Felice OrsiniOrso Teobaldo Felice Orsini (Meldola, 10 dicembre 1819 – Parigi, 13 marzo 1858) è stato un attivista e scrittore italiano, noto per aver causato una strage, nel tentativo di assassinare l’imperatore francese Napoleone III. Anticlericale e mazziniano convinto, fu un acceso sostenitore dell’indipendenza della sua terra d’origine, la Romagna, dal dominio dello Stato Pontificio.

Felice Orsini nacque nel 1819 a Meldola, una cittadina romagnola dello Stato Pontificio, sulle prime pendici dell’Appennino forlivese, città che diede i natali a significative figure del Risorgimento italiano, come Piero Maroncelli ed Aurelio Saffi, importante per i suoi mercati e per la produzione e commercio della seta.

Dopo essersi laureato ed aver intrapreso la professione di avvocato, partecipò ai moti di Romagna dell’agosto 1843. Successivamente fondò la nuova società segreta “Congiura Italiana dei Figli della Morte”, attività per la quale fu condannato all’ergastolo, da scontarsi nel forte pontificio di Civita Castellana, nell’alto Lazio.

Tornato a Firenze, il 28 giugno 1848 si sposò con Assunta Laurenzi. Seguace di Giuseppe Mazzini, svolse attività rivoluzionarie nello Stato della Chiesa e nel Granducato di Toscana. All’inizio del 1849 Orsini fu eletto deputato all’Assemblea Costituente della Repubblica Romana, nel collegio della provincia di Forlì, ma l’intervento dell’esercito francese a sostegno del Papa obbligò Orsini a fuggire.

Nel marzo 1850 si stabilì a Nizza, città al tempo compresa nel Regno di Sardegna, dove aprì un’attività di copertura, la ditta “Monti & Orsini”, dedicata alla vendita della canapa prodotta e commerciata dallo zio Orso.

La tranquilla vita da commerciante non gli si addiceva: accettò la richiesta di Mazzini di guidare, nel settembre 1853, un tentativo insurrezionale nella zona di Sarzana e Massa, in Lunigiana. L’azione fallì sul nascere; Orsini decise quindi di trasferirsi a Londra sotto la protezione del suo maestro, lasciando la sua famiglia a Nizza.

Nel 1854 preparò altri due tentativi insurrezionali, di stampo mazziniano, in Lunigiana e in Valtellina, entrambi senza fortuna. Durante un suo viaggio clandestino nell’Impero asburgico come agente mazziniano, venne arrestato in Ungheria il 17 dicembre 1854 e rinchiuso nelle carceri austriache del Castello di San Giorgio a Mantova. Orsini fu protagonista di una rocambolesca fuga, nella notte tra il 29 e il 30 marzo 1856, grazie all’aiuto della facoltosa Emma Siegmund, che riuscì a corrompere i carcerieri e ad accompagnarlo in carrozza fino a Genova, da dove s’imbarcò per l’Inghilterra.

Tornato in Inghilterra, Orsini si rese conto di essere ormai diventato celebre in quel Paese e decise di stabilirsi a Londra, accettando la generosa offerta di un editore per scrivere le sue memorie che pubblicò nei volumi Austrian Dungeons in Italy, del 1856, e Memoirs and Adventures dell’anno successivo.

Decise di proseguire la sua attività cospirativa cominciando ad organizzare l’assassinio di Napoleone III, con l’obiettivo ambizioso – ma illusorio – di innescare una rivoluzione in Francia che potesse propagarsi anche in Italia.

Cause scatenanti dell’odio verso il monarca francese, che era già sfuggito tre anni prima all’attentato dell’italiano Giovanni Pianori (1855), furono l’aver affossato la neonata Repubblica Romana restaurando il potere temporale dei papi, e il fatto che Napoleone III avesse quindi tradito gli ideali della Carboneria professati in gioventù negli anni 1830-1831.

Raggiunta Parigi dopo aver reclutato altri congiurati, tra i quali il lucchese Giovanni Andrea Pieri, il nobile bellunese Carlo Di Rudio e il napoletano Antonio Gomez, la sera del 14 gennaio 1858 verso le ore 20:30 il gruppetto riuscì a scagliare tre bombe contro la carrozza dell’imperatore, giunta tra ali di folla all’ingresso dell’Opéra lirica di rue Le Peletier per assistere alla rappresentazione del Guglielmo Tell di Gioachino Rossini.

Orsini e i suoi complici, favoriti dal panico scatenatosi e dal buio, riuscirono a fuggire, ma vennero tutti arrestati dalla polizia poche ore dopo, nei rispettivi alberghi, e tradotti provvisoriamente in una cella della Conciergerie.

Nel breve processo in Corte d’Assise che seguì, furono difesi, durante le udienze del 25 e 26 febbraio, dal celebre avvocato Jules Favre, il quale fu abile nel dibattimento riuscendo a dare di Orsini l’immagine non di un criminale stragista che aveva ucciso degli innocenti ma di un patriota che stava lottando per liberare il suo paese dall’oppressione e dalla tirannide. Orsini e Pieri, sulla spinta della volontà popolare, vennero ugualmente condannati a morte in quanto colpevoli di avere attentato alla vita dell’imperatore.

Felice Orsini venne ghigliottinato a Parigi dal boia Jean-François Heidenreich, subito dopo Pieri, alle sette del mattino del 13 marzo 1858 nella piazza della Roquette. Morì con fierezza gridando “Viva l’Italia! Viva la Francia!”. Nel suo testamento Orsini aveva dato precise disposizioni di essere seppellito a Londra, nello stesso cimitero di Chiswick in cui allora riposava l’amato compatriota Ugo Foscolo, ma la sua volontà non fu rispettata e il corpo venne gettato in una fossa comune del cimitero di Montparnasse a Parigi.

Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Felice_Orsini

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autore:
Felice Orsini
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Orsini, Felice
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