Troppo spesso le rimostranze delle donne e di altre vittime di abuso non ricevono la giusta attenzione da parte delle istituzioni, quindi si è usato un nuovo strumento: internet. [...] Se il sistema giuridico viene aggirato perché considerato inefficace, cosa prenderà il suo posto?
The #MeToo moment is a symptom of a broken legal system. All too frequently, women and other sexual-abuse complainants couldn't get a fair hearing through institutions – including corporate structures – so they used a new tool: the internet. [...] If the legal system is bypassed because it is seen as ineffectual, what will take its place?
  • In tempi di estremismi, gli estremisti vincono. La loro ideologia diventa una religione, chiunque non voglia diventarne un burattino è visto come un apostata, un eretico, un traditore e i moderati nel mezzo vengono annientati. Gli scrittori di narrativa sono visti con particolare sospetto perché scrivono dell'essere umano, che è moralmente ambiguo. Mentre lo scopo dell'ideologia è eliminare l'ambiguità.
In times of extremes, extremists win. Their ideology becomes a religion, anyone who doesn't puppet their views is seen as an apostate, a heretic or a traitor, and moderates in the middle are annihilated. Fiction writers are particularly suspect because they write about human beings, and people are morally ambiguous. The aim of ideology is to eliminate ambiguity.
  • Una guerra tra le donne, rispetto a una guerra contro le donne, dà sempre benefici a coloro che alle donne non augurano del bene.
A war among women, as opposed to a war on women, is always pleasing to those who do not wish women well.
Da For Women, Money Can Be Power, Wealthsimple Magazine, 1 febbraio 2018[8]
  • I soldi sono un simbolo. Non hanno valore in sé. Non puoi mangiarli, berli o indossarli. Per me, in breve, significano indipendenza. Non mi è mai stato detto di sposare un uomo ricco e restare sdraiata tutto il giorno in vestaglia a mangiare cioccolatini. Ci si è sempre aspettato che mi mantenessi da sola, ed è quel che ho sempre fatto.
  • Il mio vecchio professore, Northrop Frye, mi diede un consiglio migliore. Per prima cosa mi sconsigliò di andare a Parigi a morire di fame in una soffitta mentre scrivevo. Disse che avrei solo fumato, bevuto assenzio e preso la tubercolosi. “Penso che scriveresti di più a Harvard”, disse. Così andai a Harvard.
  • [Su #MeToo] È il sintomo di qualcosa di più grande, così come la febbre quando sei malato. Quando hai la febbre pensi che qualcosa non va. Che dovrei fare? #MeToo è così. È una chiamata a risvegliarsi, non è la soluzione. L’aiuto strutturale alle donne è lentamente venuto meno. Ci hanno detto che bastava indossare più Chanel, sorridere molto e farsi avanti.

Il racconto dell'Ancella

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Manifestazione per il diritto all'aborto ispirata all'immaginario del romanzo

Si dormiva in quella che un tempo era la palestra. L'impiantito era di legno verniciato, con strisce e cerchi dipinti, per i giochi che vi si effettuavano in passato; i cerchi di ferro per il basket erano ancora appesi al muro, ma le reticelle erano scomparse. Una balconata per gli spettatori correva tutt'attorno allo stanzone, e mi pareva di sentire, vago come l'aleggiare di un'immagine, l'odore acre di sudore misto alla traccia dolciastra della gomma da masticare e del profumo che veniva dalle ragazze che stavano a guardare, con le gonne di panno che avevo visto nelle fotografie, poi in minigonna, poi in pantaloni, con un orecchino solo e i capelli a ciocche rigide, puntute e striate di verde. C'erano state feste da ballo; la musica indugiava, in un sovrapporsi di suoni inauditi, stile su stile, un sottofondo di tamburi, un lamento sconsolato, ghirlande di fiori di carta velina, diavoli di cartone e un ballo ruotante di specchi, a spolverare i ballerini di una neve lucente.
Sesso, solitudine, attesa di qualcosa senza forma né nome.

Citazioni

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  • Esiste più di un genere di libertà, diceva Zia Lydia. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell'anarchia, c'era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo.
  • Vivevamo di abitudini. Come tutti, la più parte del tempo. Qualsiasi cosa accade rientra sempre nelle abitudini. Anche questo, ora, è un vivere di abitudini. Vivevamo, come al solito, ignorando. Ignorare non è come non sapere, ti ci devi mettere di buona volontà. [...] Noi eravamo la gente di cui non si parlava sui giornali. Vivevamo nei vuoti spazi bianchi ai margini dei fogli e questo ci dava più libertà.
    Vivevamo negli interstizi tra le storie altrui.
  • Il guscio dell'uovo è liscio e insieme minutamente granuloso, piccoli cristalli di calcio sono evidenziati dalla luce, come crateri sulla luna. È un paesaggio glabro, però perfetto, come il deserto dove si rifugiavano i santi, perché le loro menti non fossero distratte dal lusso e dalla mondanità. Penso che questo dovrebbe essere l'aspetto di Dio: un uovo. La vita sulla luna potrebbe non trovarsi sulla superficie, ma all'interno.
  • Se sei un uomo in un qualsiasi tempo futuro, e ce l'hai fatta sin qui, ti prego ricorda: non sarai mai soggetto alla tentazione del perdono, tu uomo, come lo sarà una donna. È difficile resistere, credimi. Ricorda, però, che anche il perdono è un potere. Chiederlo è un potere, e negarlo o concederlo è un potere, forse il più grande.
    Non si tratta del controllo di una persona sull'altra. Forse non si tratta di chi può stare seduto e di chi deve invece inginocchiarsi, alzarsi o sdraiarsi, a gambe divaricate. Forse si tratta del potere di fare qualcosa e poi essere perdonato.

L'ultimo degli uomini

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Uomo delle Nevi si sveglia prima dell'alba. Giace immobile, ascoltando la marea che sale e onda dopo onda lambisce le varie barriere, cic-ciac, cic-ciac, il ritmo del battito cardiaco. Vorrebbe tanto credere di essere ancora addormentato.
A est l'orizzonte è pervaso da una foschia grigiastra, ora accesa da un bagliore roseo, mortale. Strano come quel colore appaia ancora delicato. Gli alti edifici al largo vi si stagliano contro in scure sagome, sorgendo inverosimilmente dal rosa e dall'azzurro pallido della laguna. I gridi degli uccelli che vi fanno il nido e il rumore dell'oceano lontano che si infrange contro le finte scogliere fatte di pezzi di macchine arrugginite, mattoni ammucchiati e detriti vari fanno quasi pensare al traffico dei giorni di festa. (Mango, p. 9)

Citazioni

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  • Perciò ogni sera era stata sera di festa, una festa ad personam. O meglio, ogni sera in cui aveva avuto l'occorrente, ogni volta che era riuscito a localizzare un'altra scorta di alcol negli edifici abbandonati delle plebopoli ancora accessibili. Per primi aveva perlustrato i bar vicini, poi i ristoranti, poi le case e le roulotte. Aveva rubato sciroppo per la tosse, dopobarba, alcol per frizioni; dietro l'albero ha accumulato un imponente mucchio di bottiglie vuote. Ogni tanto si imbatteva in una scorta d'erba e rubava anche quella, anche se piuttosto spesso era ammuffita; eppure, riusciva a sballare anche così. O gli capitava di trovare delle pillole. Né coca né crack né eroina: quella roba era finita per prima, ficcata nelle vene e nei nasi in un ultimo sussulto di carpe diem; qualsiasi cosa pur di liberarsi della realtà, date le circostanze. C'erano contenitori vuoti di BlyssPlus ovunque, tutto ciò che tornava utile per un'orgia continua. I festaioli non erano riusciti a far fuori tutto l'alcol, anche se spesso nelle sue escursioni di caccia e raccolta aveva scoperto che altri erano arrivati prima di lui e avevano lasciato solo rotti. Dovevano esserci state intemperanze di ogni genere, finché non era rimasto nessuno a compierle. (Bottiglia, p. 90) [saccheggio]
  • Apre il nascondiglio facendo scivolare una lastra, ci fruga dentro alla cieca, recupera il terzo di scotch.
    Lo ha messo via, resistendo all'impulso di tracannarlo, conservandolo come una sorta di amuleto; finché ha saputo che era ancora là è stato più facile far passare il tempo. Potrebbe essere l'ultimo. È sicuro di avere esplorato ogni posto in cui era probabile trovarlo nel raggio di una giornata di viaggio tra andata e ritorno dal suo albero. Ma si sente sciocco. Perché mettere da parte quella roba? Perché aspettare? Cosa vale la sua vita, comunque, e a chi importa? Spegniti, spegniti, corta candela.[9] (Bottiglia, p. 91)
  • Non mangiava mai la crosta [della pizza]. Diceva che la faceva sentire molto ricca gettare via il cibo. «Molta gente lo faceva. Era l'usanza».
    «Un'usanza stronza» disse Jimmy. [...] «Stronza non è un'imprecazione, è solo una descrizione calzante». (Oryx, p. 99)
  • «Jimmy, guarda la cosa in maniera realistica. Non si può far coesistere all'infinito una minima disponibilità di cibo e una popolazione in aumento. A quanto pare l'homo sapiens non è capace di annientarsi alla fine delle scorte. È una delle poche specie che non limita la riproduzione di fronte al diminuire delle risorse. In altre parole - e fino a un certo punto, s'intende - meno mangiamo e più scopiamo».
    «Come lo spieghi?» domandò Jimmy.
    «Immaginazione» disse Crake. «Gli uomini possono immaginare la propria morte, possono vederla arrivare, e il solo pensiero della morte incombente funziona da afrodisiaco. Un cane o un coniglio non si comportano così. Prendi gli uccelli: in una stagione di magra riducono il numero di uova, o non si accoppiano affatto. Concentrano le energie sul mantenersi in vita fino a tempi migliori. Invese gli esseri umani sperano di poter infilare la loro anima in qualcun altro, qualche nuova versione di se stessi, e di vivere in eterno».
    «Allora, come specie siamo condannati dalla speranza
    «Chiamala pure speranza. O disperazione».
    «Ma siamo condannati anche senza speranza» ribatté Jimmy.
    «Solo come individui» disse Crake in tono allegro. (Oryx, p. 99-100)
  • Di notte i bambini piangevano, ma piano, tra sé e sé. Erano spaventati: non sapevano dove stessero andando, ed erano stati portati via da quanto era loro familiare. Inoltre, disse Oryx, non avevano più amore, ammesso che ne avessero mai avuto. Però adesso avevano un valore di mercato: rappresentavano un profitto per altre persone. Dovevano intuirlo: intuivano di valere qualcosa.
    Naturalmente (diceva Oryx), avere un valore di mercato non poteva sostituire l'amore. Ogni bambino avrebbe dovuto ricevere amore, ogni persona. Quanto a lei, avrebbe preferito avere l'amore della madre - l'amore in cui continuava ancora a credere, l'amore che l'aveva seguita attraverso la giungla sotto forma di uccello affinché non fosse troppo spaventata o sola - ma l'amore era inaffidabile, andava e veniva, perciò era un bene avere un valore di denaro, perché almeno quelli che volevano guadagnare con te si sarebbero assicurati che fossi abbastanza nutrito e non troppo strapazzato. Erano in molti a essere privi sia dell'amore che di un valore di mercato, e avere una delle due cose era meglio che non avere niente. (Richiamo, p. 105)
  • «Quanta inutile disperazione è stata causata da una serie di accoppiamenti biologici sbagliati, da un allineamento sbagliato di ormoni e feromoni? Con il risultato che in realtà colui che ami con tanta passione non vuole o non può ricambiarti. Da questo punto di vista, come specie siamo patetici: imperfettamente monogami. Se potessimo formare una sola coppia per tutta la vita, come i gibboni, oppure optare per una promiscuità totalmente scevra da sensi di colpa, non ci sarebbero più tormenti sessuali. Un progetto ancora migliore sarebbe rendere la cosa ciclica nonché inevitabile, come negli altri mammiferi. Così non vorresti mai qualcuno che non puoi avere».
    «Abbastanza vero» replicò Jimmy. O Jim, come al tempo insisteva a farsi chiamare, ma invano: continuavano tutti a chiamarlo Jimmy. «Ma pensa a cosa rinunceremmo».
    «Ad esempio?»
    «Alla fase del corteggiamento. Nel tuo progetto saremmo solo un mucchio di robot dotati di ormoni». Jimmy pensava di dover presentare le cose nei termini di Crake, per questo aveva parlato di fase del corteggiamento. Quello che intendeva era la sfida, l'eccitazione, la caccia. «Non ci sarebbe libera scelta».
    «Il mio progetto prevede la fase del corteggiamento» ribatté Crake, «solo che andrebbe ogni volta a segno. E siamo comunque robot dotati di ormoni, ma imperfetti».
    «Bene, e l'arte?» domandò Jimmy in tono leggermente disperato. Dopotutto era uno studente dell'Accademia Martha Graham, perciò sentiva un vago bisogno di difendere arte e creatività.
    [...]
    «Tutti quegli accoppiamenti sbagliati di cui parli. Sono stati fonte di ispirazione, o almeno è quanto si dice. Pensa ai poeti... Petrarca, John Donne, la Vita Nova, pensa...»
    «L'arte» disse Crake. «Scommetto che fanno ancora un gran ciarlare su questa roba, nel posto che frequenti. Cos'è che ha detto Byron? Chi scriverebbe, se potesse fare altrimenti? Qualcosa del genere».
    «È proprio quello che intendo» disse Jimmy. Era allarmato dall'accenno a Byron. Che diritto aveva Crake di invadere il suo territorio insignificante e banale? Crake doveva restare fedele alla scienza e lasciare il povero Byron a Jimmy.
    «Cos'è che intendi?» domandò Crake, come se insegnasse a parlare a un balbuziente.
    «Intendo che quando non puoi avere l'altrimenti, allora...»
    «Non sarebbe preferibile scopare?» disse Crake. Non includeva se stesso nella domanda: il suo era un tono di interesse obiettivo ma non troppo profondo, quasi stesse conducendo un'indagine sulle abitudini personali meno piacevoli della gente, come il ficcanasare.
    Jimmy scoprì che il viso gli si faceva più rosso e la voce più stridula via via che Crake diventava più offensivo. Non lo sopportava. «Quando una civiltà è ridotta in polvere e cenere» disse, «l'arte è tutto ciò che rimane. Immagini, parole, musica. Strutture fantasiose. Il pensiero - il pensiero umano, voglio dire - è determinato da esse. Devi ammetterlo».
    «Non è esattamente tutto ciò che rimane» disse Crake. «Di questi tempi gli archeologi sono altrettanto interessati alle ossa rosicchiate, ai vecchi mattoni e alla merda fossilizzata. A volte anche più interessati. Credono che il pensiero umano sia determinato anche da questo». (Blu, pp. 138-139)
  • «La rana maschio, nella stagione degli accoppiamenti» disse Crake, «fa più rumore che può. Le femmine sono attratte dal maschio con la voce più grossa e profonda, perché fa pensare a un esemplare più forte, con geni di qualità superiore. È stato documentato come i maschi di rana piccoli scoprono che, se si infilano nei tubi di scarico vuoti, questi fanno da amplificatori alla loro voce, facendoli sembrare più grandi di quanto non siano in realtà».
    «E allora?»
    «E allora ecco cos'è l'arte, per l'artista» disse Crake. «Un tubo di scarico vuoto. Un amplificatore. Un tentativo di scopare».
    «La tua analogia fa cilecca nel caso delle artiste femmine» disse Jimmy.
    «Loro non lo fanno per scopare. Non otterrebbero alcun vantaggio biologico dall'amplificare se stesse, dal momento che i potenziali partner sarebbero scoraggiati piuttosto che attratti da quel tipo di amplificazione. Gli uomini non sono rane, non vogliono donne dieci volte più grosse di loro».
    «Le artiste femmine sono biologicamente confuse» disse Crake. (Blu, p. 140)

Tornare a galla

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  • Un divorzio è come un'amputazione: si sopravvive, ma menomati. (cap. 5)
  • Le voci della gente prendono un tono radiofonico quando danno consigli. (cap. 5)
  • Questo soprattutto, rifiutare di essere una vittima. Se non riesco a farlo, non riuscirò a fare nulla. (cap. 27)

Incipit di alcune opere

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Il canto di Penelope

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Ora che sono morta so tutto. Avrei voluto che fosse così, ma come molti dei miei desideri neanche questo si è avverato. Conosco solo alcuni eventi che prima ignoravo, entrati nella tradizione, ma forse infondati. Inutile dire che è un prezzo molto alto per soddisfare una curiosità.
Da quando sono morta — da quando ho raggiunto questa condizione di senzaossa, senzalabbra, senzapetto — ho imparato cose che avrei preferito non sapere, come succede se si origlia dietro le finestre o si aprono le lettere degli altri. Credete che vi piacerebbe leggere nelle menti? Ripensateci.

Microfiction. 35 storie minime

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Storie di vita

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Perché la sete di queste storie? Sempre che sia sete. Forse è piuttosto prepotenza. Forse vogliamo solo avere il controllo, della vita, a prescindere da chi l'abbia vissuta.
Se ci sono foto è meglio. Le persone là dentro non hanno più le scelte – prendi questa, scarta quella. Coloro che hanno vissuto le vite in questione hanno avuto le loro occasioni, che per lo più hanno sprecato.

Sogni di vestiti

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Oh, no. Non di nuovo lui. È il sogno dei vestiti. Sono cinquant'anni che lo faccio. Un corridoio dopo l'altro, un camerino pieno d'abiti dopo l'altro, una rastrelliera metallica dopo l'altra che si stendono a perdita d'occhio sotto il bagliore delle luci fluorescenti – un sogno altrettanto chiassoso ed esagerato e inquietante, e in conclusione tetro e opprimente, di quelli che fa un vecchio fumatore di oppio.

La bottiglia

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«Voglio solo essere come tutti gli altri» ho detto.
«Ma non lo sei» è quello che mi ha detto lui. «Non sei come loro».
«Perché no?» ho chiesto. Ero incline ad ascoltarlo. Aveva modi persuasivi.
«Perché ti amo».
«Tutto qui?»
«Non sono mica uno qualunque» ha detto.
«Nessuno lo è» ho ribattuto.

La foresta impenetrabile

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La persona che hai in mente si è persa. È questa l'idea che mi sto facendo. Lui crede di essersi perso nel bel mezzo di una foresta impenetrabile. Ha la testa piena di alberi. Di rami contro cui va a sbattere. Di rovi in cui si è impigliato. Di sentieri che non portano da nessuna parte.

Incoraggiamo i giovani

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Ho deciso di incoraggiare i giovani. Una volta non l'avrei fatto, ma ormai non ho niente da perdere. I giovani non sono miei rivali. I pesci non sono rivali delle pietre.

La voce

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Ho avuto in dono la voce. Questo è quanto diceva di me la gente. Ho coltivato la mia voce, perché sarebbe stato un peccato sprecare un simile talento. Mi immaginavo questa voce come una pianta in una serra, qualcosa di lussureggiante con le foglie lucide e il termine tuberoso nel nome, e di notte un profumo muschiato. Mi assicuravo che alla voce fossero garantiti la giusta temperatura, il giusto grado di umidità, la giusta atmosfera. Placavo le sue paure; le dicevo di non tremare. La curavo, la allenavo, la guardavo arrampicarsi all'interno del mio collo come una pianta rampicante.
La mia voce fioriva.

Basta foto

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Basta foto. Ce ne sono sicuramente abbastanza. Basta ombre di me stessa proiettate dalla luce su pezzi di carta, su quadrati di plastica. Basta con i miei occhi, bocche, nasi, stati d'animo, brutte angolazioni. Basta sbadigli, denti, rughe. Soffro della mia molteplicità.

Storie di orfani

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I. Come spiegano in fretta le vele gli orfani! La pistola dello starter non fa in tempo a fare fuoco che già volano via! I loro yacht sono più affusolati, le loro linee più eleganti delle nostre – delle nostre pesanti chiatte. Non trascinano ancore, non trasportano zavorra, buttano tutti i bagagli a mare e l'unica bandiera che issano è sempre bianca. Non c'è da stupirsi se schizzano fuori dalla baia davanti a tutti gli altri, non c'è da stupirsi se doppiano il capo così alla svelta! Ma ora che succede? Non manterranno la rotta, non giocheranno secondo le regole ben concepite, disprezzano il premio. Si dirigono verso il mare aperto. Fanno vela verso il sole. Sono spariti.

La fuga

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Ti saresti aspettato una strada, un fiume, una barca, un cancello, un guardiano. Ed erano tutti là, ma niente era come te l'eri immaginato. La strada non si distingueva da molti dei marciapiedi su cui ti eri trascinato tanto spesso: colate di calcestruzzo, sporche come sempre – gomme da masticare indurite, sputi freschi, di tanto in tanto qualche escremento di cane. Avevi i piedi stanchi – di chi erano le scarpe che portavi? – ma non c'era un posto dove sedersi.

La bottiglia II

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Abbassa di più l'orecchio, avvicinalo. Copri l'altro con una mano. Pensa alle conchiglie. Ecco. Adesso puoi sentirmi.

Racconti d'inverno

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C'erano una volta, dici, dei germi con le corna. Vivevano nel bagno ed era possibile eliminarli solo con litri e litri di candeggina. Bevendola ci si poteva suicidare, e certe donne lo facevano.
I giovani alzano lo sguardo su di te con gli occhi spalancati. O forse abbassano lo sguardo su di te: sono diventati molto alti. Quanto sono giovani i giovani, di questi tempi? Dipende. Alcuni di loro sono piuttosto vecchi. Ma ti credono ancora, perché tu eri qui, tanto tempo fa, e loro no.

Non è facile essere una semidea

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Quando eravamo piccole Helen viveva in fondo alla mia strada. Vendevamo Kool-Ade nella veranda davanti di casa sua, e doveva essere sempre lei a portare il bicchiere giù dai gradini, con le ciglia abbassate e quel fiocco rosa tra i capelli, procedendo a passettini come se camminasse sulle uova. Credo che nascondesse qualche nichelino nel palmo della mano, visto che non era proprio un esempio di onestà. So che adesso è famosa e tutto, ma allora era una rompipalle, e continua a esserlo.

Salomè era una danzatrice

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Salomè seguiva l'insegnante di religione. Era davvero meschino da parte sua, lui non era certo alla sua altezza, aveva meno senso di autoprotezione di una zucchina, sempre a sproloquiare sulla moralità e via dicendo, ma poi al supermercato tastava i pompelmi in quel modo subdolo, un pompelmo in ogni mano, se ne stava là quasi sbavando, uno di quegli uomini dall'aria desolata che cadrebbero in ginocchio se mai una donna li guardasse sul serio, solo che finora nessuna l'aveva fatto.

Trame per gente esotica

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Fin da piccolo ho capito che la mia ambizione era quella di comparire in una trama. O in parecchie trame – ci pensavo come a una carriera. Ma non mi è capitata nessuna trama. Devi fare domanda, mi ha detto un amico. Era una persona di mondo, anche se personalmente non era comparso in nessuna trama, perciò ho accettato il suo consiglio e sono andato alla fabbrica delle trame. Come per qualsiasi altra cosa, bisognava fare un colloquio.

Le risorse degli acariani

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Un paese ha bisogno di una qualche risorsa, e il nostro non ne ha. Niente pozzi di petrolio, niente giacimenti di minerali, niente diamanti, niente foreste, niente ricco soprassuolo, niente fiumi impetuosi utilizzabili per l'energia elettrica. Come potremmo avere simili risorse, bloccati come siamo in pieno oceano su uno sterile blocco di geologia infestato dalle capre in un punto equidistante da qualsiasi luogo di una certa importanza?

Il nostro gatto entra in paradiso

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Il nostro gatto è stato assunto in cielo. Le altezze non gli erano mai andate a genio, così ha provato ad affondare gli artigli nel serpente invisibile, nella mano gigantesca o nell'aquila, qualunque cosa fosse a sollevarlo in quel modo, ma non ha avuto fortuna.
Alla fine è arrivato in paradiso, che era un grande campo. C'era un'infinità di affarini rosa che correvano di qua e di là e all'inizio li ha scambiati per topi. Poi ha visto Dio appollaiato su un albero.

Chicken Little esagera

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Chicken Little leggeva troppi giornali. Ascoltava troppa radio e guardava troppa televisione. Un giorno qualcosa scattò dentro di lui. Quale fu la goccia che fece traboccare il vaso? Difficile a dirsi, ma di qualunque cosa si trattasse non avrebbe dovuto dare in escandescenze. Tanti di fronte a certe cose non fanno una piega, ma non Chicken Little. Lui prendeva sempre fuoco alla svelta. Corse lungo la strada pigolando a squarciagola. Il cielo sta cadendo! pigolava.

Ragù di tilacino

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Hanno clonato il tilacino. Hanno estratto da un osso un po' di DNA e hanno tolto il nucleo a un ovulo di diavolo della Tasmania e hanno messo il DNA dell'osso di tilacino nell'ovulo, e quello è cresciuto, e lo hanno impiantato, e non ha funzionato, e ci hanno provato ancora, ancora, ancora, e hanno tentato in modo leggermente diverso, e hanno apportato piccole modifiche, e finalmente hanno clonato il tilacino.

Gli animali ripudiano i loro nomi e le cose ritornano alle loro origini

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I.
Fu l'orso a cominciare. Disse: | mi libererò dal gioco. | Non sono Orso, L'Ours, Ursus, Baar | o qualsiasi altra sillaba | mi abbiate affibbiato. | Dimenticate gli arazzi dei castelli, | dove sono trascinato in catene ricamate, | e le glorie scarlatte della caccia | che gloriosa era solo per voi, | voi con le vostre mazze e i vostri randelli.

Tre romanzi che non scriverò presto

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I. Verme Zero
In questo romanzo muoiono tutti i vermi. Inclusi i nematodi. E tutto ciò che ha la forma del verme ma potrebbe anche non essere un vero verme. Dovrei includere i bruchi? E le larve? Ne saprò di più una volta che mi sarò dedicata anima e corpo a questa faccenda.
II. La spugna micidiale
In questo romanzo una spugna situata su un banco di sabbia vicino alla costa della Florida comincia a crescere a ritmo vertiginoso. Ben presto ha raggiunto la spiaggia e avanza gocciolando nell'entroterra, ingoiando cammin facendo i condomini e le comunità recintate sulla spiaggia. Nulla riesce a fermarla. Non dimostra alcun rispetto per i blocchi stradali, per la polizia statale e nemmeno per le bombe. Una spugna che si scatena è un nemico formidabile. Non ha un sistema nervoso centrale, come noi.
III. Tuffoscarafaggi
L'ho sentito come in sogno. «Tuffoscarafaggi». Ho spesso certe intuizioni, certi doni dell'Ignoto. Mi vengono e basta proprio come in questo caso.
Quella parola – sempre che lo sia – potrebbe sembrare alquanto sbalorditiva sulla sopraccoperta di un libro. Meglio «Il tuffo degli scarafaggi», in quattro parole? O forse «La caduta degli scarafaggi»? O magari «La discesa degli scarafaggi», che avrebbe un tocco più letterario?

Farsi carico

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I. «Signore, i loro cannoni hanno aperto una falla nella nave. Al di sotto della linea dell'acqua. L'acqua si sta riversando nella stiva, signore».
«Non startene là, testone! Taglia un pezzo di vela, tuffati, turala!»
«Signore, non so nuotare».
«Porco diavolo, accidenti a te, quale balia ti ha lasciato prendere il mare? Non c'è niente da fare, dovrò pensarci io. Tienimi la giacca. Spegni quel fuoco. Togli di mezzo quegli alberi».
«Signore, una cannonata mi ha maciullato le gambe».
«Be', fai del tuo meglio».

Post-coloniali

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Tutti noi li abbiamo: il palazzo con la cupola, tardo vittoriano, solida muratura, facciata con leoni di pietra; le case in mattoni, a tre piani, con o senza trafori, di legno, o ferro dipinto, che ora hanno raffinate targhe smaltate o di bronzo con la parola Storica e si possono visitare tutti i giorni tranne il lunedì; le rose, grandi, di una varietà che prima qui non c'era.

La casa dell'eredità

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La Casa dell'Eredità è la casa in cui conserviamo l'Eredità. Non è stata costruita per questo – una volta era un posto in cui la gente viveva davvero – ma là dentro ogni operazione era scomoda, per l'acqua c'era il pozzo, per la luce c'erano lampade a olio e candele di sego e per il riscaldamento c'era un caminetto di pietra, e poi c'erano i vasi da notte da vuotare e le vasche da bagno di latta da riempire. Era anche difficile tenere pulite le stanze. Perciò la gente ha costruito nuove case, con tubature e così via, ma la Casa dell'Eredità non è stata abbattuta, e quando abbiamo deciso di avere un'Eredità abbiamo convenuto che la Casa dell'Eredità era un buon posto dove accumulare le cose.

Ridateci la mamma: un'invocazione

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Ridateci la mamma, | la mamma che faceva il pane nel suo lindo grembiule a quadretti, | tale e quale ai grembiuli che le cucivamo | durante le lezioni di economia domestica | per farle un'improvvisata | alla Festa della Mamma -

La versione di Orazio

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Assentati per un poco dalla felicità, e in questo mondo feroce respira soffrendo per raccontare la mia storia[10]
Queste furono le ultime parole che mi rivolse Amleto. Be', quasi le ultime. Allora ignoravo che non si trattava di una richiesta ma di un ordine – anzi, di un'astuta e perversa maledizione. Sarei stato condannato a rimanere in vita finché non avessi davvero raccontato la storia.

Re Travicello in esilio

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Dopo essere stato deposto dalle rane, Re Travicello giaceva sconsolato tra le felci e le foglie morte poco lontano dallo stagno. Aveva avuto appena la forza di rotolare fin lì: era stato Re dello Stagno talmente a lungo da essersi impregnato d'acqua. In lontananza sentiva il gracchiare esultante e il gioioso trillare che annunciavano l'incoronazione del suo illustre successore, l'esperto ed efficiente Re Cicogna; e poi – gli parve neanche un secondo dopo – le grida di terrore e gli schizzi sollevati in preda al panico mentre Re Cicogna cominciava a trafiggere e a inghiottire i suoi nuovi sudditi.

Più veloce

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Camminare non era abbastanza veloce, così abbiamo corso. Correre non era abbastanza veloce, così abbiamo galoppato. Galoppare non era abbastanza veloce, così abbiamo navigato. Navigare non era abbastanza veloce, così siamo sfrecciati allegramente su lunghi binari di metallo. I lunghi binari di metallo non erano abbastanza veloci, così abbiamo guidato. Guidare non era abbastanza veloce, così abbiamo volato.

Mangiavamo gli uccelli

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Mangiavamo gli uccelli. Li mangiavamo. Volevamo che le loro canzoni montassero su per le nostre gole ed erompessero dalle nostre bocche, e così li mangiavamo. Volevamo che le loro piume spuntassero dalla nostra carne. Volevamo le loro ali, volevamo volare come loro, librarci liberamente tra le cime degli alberi e le nuvole, e così li mangiavamo.

È successo qualcosa

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È successo qualcosa. Ma come? È stato di punto in bianco, o ci si è avvicinato di soppiatto e ce ne siamo accorti solo ora? Sono le fanciulle, le fanciulle giovani e graziose. Una volta cantavano come sirene, metà donne e metà pesci, tutte melodie briose, dolci e liquide, melodie modulate, ma ormai sono state private delle melodie, sebbene le loro bocche continuino ad aprirsi e a chiudersi come prima. Hanno tagliato loro la lingua?

L'usignolo

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Le persone muoiono, e poi ritornano di notte mentre dormite. Quando avrete la mia età vi accadrà più di frequente. In sogno sapete che sono morti; la cosa strana è che lo sanno anche loro. I posti consueti sono una barca o un bosco; meno spesso una capanna o una fattoria isolata e, ancora più di rado, una stanza. Nel caso della stanza, spesso c'è una finestra; se c'è una finestra, ci saranno delle tendine – bianche – o pesanti tendaggi, anch'essi bianchi.

I signori della guerra

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Essere un signore della guerra è il sogno dei ragazzi di tutto il mondo. Si punta il dito, si dice Bang e si fanno secche migliaia di persone. Per lo più, da grandi questi tiratori scelti diventano dentisti. Se però siete nati sotto il dominio di un signore della guerra, vi aspettano solo tre tipi di futuro. Fare il guerriero e morire servendo il signore della guerra. Deporre il signore della guerra e diventare a propria volta signore della guerra. Essere qualcuno che per definizione non può fare il guerriero – una donna, un sacerdote, un sarto con una gamba sola.

La tenda

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Sei in una tenda. Fuori c'è spazio e fa freddo, molto spazio, molto freddo. È una landa risonante di urla. Una landa con rocce, e ghiaccio e sabbia, e profonde fosse melmose in cui potresti affondare senza lasciar traccia. Ci sono anche rovine, molte rovine; dentro e intorno alle rovine ci sono strumenti musicali rotti, vecchie vasche da bagno, ossa di mammiferi terrestri estinti, scarpe senza i loro piedi, pezzi di auto. Ci sono arbusti coperti di spine, alberi nodosi, venti impetuosi. Ma tu hai una piccola candela nella tua tenda. Puoi stare al caldo.

Il tempo si ripiega

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Il tempo si ripiega, ha detto lui, intendendo dire che il tempo va avanti e andando avanti si deforma, nel caldo estremo, nel freddo estremo, e ciò che è passato da un pezzo si fa più vicino. Si può dimostrarlo pieghettando un nastro e infilandoci una puntina: il Punto Due, un tempo a vari metri di distanza dal Punto Uno, ora si troverà proprio accanto ad esso. Il tempo/lo spazio è un accordo, ma senza la musica? La sua era un'enunciazione di fisica dura?

Il bambino dell'albero

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Te lo ricordi. No, l'hai sognato. Nel sogno si soffocava, e si affondava, e c'era un senso di vuoto. Ti sei svegliato dal tuo incubo ed era già successo. Era tutto sparito. Tutto e tutti – padri, madri, fratelli, sorelle, i cugini, i tavoli e le sedie, i giocattoli e i letti – tutto spazzato via. Non ne rimane nulla. Non resta nulla tranne la spiaggia devastata e il silenzio.

Ma potrebbe ancora

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Le cose si mettono male: lo ammetto. Peggio di quanto non accada da anni, da secoli. Peggio che mai. Pericoli incombono da tutte le parti. Ma potrebbe ancora aggiustarsi tutto.

Citazioni su Margaret Atwood

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  • Credo che sia stata Margaret Atwood a dire che la grande paura delle donne è essere uccise dagli uomini. Mentre quella degli uomini: essere derisi. (Dietland)
  • Mi viene in mente Il Canto di Penelope, il libro di Margaret Atwood: siamo abituati al punto di vista di Ulisse, ma c'è anche quello di Penelope che dice ma come, sono stata sola trent'anni, ho creato le mie relazioni, il mio mondo, e tu Ulisse torni e uccidi tutti? (Alba Donati)
  1. a b (EN) Citato in Ed Finn, Margaret Atwood, Prophet?, Slate.com, 12 settembre 2017.
  2. Da Come sono diventata poetessa, Internazionale, n. 204, 24 ottobre 1997, p. 44.
  3. Da L'assassino cieco. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 326. ISBN 9788858024416
  4. In Writing the Male Character, a Hagey Lecture at the University of Waterloo, 9 febbraio 1982; ripubblicato in Second Words: Selected Critical Prose, 1982, p. 413.
  5. Da Il canto di Penelope. Il mito del ritorno di Odisseo.
  6. Citato in Margaret Atwood, Ontario Review Press, 1990.
  7. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 14. ISBN 9788858024416
  8. Citato in ilpost.it, 2 febbraio 2018.
  9. MacBeth, atto V, scena V.
  10. William Shakespeare, Amleto, Atto V, scena II

Bibliografia

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  • Margaret Atwood, Il canto di Penelope. Il mito del ritorno di Odisseo, traduzione di Margherita Crepax, Rizzoli, 2005.
  • Margaret Atwood, Il racconto dell'Ancella, traduzione di Camillo Pennati, Ponte alle Grazie, 2004. ISBN 88-7928-699-4
  • Margaret Atwood, L'ultimo degli uomini, traduzione di Raffaella Belletti, Ponte alle Grazie, 2003. ISBN 88-7928-656-0
  • Margaret Atwood, Microfiction. 35 storie minime, traduzione di Raffaella Belletti, Ponte alle Grazie, Milano, 2006. ISBN 88-7928-806-7
  • Margaret Atwood, Tornare a galla, traduzione di Fausta Libardi, Ponte alle Grazie, Milano, 2020. ISBN 978-88-3331-506-5

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