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famiglie di ricchi provinciali, e meglio ancora se campagnuoli. Istintivamente ostili a tutte le innovazioni che sorgono nei grandi centri, essi stanno aggrappati ai vecchi ruderi cerebrali — fossili del pensiero — come ai vecchi muri e alle vecchie terre, e tutto tramandano religiosamente di generazione in generazione.
Sotto l’Austria, i vecchi Mandelli avevano vagheggiato l’istituzione di un maggiorasco, come vedevano fare a certi nobili e come una legge speciale realmente concedeva ai proprietari di una molto rilevante somma di beni. I posteriori rivolgimenti politici, nè i codici diversi non poterono intaccare quella granitica testardaggine.
Anche senza il maggiorasco lo scopo si poteva raggiungere forzando i figli minori al celibato religioso. Il clero è sempre una porta aperta sul Medio-Evo. Senonchè, nel 1866, essendo fra i venti e i ventidue anni, i due fratelli, Giacomo e Leopoldo, lasciarono università e seminario per correre, ignari l’uno dell’altro, alla riscossa del Veneto e del Tirolo; uno con Garibaldi, l’altro con Vittorio Emanuele. Giacomo morì a Custoza. Così Leopoldo non ritornò più in seminario.
Egli però non rispose alle ambizioni della sua famiglia.
Non volle addottorarsi in legge, nè coprire alcuna carica pubblica, neppure quella di consigliere comunale. E si scusava dicendo che i suoi doveri di uomo