Henryk Sienkiewicz

scrittore e giornalista polacco (1846-1916)

Henryk Adam Aleksander Pius Sienkiewicz (1846 – 1916), scrittore polacco.

Henryk Sienkiewicz
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1905)

Citazioni di Henryk Sienkiewicz

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  • Ciascuno ha il diritto di reclamare ciò che gli è dovuto. (da La famiglia Polaniecki)
  • Io credo che ogni uomo abbia due patrie; l’una è la sua personale, più vicina, e l’altra è l’Italia.[1]
  • Ovunque l'uomo porti il suo lavoro, vi lascia anche qualche cosa del suo cuore. (da La famiglia Polaniecki)

Quo vadis?

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Riccardo Mainardi

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Era circa mezzogiorno quando Petronio si destò. Come al solito si sentiva molto stanco. La sera prima aveva partecipato a un festino, dato da Nerone, che si era protratto fino a tarda notte. Da qualche tempo la sua salute era precaria, ed egli stesso ammetteva che la mattina, al momento del risveglio, si sentiva intorpidito e stentava alquanto a riordinare le idee. Ma il bagno mattutino e i sapienti massaggi che le mani esperte di schiavi addetti a tale ufficio gli praticavano in tutto il corpo, lentamente riattivavano il suo sangue pigro e lo rinvigorivano, ritemprando le sue forze. Dall' elaeothesium, cioè dall'ultimo reparto dei bagni. Petronio usciva come fosse rinato: appariva ringiovanito, pieno di vita, gli occhi scintillanti di letizia e di arguzia. Ed era così elegante, così irreprensibile nell'aspetto, che nemmeno Ottone avrebbe potuto rivaleggiare con lui: egli era un vero arbiter elegantiarum, come diceva Nerone.
[Henryk Sienkiewicz, Quo vadis?, a cura di Riccardo Mainardi, Aldo Garzanti Editore, 1973]

Lellia Ruggini

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Petronio si svegliò soltanto verso mezzogiorno e, come al solito, molto stanco. La sera innanzi aveva preso parte, nel palazzo di Nerone, a un banchetto che si era protratto fino a tarda notte. Da qualche tempo la sua salute aveva cominciato a guastarsi. Diceva egli stesso di destarsi al mattino come intorpidito e incapace di raccogliere i propri pensieri. Ma il bagno e l'accurato massaggio del corpo praticato da abili schiavi a ciò addestrati gli riattivavano gradatamente la circolazione del sangue, lo rianimavano, gli rendevano le forze, tanto che dall'elaiotesion, cioè dall'ultimo reparto del bagno, usciva ancora come risuscitato, con gli occhi scintillanti di arguzia e di allegria, ringiovanito, pieno di vita, incomparabilmente elegante, sì che lo stesso Ottone non riusciva ad eguagliarlo, degno in tutto dell'epiteto di arbiter elegantiarum.
[Henryk Sienkiewicz, Quo vadis?, traduzione di Lellia Ruggini, Fabbri]

Paolo Valera

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Petronio si svegliò solo verso mezzogiorno, e, come al solito, prostrato e annoiato. La sera prima egli era stato alla festa di Nerone, la quale si era protratta fino a tarda ora della notte. Da tempo la sua salute veniva meno. Diceva a sé stesso ch'egli si svegliava intorpidito, come lo era, senza forza di radunare i suoi pensieri. Ma il bagno mattutino e il sapiente massaggio del corpo compiuto da schiavi assuefatti, affrettavano gradualmente il corso del suo sangue indolente, elevandolo, vivificandolo, e ristorandogli le forze, pertanto che egli usciva dall'oletachium – vale a dire dall'ultima parte del bagno – come chi risorge dalla morte ringiovanito, cogli occhî che scintillavano di gioia, pieno di vita, elegante, senza paragone collo stesso Ottone, così che egli era veramente ciò che era stato chiamato, arbiter elegantiarum.
[Henryk Sienkiewicz, Quo vadis? Narrazione del tempo di Nerone, traduzione di Paolo Valera, Milano, Soc. Ed. Sonzogno, 1915]

Citazioni

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  • La stupidità non è per nulla diversa dall'intelligenza, non ne differisce assolutamente. (1973, p. 7)
  • Il mondo intero si affida all'inganno. E d'altronde, la vita stessa non è forse illusione? (1973, p. 8)
  • Per quanto la vita possa essere ingrata, la gioventù è un dono che non verrà mai sottratto. (1973, p. 18)
  • Il mondo è retto da Dio, non da Nerone. (1973, p. 32)
  • La menzogna, come l'olio, galleggia sulla superficie della verità.
  • La virtù è una musica e la vita del saggio un'armonia.
  • In quanto ai miei servi, una cosa attrasse la mia attenzione. Che il perdono non solo non li rese insolenti e indisciplinati, ma nessuna paura di castigo li ha mai resi così zelanti e premurosi come la gratitudine. Non solo essi fanno il loro dovere, ma pare che rivaleggino l'un l'altro a indovinare i miei desiderî. Ti dico questo perché il giorno prima di lasciare i cristiani, io dissi a Paolo che la società colla religione di Cristo, si sarebbe sfasciata come una botte senza cerchi; Paolo mi rispose che «l'amore è un cerchio più forte della paura». E ora vedo che in certi casi la sua opinione può essere giusta. (1915, p. 124)

Incipit de Il diluvio

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Vi era in Jmud una potente famiglia chiamata Billevich, discendente da Mendog, imparentata con molti e rispettata più di ogni altra del distretto di Rossyeni. I Billevich non erano mai saliti a grandi cariche e le più alte che avevano occupato erano quelle della loro provincia. Ciò nondimeno durante le guerre avevano reso al Paese incalcolabili servigi, pei quali furono più volte ricompensati. La terra che aveva loro dato culla (e che ancor oggi esiste) era chiamata Billeviche; ma essi possedevano molte altre tenute, sia nelle adiacenze di Rossyeni, sia più lungi, verso Krakin, presso Lauda, Shoi, Nyevyaja, e di là da Ponyevyej.

  1. Citato in Roberta Scorranese, Patrimonio collettivo, Corriere della Sera, 25 settembre 2017, p. 40.

Bibliografia

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  • Henryk Sienkiewicz, Il diluvio, traduzione di Irma Rios, Milano, Baldini, Castoldi & C., 1905.
  • Henryk Sienkiewicz, Quo vadis?, traduzione di Lellia Ruggini, Fabbri.
  • Henryk Sienkiewicz, Quo vadis? Narrazione del tempo di Nerone, traduzione di Paolo Valera, Milano, Soc. Ed. Sonzogno, 1915.
  • Henryk Sienkiewicz, Quo vadis?, a cura di Riccardo Mainardi, Aldo Garzanti Editore, 1973.

Voci correlate

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