Lettera ad Andrea Maffei (giugno 1877)

Mario Rapisardi

1877 lettere letteratura Lettera ad Andrea Maffei Intestazione 18 settembre 2008 75% lettere

giugno 1877


Mio illustre amico e signore,

Ho saputo dal Baffi che Ella si trova costì da un pezzo, e il desiderio di vederla si raddoppia con la sua vicinanza.

Ma quest'anno dovrò restare incatenato a questa rupe, non già per comando di Giove offeso, ma del mio borsellino vuoto; cosicchè, non potendo venire in persona, mi contento di venire in ispirito a stringerle la mano e a ringraziarla col cuore delle gentilissime espressioni della Sua ultima lettera.

In mezzo alla babilonia maledetta dei giudizi espressi con tanta prosopopea da tutti i Minossi del mondo intorno al mio Lucifero di cui si è già pubblicata la 2a edizione a marcio dispetto dei detrattori, la parola delle sue lodi mi ha dolcemente risonato nell'anima assai più di tutti gl'inni che mi han pubblicamente cantato i miei più entusiastici laudatori.

Senza questi dolci conforti il calvario dell'Arte sarebbe davvero insormontabile.

So che Ella ha pubblicato un nuovo volume di traduzioni, ma non l'ho ancora veduto, che i librai di qui son così solleciti

Che le lumache al paragon son veltri.

Ed ora che fa Lei di nuovo? Presso alla tomba del divin Virgilio è impossibile che taccia la sua Musa, la più virgiliana Musa dei nostri tempi.

Se va ancora una volta all'Esposizione, io La prego di fermarsi innanzi a uno dei quattro dipinti di Calcedonio Reina, amicissimo mio, come fratello, ingegno ardente di poeta, anima vergine e schiva, innamoratissimo di sua madre e dell'arte.

Il quadro rappresenta una Tentazione. Un interno di chiesa, condotto con vera coscienza, un gran crocifisso del quattrocento, ai piedi del quale aggrappata una povera monaca. Ella trema dalla paura, e quasi fuor di sè, ma pure ha vinto. Un diavolo, un bel giovane diavolo ignudo con grandi ali di pipistrello scappa via bestemmiando e attraversa misteriosamente una gelosia, mentre una nube di strani vapori ingombra una parte della chiesa.

C'è da fare una ballata alla Goethe.

Ma i gazzettieri e combriccolai dell’Esposizione e parecchi del pubblico pecorino passano difilato dinanzi a quel quadro che ha la pretenzione di farli un poco pensare, e abbottonandosi l'ultimo bottone del vestito, vanno a piantarsi gonfi e pettoruti dinanzi a certe microscopiche imitazioni di una seggiola o di un cavolo cappuccio, con la ferma convinzione di ammirare un vero portento dell'arte nuova, dell'arte realista, di quella insomma che ha dato un calcio a Michelangelo e a Raffaello.

Le parrà strano che Lucifero Le raccomanda una monaca e un crocifisso... (In parentesi io sono per il diavolo, e mi rincresce che sia stato vinto).

Ma se Lei volesse farmi il favore speciale di andare a vedere questo e gli altri dipinti del mio amico, s'accorgerebbe, spero, che io ho ragione di indignarmi che quel quadro non sia stato ancora comprato; e non sdegnerebbe di raccomandarlo a qualcuno dei suoi amici, perchè ne faccia acquisto per onore dell'arte e per incoraggiare quel mio carissimo, a cui la perdita del padre sofferta in questi giorni, ha reso sempre più dolorosa e difficile la camera dell'arte.

Raccomandandomi come meglio so e pregandoLa di scusarmi, io colgo quest'occasione per ricordarLe la riconoscenza e l'affetto del suo dev.mo...

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