Primavera di Praga

periodo di liberalizzazione politica in Cecoslovacchia (5 gennaio-21 agosto 1968)

Citazioni sulla Primavera di Praga e sulla successiva invasione sovietica della Cecoslovacchia.

Un uomo porta la bandiera cecoslovacca a Praga durante l'invasione sovietica

Citazioni

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  • Era la verità: l'euforia generale era durata soltanto i primi sette giorni dell'occupazione. I rappresentanti della nazione ceca erano stati portati via dall'esercito russo come criminali, nessuno sapeva dove fossero, tutti tremavano per la loro vita, e l'odio verso i russi stordiva la gente come alcol. Era l'ebbra festa dell'odio. Le città ceche erano coperte da migliaia di manifesti dipinti a mano con scritte di scherno, epigrammi, poesie, caricature di Brežnev e del suo esercito del quale tutti ridevano come di un circo di analfabeti. Nessuna festa, però, può durare in eterno. (Milan Kundera)
  • [Sull'appoggio bulgaro per l'intervento sovietico] Era un gesto simbolico che non potevo evitare. Persino Kádár si piegò, dopo aver fatto il possibile per scongiurare l'intervento. Io dovevo pensare agli otto milioni di bulgari, era questo il mio compito storico nella realtà di allora. (Todor Živkov)
  • L'invasione russa del 1968 ha spazzato via la generazione degli anni sessanta, e con essa tutta la cultura moderna che l'ha preceduta. I nostri libri sono chiusi negli stessi sotterranei insieme a quelli di Kafka e dei surrealisti cechi. I vivi trasformati in morti stanno a fianco dei morti fatti morire due volte. Si cerchi di capirlo, una buona volta: non sono soltanto i diritti dell'uomo, la democrazia, la giustizia, ecc., che non esistono più a Praga. È un'intera grande cultura che a Praga oggi si trova "come un foglio di carta in fiamme dove scompare la poesia". (Milan Kundera)
  • Primavera di Praga, | le terrazze di musica slava | e la radio gridava | ogni ora di più. (Pooh)
  • È probabile che il termine Primavera di Praga sia pressoché sconosciuto a chi ha meno di cinquant'anni, a meno che non si tratti di persone professionalmente impegnate nello studio della storia o della politica internazionale; ed è altrettanto probabile che nella Repubblica ceca e nella Slovacchia di oggi il 21 agosto — data della fine (nel 1968) di quella esperienza, causata dall'invasione armata da parte di cinque paesi guidati dall'URSS — sarà ricordato svogliatamente e soltanto come la fine di un'illusione ingenua, per non dire stupida.
  • Il cosiddetto «socialismo dal volto umano» della Primavera di Praga conteneva ideali che sarebbero molto utili all'Europa di oggi: se il continente fosse realmente unito e solidale, potrebbe avere forza sufficiente sia per opporsi alle ricorrenti tentazioni unilateraliste americane e all'endemico imperialismo moscovita, che per combattere il terrorismo favorendo contemporaneamente soluzioni di pace e di integrazione rispettose di ogni identità.
  • Quella della Cecoslovacchia fu una vera e propria invasione effettuata da parte di cinque membri del Patto di Varsavia, ossia Urss, Polonia, Ungheria, Germania Est (che diede un supporto logistico all’invasione, ma, comunque, vi partecipò) e Bulgaria, che addirittura aveva raggiunto le coste ucraine per poi infiltrarsi nel Paese attraverso la frontiera con la Slovacchia.
  • I comunisti romeni contribuiranno pienamente alla creazione delle condizioni atte a rendere possibile la soluzione della crisi cecoslovacca e rendere capace la Cecoslovacchia di decidere da sola del suo destino.
  • L'intervento armato in Cecoslovacchia è un grosso errore ed un grave pericolo per la pace in Europa e per il socialismo nel mondo.
  • Non avevamo mai pensato che la forza potesse essere usata fra Paesi socialisti per imporre un singolo punto di vista. Né si capisce come una tale posizione di forza possa essere compatibile con la nostra ideologia e con la nostra visione scientifica della vita e del mondo. In realtà, tale posizione fa pensare all'epoca di Luigi XIV che diceva: "Lo Stato sono io". Allo stesso modo, infatti, ci sono oggi dei teorici che si autoriconoscono il diritto di dire: "Il marxismo sono io". Ebbene no, nessuno ha questo diritto. Il marxismo non è una proprietà privata di qualcuno.
  • Non ci sono giustificazioni, non c'è alcun motivo per l'intervento militare, per intervenire negli affari interni della Cercoslovacchia. [...] Bisogna trovare il modo per porre fine, una volta per tutte, all'intervento negli affari interni di altri partiti.
  • Di antichi fasti la piazza vestita | grigia guardava la nuova sua vita, | come ogni giorno la notte arrivava, | frasi consuete sui muri di Praga, | ma poi la piazza fermò la sua vita | e breve ebbe un grido la folla smarrita | quando la fiamma violenta ed atroce | spezzò gridando ogni suono di voce.
  • Quando la fiamma col suo fumo nero | lasciò la terra e si alzò verso il cielo, | quando ciascuno ebbe tinta la mano, | quando quel fumo si sparse lontano, | Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava | all'orizzonte del cielo di Praga.
  • Dimmi chi era che in corpo, | portava la città intera che lo accompagnava: | la città intera che muta lanciava | una speranza nel cielo di Praga.
  • Avevamo ricevuto l'ordine di non sparare sulla popolazione civile. Potevamo, certo, rispondere al fuoco. Ma di nostra iniziativa, dovevamo sparare sempre in alto e mai ad altezza d'uomo.
  • Io comandavo un reparto di truppe corazzate. Mi avevano spiegato che a Praga le forze della contro-rivoluzione volevano cancellare le conquiste del socialismo e portare il Paese fuori dal Patto di Varsavia. Per questo i nostri fratelli ceki ci hanno chiesto aiuto. Ci hanno chiamati loro... A Yalta e Posdam il mondo era stato diviso in due. E all'Unione Sovietica era toccata l'Europa dell' Est, che - non dimentichiamolo - avevamo liberato noi dai nazisti, nel 1945. Anche la Cecoslovacchia. Cambiare quell'equilibrio fra potenze era troppo rischioso. E andava evitato a tutti i costi.
  • Le ho viste le novità apportate dalla cricca di Dubcek. Le ho viste. Ho visto le donne nude sui cartelloni pubblicitari, in giro per Praga. E ho visto il consumismo che dilagava. Per me, era tutta pornografia. E falsa libertà!

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