Jamie Babbit

regista, produttrice cinematografica e sceneggiatrice statunitense

Jamie Babbit (1970 – vivente), regista, produttrice cinematografica e sceneggiatrice statunitense.

Jamie Babbit

Citazioni

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Intervista di Rebecca Rubin, Variety.com, 4 dicembre 2020

  • [Sul film Gonne al bivio] Ai tempi non c'erano commedie lesbiche. Penso che la comunità rimase così devastata dall'AIDS che non circolavano commedie in generale nel cinema gay. Le persone rimasero turbate nel vedere una commedia su un argomento così serio. [...] Ho voluto scherzare non solo sulla mia comunità, ma anche l'assurdità della terapia di conversione.
Honestly at the time, there really hadn’t been lesbian comedy. And I think the community was so devastated by AIDS that there wasn’t a lot of comedies going on in gay cinema. I think it upset people that I had made a comedy about a really serious subject matter. [...] I wanted to skewer not only my community, but also just the absurdity of gay conversion.
  • [Sul film Gonne al bivio] Volevo anche raccontare una storia romantica in modo rivoluzionario, dove le lesbiche finiscono davvero per innamorarsi, vive e vegete, alla fine del film. Cosa che non era stata davvero raccontata all'epoca - tutte sono sempre morte o uccise. Mi ha sorpreso che le persoen più anziane lo abbiano odiato così tanto. Sapevo che tutti i ventenni, e le persone più giovani di me, volevano un film come questo.
I also wanted to tell a romantic story and be revolutionary where the lesbians actually end up in love and alive at the end of the movie, which had not really been told at the time — everyone always, like, died or were killed. I was surprised that older people hated it so much. I knew all the 20somethings, and people younger than me, wanted a movie like it.
  • Gonne al bivio prende davvero in giro il binarismo di genere tanto quanto qualsiasi altra cosa. È ridicolo dire che solo perché diventi più femminile significa che sarai meno lesbica. Ho sempre voluto raccontare un film su una ragazza che abbraccia davvero il suo lesbismo, ma che alla fine del film non parte via in sella a una motocicletta. È ancora una cheerleader, una ragazza molto femminile alla fine. Separando così il concetto di genere da quello di orientamento sessuale. È un dibattito che sta avvenendo nel mondo proprio in questo momento. Ma all'epoca era strano.
“But I’m a Cheerleader” is really making fun of the binary as much as anything else. It’s ridiculous to say that just because you become more feminine means you’re going to be less gay. I always wanted to tell a movie about a girl who really embraces her lesbianism, but she doesn’t ride off on a motorcycle at the end. She’s still a cheerleader, girly girl at the end — and just separating the idea of gender from sexuality. I feel like that is very much a conversation that’s happening in the world right now. But at the time, it was strange.
  • [Nell'industria cinematografica] il grande problema sistemico è il razzismo. Fin dal set. Le posizioni con cui ti fai la gavetta sui set hanno salari bassi, i periodi di lavoro sono brevi e non ci sono annunci pubblici. Quindi l'unico modo per entrare è lavorare gratis o conoscere qualcuno. Per lavorare gratis per un paio d'anni, devi avere qualcuno che ti sostenga. Oppure devi conoscere qualcuno nel settore, e la maggior parte delle comunità minoritarie non ha mai conosciuto nessuno nel settore perché ci sono sempre state molte barriere per entrarci. Non vedo le troupe più diversificate. Ho visto molti progressi per le donne, soprattutto nel reparto fotografia e regia. Ma abbiamo ancora molta strada da fare.
But the most systemic problem is racism. It really comes down to filmmaking. Entry level positions for filmmaking pay so low, and the jobs are so short, and there’s no advertising of them. So the only way to break in is to work for free or to know someone. In order to work for free for a couple years, you have to have someone helping support you. Or you have to know someone in the business, and most minority communities have never known anyone in the business because there have been so many barriers to breaking into it. I don’t really see the crews getting more diverse. I have seen a lot of progress for women, especially in the camera department and directing. But we still have a long way to go.

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