Signora Bovary

album di Francesco Guccini del 1987

Signora Bovary è il tredicesimo album discografico di Francesco Guccini pubblicato in Italia nel 1987.[1][2][3]

Signora Bovary
album in studio
ArtistaFrancesco Guccini
Pubblicazione1987
Durata38:02
Dischi1
Tracce7
GenereMusica d'autore
EtichettaEMI Italiana
RegistrazioneCetra Art Recording di Milano verso la fine del 1986
Velocità di rotazione33 giri
FormatiLP, MC e CD.
Francesco Guccini - cronologia
Album successivo
(1988)

Testi e musiche di Francesco Guccini, salvo dove diversamente indicato.

  1. Scirocco – 5:40 (Francesco Guccini, Juan Carlos Biondini)
  2. Signora Bovary – 4:36
  3. Van Loon – 5:44
  4. Culodritto – 2:39
  5. Keaton – 10:12 (Francesco Guccini, Claudio Lolli)
  6. Le piogge d'aprile – 3:51
  7. Canzone di notte nº 3 – 5:20

Durata totale: 38:02

I brani

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Scirocco

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Canzone di apertura dell'album, colpisce subito per le musiche ricercate, più complesse di molti altri esordi gucciniani. Il testo descrive un momento della vita di un amico di Guccini, il poeta Spatola, che viene descritto mentre in un "bar impersonale" beve, e vive la crisi della sua storia d'amore. A quel punto entra una donna sensuale, che ordina da bere, piange, e l'amico di Guccini la guarda, roso dentro dal desiderio e dai rimorsi. Poi la donna va via, senza voltarsi, e soffia su tutto un intenso ed umido scirocco, che Guccini vorrebbe soffiasse ancora, per sconvolgere le nostre vite.

Van Loon

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«Van Loon è dedicata a mio padre, che leggeva le opere di questo Piero Angela dei suoi tempi, cioè gli anni '30. Van Loon era un olandese (o un fiammingo, non ricordo bene) divulgatore di storia, geografia e umanità varia, i cui scritti si trovavano di frequente nelle case di chi, come mio padre, aveva molti interessi ma non aveva avuto l'occasione e i soldi per studiare. Una canzone molto intensa che ho provato più volte a inserire nella scaletta dei miei concerti. La provo e poi sono costretto a rimetterla via. Non riesco a farla senza star male e piangere, perché, nel frattempo, mio padre è morto»

«Un autore dunque degli anni Trenta, Quaranta, uno scrittore della generazione dei nostri padri: io l'ho identificato con quella generazione che da giovane pensi fatta di perdenti. Ma crescendo ti accorgi che tuo padre non era un perdente, era semplicemente uno costretto a vivere così. Da giovani si pensa che mai si scenderà a compromessi, che nessuno potrà costringerci. Col tempo si cambia idea. (...) Più l'età si allunga e più capisci quei padri che anni prima avevi rifiutato o combattuto, soprattutto perché le loro sconfitte sono diventate poi anche le tue e così le piccole, tempo prima non riconoscibili, vittorie»

Culodritto

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La canzone è dedicata alla figlia Teresa allora bambina. È un modo di dire modenese, andar via a culodritto, che si usa quando i bimbi se ne vanno, indispettiti o risentiti per qualcosa.

La canzone era stata scritta da Claudio Lolli, che aveva trovato difficoltà nel pubblicare una traccia così lunga. Guccini si innamorò immediatamente del testo e decise di inserirla nel proprio album che di lì a poco sarebbe stato pubblicato, apportando alcune modifiche testuali. Nel testo si narra di un amico di Lolli, anch'egli musicista, soprannominato come l'attore e regista statunitense "naturalmente perché non sorrideva mai", che del celebre cineasta ha subìto anche la stessa tragica fine in un letto di ospedale.

Canzone di notte n. 3

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Terzo brano di Guccini con questo titolo (dopo i due presenti in L'isola non trovata e Via Paolo Fabbri 43).

Formazione

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  1. ^ Signora Bovary, su Francesco Guccini Official. URL consultato il 13 gennaio 2023.
  2. ^ Francesco Brusco, Guccini: Frammenti di un discorso musicale, Mimesis, 19 novembre 2020, ISBN 978-88-575-7417-2. URL consultato il 13 gennaio 2023.
  3. ^ Paolo Talanca, Fra la Via Emilia e il West: Francesco Guccini: le radici, i luoghi, la poetica, HOEPLI EDITORE, 28 ottobre 2019, ISBN 978-88-203-9306-9. URL consultato il 13 gennaio 2023.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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