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v.722 libro undecimo 281

E spezzarla d’assalto. In un momento
Gli Achivi sgominò, sempre coll’asta
Fulminando; e scorrendo entro le file,
Colla lancia, col brando e con enormi725
Macigni le rompea. Solo d’Aiace
Evitava lo scontro. Ma l’Eterno
Alto-sedente al cor d’Aiace incusse
Tale un terror che attonito ristette,
E paventoso si gittò sul tergo730
La settemplice pelle, e nel dar volta
Come una fiera si guatava intorno
Nel mezzo della turba, e tardi e lenti
Alternando i ginocchi, all’inimico
Ad or ad ora convertía la fronte.735
Come fulvo leon che dall’ovile
Vien da’ cani cacciato e da’ pastori
Che de’ buoi gli frastornano la pingue
Preda, la notte vigilando intera:
Famelico di carne ei nondimeno740
Dritto si scaglia, e in van; chè dall’ardite
Destre gli piove di saette un nembo
E di tizzi e di faci, onde il feroce
Atterrito rifugge, e in sul mattino
Mesto i campi traversa e si rinselva:745
Tale Aiace da’ Teucri in suo cor tristo
E di mal grado assai si dipartía
Delle navi temendo. E quale intorno
Ad un pigro somier, che nella messe
Si ficcò, s’arrabattano i fanciulli750
Molte verghe rompendogli sul tergo,
Ed ei pur segue a cimar l’alta biada,
Nè de’ lor colpi cura la tempesta,
Chè la forza è bambina, e appena il ponno
Allontanar poichè satolla ha l’epa;755

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