Gli Yayoi (弥生人?, Yayoi-jin) sono stati un gruppo etnico migrato verso l'arcipelago giapponese dal continente asiatico durante il periodo Yayoi (circa 300 a.C.-250 d.C.).

Yayoi
Ricostruzione degli abiti di una famiglia Yayoi
 
Luogo d'origineArcipelago giapponese
PeriodoPeriodo Yayoi
Gruppi correlatiJōmon, Yamato

L'attuale popolo giapponese sarebbe nato dall'unione di questa popolazione con i Jōmon.[1]

Origine

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Il periodo Yayoi della storia del Giappone inizia con l'introduzione della risicoltura da parte di popoli provenienti dal continente asiatico.[2][3] Secondo una delle teorie più accreditate, le tecniche necessarie alla realizzazione delle prime risaie e alla loro irrigazione giunsero in terra giapponese attraverso la Cina.[4] Prove genetiche e archeologiche sono state rinvenute sia in Giappone occidentale sia nella Cina orientale: tra il 1996 e il 1999, una squadra guidata da Satoshi Yamaguchi, ricercatore al Museo nazionale della scienza giapponese, fece una comparazione tra i resti Yayoi (nelle prefetture di Yamaguchi e Fukuoka) con quelli del primo periodo della dinastia Han nella provincia costiera di Jiangsu, trovando varie similitudini. I denti anteriori di due teschi Jiangsu erano stati estratti, una pratica comune nel periodo Yayoi e risalente al periodo Jōmon, ma anche dal punto di vista genetico vi erano delle somiglianze. Questi ritrovamenti suggeriscono che alcuni dei primi coltivatori di riso in Giappone arrivarono dalla regione dello Yangtze più di 2.000 anni fa.[5] Dalla Cina giunsero probabilmente anche altri diversi oggetti e prodotti precedentemente ignoti al Giappone, come armi e utensili in bronzo e ferro.[4]

In base a un'altra teoria, invece, la cultura Yayoi sarebbe stata portata in Giappone da migranti provenienti dalla penisola coreana.[6] Questa teoria trova la sua forza nel fatto che la cultura Yayoi inizia sulla costa nord di Kyūshū, ossia nel punto dove il Giappone è più vicino alla Corea. Le ceramiche, i tumuli funerari e i metodi di conservazione del cibo tipici degli Yayoi si sono dimostrati molto simili a quelli dei popoli che abitavano la Corea meridionale. Inoltre vi era una consistente popolazione giapponese nel sud della Corea (Gaya) intorno al 300 a.C. (ed è per questo motivo che oggi le due nazioni affermano di essere stata una vassalla dell'altra).[7]

Le origini di questa antica popolazione sono comunque ancora oggetto di dibattito[8] e la teoria che vuole gli Yayoi il risultato dell'unione di diversi popoli è tenuta in grande considerazione.[9][10] Secondo l'archeologo Charles T. Keally occorre tenere conto della possibilità che gli Yayoi discendando dai Jōmon, mutati nel fisico e nelle abitudini grazie al passaggio a una dieta migliore.[11] Lo storico Ann Kumar ha presentato prove genetiche e linguistiche per dimostrare che alcuni Yayoi fossero di origine austronesiana;[12] secondo diversi storici giapponesi, gli Yayoi e i loro antenati sarebbero invece nati nell'odierna provincia dello Yunnan, nella Cina meridionale.[13]

Altre teorie suggeriscono che gli Yayoi fossero presenti su gran parte della penisola coreana, prima di venire cacciati e assimilati dai proto-coreani.[14] Whitman invece teorizza che gli Yayoi non siano imparentati con i proto-coreani, ma che fossero presenti sulla penisola coreana durante il periodo delle ceramiche Mumun, perché la famiglia linguistica associata alla cultura Mumun e Yayoi fa parte delle lingue nipponiche.[15]

Antropologia fisica e genetica

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Cranio di uomo e donna Yayoi

L'arrivo delle popolazioni Yayoi in Giappone, oltre a rivoluzionare la dieta e la cultura degli abitanti dell'isola grazie all'introduzione dell'agricoltura e dello stile di vita sedentario, causò un netto cambiamento anche nella caratteristica fisica della popolazione. Il Giappone fino ad allora era abitato da tribù di cacciatori, raccoglitori e pescatori appartenenti alla popolazione autoctona Jōmon, i quali, rispetto agli Yayoi, apparivano più bassi, con avambracci più lunghi e gambe più corte, distanza tra gli occhi maggiori, visi più corti e ampi, e una topografia facciale più pronunciata. Gli Yayoi, di contro, erano più alti e slanciati e con il viso meno squadrato.[7][16] Sembra che appartenessero principalmente all'aplogruppo O-M176 (O1b2), all'aplogruppo O-M122 (O2, in passato O3) e all'aplogruppo O-M119 (O1), tutti e tre tipici delle popolazioni sud-est ed est asiatiche.[17][18]

Secondo Mitsuru Sakitani gli aplogruppi O1 e O1b2, quest'ultimo comune oggi nei coreani, nei giapponesi e in alcuni Manciù, sarebbero stati portati dalla civiltà Yangtze. Con il declino di quest'ultima, diverse tribù attraversarono la penisola di Shandong, la penisola coreana e l'arcipelago giapponese.[3] Uno studio definisce l'aplogruppo O1b1 come una grande discendenza paterna austroasiatica e l'aplogruppo O1b2 (di coreani e giapponesi) come una discendenza paterna "para-austroasiatica".[19]

Il moderno popolo Yamato discende prevalentemente dal popolo Yayoi ed è strettamente legato ad altre popolazioni dell'Asia orientale, in particolare coreani e cinesi Han.[20][21][22] Si stima che la maggior parte dei giapponesi residenti a Tokyo abbia circa il 12% di origini Jōmon.[23] Secondo uno studio, i giapponesi originari dell'entroterra avrebbero meno del 20% del genoma dei Jōmon.[1]

Società e cultura

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Una campana rituale (dōtaku) risalente al periodo Yayoi

Una volta giunti nel territorio giapponese, gli Yayoi si stabilirono nella zona più prossima alla penisola coreana, ovvero il nord di Kyūshū, prima di spostarsi e raggiungere successivamente il Giappone centrale. Attraverso le regioni del mare interno di Seto, giunsero alla zona nord-occidentale della baia di Ise attorno al 100 a.C., arrivando fino al nord-est di Honshū prima dell'inizio del I secolo d.C.[4][24] Il Giappone settentrionale e l'isola di Hokkaidō rimasero invece in una sorta di fase Jōmon almeno fino all'VIII secolo.[24]

Tra il periodo Jōmon ed il periodo Yayoi si assistette a un incremento della popolazione fino a due milioni di persone,[24] probabilmente dovuto, oltre ai flussi migratori, al miglioramento delle condizioni di vita. Da un'alimentazione basata sulla caccia e la raccolta si passò infatti alla coltivazione, con la realizzazione delle prime risaie. Lo sfruttamento delle limitate risorse di minerali metalliferi permise inoltre la realizzazione di attrezzi agricoli in ferro, che portarono a loro volta a un migliore impiego dei terreni coltivabili.[4][25] Il bronzo fu utilizzato per la produzione di armi, specchi e campane rituali,[26] ma il periodo Yayoi vide notevoli progressi anche nella produzione di seta e gioielli e nella lavorazione del vetro e della ceramica: sebbene andò persa l'ornamentazione impressa a forte rilievo caratteristica del periodo precedente, le ceramiche Yayoi risultano essere di qualità superiore rispetto a quelle Jōmon, pur mantenendo inalterate alcune peculiarità.[24][27]

 
Ricostruzione di un villaggio Yayoi a Yoshinogari (prefettura di Saga)

Le comunità raggruppate si stabilirono in villaggi stabili grazie allo stimolo della produzione agricola. Le abitazioni erano capanne in legno sormontate da tetti di paglia e con il pavimento in terra battuta,[4] talvolta poste in posizione sopraelevata grazie all'uso di rudimentali pilastri.[28] A partire dal 100 d.C. l'organizzazione socio-politica delle comunità locali raggiunse un certo grado di evoluzione, dando via alle prime forme di scambi commerciali e ai primi mercati. La società assunse una struttura fortemente gerarchizzata, inducendo a una differenziazione della forza economica e militare tra i singoli clan (uji), che sarebbe stata alla base del processo di competizione per il potere culminato nell'istituzione di un governo centralizzato. Le realtà locali che disponevano di maggiori risorse potevano infatti ambire a un ruolo di spicco all'interno della comunità, ma con la diffusione delle armi spesso si ricorreva a scontri fisici per determinare chi avrebbe dovuto detenere il potere. Queste accese lotte interne portarono alla formazione di alleanze strategiche e all'istituzione di tanti piccoli regni.[24][27]

La vita nei villaggi era scandita dalle fasi della coltivazione, e grande importanza assunsero i riti volti a propiziare il favore della natura, laddove il benessere delle comunità dipendeva da acqua, terra e sole, tutti elementi indispensabili per un buon raccolto. Monti, fiumi, alberi, cascate e vulcani erano venerati come divinità, o kami, riconducendo queste credenze a una forma primitiva dello shintoismo, intriso di influssi sciamanici e pratiche soprannaturali.[27] Rispetto al periodo Jōmon i luoghi di sepoltura divennero più appariscenti, e i morti venivano seppelliti in giare di pietra o terracotta sormontate da tumuli, in cimiteri lontani dai villaggi. Un'usanza questa, che sarebbe diventata uno dei tratti distintivi del periodo successivo della storia del Giappone.[28]

  1. ^ a b (EN) Hideaki Kanzawa-Kiriyama et al., A partial nuclear genome of the Jomons who lived 3000 years ago in Fukushima, Japan, in Journal of Human Genetics, vol. 62, n. 2, febbraio 2017, pp. 213–221, DOI:10.1038/jhg.2016.110, ISSN 1434-5161 (WC · ACNP), PMID 27581845.
  2. ^ Caroli e Gatti, 2017, p. 29.
  3. ^ a b (JA) Mitsuru Sakitani, DNA・考古・言語の学際研究が示す新・日本列島史―日本人集団・日本語の成立史, Bensei Shuppan, 2009.
  4. ^ a b c d e Caroli e Gatti, 2017, p. 30.
  5. ^ (EN) Yayoi linked to Yangtze area, in The Japan Times, 19 marzo 1999. URL consultato il 20 marzo 2020. Riportato su trussel.com.
  6. ^ Hudson, 1999.
  7. ^ a b (EN) Jared Diamond, Japanese roots, in Discover, vol. 19, n. 6, giugno 1998. URL consultato il 15 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 24 agosto 2005).
  8. ^ Henshall, 2005, p. 23, nota 26.
  9. ^ (JA) Katsushi Tokunaga, HLA と人類の移動, Bensei Shuppan, 2003, pp. 4-9.
  10. ^ (JA) Masao Oka, 異人その他 日本民族=文化の源流と日本国家の形成, Gensōsha, 1979.
  11. ^ (EN) Charles T. Keally, Yayoi culture, su t-net.ne.jp. URL consultato il 27 marzo 2020.
  12. ^ (EN) Asya Pereltsvaig, Javanese influence on Japanese, su languagesoftheworld.info, 9 maggio 2011. URL consultato il 25 luglio 2018.
  13. ^ 角川書店, 鳥越憲三郎『原弥生人の渡来, 1982.; 弘文堂, 倭族から日本人へ, 1985.; 中公新書, 古代朝鮮と倭族, 1992.; 若林弘子との共著、大修館書店, 倭族トラジャ, 1995.; 若林弘子との共著、大修館書店, 弥生文化の源流考, 1998.; 中公新書, 古代中国と倭族, 2000.; 中央公論新社, 中国正史倭人・倭国伝全釈, 2004.
  14. ^ (EN) Juha Janhunen, Reconstructing the Language Map of Prehistorical Northeast Asia, in Studia Orientalia, n. 108, 2010, pp. 281–304.
  15. ^ (EN) John Whitman, Northeast Asian Linguistic Ecology and the Advent of Rice Agriculture in Korea and Japan, in Rice, vol. 4, n. 3, 1º dicembre 2011, pp. 149–158, DOI:10.1007/s12284-011-9080-0, ISSN 1939-8433 (WC · ACNP).
  16. ^ Henshall, 2005, pp. 22-23.
  17. ^ (EN) I. Nonaka, K. Minaguchi e N. Takezaki, Y-chromosomal Binary Haplogroups in the Japanese Population and their Relationship to 16 Y-STR Polymorphisms, in Annals of Human Genetics, vol. 71, n. 4, 2007, pp. 480–495, DOI:10.1111/j.1469-1809.2006.00343.x, ISSN 1469-1809 (WC · ACNP), PMID 17274803.
  18. ^ (EN) Wibhu Kutanan, Ranajit Chakraborty e Arthur Eisenberg, Genetic and linguistic correlation of the Kra–Dai-speaking groups in Thailand, in Journal of Human Genetics, vol. 60, n. 7, July 2015, pp. 371–380, DOI:10.1038/jhg.2015.32, ISSN 1435-232X (WC · ACNP), PMID 25833471.
  19. ^ (EN) Martine Robbeets e Alexander Savelyev, Language Dispersal Beyond Farming, John Benjamins Publishing Company, 21 dicembre 2017, ISBN 9789027264640.
  20. ^ (EN) Siska, Veronika, Jones, Eppie Ruth e Jeon, Sungwon, Genome-wide data from two early Neolithic East Asian individuals dating to 7700 years ago (PDF), in Science Advances, vol. 3, n. 2, 2017, pp. e1601877, Bibcode:2017SciA....3E1877S, DOI:10.1126/sciadv.1601877, PMID 28164156.
  21. ^ (EN) Wang, Yuchen, Lu Dongsheng e Chung Yeun-Jun, Genetic structure, divergence and admixture of Han Chinese, Japanese and Korean populations (PDF), in Hereditas, vol. 155, 2018, p. 19, DOI:10.1186/s41065-018-0057-5, PMID 29636655.
  22. ^ (EN) Yuchen Wang, Dongsheng Lu e Yeun-Jun Chung, Genetic structure, divergence and admixture of Han Chinese, Japanese and Korean populations, in Hereditas, vol. 155, 2018, p. 19, DOI:10.1186/s41065-018-0057-5, PMID 29636655.
  23. ^ (JA) 「縄文人」は独自進化したアジアの特異集団だった!: 深読み, su yomiuri.co.jp, 15 dicembre 2017. URL consultato il 17 aprile 2019.
  24. ^ a b c d e Henshall, 2005, pp. 24-25.
  25. ^ Henshall, 2005, p. 27.
  26. ^ Caroli e Gatti, 2017, p. 32.
  27. ^ a b c Caroli e Gatti, 2017, pp. 30-31.
  28. ^ a b Meyer, 1993, p. 20.

Bibliografia

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  • Rosa Caroli e Francesco Gatti, Storia del Giappone, 4ª ed., Bari, Editori Laterza, 2017, ISBN 978-8858128398.
  • Kenneth G. Henshall, Storia del Giappone, traduzione di Claudia Terraneo, 2ª ed., Mondadori, 2005 [2004], ISBN 978-88-04-67823-6.
  • (EN) Mark J. Hudson, Ruins of Identity Ethnogenesis in the Japanese Islands, University Hawai'i Press, 1999, ISBN 0-8248-2156-4.
  • (EN) Milton W. Meyer, Japan: A Concise History, 3ª ed., Rowman & Littlefield, 1993, ISBN 978-0822630180.

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