Selenicereus undatus

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Selenicereus undatus (Haw.) D.R.Hunt è una pianta succulenta della famiglia delle Cactaceae[2]. Il suo frutto è conosciuto come frutto del drago (adattamento dell'inglese dragon fruit)[3], pitahaya o pitaya. Questo ultime termine si applica anche ad altri frutti simili (per esempio quelli dei cactus Stenocereus). La pianta viene anche coltivata a solo scopo ornamentale. Per via della sua fioritura questa pianta viene anche chiamata regina della notte.

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Selenicereus undatus
Stato di conservazione
Dati insufficienti[1]
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
OrdineCaryophyllales
FamigliaCactaceae
SottofamigliaCactoideae
TribùHylocereeae
GenereSelenicereus
SpecieS. undatus
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineCaryophyllales
FamigliaCactaceae
GenereSelenicereus
SpecieS. undatus
Nomenclatura binomiale
Selenicereus undatus
(Haw.) D.R.Hunt
Sinonimi

Hylocereus undatus
(Haw.) Britton & Rose

Nomi comuni

frutto del drago
regina della notte
pitahaya
pitaya

Classificazione

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La prima descrizione come Cereus undatus è stata fatta nel 1830 da Adrian Hardy Haworth[4] . Nathaniel Lord Britton e Joseph Nelson Rose l'hanno classificata nel 1918 nel genere Hylocereus.[5]

Descrizione

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Fioritura regina della notte
 
Pitaya a Taiwan

È un cactus con "rami" lunghi anche 6-12 metri, a portamento strisciante o ricadente, molto ramificati. Sono spessi circa 10–12 cm e mostrano tre costolature. Le areole - cioè le piccole aree che portano le spine nei cactus - sono ampie circa 2 mm. Le spine sui rami adulti sono lunghe 1–4 mm, da aciculari a quasi coniche, di colore da grigiastro a nero. con un cactus che varia dai 25 ai 30 cm

Forma radici aeree con le quali riesce ad attaccarsi, per esempio, agli alberi (pianta epifita) o alle rocce (pianta litofita).

I fiori sono bianco verdastri, lunghi circa 25–30 cm con un diametro che varia tra 15 e 20 cm. Gli stami sono lunghi 5–10 cm. I fiori producono nettare per attirare gli impollinatori. Durante la fioritura emanano un forte profumo "vanigliato". La fioritura di un singolo fiore dura circa 2 giorni e avviene di notte; di giorno il fiore si chiude. La fioritura sfasata nel tempo fa sì che il cactus rimanga in fiore più a lungo.

 
Il frutto

Il frutto è lungo da 5 fino a 12 cm con un diametro di 4–9 cm; è di un colore che varia dal rosa intenso al rosso, con larghe brattee verdastre. La polpa all'interno del frutto è generalmente di color bianco o rosso con numerosissimi e piccolissimi semi di color nero, che sono commestibili. La polpa è di consistenza morbida e ha un gusto dolce e delicato ed è di gradevole profumo.

Alcune piante sono auto-sterili, ovvero non possono fecondarsi da sole in quanto è inibita l'autoimpollinazione.

Distribuzione e habitat

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Le cactacee del genere Selenicereus sono originarie delle zone aride neotropicali (Messico, Guatemala, Costa Rica) e sono successivamente state introdotte in America Centrale e in altre zone del mondo. Sono coltivate in paesi dell'est e del sud dell'Asia come Cambogia, Thailandia, Taiwan, Malaysia, Vietnam, Sri Lanka, Filippine, Nuova Guinea, Indonesia e Bangladesh, e si trovano anche a Okinawa, nelle Hawaii, in Israele, nell'Australia del nord, nella Cina del sud e a Cipro. Tali introduzioni sono probabilmente state effettuate dagli europei di ritorno dal nuovo mondo[senza fonte].

A fini ornamentali viene coltivata anche in zone non idonee per la fruttificazione commerciale, come ad esempio nell'area mediterranea.

Valori nutrizionali

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È un frutto ricco di sali minerali, ma anche molto calorico: 100g corrispondono a ben 264 kcal[6].

  1. ^ (EN) Durán, R., Tapia, J.L. & Hernández, H.M. 2017, Hylocereus undatus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 30 marzo 2022.
  2. ^ (EN) Selenicereus undatus, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 19 marzo 2022.
  3. ^ Il frutto del drago, su corriere.it, Corriere della Sera, agosto 2010.
  4. ^ Philosophical Magazine. Vol. 7, London 1830, pag. 110 (online).
  5. ^ Flora of Bermuda. 1918, pag. 256 (online).
  6. ^ (EN) Dragon Fruit, su fdc.nal.usda.gov. URL consultato il 19 ottobre 2020.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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