Milan Nedić
Milan Nedić, in Serbo Милан Недић (Grocka, 2 settembre 1878 – Belgrado, 4 febbraio 1946), è stato un generale e politico serbo, presidente dello Stato Serbo durante la seconda guerra mondiale.
Milan Nedić | |
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Primo ministro del Governo di Salvezza Nazionale | |
Durata mandato | 29 agosto 1941 – 4 ottobre 1944 |
Predecessore | carica istituita |
Successore | carica abolita |
Ministro degli Interni del Governo di Salvezza Nazionale | |
Durata mandato | 5 novembre 1943 – 4 ottobre 1944 |
Predecessore | Tanasije Dinić |
Successore | carica abolita |
Ministro dell'Esercito e della Marina del Regno di Jugoslavia | |
Durata mandato | 26 agosto 1939 – 6 novembre 1940 |
Predecessore | Milutin Nedić |
Successore | Petar Pešić |
Capo dello Staff generale delle Reali forze armate jugoslave | |
Durata mandato | 1º giugno 1934 – 9 marzo 1935 |
Predecessore | Petar Kosić |
Successore | Petar Kosić |
Dati generali | |
Partito politico | Indipendente |
Università | Accademia militare di Belgrado |
Milan Nedić | |
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Nascita | Grocka, 2 settembre 1878 |
Morte | Belgrado, 4 febbraio 1946 |
Cause della morte | suicidio |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Serbia Regno dei Serbi, Croati e Sloveni Regno di Jugoslavia |
Forza armata | Regio Esercito Serbo Regio Esercito Jugoslavo |
Anni di servizio | 1904-1941 |
Grado | Generale d'armata |
Guerre | Guerre balcaniche Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
Campagne | Ritirata dell'esercito serbo in Albania Invasione della Jugoslavia |
Comandante di | 3º corpo d'armata jugoslavo |
Altre cariche | politico |
"fonti nel corpo del testo" | |
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Milan Nedić collaborò con i Nazisti ed evitò a tutti i costi un colpo di stato nella Serbia occupata.
Biografia
modificaNedić nacque a Grocka in Serbia. Era un ufficiale dell'esercito serbo durante la prima guerra mondiale.[1] Dopo la guerra, divenne Ministro dell'Esercito e della Flotta nel Regno di Jugoslavia. A causa dell'aperto sostegno che dava alla Germania di Hitler, venne licenziato il 6 novembre 1940 dal reggente Paolo. Il 28 aprile 1941, il governo jugoslavo lo dichiarò responsabile della disfatta delle difese jugoslave in Macedonia durante l'invasione dell'Asse.
Il comandante della Wehrmacht Heinrich Danckelmann decise di affidare a Nedić l'amministrazione della Serbia occupata, e Nedić divenne così primo ministro di un governo fantoccio.[2] Il 1º settembre 1941, Nedić fece un discorso a Radio Belgrado dove dichiarò gli intenti della sua amministrazione, il "Governo di salvezza nazionale", per "salvare il nucleo del popolo serbo" accettando l'occupazione e lavorando con i tedeschi. Parlò inoltre contro l'organizzazione della resistenza contro le forze occupanti. Insieme con Dimitrije Ljotić, Nedić tentò di pacificare la Serbia e di espellere le forze comuniste e cetniche, che non erano d'accordo a collaborare con i tedeschi.[2]
Durante la guerra, secondo gli studi degli statistici Kočović e Žerjavić, circa 167.000 persone morirono in Serbia di cause relative alla guerra: 67.000 combattenti della resistenza, 70.000 persone nei campi di concentramento, e 69.000 collaboratori. Nedić fu inflessibile nello sterminio degli ebrei (20.000) e dei rom, e così nell'agosto 1942 la Serbia fu dichiarata Judenfrei, cioè libera dagli ebrei,[3][4][5] meritandosi la Croce di Ferro, onorificenza che veniva data direttamente da Adolf Hitler. Secondo Nikola Živković, durante l'amministrazione Nedić, 6,478 biblioteche, 1.670 scuole, 30 licei, 19 musei, 7 teatri, 52 chiese e monasteri ortodossi, 216 moschee, 63 sinagoghe e oltre 60 istituti d'istruzione mista vennero distrutti o saccheggiati. Il governo serbo sotto Nedić accettò anche molti rifugiati di discendenza serba dai territori controllati da regimi collaborazionisti (odierne Croazia e Bosnia e Ungheria).
Il 4 ottobre 1944 il suo governo venne rovesciato dai partigiani titoisti e due giorni dopo Nedić andò in esilio a Kitzbühel, cittadina austriaca all'epoca soggetta al Terzo Reich, dove rimase fino all'aprile 1945, quando venne catturato dalle forze armate britanniche. Consegnato agli jugoslavi il 1º gennaio 1946, venne incarcerato a Belgrado in attesa di subire un processo per alto tradimento, collaborazionismo, crimini di guerra e contro l'umanità. Dai documenti ufficiali risulta che il 4 febbraio dello stesso anno si suicidò, gettandosi dalla finestra della sua cella.[6]
Onorificenze
modificaNote
modifica- ^ Sabrina P. Ramet e Ola Listhaug, Serbia and the Serbs in World War Two, Palgrave Macmillan, 2011, p. 17, ISBN 978-0-230-27830-1.
- ^ a b Alberto Becherelli, ITALIA E STATO INDIPENDENTE CROATO (1941-1943) (PDF), Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2012, p. 75, ISBN 978.88.6134.780.9.
- ^ Cox, pp. 92-93
- ^ J. Morton, P. Forage, S. Bianchini e R. Nation, Reflections on the Balkan Wars: Ten Years After the Break-Up of Yugoslavia, Springer, 2004, p. 5, ISBN 978-1-40398-020-5.
- ^ Subotić, p. 3
- ^ Jelena Đureinović, The Politics of Memory of the Second World War in Contemporary Serbia: Collaboration, Resistance and Retribution, Routledge, 2019, p. 26, ISBN 978-1-00075-438-4.
Bibliografia
modifica- John K. Cox, The History of Serbia, Greenwood Publishing Group, 2002, ISBN 978-0-313-31290-8.
- Jelena Subotić, Yellow Star, Red Star: Holocaust Remembrance after Communism, Cornell University Press, 2019, ISBN 978-1-50174-241-5.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Milan Nedić
Collegamenti esterni
modifica- Nedic Milan, su portal.ehri-project.eu.
- (EN) Milan Nedić, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Milan Nedić / Milan Nedić (altra versione), su Open Library, Internet Archive.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 18030138 · ISNI (EN) 0000 0000 2831 9241 · LCCN (EN) n85229308 · GND (DE) 119366703 · BNF (FR) cb177579952 (data) · J9U (EN, HE) 987009912243905171 · NSK (HR) 000009046 |
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