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LIBRO QUARTO 571

coll’esercito movea a quella volta ed era già vicino alle mura prepararonsi ad incontrarlo con tutte le truppe. Totila in altri tempi, dati alle fiamme, non appena ebbene il possesso, molti romani edifizj e poscia seco stesso pensando che i suoi ridotti a pochi non sarebbero stati sufficienti a difendere ovunque così vasta circonferenza, fasciato avea di bassa muraglia una piccola parte de’ fabbricati intorno alla mole Adriana formandone, unita alle vecchie mura, quasi direi un castello; ed i Gotti depostevi le suppellettili credute di altissimo pregio erano diligentissimi nel guardarlo, curantisi poco del resto; a que’ dì poi con peggior consiglio, fidato il fortilizio a scarso numero di guardie, l’ardire spinto avea l’intero presidio ai merli per combattervi gli assalitori. Ma opponendosi alla divisata impresa la vastità del luogo, maggiore di quanto si voleva per essere onninamente accerchiato dal nemico e difeso dai Gotti, quello ora qua ora là appiccava l’attacco, e questi accorrendovi ributtavanlo. Narsete con fortissima schiera di arcadori movea ad investire una parte del muro, contro un’altra pugnava Giovanni nipote di Valeriano co’ suoi militi, Filimut cogli Eruli assalivane una terza e così gli altri tutti a grandi intervalli, ed in ragione della costoro distanza compartivasi la guernigione; là dove poi non vedevi uom de’ Romani erano i merli affatto spogli di guardia, accorso l’intero presidio, come diceva, alla difesa dei siti vie più minacciati. Dagisteo intrattanto per ordine del supremo duce, portando seco gran forza di armati, i vessilli di Narsete e di Giovanni, e quantità di scale,

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