Elegia del Baccalà
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Elegia del Baccalà
(Parodia del cul di Teresina)
Canti Ariosto l’Orlando Furioso,
Canti Manzoni della fin di Cristo,
3Altri canti con stil tutto amoroso,
Altri in pacato tuon o alquanto tristo
Ed altri canti istorie e verità
6Io per me canto sol del Baccalà.
Mi si condoni in secol sì decrepito,
Ch’altri noma il secolo dei lumi,
9S’io modesto e senza strepito
Canto di cotesti rancidumi
Ma è lecito cantar quel che si sa
12Ed io cantar vo’ del baccalà.
Far l’elogio si suol d’un professore
Si rammenta un artefice eccellente,
15Un’opera sublime di scultore,
Un uomo insigne ogni nomar si sente,
E chi di voi desìo non mostrerà
18Ch’io faccia l’elegia del baccalà.
Non è sì bianco delle agnelle il latte,
Nè così bianco il molle giglio appare,
21Nè di Venere son le carni intatte
A chi brama piacer talor gustare,
Nè si candido latte in terra sta
24Come il latte dell’anglo baccalà.
Bello è veder il ciel, bello è vedere
La terra quando fa ritorno aprile,
27Bello è scoprir l’arcane cose e vere
Mostrar altrui la forza lor virile,
Bello l’amore e bella l’amistà
30Ma assai più bello in piatto il baccalà.
Il fiero pino allor che appar sul monte
Non ha il volto sì snello e disinvolto,
33Le antenne di San Marco, a voi già conte,
Non han lo sguardo al ciel sì ben rivolto.
Ne s’ergono giammai con tal maestà
36Come ritto vedete il baccalà.
Di Strasburgo le torte ed i bodini,
Il di Biffi già noto panettone,
39Di Marsala, di Cipro, i veri vini,
Ciò che al pranzo trovossi d’Epulone,
Niente infatti raggiungere potrà
42Il gusto immenso ognor del baccalà.
Bertini1 allor che nelle vaste idee,
Giudice fu, nei nostri pranzi eletto,
45Dovette giudicar dopo di me,
E Trincanato, che fra voi non metto,2
Se giudice lo chiamo, egli darà
48Il primato per sempre al baccalà.
Lorquando Adamo fu da Dio scacciato
Perchè die’ fede alla consorte stolta
51Se baccalà avesse egli mangiato
Il pomo avria gustato un’altra volta;
E sì che pria sentito aveva già
54Il simpatico odor del baccalà.........
Quando Giuseppe Ebreo fuggì le voglie
Della padrona e del lascivo invito
57Il mantello lasciava in sulle soglie,
Velocemente non sarìa fuggito,
E ver lei corso sarìa, già lo si sa,
60Se avesse inteso odor da baccalà.
Salve per sempre o per te non mai
Passi l’età che l’appetito manca
63Venerato da me sempre sarai
E per gustarti mia bocca invero stanca
Credilo amato ben, giammai sarà,
66Simpatico, sublime baccalà.