Ṣaḥāba

musulmano che sia stato a contatto del Maometto

I Ṣaḥāba (collettivo riferibile al termine Ṣāḥib o Ṣaḥābī, pl. Aṣḥāb, Ṣaḥb) sono i compagni del Profeta, o semplicemente Compagni: il termine arabo è usato per indicare i musulmani di ambo i sessi che siano stati in contatto, sia pure occasionale, con il profeta dell'Islam Maometto.

Calligrafia dei Compagni di Maometto. La scritta araba dice Ṣaḥāba e, nell'area sottostante, raḍī Allāh ʿanhum, cioè "Allah sia soddisfatto di loro", eulogia normalmente usata per i Compagni del Profeta.

La storia dell'Islam ricorda come siano stati i compagni i primi a memorizzare e trasmettere i ḥadīth relativi a Maometto e il Corano, quest'ultimo prima che fosse messo per iscritto su ordine di ʿUthmān b. ʿAffān, il terzo dei califfi "Rāshidūn".

Ogni compagno è considerato - salva l'eccellenza di Maometto - credente di eccezionale levatura spirituale e morale e ciò per aver potuto usufruire utilmente dell'illuminata guida diretta o indiretta del Profeta, in un periodo storico in cui si considera che l'Islam abbia conosciuto i propri momenti migliori.

Questo non significa necessariamente che i compagni siano stati uomini in assoluto esenti da colpe però erano coloro che più di tutti avevano un'ampia conoscenza riguardo al comportamento e alle leggi che il musulmano doveva seguire, con ciò ne consegue che sono validi esempi da seguire per un musulmano. E tuttavia la dottrina islamica ha determinato che il corruccio di Dio di fronte a un comportamento non esemplare di un compagno o, addirittura, a un suo peccato comporterà un suo più rapido e misericordioso perdono.

Questo, in particolare, per risolvere la difficile questione di chi nella battaglia di Siffin fosse stato dalla parte del torto: se ʿAlī b. Abī Ṭālib o Muʿāwiya b. Abī Sufyān, entrambi Compagni: dilemma su cui già s'interrogarono anche i murgiti che decisero infine di demandare per l'appunto a Dio l'arduo responso, attendendo l'aldilà per conoscerlo.

La generazione successiva ai Compagni, e che con essi abbia avuto relazioni più o meno prolungate, è definita "dei Seguaci" (in arabo Tabiʿūn/īn).

Bibliografia

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  • (AR) Ibn Saʿd, Ṭabaqāt al-kubrā, Beirut, Dār al-Gharb al-Islāmī, 1987
  • (AR) Ibn Ḥajar al-ʿAsqalānī, al-Iṣāba fī tamyīz al-Ṣaḥāba, 12 voll., Hyderabad, Dār al-maʿārif al-niẓāmiyyah, 1327/1909.
  • (AR) -- Beirut, Dār al-kutub al-ʿilmiyya, 8 voll. + Indici (ripr. dell'originale stampato a Calcutta nel 1853).
  • (AR) Ibn al-Athīr, Usd al-ghāba fī maʿrifat al-ṣaḥāba, 7 voll., Muḥammad Ibrāhīm al-Bannā, Muḥammad Aḥmad ʿAshūr, Maḥmūd al-Wahhāb Fāʾid (edd.), Il Cairo, Kitāb al-Shaʿb, 1393/1973.

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